Maselli, Francesco (detto Citto)
Regista cinematografico, nato a Roma il 9 dicembre 1930. Formatosi nel periodo del Neorealismo, M. ha successivamente avviato una personale ricerca espressiva, nell'ambito della quale l'impegno sociale e politico si è fuso, nei momenti migliori, con l'insistente riflessione sul tema dell'ambiguità e l'attitudine allo scavo psicologico (Gli sbandati, 1955; Il sospetto di Francesco Maselli, 1975; Storia d'amore, 1986, per il quale ha ottenuto ex aequo il Gran premio speciale della giuria alla Mostra del cinema di Venezia). La scelta dell'impegno si è espressa anche nell'attività a favore degli autori cinematografici italiani che M. ha svolto sia come pubblicista sia come esponente sindacale (v. ANAC).
Cresciuto in un ambiente intellettualmente stimolante (critico d'arte il padre, pittrice la sorella Titina), s'iscrisse al Centro sperimentale di cinematografia e appena conseguito il diploma cominciò a lavorare come aiuto regista, con Michelangelo Antonioni per il mediometraggio L'amorosa menzogna (1949) e con Luigi Chiarini per Patto col diavolo (1950); quindi, ancora con Antonioni per Cronaca di un amore (1950), di cui fu anche co-sceneggiatore, e per La signora senza camelie (1953), e con Luchino Visconti. Nel 1949 aveva anche esordito nella regia con Bagnaia, paese italiano ‒ primo dei molti documentari da lui diretti ‒, distinguendosi presto per la padronanza del mezzo tecnico e la disponibilità verso gli interpreti. Tali doti spinsero Cesare Zavattini, che in quegli anni andava sperimentando le sue teorie sul Neo-realismo, a chiamarlo al suo fianco in Storia di Caterina ‒ penultimo episodio del film collettivo L'amore in città (1953) ‒, puntigliosa ricostruzione di un fatto di cronaca (l'abbandono del figlio da parte di una domestica) interpretato dalle stesse persone che l'avevano vissuto.
Nei suoi primi lavori non documentaristici, tuttavia, più che alla cronaca M. si mostrava interessato al romanzo, all'interpretazione di storie nutrite di ambiguità, legate al mondo della borghesia. Gli sbandati segue le vicende di un gruppo di giovani altoborghesi dopo l'8 settembre 1943, in presenza delle prime manifestazioni di una resistenza organizzata; I delfini (1960) ritrae un composito ambiente di vitelloni di provincia; Gli indifferenti (1964) è una puntuale trascrizione del primo romanzo di A. Moravia, efficace nella resa degli ambienti e nell'analisi dei comportamenti, intesi quasi come connotati di classe. Più esplicitamente politica ‒ e intrecciata con la sua esperienza di militante nelle file del Partito comunista italiano ‒ è l'analisi delle contraddizioni e dell'ambiguità dell'intellettuale borghese (tanto affascinato dalle dispute ideologiche quanto indeciso al momento di passare all'azione) che M. propose in Lettera aperta a un giornale della sera (1970); mentre il successivo Il sospetto di Francesco Maselli (così intitolato per evitare l'omonimia con Il sospetto di Alfred Hitchcock) risulta il suo film più compatto: è la storia di un militante comunista (Gian Maria Volonté) che, inviato in Italia nel 1934 a rinsaldare la rete clandestina antifascista, si accorge di essere stato usato come esca dai compagni; arrestato, si rifiuta di collaborare con la polizia e accetta una pesante condanna pur di salvare la propria dignità e dare un senso alla propria esistenza.
Dedicatosi a lungo al lavoro per la televisione (si ricorda, in particolare, Tre operai, 1980, dall'omonimo romanzo di C. Bernari), M. ha compiuto anche ricerche nel settore della fotografia e dell'elettronica, ed è tornato al cinema con una serie di film ‒ alcuni dei quali girati in doppia versione, cinematografica e televisiva ‒ in cui si fa prevalente l'attenzione all'universo femminile: Storia d'amore, che propone un insolito ritratto di giovane donna proletaria (Valeria Golino) in un contesto di alienazione e marginalità; Codice privato (1988), in cui una donna (Ornella Muti) cerca di scoprire nel computer tracce dell'esistenza segreta del suo uomo; Il segreto (1990), altra indagine sull'inquietudine femminile ambientata in una borgata romana; L'alba (1991), esercizio di stile su un amore clandestino che si consuma nella stanza di un albergo. Successivamente ha diretto l'apologo politico Cronache del terzo millennio (1996) e, per la televisione, Il compagno (1999), basato sull'omonimo romanzo di C. Pavese. Nel luglio 2001 più di trenta registi, tra cui M., si sono recati a Genova per documentare le iniziative dei no-global durante la riunione del G8; dal loro lavoro è nato il film collettivo, coordinato da M., Un altro mondo è possibile.
F. Bolzoni, La barca dei comici, Roma 1986, pp. 127-33; S. Parigi, Francesco Maselli, Firenze 1992; Francesco Maselli: l'occhio e il ritmo, a cura di M. Argentieri, Napoli 1994.