NIGRISOLI, Francesco Maria
NIGRISOLI, Francesco Maria. – Nacque a Ferrara il 17 agosto 1648 da Girolamo, medico e lettore all’Università, e da Diana Merli, figlia di un insigne giureconsulto.
Nel 1650 la famiglia si trasferì a Guastalla, dove Girolamo era stato chiamato come medico personale del duca Ferrante III Gonzaga. Lì Nigrisoli ebbe la sua prima istruzione per opera degli stessi precettori del primogenito del duca Cesare, con il quale aveva stretto amicizia; successivamente il padre decise di indirizzarlo agli studi medici, facendolo tornare in patria. Laureatosi in filosofia e medicina presso lo Studio ferrarese nel 1667, riuscì a ottenere delle condotte in alcuni centri minori della Legazione ferrarese, prima a Codigoro e poi a Comacchio, dove rimase fino al 1772, anno in cui ottenne di essere iscritto nei rotuli dell’Università di Ferrara, quando in quello Studio era nel frattempo rientrato il padre. Negli anni successivi ricoprì l’incarico di lettore in varie discipline (i semplici, filosofia naturale, medicina pratica, logica, filosofia naturale, chirurgia e medicina teorica) e fu inserito nel ruolo degli anatomici, consolidando nel contempo la propria posizione nella professione medica. Cominciò pure a pubblicare opere di medicina pratica, scegliendo l’anonimato o utilizzando pseudonimi.
Pubblicò la sua prima opera, Dell’anatomia chirurgica delle glandole, con lo pseudonimo di Francesco Maria Giglio da Pesaro, «chirurgo primario di Comacchio», divisa in due parti: la prima uscì a Ferrara nel 1681 con dedica al legato papale; della seconda furono stampate due edizioni con differenti dedicatari, l’una nello stesso anno e l’altra nel 1682.
Trattò delle ghiandole, uno degli argomenti di punta della ricerca scientifica dell’epoca, dal punto di vista sia anatomico sia medico, esaminandone le malattie e fornendone le cure. Pur riservandosi il ruolo del chirurgo, al quale non spettava il trattamento delle patologie interne all’organismo, dimostrò una conoscenza ampia e approfondita della letteratura medico-anatomica, schierandosi dalla parte degli autori che con le loro osservazioni avevano innovato radicalmente la visione tradizionale delle ghiandole e della loro funzione. Per questa sua impostazione, l’opera fu apprezzata da studiosi dell’importanza di Marcello Malpighi, uno dei principali autori di nuove scoperte in quel campo.
Nel 1687 pubblicò una raccolta di scritti di vari autori sull’uso della china, una pianta proveniente dal Sud America e affermatasi in Europa come farmaco con nomi differenti (tra cui corteccia peruviana e polvere del gesuita), nella cura delle febbri. La raccolta, arricchita da numerose note del curatore e uscita a Ferrara in forma anonima con il titolo Febris china chinae expugnata, ebbe una seconda edizione ampliata e riveduta nel 1700, nella quale il nome di Nigrisoli compariva sul frontespizio.
Nel 1691 prese il posto del padre, morto due anni prima, come professore primario di filosofia nello Studio ferrarese, di cui divenne una delle figure più importanti. Da Girolamo ereditò di fatto il posto elettivo nel Consiglio centumvirale della città, nonché l’appartamento in affitto presso palazzo del Paradiso, sede dell’Università, dove si stabilì con la moglie, Laura Rimini, e i due figli. Inoltre entrò a far parte del Collegio medico, ricoprendo più volte la carica di priore e protomedico, la massima magistratura sanitaria del territorio ferrarese. Fu proprio nella doppia veste di professore dello Studio ed esponente di spicco della medicina cittadina che venne coinvolto in una diatriba legale accesasi tra i collegi di medicina di Ferrara e Bologna all’inizio del Settecento.
Causa scatenante fu il rifiuto del Collegio di Bologna di permettere a un medico laureatosi a Ferrara di assumere la condotta di Molinella, un centro del territorio bolognese, senza aver ottenuto la laurea anche nello Studio felsineo. La motivazione addotta dal Collegio, che in quel periodo affrontava la situazione di crisi dell’Alma Mater causata anche dalla diminuzione del numero di studenti, fu la presunta scarsa fama dell’Università di Ferrara, da cui sarebbe derivata la necessità di sottoporre ad esame i suoi laureati o dell’acquisizione dei gradi di dottore a Bologna come condizione per svolgere l’attività nel territorio del Collegio. I ferraresi risposero con due scritti attribuiti a Nigrisoli – Risposta al foglio presentato da Signori medici fisici di Bologna […] in giustificazione del loro attentato contro il Collegio, e Studio di Ferrara (Ferrara 1700) e Risposta all’informatione presentata da’ Signori medici fisici di Bologna […] per le differenze vertenti tra essi Signori, e gli Signori medici fisici di Ferrara (ibid. 1701) – nei quali si contestavano gli argomenti dei bolognesi dal punto di vista giuridico e si sosteneva la fama dello Studio di Ferrara con testimonianze storiche e citazioni di autori celebri che vi si erano laureati o vi avevano insegnato. Fu probabilmente in vista della composizione di questi scritti che, stando a diverse fonti (Manget, 1731; Continuazione delle memorie..., 1811), Nigrisoli stese un’opera intitolata De medicis ferrariensibus, rimasta manoscritta. Alla fine la diatriba fu risolta a favore dei ferraresi con un decreto papale dell’ottobre 1702.
Nel primo decennio del Settecento si volse allo studio dell’embriologia, un campo molto popolare e controverso. Già nel 1693 aveva pubblicato a Ferrara una Lettera nella quale si considera l’invasione fatta da topi nelle campagne di Roma l’anno MDCCX [sic], in cui reinterpretava in chiave antispontaneistica la tesi aristotelica della fecondità dei topi derivante dal loro essere gravidi all’interno dell’utero materno. La sua opera più importante di embriologia fu però Considerazioni intorno alla generazione de’ viventi e particolarmente de’mostri (Ferrara 1712), rivolta al medico e chirurgo Dionisio Andrea Sancassani e preceduta da una Lettera in cui si contiene l’argomento, l’idea, e disposizione d’un’opera, il cui titolo è Considerazioni intorno alla generazione de’ viventi e particolarmente de’ mostri, uscita sempre a Ferrara due anni prima e indirizzata allo stesso destinatario.
Nelle Considerazioni sostiene la generazione degli animali e delle piante dall’uovo o dal seme, schierandosi dalla parte del preformismo malpighiano e criticando le posizioni antimeccaniciste e spontaneiste di autori come Girolamo Sbaraglia, Filippo Buonanni e Giovanni Battista Trionfetti. Tuttavia, rispetto ad antispontaneisti come Antonio Vallisneri e soprattutto Antonio Conti, che negli stessi anni lavorava a una versione radicale del preformismo, detta teoria degli inviluppi, per la quale tutti gli esemplari di una specie preesistevano ‘in germe’ nell’uovo della progenitrice, Nigrisoli tentò una sintesi tra meccanicismo e finalismo. Per lui, influenzato dalle concezioni metafisiche dell’inglese Ralph Cudworth e dalla filosofia leibniziana, l’essenza della vita andava cercata nell’azione di un principio attivo ma intrinseco alla materia, analogo alla natura della luce. Era questo principio seminale, creato e conservato nella sua potenza da Dio, a imprimere il movimento alla materia, altrimenti passiva e inerte, e quindi a presiedere al processo meccanico della generazione. Questa teoria della ‘luce seminale’ fu aspramente criticata da Conti come un ritorno alle qualità occulte di matrice aristotelica in una Lettera sopra le Considerazioni del sig. Nigrisoli, apparsa sul Giornale de’ letterati d’Italia del 1712 (XII, pp. 240-330) con il beneplacito di Vallisneri. Nigrisoli replicò a Conti con uno scritto intitolato Difesa delle considerazioni intorno alla generazione de’ viventi del sig. dottore Francesco Maria Nigrisoli, dalla lettera critica del sig. abate Co. Antonio Conti, pubblicato anonimo a Ferrara nel 1714; ricevette una nuova risposta da Conti solo due anni dopo. La vivacità della polemica innescata dalle Considerazioni fece desistere Nigrisoli dal pubblicare altre due parti dell’opera che secondo alcune fonti (Manget, 1731; Nigrisoli, 1835), aveva almeno parzialmente già composto.
Accanto all’attività scientifica e didattica, portò avanti la professione medica sia come membro degli organismi direttivi della sanità ferrarese, occupandosi tra l’altro di un’epidemia bovina scoppiata nel 1711 e dedicandosi ad aggiornare la farmacopea ufficiale nel territorio dell’ex Ducato estense, sia come medico di personaggi più o meno altolocati, rispondendo anche a richieste di consulto provenienti da varie parti d’Italia. Frutto di quest’attività pratica furono due centurie di Consigli medici, pubblicate a Ferrara nel 1726. Come molti altri medici e studiosi della natura di questo periodo, si cimentò altresì in campo letterario: entrò nell’Arcadia ferrarese e pubblicò alcuni componimenti poetici in un volume dal titolo Rime scelte de’ poeti ferraresi, antichi e moderni (Ferrara 1713).
Morì a Ferrara il 10 dicembre 1727.
Opere: Oltre a quelle citate, Ad anchoram sauciatorum Io. Cornelii Meber [sic] observationes a medico ferrariensi habitae, s.l. né d. (ma Ferrara 1687); De charta eiusque usu apud antiquos, Venezia 1699; L’ingano smascherato, overo sia La menzogna convinta dalla verità, s.l. 1701; Parere intorno alla corrente epidemia degli animali bovini, Ferrara 1713; De onocrotalo, ibid. 1720; Pharmacopeae ferrariensis prodromus, seu determinationes, et animadversiones circa plurium medicamentorum compositionem, ibid. 1725.
Fonti e Bibl.: Numerosi manoscritti di Nigrisoli sono conservati presso la Biblioteca comunale Ariostea di Ferrara, Classe I, 332, 502; Collezione Antonelli, 183, 215, 966, inoltre Classe I, 557, fascicoli 159-160; Collezione Antonelli, 599. Ferrara, Archivio storico dell’Università, Serie I, 269, 310, 320, 341; A. Vallisneri, Epistolario, a cura di D. Generali, I, 1679-1710, Milano 1991; II, 1711-1713, Milano 1998; III, 1714-1729, Firenze 2006; J.J. Manget, Bibliotheca scriptorum medicorum, II.1, Ginevra 1731, pp. 411 s.; F. Borsetti, Historia almi Ferrariae gymnasii, II, Ferrara, 1735, p. 251; L. Ughi, Dizionario storico degli uomini illustri ferraresi, II, Ferrara 1804, pp. 89 s.; Continuazione delle memorie istoriche di letterati ferraresi, Ferrara 1811, pp. 167-170; G. Nigrisoli, Ragionamento accademico alla memoria di F.M. N., Ferrara 1835; B. Nigrisoli, I Nigrisoli da cinque secoli famiglia di medici, in Il Policlinico, LIV (1947), pp. 2-7; A.F. Gasparinetti, F.M. N. als Papiergeschichtsforscher, in Papier Geschichte, IX (1959), pp. 80-84; The correspondence of Marcello Malpighi, a cura di H.B. Adelmann, I-V, Ithaca-London 1975, ad ind.; R. Pasi, I Nigrisoli, Ravenna 1986, pp. 34-43; W. Bernardi, Le metafisiche dell’embrione. Scienze della vita e filosofia da Malpighi a Spallanzani (1672-1793), Firenze 1986; I maestri di medicina ed arti dell’Università di Ferrara, 1391-1950, a cura di F. Raspadori, Firenze 1991; F. Lopiccoli, F.M. N. e Antonio Vallisneri: forse un dialogo mancato, in Antonio Vallisneri. La figura, il contesto, le immagini storiografiche, a cura di D. Generali, Firenze 2008, pp. 223-51; R. Pasi, F.M. N. (1648-1727), medico e scienziato ferrarese, in Rivista di storia della medicina, XIX (2009), pp. 1-22; A. Vallisneri, Istoria della generazione, a cura di M.T. Monti, I-II, Firenze 2009.