MARTELLI, Francesco
– Nacque a Firenze nel 1534, dal senatore Domenico, capitano di Arezzo nel 1537-38, e da Lisabetta di Iacopo Corsi. Era soprannominato Bocca torta (Firenze, Biblioteca nazionale, Magl., IX.66, c. 558).
Mancano notizie sulla sua formazione. In età matura intrecciò attività amministrative e interessi letterario-scientifici. Fu al contempo uomo di fiducia dei Medici, per i quali riscosse pagamenti tra Firenze e Sambuca Pistoiese nel 1554 e a Messina nel 1566. Dalla dedica a Bernardo Davanzati del suo volgarizzamento manoscritto della Vita di Scipione l’Africano di Antonio Bandinelli (Ibid., Pal., 893) risulta che si trovava in Sicilia già dall’anno precedente. La traduzione della Vita costituì probabilmente il viatico per l’ammissione all’Accademia Fiorentina, nel 1567, in veste di pubblico lettore, e fu proprio a questa istituzione culturale che il M. dedicò sostanzialmente il resto della sua vita. In piena armonia con i principî linguistici dell’Accademia, votata alla valorizzazione dell’uso del volgare in ambito scientifico («che le scienze tutte si potessero crescere in lingua nostra»: Ibid., Magl., XI.38, c. 2r), nel 1573 il M. tradusse in toscano il De rerum natura, il De mari e il De his qui in aere fiunt et de terraemotibus di Bernardino Telesio (Ibid., Mss., II.II.151; Pal., 844), opere impresse separatamente a Napoli presso G. Cacchi nel 1570.
La contiguità cronologica fra la composizione dell’originale latino e il volgarizzamento richiama senza dubbio l’analoga e di poco anteriore collaborazione fra un altro letterato fiorentino, Giovambattista Gelli, e il filosofo Simone Porzio, avvenuta venti anni prima sempre nell’ambito dell’Accademia; ma la peculiarità della versione martelliana è il suo essere un autentico testimone intermedio della revisione del testo del De rerum natura. Il M. poté infatti con ogni evidenza disporre delle correzioni che Telesio aveva apportato alla prima edizione delle sue opere, destinata a essere ripubblicata a Napoli nel 1586 con ulteriori modifiche. La dedica del volgarizzamento al cardinale Ferdinando de’ Medici rientrava molto probabilmente nel progetto – fallito – di introdurre Telesio alla corte toscana: andò così frustrata l’intenzione del M. di tradurre, qualora il cardinale avesse apprezzato queste opere, altri scritti telesiani, come gli inediti sulla costituzione delle piante e degli animali.
Dopo il matrimonio, nel 1574, con Alessandra Del Conte Signore (che gli diede una sola figlia, sposatasi con il senatore e marchese Giovanni Bandini), nell’aprile 1581 il M. divenne console dell’Accademia in seguito alla rinuncia di Vincenzo Alamanni. Il suo consolato fu contraddistinto da notevoli innovazioni organizzative, fra tutte l’elezione di due lettori fissi e l’acquisizione di una diversa sede per le riunioni nello Studio pubblico. Fu proprio per ringraziare il granduca Francesco I de’ Medici di questa concessione che il 25 marzo 1582 il M. pronunciò nella nuova sede un’orazione in occasione del suo genetliaco.
Il M. morì a Firenze nel 1587.
Fu autore anche di poesie di ispirazione petrarchesca (Firenze, Biblioteca nazionale, Magl., VII.1389, cc. 83v-88r), di una raccolta di sonetti in onore del gruppo marmoreo raffigurante il Ratto delle Sabine del Giambologna (Firenze 1583) e forse del capriccio carnevalesco La Ninchera (Firenze 1875). Le traduzioni del De mari e del De his qui in aere fiunt et de terraemotibus sono pubblicate come testo a fronte nell’edizione delle due opere telesiane a cura di L. De Franco, Cosenza 1990.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Firenze, Mediceo del principato, 442, c. 360; 447, cc. 507, 780; 521A, c. 895; Firenze, Biblioteca Marucelliana, Mss., B.III.53, c. 86r; Ibid., Biblioteca nazionale, Magl., VI.168, cc. 162r ss.; IX.43, c. 23r; IX.73, cc. 585-586; S. Salvini, Fasti consolari dell’Acc. Fiorentina, Firenze 1717, pp. 242-244; G. Negri, Istoria degli scrittori fiorentini, Ferrara 1722, p. 202; F. Palermo, I manoscritti Palatini di Firenze, III, Firenze 1868, p. 526; S.G. Mercati, Autografi sconosciuti di Bernardino Telesio, in Arch. stor. per la Calabria e la Lucania, XXV (1956), pp. 11-17; L. Pierozzi - E. Scapparone, Il volgarizzamento del «De rerum natura» di Bernardino Telesio a opera di F. M., in Giorn. critico della filosofia italiana, LXIX (1990), pp. 160-181.