BIANCHI, Francesco Maria
Della nobile famiglia dei Bianchi di Velate, nacque intorno al 1689 in località per ora imprecisabile (nel Libro... B dell'archivio parrocchiale di Velate non viene registrato; la data approssimativa è desunta dall'atto di morte nel Libro... D3 dello stesso archivio), dal pittore Salvatore e da Margherita Pighina.
Risulta figura remotissima, sconosciuta agli stessi specialisti del Settecento lombardo-milanese, i quali lo citano con l'avvertenza di non confonderlo con i numerosi omonimi attivi tra Varese e Milano: suo padre Salvatore, Isidoro, Francesco e Federico Bianchi, i quali tutti vengono frequentemente citati semplicemente come "cav. Bianchi". Allo stato attuale delle ricerche, con la dovuta cautela di chi riscopre l'artista misconosciuto, possiamo presentare alcuni dati che consentono di fissare meno labilmente la sua figura: fu pittore di buona levatura, degno di stare alla pari del più noto P. A. Magatti, colui che calamitò su di sé quasi tutte le imprese pittoriche principiate a Varese in quell'età.
La formazione pittorica avvenne, presumiamo, dapprima in ambito familiare; ebbe poi modo di ampliarsi attraverso contatti, ora mediati ora diretti, consentiti dal felice clima artistico di cui godeva Velate in quei tempi. Qui concorrevano, con frequenza, pittori, scultori, decoratori e artigiani che, negli ultimi anni del sec. XVII e nei primi del XVIII, stavano perfezionando le cappelle del Sacro Monte di Varese. In questo senso acquistano particolare rilievo alcuni dati desunti dell'Archivio parrocchiale di Velate, attestanti la presenza di noti pittori, attivi in Varese (Adamollo-Grossi,passim), quali Giovanni Ghisolfi, Antonio Busca, Pietro Gilardi; ma numerosa era anche la schiera di pittori, scultori e artigiani locali, la cui attività poteva interessare il giovane Bianchi.
Il B. passò i primi anni della sua vita in maniera per noi oscura. Nessuna traccia della sua presenza in seno alla comunità di Velate che era invece ben frequentata dal nonno, Giorgio, dal padre, Salvatore, e dallo zio paterno, Francesco Maria, del quale portava il nome.
Nel 1723 lavora a Varese nella chiesa di S. Martirio (Adamollo-Grossi, f. 93 r), dove affresca sulle pareti della navata un Martirio di s. Bartolomeo e un Martirio di s. Lorenzo: gli sono accanto P. A. Magatti ed i quadraturisti e pittori d'architettura fratelli Giovannini, con i quali ultimi spesso lavorerà. La sua formazione, a questo punto, pare già avviata su una cultura di fondo che è ancora della terza accademia milanese, ma con decise infiltrazioni bolognesi (spiegabili del resto attraverso il Busca ed il padre Salvatore) e torinesi (ancora la cultura paterna). Né manca un'evidente influenza veneta (certe figure sono di Sebastiano Ricci), spiegabile sia attraverso il padre sia attraverso il buon numero di stampe che circolavano in quell'epoca in Velate (S. Colombo, Nota su G. A. Petrini, in Arte antica e moderna, 1962, n. 19, pp. 301 ss.).
Nel 1726, sempre a Varese, il B. affresca (Adamollo-Grossi, f. 104 r) le pareti della chiesa di S. Teresa (distrutta): i soggetti di questi dipinti sono descritti in Visita pastorale: Pieve di Varese, Pozzobonelli 1755, vol. 40, p. 139 (Milano, Archivio Curia arcivescovile, sez. X); tre anni dopo decora la volta della stessa chiesa (Adamollo-Grossi, p. 110 r) con i fratelli Giovannini.
Il 1º giugno 1743 "il nobile don Francesco" contrae matrimonio con la nobildonna Antonia Rossi (Sant'Ambrogio, Varese, Arch. parrocchiale,Libro dei matrimoni dal 1568 al 1822, f. 132 r), dalla quale il 12 sett. 1744 nascerà il figlio Orazio (Velate, Arch. parrocchiale,Libro... D1: registrato il 20 settembre). Negli anni 1752-56 il B., sempre con i fratelli Giovannini, è operoso nella chiesa di S. Cristoforo a Vercelli dove affresca la cupola e la volta della navata maggiore (Schede Vesme, II, p. 534). Nel 1757 è di nuovo a Varese e con Giuseppe Baroffio lavora alla cupola del santuario del Sacro Monte; sono del B. i quattro pennacchi con Obbedienza,Speranza,Prudenza,Mansuetudine, nonché i catini delle absidi laterali (Del Frate, p. 155).
Morì a Velate il 5 nov. 1757, "essendo di anni sessantotto circa" (registrato l'8 novembre nel Libro... D3 dell'Arch. parrocchiale di Velate).
Oltre alle opere citate si può attribuire al B. la Vergine con il Bambino e i ss. Francesco e Lucia (tela) nella chiesa di S. Stefano a Velate: una scritta sul margine inferiore sinistro indica il nobile conte e cavaliere Salvatore Bianchi come donatore nel 1727, ma i modi pittorici non convengono a un pittore che moriva nello stesso anno e sono invece assai vicini a quelli del B. nella chiesa di S. Martino a Varese (non è inverosimile ritenere che il padre abbia chiesto al figlio di eseguire la tela per farne dono alla chiesa di S. Stefano).
Il Marliani, che contribuisce alla confusione delle attribuzioni citando, per esempio, come autore degli affreschi in S. Teresa a Varese un "cav. Fr. Bianchi" che è stato interpretato anche come Federico (sic), attribuisce al B. anche le figure nella cappella dell'Angelo Custode della distrutta chiesa di S. Francesco nella quale assegnava a un "cav. Fr." anche gli affreschi della volta e del coro. Dato che la chiesa non esiste più, preferiamo credere all'Adamollo che scriveva contemporaneamente agli avvenimenti e attribuiva gli affreschi di S. Francesco (volta e coro) a Federico Bianchi. Sempre secondo il Marliani (p. 52), il B. avrebbe dipinto le figure del coro anche nella distrutta chiesa di S. Carlo, coro che secondo l'Adamollo-Grossi (f. 121 r) fu costruito nel 1737. Il B. è qui indicato dall'autore come "Fr. Bianchi di Fogliaro" (centro vicinissimo a Velate), predicato che troviamo anche in G. C. Bizzozero (p. 76) a proposito del B. nella chiesa di S. Martino e in Del Frate per il santuario del Sacro Monte di Varese.
Fonti e Bibl.: Velate (Varese), Archivio parrocchiale,Libro dei Battesimi,Cresime,Matrimoni e Morti dal 1624 al 1724, segnato B.; Ibid.,Libro dei Battesimi dal 1741 al 1803, segnato D3; Ibid.,Libro dei Morti dal 1741 al 1803, segnato D3; Schede Vesme, I, Torino 1963, p. 132 (sub voce Bianchi Francesco; ma l'autore ignora se questi "sia lo stesso individuo che il F.M.B."); II, ibid. 1966, p. 534 (sub voce Giovannini Giacomo e Antonio); G. A. Adamollo-L. Grossi,Cronaca di Varese, a cura di A. Mantegazza, Varese 1931, ff. 93 r, 104 r, 110 r, 121 r; V. Marliani,Le memorie... di Varese dall'anno 1636 all'anno 1776, a cura di L. Giampaolo, Varese 1955, p. 52; G. C. Bizzozzero,Varese..., Varese 1874, p. 76; C. Del Frate,S. Maria del Monte sopra Varese, Varese 1933, p. 155; Catalogo delle cose d'arte... d'Italia, A. M. Brizio,Vercelli, Roma 1935, p. 51; M. Bertolone,Varese..., Milano 1952, pp. 39, 51, 86.