CASNEDI, Francesco Maria
Figlio del nobile Giovanni Battista e di Violante Millia, nacque a Domaso, sul lago di Como, il 10 ag. 1602. Dopo essersi addottorato in diritto, fu cooptato nel Collegio dei giureconsulti di Como e successivamente ascritto all'Assemblea dei decurioni della città. Il suo esordio nella vita pubblica avvenne nel 1633: nell'estate di quell'anno il governatore di Milano, duca di Feria, lo inviava nelle Leghe Grigie per mantenere viva la devozione alla casa di Asburgo tra gli aderenti alla fazione spagnola e per prendere contatti con le autorità locali in previsione del passaggio, sul territorio delle Leghe, di un corpo di spedizione comandato dallo stesso Feria e diretto in Germania.
All'esperienza acquisita dal C. in quella occasione si deve probabilmente il fatto che egli venisse chiamato a partecipare alle successive trattative intavolate con le Leghe Grigie in vista di una intesa sulla Valtellina, dopo che la cacciata delle truppe francesi del duca di Rohan aveva sgomberato il campo dall'ostacolo principale. Nel 1637, assieme al consigliere segreto Nicola Cid, il C. s'incontrava ad Alessandria con una delegazione delle Leghe, guidata da Georg Jenatsch. I negoziati, trasferiti in un secondo tempo ad Asti, si concludevano con un trattato che veniva sottoscritto in quella città il 5 luglio 1637.
Le clausole dell'accordo, di cui il C. era stato ispiratore e principale negoziatore, contemplavano il riconoscimento da parte della Spagna della sovranità grigiona sulla Valtellina, in cambio della piena amnistia concessa ai cattolici valtellinesi e della conferma di tutti i privilegi di cui questi godevano prima del 1620. Il trattato lasciava però aperta la questione confessionale che la difficile convivenza tra comunità cattolica e comunità protestante creava nella Valle. Per cercare una soluzione su questo punto, ed anche per ottenere la ratifica del trattato d'Asti, una delegazione grigiona, accompagnata dal C., si recava a Madrid, dove giungeva nel novembre 1637. Il C. non aveva però il ruolo di semplice accompagnatore: per incarico del governatore di Milano, Leganes, egli doveva far presente al sovrano l'importanza di giungere ad,una intesa più generale con le Leghe, onde garantire alla Spagna il libero transito attraverso i passi retici; egli doveva inoltre esporre la difficile situazione finanziaria nella quale versava lo Stato di Milano, in seguito a mancate rirnesse di denaro da Napoli e dalla Sicilia. Le trattative si protrassero per quasi un anno: sebbene in definitiva risultassero sostanzialmente improduttive e la questione confessionale rimanesse insoluta, il 17 ott. 1638le parti addivenivano alla firma di un trattato che poneva le premesse per una successiva alleanza.
Nella primavera del 1639 il C. rientrava in Italia con la delegazione grigiona: sbarcato a Genova ai primi di maggio, egli si recava, assieme agli ospiti, ad Asti, dove il giorno 6 avveniva un incontro con il Leganes. La comitiva proseguiva quindi per Coira: nel capoluogo grigione il C. affiancava il residente spagnolo Francesco Casati nelle trattative che dovevano condurre alla conclusione di una "pace perpetua" tra Spagna e Leghe Grigie. Con tale trattato di alleanza - solennizzato a Milano il 3 sett. 1639 - la Spagna si assicurava in esclusiva il diritto di transito attraverso i passi retici, con tutti i vantaggi politici e strategici che ne derivavano.
Al raggiungimento di tale risultato il C. aveva dato un contributo non piccolo: in riconoscimento delle sue fatiche., sin dal 10 giugno di quell'anno, il sovrano gli aveva assegnato un posto sovranumerario di avvocato fiscale; il 26 maggio dell'anno successivo lo nominava questore di toga lunga del magistrato delle Entrate ordinarie.
Nel giugno 1641, in previsione di una offensiva franco-piemontese in Lombardia, il C. riceveva l'incarico di recarsi a Firenze per ottenere dal granduca Ferdinando II gli aiuti militari che la Toscana era obbligata a fornire allo Stato di Milano in virtù della capitolazione di Siena del 1557. La missione non ebbe esito perché, in realtà, le clausole della capitolazione imponevano l'obbligo diassistenza militare soltanto nell'ipotesi di un attacco già sferrato e non in quella di una sem,plice minaccia (cfr. Scrittura del questor Casnedi al Gran Duca per li soccorsi allo Stato di Milano, a cura di E. Seletti, Milano 1884).
Altre missioni all'estero attendevano il C. negli anni seguenti: nel luglio 1645, a Innsbruck, presso l'arciduchessa Claudia del Tirolo; tra il marzo e il maggio 1649 a Roma, su ordine espresso di Filippo IV, per trattare la concessione della porpora cardinalizia a favore di Antonio d'Aragona, che infatti l'ottenne l'anno successivo. Nel frattempo il C. continuava la carriera amministrativa: a partire dal 1642 era già entrato a far parte della "giunta degli Svizzeri", alla quale era demandato il compito di sovraintendere alle relazioni con la Confederazione elvetica e le Leghe Grigie; il 14 luglio 1646 veniva quindi nominato senatore. In tale veste, nel 1650, riceveva a Milano i rappresentanti della Confederazione e delle Leghe che venivano a reclamare il pagamento delle pensioni dovute dalla Spagna in base ai trattati del 1635 e del 1639. Grazie alla sua consumata abilità di negoziatore, il C. riusciva a fare accettare alle controparti la riduzione parziale degli arretrati e la dilazione dei pagamenti, scongiurando così il pericolo di un richiamo delle truppe svizzere e grigione al servizio della Spagna: per ottenere questo risultato, egli aveva però dovuto dare garanzie con il proprio patrimonio personale, tanto che, qualche anno più tardi, il C. vantava crediti verso la Camera per oltre mezzo milione di lire imperiali.
Nel 1654 compiva numerosi viaggi a Como per dirimere le controversie giurisdizionali sorte tra il governatore grigione della Valtellina e il vescovo della città. Nell'aprile, inoltre, si recava nella Confederazione per prendere contatto con esponenti dei Cantoni protestanti in vista della conclusione di un accordo commerciale, mediante il quale la Spagna avrebbe rafforzato la propria presenza nel paese: le trattative non diedero però alcun esito; in quella occasione tentò, ma senza successo, di scongiurare la consegna della fortezza di Brisach alla Francia.
Alla fine del 1656 il C. veniva nominato presidente del Tribunale di sanità per l'anno 1657; egli non portava però a termine il proprio mandato perché colpito da una malattia mentale di cui aveva già sofferto in precedenza. Sollevato anche dalle incombenze di senatore, il C. veniva reintegrato nelle sue funzioni soltanto il 7 maggio 1659, ma per poco: morì infatti il 23 sett. 1660.
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