CARREGA, Francesco Maria
Nacque a Genova, da famiglia patrizia, nel 1770. Mancano notizie relative alla sua giovinezza e formazione culturale. Il suo nome appare per la prima volta il 29 genn. 1795, quando, come "supplementario Professore di Storia ecclesiastica nella Università di Genova" (Codignola, III, pp. 180-185), il C. sottoscrisse la dichiarazione - redatta e inviata dal giansenista E. Degola all'ex vescovo di Pistoia e Prato Scipione de' Ricci - che approvava la decisione del vescovo Benedetto Solari di proibire nella diocesi di Noli la pubblicazione della bolla Auctorem fidei, in cui si condannava il sinodo di Pistoia. Subito dopo (nel marzo dello stesso anno) iniziò la corrispondenza tra il C. - per il quale, avviato alla carriera ecclesiastica, il Degola, in considerazione della sua origine patrizia e dei suoi talenti, presagiva la nomina vescovile - e il de' Ricci.
Frattanto dall'inizio del 1795 il C. era supplente presso l'università di Genova del padre Giuseppe Sanseverino, lettore di storia ecclesiastica, e, dopo la rinuncia di questo, si offrì di continuare gratuitamente le lezioni finché non fossero migliorate le condizioni finanziarie della università. La cattedra fu in seguito soppressa e poi, ricostituita dal regime democratico nel 1797, venne ancora affidata al C., che lesse un Discorsosulla libertà e la religione pronunciato nell'Università di Genova il giorno 20 Dicembre 1797 Anno primo della Repubblica Ligure in occasione dello ristabilimento della Cattedra di Storia Ecclesiastica dal Cittadino Professore F.C.(Genova 1798). Precedentemente, nel novembre 1795, gli era stata negata, da parte del filogesuita arcivescovo di Genova, Giovanni Lercari, l'ordinazione sacerdotale. Nello stesso periodo, stimolato dal Degola, aveva intrapreso la redazione di una difesa del sinodo di Pistoia e confutazione della bolla Auctorem fidei, che venne compiuta, come si deduce dai riferimenti del testo, dopo la proclamazione della Repubblica romana del 1798, e rimase inedita. Il Codignola (Carteggi di giansenisti liguri, I, p. CLX) suppone che il manoscritto, conservato presso l'Istituto Mazzini di Genova, non venisse più pubblicato a causa dell'indifferenza che, nella nuova situazione politica ligure e nel fervore delle lotte interne seguiti alla fondazione della repubblica democratica, avrebbe suscitato il ricordo di quel lontano avvenimento e delle sue implicazioni dottrinali e disciplinari. Dopo l'instaurazione del regime democratico, nel 1797, il C. poté finalmente ottenere dal Lercari la consacrazione sacerdotale e la facoltà di confessare. Acceso sostenitore del nuovo governo, che stimava in perfetto accordo con lo spirito del vero cristianesimo, fedele seguace della linea di politica ecclesiastica sostenuta dal Degola e dai suoi Annali politico-ecclesiastici, ilC. fu tra i più attivi missionari nazionali, organizzazione costituita dal Degola stesso e approvata nel luglio del '97 dal governo provvisorio, formata da sacerdoti fedeli alla Repubblica che dovevano predicare fra il popolo la democrazia e la religione. Egli fu anche il più violento avversario - spesso disapprovato per la sua virulenza da alcuni rappresentanti del suo stesso gruppo - dell'arcivescovo Lercari e dei suoi collaboratori, sostenitori ad oltranza della politica filogesuitica e curialista e di tutte le manovre antidemocratiche.
Al C. sono attribuiti due scritti contro il clero reazionario (Lettera al Cittadino Arcivescovo di Genova, Genova 1797, anonimo, e Il grido della Religione contro i sacerdotiribelli agli Arcivescovi e Vescovi della Repubblica Ligure, Genova 1798, sotto il nome di Teoforo Irenei), e due opuscoli destinati a sostenere l'operato del Degola a favore della riforma ecclesiastica, in senso giansenistico-giurisdizionalista, e della costituzione civile del clero ligure (Opuscolo sulla vera Democrazia, Genova 1798, anonimo, e La vera idea del Governo Ecclesiastico. Al Corpo Legislativo al Direttorio agli Arcivescovi e Vescovi a' Parrochi e Sacerdoti a tutti i cittadini e cristiani della Liguria, Genova 1798, a firma C. A.). Quest'ultimo è il manifesto di presentazione di un lavoro, che non venne più scritto, nel quale il C. si proponeva di mostrare la reciproca indipendenza di Stato e Chiesa, di fissare "gl'immobili confini degli originari loro diritti" e, infine, di provare che "la Democrazia ben si compone colla Religione Cattolica", purché quest'ultima sia rettamente intesa ed insegnata, purgata, cioè, da ogni elemento di superstizione e di fanatismo. La maggior parte delle opere del C. (alcune delle quali sono state pubblicate dal Codignola nei suoi Carteggi, III, pp. 764-785) è ora conservata in una miscellanea della Biblioteca universitaria di Genova tutta composta da suoi scritti; tra essi ricordiamo ancora due anonime lettere di "comunione", l'una rivolta al clero e ai laici costituzionali di Francia (Genova 1798), l'altra alla Chiesa scismatica di Utrecht (ibid. 1800); un opuscolo (anonimo, ma a lui attribuibile) su La questione su la proprietà de' beni detti Ecclesiastici, e Nazionali esaminata co' principi della Religione Cattolica. Lettera ad un Amico coll'Editto della C.R. su i fundi pubblici, Italia (ma Genova) 1801; e un lavoro diretto contro la ritrattazione del de' Ricci: Aurelii Thomasii ad Lucium Valerium Marinium de Scipionis de Riccii poenitentia, Epistola data Viennae in Austria, pridie Idus Septemb. a. MDCCCV, probabilmente redatto su suggerimento del Degola, che fu molto duro in questa occasione col de' Ricci, con cui troncò l'epistolario. Il C., invece, rimase sempre in contatto con l'ex vescovo di Pistoia.
Il gruppo degoliano riuscì ad inserirsi saldamente nell'Istituto ligure, cioè nell'organismo culturale cui venne affidata dal governo, con la legge del 5 ott. 1798, l'organizzazione e la regolamentazione generale della pubblica istruzione, dalle scuole primarie fino all'università. Nella classe filosofico-letteraria fu incluso anche il C., che fece poi parte della commissione incaricata di elaborare una riforma dell'istruzione pubblica. Poiché essa stabilì l'abolizione di ogni insegnamento teologico nell'università, nel settembre del 1801 il C. dovette rinunciare alla sua cattedra di storia ecclesiastica; tuttavia, avendone fatto richiesta al Magistrato supremo, la cattedra fu ristabilita, ed egli vi venne richiamato il 12 genn. 1805. Pronunciò allora il Discorsoproemiale alle lezioni di storia ecclesiastica (Genova 1805), in cui ribadiva le sue convinzioni relative ai diritti rispettivi di Stato e Chiesa e ai loro reciproci rapporti, con una visione ancora sostanzialmente giurisdizionalista del problema. Pochi mesi dopo perdette definitivamente la cattedra che venne soppressa in seguito al generale riordinamento delle università, promosso da Napoleone con la legge del 4 luglio 1805. Il C. ricevette molti incarichi dall'Istituto: fece parte della commissione incaricata di riferire sulle scuole di carità tenute da ecclesiastici e illustrò con relazioni assai favorevoli, nel 1802, i metodi dell'Istituto dei sordomuti, fondato dal padre Assarotti delle Scuole pie.
Alla fine del 1802 pronunciò all'Istituto il discorso De' lavori dell'Instituto Ligure. Discorso recitato dal Cittadino F.C., Genova 1803. Tra le altre sue dissertazioni ricordiamo: Saggio di osservazioni su la necessità di studiare la storia, Genova 1901; Elogio storico di Gaspare Luigi Oderico, nel primo volume delle Memorie dell'Instituto Ligure, ibid. 1806; Ragionamento sopra Tacito, ibid. 1809; Considerazioni sopra l'arte di tradurre e le traduzioni degli antichi, ibid. 1809, cui seguì Su la traduzione letterale. Osservazioni dell'abate F.C. indirizzate al Sigr. A. J. Silvestre De Sacy e lette all'Accademia Imperiale il dì 19 febbrajo 1812, ibid. 1812.
Anche durante il lungo periodo in cui fu occupato dai lavori dell'Istituto, trasformato nel 1805 in Accademia imperiale delle scienze e delle arti di Genova, il C. (che nel 1808 fu presidente della classe filosofico-letteraria) rimase sempre legato al Degola, che coadiuvò costantemente nell'instancabile attività rivolta alla propaganda della "sana dottrina", benché fosse venuta meno, dopo il concordato del 1801, ogni speranza di ottenere una riforma della Chiesa in senso giansenistico. Legato a Henri Grégoire, con cui era in corrispondenza, e al clero costituzionale francese in generale, il C. aveva assistito ai lavori del secondo concilio nazionale, tenutosi a Parigi nell'estate del 1801, in qualità di latore della lettera di adesione del vescovo Solari.
Spinto dalle proprie idee religiose, il C. scrisse l'elogio del p. T. Vignoli, altro "amico della verità" (Cenno storico sulla vita del fu P. Vignoli dell'Ordine de' Predicatori, Genova 1803) e, soprattutto, fu coinvolto in alcune violente, e spesso sterili, controversie teologico-politiche, quale quella suscitata dal suo scritto Su la legge del divorzio. Dissertazioni (ibid. 1909), in cui intendeva dimostrare come, accettando tale legge, si potessero conciliare il dovere di suddito e la professione di cattolico. La dissertazione fu posta all'Indice il 17 genn. 1517. Il C. partecipò, inoltre, con la lettera latina Henrici Marellii ad Ioannem Iulium Sineum Epistula (Mediolani 1808), alla polemica scatenata dai degoliani contro Giangiulio Sineo, il quale aveva sostenuto (Orazione nel solenne riaprimento dell'oratorio dell'Imperiale Università di Torino, detta dal teologo G. G. Sineo, direttore del medesimo, addì XII aprile MDCCCVII, con note, Torino 1807), contro l'opposta tesi giansenistica, che non si dovevano ritenere dannati i bambini morti senza il battesimo, gli infedeli negativi e gli eretici in buona fede. Ma erano ormai gli ultimi echi di una controversia e di una problematica che andavano perdendo sempre più interesse.
Il C. seguì nel 1810 il Degola a Parigi e qui fu uno dei testimoni firmatari dell'atto di abiura di Enrichetta Blondel Manzoni, avvenuto il 22 maggio di quell'anno. Anche in seguito rimase in contatto coi Manzoni e col loro direttore spirituale, il padre Luigi Tosi. Nel 1811, a Torino, pubblicò il De tuenda religione, contro il potere temporale dei papi.
Il C. morì a Genova il 23 genn. 1813, respingendo ogni invito alla ritrattazione.
Fonti e Bibl.: Carteggi di giansen. liguri, a c.di E. Codignola, I, Firenze 1941, pp. CLVII-CLXII, CCXXVIII-CCXXXVI e passim;III, ibid. 1942, pp. 623-666, 764-785 e passim;L.Isnardi-E. Celesia, Storia della Università di Genova, Genova 1867, 11, pp. 28, 100-101, 111, 149, 159 s., 182 s.; A. De Gubernatis, E. Degola, il clero costituz. e la conversione della famiglia Manzoni, Firenze 1882, pp. 258-265, 280-285 e passim; P. Nurra, Il giansenismo ligure alla fine del sec. XVIII, in Giorn. stor. e lett. della Liguria, II(1926), pp. 19, 20, 23, 26 s.; F. Ruffini, La vita religiosa di A. Manzoni, Bari 1931, I, pp. 140, 143, 208; P. Bondioli, Manzoni e gli "Amici della Verità", Milano 1936, pp. 98 s.e passim;P.Savio, Devozione di mons. A. Turchi alla S. Sede. Testo e DCLXXVII docc. sul giansenismo ital. ed estero, Roma 1938, ad Indicem;L. Picanyol, Il primo apostolo dei sordomuti in Italia: P. O. Assarotti delle Scuole Pie, in Rass. di storia e bibl. scolopica, X (1941), p. 5; F. Ruffini, I giansenisti piemont. e la convers. della madre di Cavour, con intr. di E. Codignola, Firenze 1942, pp. 43, 48, 78, 88 s.; E. Passerin, rec. a P. Stella, Crisi religiose nel primo Ottocento piemontese, Torino 1959, in Riv. stor. ital., LXXIII(1961), pp. 550-51; C. Caristia, Riflessipolitici del giansenismo ital., Napoli 1965, pp. 178,193 s., 202.