MICHITELLI, Francesco
– Nacque a Teramo il 30 apr. 1797 da Biagio e da Gaetana Coletti dei baroni di Notaresco. La sua famiglia possedeva un palazzo nel quartiere di S. Giorgio, saccheggiato nel dicembre 1798 da briganti borbonici, forse a causa della posizione politica dello zio Eugenio Michitelli, schieratosi apertamente dalla parte dei Francesi.
Il M. ricevette la sua prima formazione culturale in ambiente familiare, seguendo gli spostamenti del padre dall’isola d’Elba a Napoli, Trani, Otranto e Lecce, dove Biagio, nel 1810, aveva ricevuto la nomina a presidente della corte criminale. Il M. intraprese gli studi nel real collegio di Lecce, per continuarli nel 1812, in seguito a un nuovo trasferimento del padre al tribunale dell’Aquila, nel real collegio di Sulmona. Di indole irrequieta e ribelle, mal sopportava il sistema educativo, cosicché ben presto allo studio preferì la vita militare. Lasciata la scuola, nel 1812 raggiunse Napoli, dove fu arruolato, con il grado di caporal sergente, come volontario nel 4° reggimento di fanteria di linea. Nel 1813, stancatosi della vita militare, ottenne un breve congedo, durante il quale si recò a L’Aquila presso la famiglia. Poco dopo il padre riuscì a ottenere che dai reggimenti di linea, dove era giunto al grado di sergente, il M. passasse nelle compagnie scelte della legione di Teramo. Sciolta la legione, poté tornare a casa. Dal 1817, rimasto molto scosso dalla perdita della madre, si immerse negli studi letterari, prediligendo la lettura delle opere di Dante Alighieri. Di grande importanza nella sua formazione fu lo zio Eugenio, ingegnere di idee liberali, che non gli fece mancare il suo incoraggiamento e l’aiuto economico necessario nei momenti di difficoltà e lo indirizzò a una visione politica progressista.
I primi frutti dei suoi studi furono le tragedie Aganadeca, scritta nel 1818 e rappresentata al teatro Fiorentini di Napoli nel giugno 1820, Dartula, scritta nel 1818 e rappresentata in Chieti il 10 marzo 1819 nel teatro Marrucino e in seguito a Teramo nel teatro Corradi, Il Battista, scritta nel 1821, e Manfredi, del 1822. Mentre Aganadeca e Dartula segnano l’adesione del M. al gusto preromantico del lugubre e della cupa malinconia, evidenziando il fascino suscitato sull’autore dai Canti di Ossian, Il Battista e Manfredi evidenziano il distacco dal gusto estetico romantico, richiamandosi piuttosto al modello delle tragedie di V. Alfieri.
Con queste due tragedie il M. toccò temi di grande interesse religioso e civile nell’ambito del teatro abruzzese: Manfredi e il Battista, protagonisti delle opere, vengono presentati quali martiri della civiltà e della religione, nei quali gli ideali di patria e di fede rendono sublime l’uomo, in una sorta di titanismo di stampo alfieriano. Aganadeca fu stampata una prima volta a Napoli nel 1820, poi ancora nel 1836 a Bruxelles insieme con Manfredi, Il Battista e Dartula in due volumi di Tragedie di F. Michitelli. Un’ultima edizione delle Tragedie fu stampata nel 1841 a Capolago in Svizzera.
Nel 1821 il M. si trasferì a Napoli, dove fu allievo alla Direzione generale di ponti e strade, per poi passare alle dipendenze delle Dogane del Regno, dapprima a L’Aquila e Pescara e infine a Napoli. Il matrimonio con Adelaide Cetti, che era destinata a entrare in possesso di un enorme patrimonio, gli consentì di condurre una vita agiata e di dedicarsi di più alla letteratura. Nel giugno 1836, nel primo numero della rivista Filologia abruzzese, pubblicò la traduzione della Storia di Maria di L. Sterne. Nel 1837 iniziò a collaborare con la rivista Omnibus letterario, diretta da Vincenzo Torelli, con articoli di storia patria e biografie, e il 30 settembre fondò egli stesso un periodico, La Toletta, del quale fu proprietario e redattore. Stampato a Napoli nello stabilimento tipografico di F. Girelli, fu uno dei primi periodici dedicati alla moda femminile, con accurate illustrazioni, riprodotte su licenza della rivista francese Le Follet. Ospitava anche rubriche dedicate all’attualità, al varietà, alla musica e al teatro, riservando ampi spazi alle traduzioni di novelle dal francese e dall’inglese.
La rivista, pur nelle ristrettezze economiche nelle quali si muoveva la redazione, conobbe un momento felice tra il 1842 e il 1843, grazie alle collaborazioni del Torelli, di Francesco Trinchera, Angelo Brofferio, Cesare Bordiga e Pasquale Stanislao Mancini. A partire dal 1838 il M. collaborò pure, scrivendo soprattutto recensioni, con la nuova rivista diretta dal Torelli Omnibus pittoresco e saltuariamente con Le Ore solitarie, rivista diretta da P.S. Mancini.
Nel 1839 uscirono a Napoli i Cenni storici di Guido e Cesare Ferramosca, primo di una serie di studi storici ai quali il M. dedicò gli anni della maturità. Nel 1848 dette alle stampe a Napoli un opuscolo di Rimostranze al governo; dell’anno dopo è la Storia degli ultimi fatti di Napoli fino a tutto il 15 maggio 1848 (ibid.) stampata in mille esemplari dalla tipografia Barone.
Per compilare l’opera, divisa in tre parti, una di introduzione, una sulla rivoluzione e l’ultima riservata ai documenti, il M. si servì di ricordi personali, documenti, cronache giornalistiche e informazioni fornitegli in via riservata, divenendo per le sue posizioni antiborboniche assai inviso al governo. Il lavoro, che già nel 1849 ebbe una seconda edizione, prudentemente senza indicazioni tipografiche, fu aspramente criticato da Terenzio Sacchi e costò persecuzioni al M., che nel 1853 dovette subire il carcere e l’allontanamento da Napoli.
L’ultima, impegnativa fatica del M., ammalatosi gravemente prima ancora di vederla pubblicata, fu la Storia delle rivoluzioni nei Reami delle Due Sicilie (Chieti 1860), in tre volumi divisi in cinque libri. Colpito da paralisi, trovò ancora la forza di recarsi alle urne in ottobre, in occasione del plebiscito per l’unificazione del Regno meridionale. In riconoscimento della sua opera storiografica Vittorio Emanuele II gli fece recapitare una medaglia d’oro con inciso un elogio personale, e Giuseppe Garibaldi un ritratto con dedica autografa.
Il M. morì a Chieti il 18 genn. 1863.
Nel 1872 fu posta nel liceo ginnasio di Teramo una lapide con una epigrafe dettata da G. Danelli che celebrava le sue benemerenze di letterato e patriota.
Fonti e Bibl.: Chieti, Arch. storico comunale, Atti di morte, 1863, f. 18, atto 35; G. Soreca, Teatro tragico di F. M., in La Specula, IV (1838), p. 162; P. Calà Ulloa, Pensées et souvenirs sur la littérature contemporaine du Royaume de Naples, I, Genève 1858, p. 268; R. D’Ortensio, Della vita e delle opere di F. M., Teramo 1863; F. D’Ortensio, Elogio di F. M. detto nella solennità commemorativa degli illustri pensatori e scrittori italiani il dì 24 apr. 1866, Teramo 1867; R. D’Ortensio, Versi e prose, Teramo 1870, pp. 85-104; B. Mezucelli, Parole inaugurali di cinque lapidi commemorative poste nel liceo ginnasiale M. Delfico, Teramo 1872, pp. 3-10; R. D’Ortensio, Elogii, Firenze 1881, pp. 1-50; G. Pansa, Bibliografia storica degli Abruzzi, Lanciano 1891, p. 340; G. De Caesaris, Medaglioni abruzzesi, Teramo 1912, p. 142; G. Mazzoni, L’Ottocento, II, Milano 1913, pp. 904, 1163; G. Paladino, Il quindici maggio 1848 in Napoli, Milano 1920, p. 524; F. Savini, Le famiglie del Teramano, Roma 1927, p. 139; G. De Caesaris, Uno storico teramano: F. M., Teramo 1936; L. Polacchi, Da Melchiorre Delfico a Clemente De Caesaris. Storia politica e letteraria del Risorgimento in Abruzzo sulla base della fortezza di Pescara, Pescara 1961, pp. 398-405; A. Zazo, Il giornalismo a Napoli nella prima metà del sec. XIX, Napoli 1985, pp. 95 s., 105; F. Celenza, Sacro e profano: gli autori abruzzesi e il teatro dalle sacre rappresentazioni medievali a Flaiano, Pescara 1988, pp. 154-158; S. Galantini, Il teatro di F. M. da Teramo, in La letteratura drammatica in Abruzzo. Dal Medioevo sacro all’eredità dannunziana, Roma 1995 pp. 527-543; S. Galantini, F. M. e la «Toletta»: un teramano e il giornalismo culturale napoletano dell’Ottocento, in L’Università popolare a Teramo, Colledara 1997, pp. 101-105; T. Pardi, La polemica classico-romantica nel Giornale abruzzese, in Il Giornale abruzzese (1836-1844): storia, regesto e indici, Roma 2000, pp. 38 s.; F. Celenza, Storia del teatro in Abruzzo: dal Medioevo al secondo Novecento, Pescara 2005, pp. 81 s.; R. Aurini, Diz. bibliografico della gente d’Abruzzo, Colledara 2002, II, pp. 182-186; Gente d’Abruzzo. Diz. biografico, a cura di E. Di Carlo, VII, Castelli 2006, pp. 97-100 (S. Galantini).
E. Ciferri