LUIGINI (Luisini, Lovisini), Francesco
Nacque a Udine nel 1524 dal nobile Bartolomeo e da Paola Manini. Ebbe come fratelli minori Luigi e Federico.
Luigi, nato a Udine nel 1526, compì nella città natale la sua prima formazione, studiò quindi filosofia e medicina a Padova. Fece pratica di medicina a Venezia sotto la guida di Giannantonio Secco da Crema fino al 1554, quando iniziò a esercitare autonomamente. Non sono noti il luogo e la data di morte, successiva al 1576. Raccolse i trattati medici sulla sifilide in due tomi con il titolo De morbo Gallico omnia quae extant apud omnes medicos cuiuscumque nationis( (Venezia, G. Ziletti, 1566-67; poi con il titolo Aphrodisiacus sive De lue venerea(, ibid., B. Barezzi, 1599). Compose inoltre un Dialogo intitolato La cecità (ibid., G. Cavalli, 1569), ispirato alla vicenda del medico veneziano Niccolò Massa, divenuto cieco a ottant'anni; un De compescendis animi affectibus, per moralem philosophiam et medendi artem tractatus in tres libros divisus (Basilea, P. Perna, 1562); un Tractatus de confessione aegrotantium a die decubitus instituendae (ibid., D. e G.B. Guerra, 1563). Eseguì inoltre una traduzione in esametri latini degli aforismi ippocratici, Aphorismorum Hippocratis sectiones septem, nuper e Graeco in Latinum carmen hexametrum versae ab Aloysio Luisino Utinensi (ibid., eredi L. Giunta, 1552), rivelatrice di ambizioni poetiche.
Il L. studiò lettere latine e greche nella città natale, frequentando sia le scuole pubbliche sia, in privato, le lezioni di Sebastiano Fausto da Longiano. Passò quindi all'Università di Padova, dove ebbe come maestro di eloquenza greca e latina Lazzaro Bonamico, del quale più tardi avrebbe ricordato la figura in quella che è considerata la sua opera più importante per erudizione e impianto, il commento all'Ars poetica oraziana (Francisci Luisini Utinensis in Librum Q. Horatii Flacci De arte poetica commentarius, Venezia, eredi di Aldo Manuzio, 1554, c. 15v).
Secondo Liruti, è probabile che nel periodo della sua formazione il L. non sia rimasto sempre a Padova. Fu temporaneamente a Venezia, dove frequentò tra gli altri P. Manuzio, G.B. Cipelli (Battista Egnazio), Trifone Gabriele, e si fece apprezzare per l'erudizione, al punto che Giovanni Corner, cavaliere commendatario di Cipro, lo scelse come precettore di lettere dei figli Alvise e Federico. In tale veste è ricordato nel secondo dei De poetis nostrorum temporum dialogi duo di L.G. Giraldi (Firenze, L. Torrentino, 1551, p. 104), autore che il L. conobbe forse in occasione di un viaggio a Ferrara prima del dicembre 1544, e di cui diede poi notizia nei suoi Parergon libri tres, in quibus tam in Graecis, quam in Latinis scriptoribus multa obscura loca declarantur (Venezia, V. Valgrisi, 1551, c. 73).
Nel 1549 il L. partecipò al concorso per la cattedra di umanità a Venezia insieme con Bernardino Partenio: entrambi però si ritirarono, dopo la decisione di nominare F. Robortello. Seguì quindi Federico Corner a Padova per assisterlo negli studi; un ricordo di quel periodo è nella dedicatoria ai Parerga, indirizzata per l'appunto all'allievo.
Nel novembre del 1549, frattanto, Pietro Angeli da Barga, chiamato dal duca Cosimo I a insegnare a Pisa, lasciò l'insegnamento pubblico di latino e greco della città di Reggio nell'Emilia. L'improvvisa mancanza del lettore costrinse gli Anziani del Comune a rivolgersi al loro concittadino Sebastiano Corradi, lettore nello Studio di Bologna, perché indicasse un sostituto. Questi, su consiglio di Paolo Manuzio, fece da subito il nome del L., ma seguirono mesi di trattative durante i quali gli Anziani richiesero a Corradi di fornire ulteriori informazioni sul candidato, in favore del quale intervennero con due lettere Battista Egnazio e Pompilio Amaseo. Nell'aprile del 1550 gli Anziani sciolsero le riserve e assegnarono l'incarico al L. che accettò, salvo rinunciare il mese seguente in considerazione del carattere transitorio della sistemazione che gli veniva offerta (un anno, dietro compenso di 100 scudi), a fronte della più certa e duratura pensione percepita presso i Corner. Il 17 giugno, infine, il L. scrisse una lettera da Padova (Fava, pp. 100 s.), con la quale si dichiarò pentito dei suoi dubbi e pronto ad assumere immediatamente l'incarico. Il primo anno di insegnamento fu portato a termine con un successo tale da procurargli immediato e generale consenso. Non sono noti i nomi degli autori commentati nel suo primo anno di lezione; tuttavia, i Parerga, terminati proprio a Reggio nel 1551, danno un'idea della cultura del L.: vi sono esaminati luoghi di Omero, Aristotele, Erodiano, Demostene e, tra i latini, di Orazio, Virgilio, Cicerone, Ovidio, Svetonio, Catullo. Il L. si assicurò così, sin dall'aprile 1551, il rinnovo della condotta.
Al 1552 risale la pubblicazione di una Egloga inserita nel volume di Dionisio Ruggeri dal titolo Pastoria (Dionysii Rugerii Regiensis Pastoria: eiusdem Elegia ad Bartholomaeum Crottum. Addita est in calce Egloga Francisci Luisini ad Bonifacium Rugerium, Bologna, A. Giaccarelli). Benché nel luglio 1552 il L. fosse partito da Reggio per recarsi a Venezia senza vincoli di ritorno, nell'ottobre dello stesso anno accettò di compiere un nuovo biennio di insegnamento nella città emiliana. Fu poi di nuovo a Venezia nell'estate successiva; nell'occasione P. Manuzio lo esortò a interpretare l'Ars poetica di Orazio. Il L. seguì il consiglio e nei mesi seguenti, illustrò pubblicamente l'opera latina "tanto hominum concursu, ut multitudinem studiosorum amplissimus locus non caperet" (Commentarius, c. 2r): il commento, stampato nel 1554 dai Manuzio, fu preceduto da una dedicatoria all'antico allievo Alvise Corner, divenuto cardinale.
All'inizio di aprile dello stesso anno Margherita d'Austria, figlia di Carlo V e duchessa di Parma, presentò istanza agli Anziani di Reggio perché le concedessero il L. per l'istruzione del figlio Alessandro. Così il 10 aprile il Consiglio deliberò di sciogliere il L. dagli obblighi della sua condotta a partire dal 1( giugno successivo. Trasferitosi a Parma, il L. fu dapprima precettore, poi segretario di Alessandro Farnese, che seguì costantemente nei suoi viaggi. Nel novembre 1556, a seguito della restituzione di Piacenza al duca Ottavio, accompagnò il giovane principe e la duchessa Margherita nei Paesi Bassi, dove Margherita era governatrice; quindi fu con loro in Inghilterra (marzo 1557), di nuovo in Fiandra (dal maggio 1557 a parte del 1559), infine in Spagna alla corte di Filippo II, dove rimase per diversi anni. Oltre a curare l'istruzione del principe, il L. attese alla composizione di versi e discorsi celebrativi (Liruti ricorda, tra l'altro, un'orazione latina in lode di Isabella di Valois, terza moglie del sovrano spagnolo), concentrando tuttavia i suoi sforzi sul poema epico latino Ioseph, opera che Girolamo Fracastoro aveva lasciata incompiuta al secondo libro e che il L., su sollecitazione del cardinale Alessandro Farnese, completò con un terzo, concluso nel 1569, con dedica al Farnese.
Nel 1565, dopo che furono concertate le nozze di Alessandro Farnese con Maria di Portogallo, il L. accompagnò di nuovo il principe a Bruxelles, divenendo in quel frangente suo segretario. Dopo le nozze, celebrate nel maggio 1566, seguì la coppia in Italia.
Nel giugno dello stesso anno il L. era a Parma, dove morì il 7 marzo 1568, circondato dall'unanime compianto della corte.
Dell'attività del L. rimangono, oltre alle opere principali, diversi altri documenti e notizie. Liruti segnala numerosi componimenti perduti e inediti, o editi sparsi in sillogi, come i due sonetti in italiano e l'ode latina presenti nella raccolta Del tempio alla divina signora donna Giovanna d'Aragona, allestita da G. Ruscelli (Venezia, P. Pietrasanta, 1555, cc. 82 s., 5-8 della sezione latina); l'epigramma posto alla fine della prima parte delle Rime di F. Denalio, allievo del L. a Reggio (Bologna, A. Benacci, 1580); i tre epigrammi inseriti nella raccolta Helice. Rime e versi di vari compositori del Friuli sopra la fontana Helice del signor Cornelio Frangipani di Castello (Venezia, D. Zenaro, 1566); una traduzione in versi saffici del sonetto petrarchesco Quando veggio dal ciel scender l'Aurora, pubblicata nelle Annotazioni brevissime sovra le Rime di m. Francesco Petrarca di Marco Mantova Benavides (Padova, L. Pasquale, 1566). Il Partenio pose il L. tra gli interlocutori del suo dialogo Della imitazione poetica (Venezia, G. Giolito, 1560).
Versi latini del L. sono conservati a Udine, Biblioteca arcivescovile, Bartoliniano, 20; Parma, Biblioteca palatina, Palatino, 555; Venezia, Biblioteca nazionale Marciana, Mss. lat., cl. XII, 114 (=4445); 150 (=4395); cl. XIV, 50 (=4238); Ibid., Biblioteca del Civico Museo Correr, Codd. Cicogna, 1428 (2017). Il codice Add. Mss., 10277 della British Library di Londra include il L. tra i corrispondenti di Pietro Vettori.
Fonti e Bibl.: G.G. Liruti, Notizie delle vite ed opere scritte da letterati del Friuli, II, Venezia 1762, pp. 133-148 (pp. 148-153 per Luigi); A. Ronchini, F. Luisino da Udine, in Atti e memorie delle RR. Deputazioni di storia patria per le provincie modenesi e parmensi, V (1870), pp. 209-218; P.S. Leicht, Aneddoti di vita letteraria friulana nel Cinquecento, in Memorie storiche forogiuliesi, VIII (1912), pp. 137-151; B. Fava, F. Luisini da Udine, lettore pubblico di lettere greche e latine a Reggio Emilia dal 1550 (con appendice di documenti inediti), in Atti e memorie della Deputazione di storia patria delle provincie modenesi, s. 8, XI (1959), pp. 71-107; M. Capucci, Denalio, Francesco, in Diz. biogr. degli Italiani, XXXVIII, Roma 1990, p. 690.