FRANCESCO MARIA da Camporosso (al secolo Giovanni Croese), santo
Nacque a Camporosso, presso Ventimiglia, il 27 dic. 1804, quarto dei cinque figli di Anselmo Croese e di Maria Antonia Garzo, in una famiglia contadina. Dopo aver frequentato la scuola per poco tempo e con scarso entusiasmo, a sette anni iniziò a lavorare in famiglia come pastore e successivamente aiutò il padre nel lavoro dei campi. In casa Croese era fervidissima la devozione mariana: quando a tredici anni F. si ammalò gravemente venne portato in pellegrinaggio al santuario della Madonna del Laghetto, presso Nizza; egli ne rimase profondamente colpito e cominciò a frequentare i frati minori della chiesa di S. Francesco.
Nel 1821 entrò come terziario, con il nome di frate Antonio, nel convento dei frati minori conventuali di Sestri Ponente. Ma qui la vita, quasi più agiata che in famiglia, non soddisfaceva F. che aspirava all'assoluta povertà e alla meditazione: decise perciò di vestire l'abito dei cappuccini e, non riuscendo ad ottenere il consenso dei superiori al trasferimento, nel 1823 fuggì dal convento. Venne accolto a S. Francesco di Voltri, un romitaggio abitato da religiosi dediti alla preghiera, dove, ricevuto il nuovo nome Francesco, rimase quasi tre anni. Il 17 dic. 1825, col nome di Francesco Maria, entrò come novizio nel romitorio di S. Barnaba a Genova, sotto la direzione spirituale del p. Bernardo da Pontedecimo. Il 17 dic. 1826 fece la professione religiosa e fu assegnato al convento della Ss. Concezione di Genova.
Per circa sette anni prestò servizio nelle cucine, per altri cinque fu addetto all'infermeria, dove si distinse per pietà e sollecitudine verso i confratelli e gli assistiti. Nonostante la vocazione contemplativa, non avendo il sacerdozio, fu destinato nel 1831 all'ufficio di questuante, prima nelle campagne della valle del Bisagno, poi nella zona del porto di Genova, piena di miseria e di problemi morali. Suo compito era cercare elemosine per i frati e derrate alimentari per i poveri, di cui dirigeva la cucina.
L'iconografia popolare lo ritrae alto, magro, austero, con la inseparabile sporta, sempre accompagnato da un fanciullo con la cassetta delle offerte. Mite con gli altri, era estremamente rigido con sé stesso, osservava un rigore assoluto in ordine al voto di povertà, girava per Genova a piedi nudi, nutrendosi per anni una sola volta al giorno e facendo uso costante del cilicio e del flagello. Divenne presto una figura molto nota nella Genova della prima metà dell'Ottocento. Il popolo gli attribuiva capacità di preveggenza. Nonostante la ritrosia e la semplicità da uomo di campagna e illetterato, il suo intervento e il sostegno della sua riconosciuta autorevolezza morale iniziarono a essere richiesti da gente di ogni classe sociale. Una piccola folla lo attendeva ogni giorno sulla piazza della Ss. Concezione al rientro dal suo ufficio; la voce della sua santità si diffuse rapidamente e la gente del porto cominciò a chiamarlo, nonostante le sue proteste, "Padre santo". F. si preoccupò anche di favorire le vocazioni e l'avvio al sacerdozio di giovani idonei e privi di mezzi.
Negli ultimi anni di vita inasprì ulteriormente le mortificazioni che si infliggeva e proseguì nel suo impegno, nonostante una grave infermità che lo aveva colpito alle gambe. Quando alla fine del luglio 1866 Genova fu colpita da un'epidemia di colera, F., già in precarie condizioni di salute, offrì la sua vita al Signore per la cessazione del morbo. Morì il 17 sett. 1866 dopo tre giorni di malattia e fu sepolto a Staglieno, dove con sottoscrizione pubblica gli fu eretto un monumento.
Le sue lettere, autografe o scritte da altri sotto la sua dettatura, sono state edite più volte (L'epistolario del Padre santo, Genova 1929; Le lettere del Padre santo, a cura di Cassiano da Langasco, Genova 1966).
Il 14 nov. 1911 il corpo fu riportato alla Ss. Concezione, dove divenne oggetto di devozione. Il 14 febbr. 1878 era stato intanto aperto a Genova il processo ordinario sulla fama di santità. Papa Leone XIII introdusse il 9 ag. 1896 la causa di beatificazione, che si concluse il 30 giugno 1929, quando F. fu proclamato beato da papa Pio XI. Il 9 dic. 1962, alla conclusione del concilio vaticano II, papa Giovanni XXIII lo iscrisse nel catalogo dei santi. La città di Genova gli ha eretto un monumento nella zona del porto.
Fonti e Bibl.: Sacra Rituum Congregatio, Acta beatificationis et canonizationis servi Deo Francisci Mariae a Camporubeo, Romae 1896-1962; Vittorio da Sestri - F. Luxardo, Fra F. da C., laico professo cappuccino, detto Padre santo, Genova 1880; Pietro da Quinto al Mare, Storica narraz. della vita del venerabile servo di Dio fra' F. da C., Genova 1905; Luigi da Porto Maurizio, Vita popolare del venerabile fra' F. da C., Genova 1911; Id., Vita del beato F. da C., Roma 1929; Amedeo da Varazze, II beato F. da C., Genova s.d. [1929]; Ottavio da Alatri, Il beato F.M. da C., laico cercatore cappuccino, Roma 1929; Collectanea franc., II (1932), pp. 588-590; Amedeo da Varazze, Il Padre santo nella vita e nell'arte, Genova 1936; F. Steno [A. Cottini Osta], Il Padre santo, Genova 1950; Teodosio da Voltri, S. F.M. da C., Genova-Roma 1962; Amedeo da Varazze, Itinerario di amore eroico. S. F.M. da C.…, Genova-Roma 1962; Id., I fioretti del Padre santo, Genova 1978; Enc. cattolica, V, col. 1614; Bibliotheca sanctorum, V, col. 1205-1207.