MAGGINI, Francesco
Nacque a Empoli, il 3 ag. 1886, da Mario ed Erminda Maestrelli. Nel luglio 1909 si laureò in lettere presso l'Istituto di studi superiori di Firenze.
Qui ebbe come docenti, tra gli altri, G. Mazzoni, E.G. Parodi e P. Rajna. Il primo gli aprì la strada all'interpretazione e all'ammirazione estetica delle opere dantesche: tanto che in un Ricordo di G. Mazzoni, pubblicato come prefazione alla quarta edizione riveduta e aggiornata dell'Avviamento allo studio critico delle lettere italiane (Firenze 1951, pp. XI-XIV) di quest'ultimo, il M. rievocò la profonda impressione che, non ancora diciottenne, gli aveva fatto il discorso pronunciato da Mazzoni a conclusione del primo ciclo di letture dantesche in Orsanmichele; dagli altri maestri ricevette la solida formazione filologica che avrebbe caratterizzato gran parte della sua operosità scientifica.
La monografia La Rettorica italiana di Brunetto Latini (derivata dalla tesi di perfezionamento e accolta nella collana delle "Pubblicazioni del R. Istituto di studi superiori", Firenze 1912), è una puntuale illustrazione delle fonti latine e mediolatine, dei caratteri e della capitale importanza dell'opera del maestro di Dante nella costituzione di una tradizione retorico-letteraria in volgare, nel presupposto (sin da allora ben chiaro al M.) del notevole peso dei rapporti tra latino e volgare nella formazione della prosa italiana delle origini. In tale prospettiva, oltre alla preparazione della successiva e ancora fondamentale edizione critica della Rettorica (ibid. 1915; cfr. Segre, pp. IX s.), il M. intraprese una nutrita serie di lavori volti a indagare il contributo dei volgarizzamenti due e trecenteschi di classici latini allo sviluppo della prosa volgare.
Tra gli altri: Le prime traduzioni di Tito Livio, in La Rass. della letteratura italiana, XXIV (1916), pp. 247-256, 420-430; Un manuale di retorica del secolo XIV, ibid., XXVIII (1920), pp. 227-235; Appunti sul "Sallustio volgarizzato" di Bartolomeo da San Concordio, in Giorn. storico della letteratura italiana, LXXVI (1920), pp. 253-264, con particolare attenzione alla prosa e all'attività traduttoria di Boccaccio (Il Boccaccio traduttore dei classici, in Miscellanea storica della Valdelsa, XLI [1933], pp. 3-12). Tutti questi contributi vennero in seguito dallo stesso M. raccolti nel volume I primi volgarizzamenti dai classici latini (Firenze 1952), con l'inserimento, tra l'altro (pp. 16-40), del successivo studio sulle Orazioni ciceroniane volgarizzate da B. Latini, già pubblicato in Giorn. storico della letteratura italiana, CXIV (1939), pp. 191-208.
Contemporaneamente, mentre con scrupolo e passione per circa un ventennio veniva dedicandosi all'insegnamento nei tre ginnasi-licei fiorentini (il Michelangiolo, il Galileo e il Dante, nei quali ebbe allievi, tra gli altri, futuri studiosi del livello di A. Chiari e G. Nencioni), il M. affiancò ai suoi studi sulla prosa antica un'intensa attività di critico e storico letterario esercitata, con acutezza di analisi e suggestività di scrittura, su quasi tutti i secoli della letteratura italiana.
A partire dagli studi sulla composizione e l'uso delle similitudini nel Ninfale fiesolano di Boccaccio (rispettivamente nel Giorn. storico della letteratura italiana, LXI [1913], pp. 32-40 e nella Miscellanea storica della Valdelsa, XXVII [1919], pp. 2-8) e su Boccaccio dantista (ibid., XXIX [1921], pp. 116-122); fino ai contributi su Un diario del Pontormo (in Giorn. storico della letteratura italiana, LXIII [1914], pp. 301-305) e su Un "Assempro" quattrocentesco contro un incettatore di generi alimentari (in La Rass. della letteratura italiana, XXVII [1919], pp. 28 s.); al volumetto su A. Manzoni e la tradizione classica (Firenze 1923) e al commento alle Liriche scelte e annotate di U. Foscolo (ibid. 1924).
Nel corso del 1917 il M., che già da alcuni anni, ricevendo impulso e indicazioni metodologiche da Parodi, aveva iniziato a collaborare con una lunga serie di recensioni (circa 80) al Bullettino della Soc. dantesca italiana e con note storico-critiche a Il Giornale dantesco, aveva ricevuto dall'Accademia della Crusca e dalla Società dantesca italiana (riunite sotto la comune presidenza di I. Del Lungo) l'incarico di compilare un Vocabolario delle opere volgari di Dante alla cui redazione si dedicò fino a tutto il 1921 e che non vide mai la luce, essendo rimasto interrotto, nel 1922, alla voce "limitatore". A molti dei materiali inediti del vocabolario il M. attinse negli anni successivi per una serie di schede lessicali dantesche pubblicate negli Studi danteschi (1924-42) e in Lingua nostra (1939-51), nelle quali si dispiegava ormai pienamente maturo il metodo storico-filologico che gli veniva da Parodi e Rajna.
Questa cospicua e diversificata mole di studi e di interessi consentì al M. l'ingresso nei ruoli dell'insegnamento universitario, dapprima come lettore di lingua e letteratura italiana presso l'Università di Firenze (1927-30 e 1935-36), poi con l'incarico di esercitazioni (1933-35), infine come professore straordinario di letteratura italiana presso l'Università cattolica del S. Cuore di Milano. Trasferito l'anno successivo al Magistero di Firenze, fu nominato professore ordinario il 17 sett. 1940 e collocato a riposo il 10 febbr. 1961.
Pur non trascurando altri campi d'indagine (quali per esempio lo studio della prosa trecentesca: vedi l'edizione commentata de I fioretti di s. Francesco, Milano 1922; l'esegesi della lirica petrarchesca, cfr. La canzone delle visioni, in Studi petrarcheschi, I [1948], pp. 37-50 e Un'ode di Orazio nella poesia di Petrarca, ibid., III [1950], pp. 7-12; o ricerche su aspetti poco studiati di autori noti, come nell'articolo Galileo studioso di letteratura, in Convivium, XVIII [1949], pp. 847-861), l'attività scientifica del M. andò via via concentrandosi nella duplice direzione degli studi alfieriani e danteschi.
Nell'ambito degli studi alfieriani il M. esercitò una lunga attività di editore e critico, che lo rese uno fra i più attivi e prolifici animatori del Centro di studi alfieriani di Asti.
Curò le edizioni commentate delle Tragedie (Firenze 1925), delle Commedie (ibid. 1928, successivamente ristampate "dagli autografi laurenziani", ibid. 1959), della Vita (ibid. 1928, "con l'aggiunta dei Giornali e degli Annali", cioè nell'ed. già stabilita da E. Teza) e l'ed. critica delle Rime (ibid. 1933), basata per la prima volta sull'edizione Kehl, secondo la volontà dell'autore, con l'aggiunta delle "sparse" collazionate con l'ultima redazione conservata nell'autografo laurenziano (delle Rime il M. diede poi una seconda ed., Asti 1954, riveduta e accresciuta di componimenti inediti o rifiutati da Alfieri).
Con intensità ancora maggiore il M. si dedicò agli studi danteschi, che restano il settore più cospicuo e caratteristico della sua produzione scientifica. Morto prematuramente Parodi proprio nel periodo in cui il M. interrompeva la compilazione del suo vocabolario dantesco (cfr. il profilo del Parodi dantista in L'Idea nazionale, 3 apr. 1923, e l'articolo Poesia e storia nella Divina Commedia, in La Rass. della letteratura italiana, XXXI [1923], pp. 333-340), fu naturale per il M. avvicinarsi a M. Barbi, attivo presso l'Accademia della Crusca dal 1912 al 1922 e dal 1923 professore ordinario di letteratura italiana presso l'Istituto di magistero fiorentino. Cominciarono così da parte del M. un'assidua collaborazione al periodico Studi danteschi (circa 85 tra recensioni e segnalazioni bibliografiche) e una serie di studi condotti in sintonia con Barbi sulla Vita Nuova e le Rime dantesche.
Così, se la prolusione milanese è dedicata alle Quistioni critiche sulla Vita Nuova di Dante (Milano 1937), nella sua Introduzione allo studio di Dante (Bari 1936; rist., con aggiunte, ibid. 1942 e 1948; nuova ed., Pisa 1965, a cura e con una presentazione di L. Caretti) il M. offre una sintesi delle sue idee sul mondo dantesco e un vademecum completo e affidabile per gli aspiranti dantisti.
È del 1938 l'opuscolo (stampato a Firenze) Dalle Rime alla lirica del Paradiso dantesco in cui è raccolta la prolusione fiorentina del M. (chiamato a succedere a Barbi) e nel quale egli tenta di delineare un profilo psicologico di Dante partendo dalla lettura della sua opera, secondo un approccio critico d'ascendenza crociana cui il M. andò avvicinandosi nell'ultima parte della sua attività.
Di tale nuova impostazione sono documento, tra l'altro: l'ampia rassegna della Critica dantesca dal Trecento ai giorni nostri, in Questioni e correnti di storia letteraria (a cura di U. Bosco et al., Milano 1949, pp. 123-166); il commento all'edizione, allestita sui materiali lasciati da Barbi, delle Rime della Vita Nuova e della giovinezza di Dante (Firenze 1956), in cui, oltre alle composizioni inserite nel "libello" dantesco e quelle coeve, è raccolta la tenzone con Forese Donati, a commento della quale il M. ristampa il saggio sull'argomento già pubblicato da Barbi nel 1924. Nonché diversi saggi e letture dantesche (intese ormai crocianamente come "letture di poesia") che costituiscono quasi per intero l'ultima fase della produzione del M.: Il canto XXX del Paradiso, Trapani 1957; Una similitudine dantesca (Par. I, 1-9), in La Rass. della letteratura italiana, LIX (1955), pp. 39 s.; "Io volsi Ulisse del suo cammin vago" (Purg. XIX, 22), ibid., LXI (1957), pp. 456-458; La profezia dell'esilio nel canto XVII del Paradiso, ibid., LXV (1961), pp. 219-222; Il canto XXXI del Paradiso, in Letture dantesche, a cura di G. Getto, III, Firenze 1961, pp. 639-651. Anche se talora riaffioravano (peraltro inseriti nella nuova prospettiva critica) gli antichi interessi filologico-linguistici (cfr. Per l'interpretazione di alcuni passi danteschi, in Giorn. storico della letteratura italiana, CXXXVII [1960], pp. 593-597).
Il M. morì a Firenze il 5 genn. 1964.
Fonti e Bibl.: Molte delle carte del M., e in particolare i materiali relativi al vocabolario dantesco, sono conservate presso l'Archivio dell'Accademia della Crusca a Firenze (f. 777: nel quale, tra l'altro sono contenute le cartelle intitolate "Appunti per voci successive" e "Materiali per studi e articoli". In quest'ultima sono raccolte le prime stesure dei lavori per Lingua nostra e Studi danteschi in cui il M. pubblicò molta parte dei risultati dei suoi spogli).
Un ricordo biografico del M. (di G. Nencioni, pp. V-IX) e la bibliografia completa e ragionata dei suoi scritti (pp. 131-203) sono pubblicati nella raccolta postuma, Due letture dantesche inedite (Inf. XXIII e XXXII) e altri scritti poco noti, a cura di A. Preta, Firenze 1965. Tra i necrologi: W. Binni, in La Rass. della letteratura italiana, s. 7, LXVII (1963), pp. 595 s.; F. Mazzoni, in La Nazione, 6 genn. 1964; A. Schiaffini, in Giorn. storico della letteratura italiana, CXLI (1964), pp. 158-160; C. Jannaco, in Lettere italiane, XVI (1964), pp. 518-520. Sulla figura e l'opera del M., oltre al profilo di F. Mazzoni, in Studi danteschi, XLI (1964), pp. 273-280 (rist. in Id., Contributi di filologia dantesca, Firenze 1966, pp. 267-279), in parte riprodotto in Id., F. M., in I critici, III, Milano 1970, pp. 1705-1711 (con una Testimonianza per M., di G. Nencioni, ibid., pp. 1711-1713 e una bibliografia, pp. 1713 s.), si vedano: D. De Robertis, Il libro della "Vita Nuova", Firenze 1961, pp. 81 s., 153; M.T. Casella, Nuovi appunti attorno al Boccaccio traduttore di Livio, in Italia medioevale e umanistica, IV (1961), pp. 77-129 passim; M. Petrini, F. M., in Belfagor, XXI (1966), pp. 65 s.; M., F., in Diz. encicl. della letteratura italiana, III, Bari 1967, p. 455; C. Segre, Prefazione alla seconda edizione, in B. Latini, La rettorica, testo critico di F. Maggini, Firenze 1968, pp. 5-10; L. Martinelli, M., F., in Enc. dantesca, III, Roma 1971, pp. 764 s.; G. Lucchini, Tra linguistica e filologia, in Storia della letteratura italiana (Salerno), XI, La critica letteraria, a cura di P. Orvieto, II, L'Otto e il Novecento, Roma 2004, pp. 880 s.; Dante Alighieri, Le rime, ed. commentata a cura di D. De Robertis, Firenze 2005, ad indicem.