Architetto (Milano 1584 - ivi 1658), esponente di spicco di una famiglia di ingegneri e architetti milanesi attivi dalla fine del sec. 16º a tutto il 18º. Capomastro del duomo di Milano dal 1605, realizzò numerose chiese e opere civili a Milano e nella probvincia, sperimantando nuove tipologie planimetriche e proponendo originali soluzioni nell'alzato. Tra le opere di maggior rilievo: la chiesa di S. Giuseppe (1607-30), la facciata del Collegio Elvetico (1627), il palazzo di Brera (1651).
Figlio di Bernardo (1549 circa - 1639), ingegnere militare al servizio della Spagna, R. fu allievo del barnabita L. Binago e completò la sua formazione tra lo studio degli architetti lombardi del tardo Cinquecento e un soggiorno a Roma segnato dai rilievi dell'Antico e dalle opere di C. Maderno. Architetto di fiducia, con F. Mangone, del cardinale Federico Borromeo, dal 1605 divenne "capomaestro del duomo" a Milano, ricevendo, poi, numerosi incarichi civili e religiosi in città e nella provincia lombarda, nell'espletamento dei quali riuscì a innovare profondamente il linguaggio dell'architettura lombarda del primo Seicento. La chiesa di S. Giuseppe (1607-30), ispirata al S. Alessandro di Binago, si impone tra le sue opere per l'impostazione della pianta e per essere uno dei primi esempi di articolazione dell'esterno in funzione della spazialità interna. Due unità a croce greca, una ottagona e una quadrata, perimetrate da un ambiente rettangolare e interrelate da un unico alto arco, ritrovano nella facciata a doppio ordine con edicole centrali una originale soluzione unitaria per entrambe le dimensioni, inaugurando una tipica tipologia presente, soprattutto, nell'Italia settentrionale controriformata. Tra le molte chiese realizzate da R. (in buona parte distrutte o alterate) si ricordano: S. Pelagio, S. Bartolomeo a Porta Nuova, S. Pietro alla Rete, S. Giovanni alle Quattro Facce, ecc., in cui sperimentò anche la pianta ovale. Tra le opere civili: cortile grande dell'Ospedale Maggiore (1625, con G. B. Pessina e F. Mangone), in cui risalta l'edicola monumentale dell'ingresso principale; palazzi Annoni (1631) e Durini (1644-48); facciata del Collegio Elvetico (1627), uno dei primi esempi di facciata concava del sec. 17º; palazzo di Brera (con lo scenografico cortile a doppio ordine di arcate) iniziato nel e continuato, dopo la sua morte, dal figlio Giovanni Domenico (1618-1701), da G. Quadrio e da P. G. Rossone. A Giovanni Domenico si deve anche il completamento di altre opere lasciate interrotte dal padre.