MANELLI (o Mannelli), Francesco
Musicista, nato a Tivoli verso la fine del sec. XVI e morto a Parma nel settembre 1667. Nel 1605 circa fu ammesso tra i fanciulli cantori del duomo di Tivoli, ove, dal 1609, fu cantore ordinario. Nel 1624 si recò a Roma per perfezionarsi negli studî musicali e fu probabilmente alla scuola di Virgilio Mazzocchi. Ivi sposò una cantante, Maddalena, che gli fu poi compagna d'arte. Dal febbraio del 1627 fu per due anni di nuovo a Tivoli, maestro di cappella del duomo. Dopo fu probabilmente a Bologna, dove nel 1639 si rappresentò la sua prima opera, Delia, su poesia di Giulio Strozzi, e a Roma, dove nel 1633 cantava la moglie. Nel 1636 aveva già preso dimora a Venezia e quivi, unitosi al poeta e compositore reggiano Benedetto Ferrari, creò l'opera d'indole popolare e, fatto importante nella storia del melodramma, fattosi impresario, col Ferrari e con altri quattro cantanti, aprì per la prima volta al pubblico, per l'opera in musica, il teatro S. Cassiano. In esso, su libretti del Ferrari, con musica del Manelli, che era tra gli esecutori (basso) e con protagonista la moglie Maddalena (soprano), furono rappresentate L'Andromeda (1637) e La Maga fulminata (1638). Lo stesso anno il M. fu nominato basso nella cappella di S. Marco. Nel 1639, per l'inaugurazione del teatro dei Ss. Giovanni e Paolo, fu ripresa la Delia e musicò L'Adone, tragedia di Paolo Vendramin; nel 1642, sullo stesso teatro, L'Alcate, su libretto di M. A. Tirabosco. Nel marzo del 1645 il M. entrava, con la moglie e un figlio, al servizio del duca di Parma. Ranuccio II Farnese, e per i teatri di corte di Parma e di Piacenza scriveva le seguenti opere: L'Ercole nell'Erimanto (Piacenza 1651) e Le vicende del tempo (Parma 1652) su libretti di Bernardo Morando; Il ratto d'Europa (Piacenza 1653) su libretto di Elvezio Sandri; La Filo o Giunone rappacificata con Ercole e I sei gigli (Parma 1661, per le nozze del duca) su libretti di Francesco Berni; La Licasta (Parma 1664) su libretto del vecchio amico Ferrari. Morto il M., la moglie Maddalena rimase a Parma, pensionata dal duca, e ivi morì l'11 ottobre 1680.
La musica delle opere del M. è andata per tutte perduta. Del suo valore di operista fanno fede i successi che le accompagnarono e le lodi dei contemporanei. Ci sono solo conservati: un Madrigale, nella raccolta Le sonanti sfere, ecc. (Roma, Robletti, 1629) e un volume di Musiche varie a una, due e tre voci, con accompagnamento di basso continuo, raccolte dalla moglie Maddalena e pubblicate a Venezia nel 1636 come opera quarta, conservate nella Stadtbibliothek di Breslavia; composizioni di carattere lirico, semplici, aggraziate e dolcemente melodiche.
Bibl.: G. Radiciotti, L'arte musicale in Tivoli nei secoli XVI, XVII e XVIII, 2ª ed., Tivoli 1921.