FANZAGO, Francesco Luigi
Nacque a Padova, dal medico Marc'Antonio e da Concordia Fabris, il 12 luglio 1764 e venne battezzato il giorno seguente nella chiesa di S. Lorenzo.
Dopo aver compiuto i primi studi a Padova, dapprima allievo privato dell'abate F. Boaretti e poi presso le scuole rette dai padri somaschi di S. Croce, si addottorò in filosofia in quell'università il 3 apr. 1785. Il 10 sett. 1786 si immatricolò nella facoltà medica dell'università di Pavia, ove restò per due anni.
Nel periodo in cui frequentò l'ateneo ticinese il F. fu profondamente influenzato dagli insegnamenti di J. P. Frank, allora attivo nell'ospedale di Pavia, lo studioso di igiene e medicina legale che aveva osservato e descritto le tristi condizioni economico-sociali delle campagne della Lombardia austriaca e del ducato di Mantova recentemente visitate. Al Frank, che indicò chiaramente come ispiratore e promotore del suo lavoro, egli dedicò la traduzione in italiano, cui attese appunto quando era studente a Pavia, dell'opera di J. Gregory, Lectures on the duties and offices of a physician; and on the method of prosecuting enquiries in philosophy, edita già in numerose edizioni fin dal 1770 in varie città d'Europa, pubblicata a Firenze nel 1789 con il titolo Lezioni sopra i doveri e le qualità di un medico. Una seconda edizione fu poi pubblicata a Pavia nel 1795. L'antiempirismo, l'antidogmatismo, il tentativo di rendersi autonomo nei confronti dell'allora vincolante aderenza ai "sistemi", scoperti nel pensiero del medico scozzese, furono prontamente assimilati dal Fanzago. Del Gregory curò più tardi la traduzione di un'altra opera, edita a Padova nel 1792 col titolo Legato di un padre alle sue figlie.
Lasciata l'università di Pavia, il F. proseguì i suoi studi nel 1789 a Firenze, quindi a Padova, ove si laureò in medicina il 4 marzo 1790 e iniziò la sua attività professionale presso l'ospedale S. Francesco Grande. Eletto protomedico all'Ufficio di sanità con decreto del 18 apr. 1801, subito dopo venne chiamato a succedere ad A. Comparetti (cfr. voce in Diz. biogr. degli Ital., XXVII, Roma 1982, pp. 668-672) alla cattedra "ad practicam ordinariam medicinae", dapprima interinalmente il 13 febbr. 1802, poi dal 5 marzo successivo ufficialmente. Di tale cattedra egli fu l'ultimo titolare; dopo le riforme napoleoniche, con decreto del consigliere di Stato P. Moscati del 18 dic. 1806, gli furono affidati gli insegnamenti di patologia speciale e di medicina legale.
Delle due discipline, la prima si distaccava dalla clinica medica come il corpo di dottrina concernente lo studio delle malattie più che dei malati, rimanendone distinta da confini di fatto mal delineabili; e il F., di formazione eminentemente clinica, non nascose mai la sua avversione all'insegnamento della patologia disgiunto dalle esercitazioni pratiche. La seconda, della quale per la prima volta veniva costituita la cattedra nell'università di Padova e che dopo la riforma del 1817 assunse la denominazione di medicina forense e polizia medica, comprendeva tutti gli aspetti di interesse medico connessi alle varie attività umane rilevanti dal punto di vista giuridico, ed era pertanto necessariamente aperta ai problemi sociali.
A quest'ultimo insegnamento il F. si dedicò in modo esclusivo dal 1817 al 1827, solo supplendo nella clinica medica e terapia speciale V. L. Brera (ibid., XIV, Roma 1972, pp. 164 s.) nel 1820. Nell'università patavina fu inoltre rettore nell'anno accademico 1823-24, preside della facoltà medica dal 13 ag. 1828; da quest'ultima carica, che gli fu confermata il 21 ag. 1832, fu sollevato per motivi di salute il 3 sett. 1835.
Oltre che per la brillante carriera accademica, il F. si distinse come profondo studioso: molto apprezzate furono le sue memorie sulla pellagra, in quel tempo particolarmente frequente nel territorio milanese e che forse aveva avuto già modo di osservare nel pellagrosario istituito a Legnano per volere di Giuseppe II. Ancora studente, durante la sua attività di praticante nell'ospedale S. Francesco Grande di Padova, compilò la Memoria sopra la pellagra del territorio padovano, pubblicata a Padova nel 1790, che rappresentò la prima descrizione della pellagra nel Veneto.
Sono esemplari nell'opera l'intuito clinico e l'accurata disamina delle manifestazioni della malattia che consentirono all'autore di pervenire rapidamente alla diagnosi di pellagra osservando le tre caratteristiche di una giovane ammalata - "stupidezza, somma debolezza, morbosa alterazione della cuticola", che fisserà poi quasi come patognomoniche - incontrata casualmente, e di illustrare altre sedici storie di pellagrosi, corredate anche dei riscontri autoptici che egli stesso eseguiva dei casi esitati con la morte. Lo scritto suscitò alcune polemiche negli ambienti medici, alle quali il F. rispose con un'accurata puntualizzazione di diagnosi differenziale tra pellagra da una parte e scorbuto, elefantiasi, ipocondria dall'altra nei Paralleli fra pellagra ed alcune malattie che più le rassomigliano, Padova 1792. A questi scritti seguì nel 1809 la magistrale memoria Sulle cause della pellagra, letta all'Accademia di Padova nel 1807 (in Memorie dell'Acc. di scienze, lettere ed arti di Padova, 1809, pp. 22-46), una lucida esposizione della sua teoria che appare oggi in un certo modo precorritrice delle scoperte a noi molto più vicine: notata la stretta relazione tra la diffusione della coltivazione e del consumo alimentare del mais e la comparsa della pellagra, ritenne il cereale meno ricco e completo del frumento e responsabile, se prevalente nella dieta, di un nutrimento complessivamente scarso e malsano, in grado di alterare il buon equilibrio tra solidi e liquidi e di indurre un "abbassato e depresso eccitamento dei visceri consacrati alla digestione e alla chilificazione" caratteristico della malattia. Sull'argomento fu ancora autore dei due volumi: Sulla pellagra, memorie..., Padova 1815, e di Istruzione catechistica sulla pellagra divisa in tre dialoghi..., Venezia 1816. L'interesse del F. per la pellagra, le sue cause, la sua prevenzione, la sua cura, ne rivelò per la prima volta l'aspetto di malattia sociale, per la quale riteneva inutile l'istituzione di pellagrosari ma indispensabile il miglioramento delle condizioni sociali e igieniche delle popolazioni. Indicò come migliore profilassi della malattia l'aggiungere alla dieta maidica la farina di frumento, la carne o i suoi derivati, e ne codificò la cura in tre prescrizioni fondamentali: una sana alimentazione per restituire vigore al tubo gastroenterico, abluzioni in acqua e latte o siero di latte per tonificare la pelle, l'uso di adeguati medicamenti (oppio, china, canfora) per ridare calma ed equilibrio al sistema nervoso e allontanare le tendenze suicide così frequenti in questi malati. Anche se non mancarono dissensi, gli studi del F. suscitarono vivo interesse e dettero origine alle prime misure profilattiche: un decreto del governo austriaco del 28 giugno 1804 sollecitava tra l'altro i medici a tener conto del numero dei casi di pellagra osservati e delle località ove la malattia era più frequente.
Il F. si interessò vivamente di altri grandi temi di medicina, ai quali recò i suoi contributi scritti. In Saggio sulle differenze essenziali delle malattie universali e Sull'azione irritativa, editi a Padova rispettivamente nel 1809 e nel 1812, si rifece alle teorie precedentemente enunciate da P. A. Bondioli, clinico medico a Padova (cfr. voce in Diz. biogr. degli Ital., XI, Roma 1969, p. 736). Collaborò al veneziano Giornale per servire alla storia ragionata della medicina di questo secolo, curato da F. Aglietti e S. Gallini, recensendo la produzione tedesca al riguardo. Inserito nel dibattito tra i sostenitori delle teorie dello stimolo e del controstimolo, condannò l'acritica accettazione dell'esasperato semplicismo delle divisioni proposte da J. Brown e dai suoi seguaci e ritenne utile alla pratica clinica ricorrere alle leggi della chimica e soprattutto a quelle della vitalità. Una critica più completa e più matura delle teorie browniane fu delineata dal F. in Institutiones pathologicae, pubblicate in latino per la prima volta a Padova nel 1813 e in italiano a Napoli nel 1820, poi in successive altre edizioni nelle due lingue.
Sostanzialmente il F. riteneva che la diagnosi di una malattia dovesse basarsi sulla valutazione di tre elementi fondamentali: la "diatesi", cioè la costituzione degli antichi autori, ovvero la disposizione individuale a contrarre determinate forme morbose; la "condizione patologica", ossia la localizzazione principale del processo morboso in un determinato organo o apparato; la "forma", identificabile nel complesso dei segni raccolti ed esaminati accuratamente. Anche se appare evidente il tentativo del F. di recuperare un'impostazione localistica mirante ad avvicinare, in certo qual modo, il Brown a G. B. Morgagni, non si può disconoscere nel suo orientamento clinico una sorprendente apertura biologica generale e una sana concezione di pratico. L'esperienza acquisita nell'attività clinica e la buona formazione anatomopatologica furono poi alla base del suo magistero medico-legale e gli consentirono di garantire un valido supporto medico-scientifico alle istituzioni dello Stato e di fondare una scuola per la formazione di medici responsabili della salute pubblica. Espose i suoi orientamenti in questo settore nel Discorso inaugurale recitato nella grand'aula dell'università di Padova il 5 marzo 1807, pubblicato a Padova nel 1808, prolusione al corso di medicina legale nella quale espose i lineamenti storici della disciplina, dall'antichità alle figure di P. Zacchia, G. Tortosa, G.B. Morgagni. In campo medico-legale si occupò essenzialmente di tossicologia, dell'infanticidio, della possibilità di identificare il sangue.
Tra gli altri scritti del F. si possono ancora ricordare: Memoria storica e ragionata sopra l'innesto del vajuolo vaccino, divisa in due parti, nella prima delle quali si rende conto di ciò che fino allora erasi eseguito in Inghilterra, e nella seconda si comunicano le esperienze fatte in proposito da altre nazioni..., Padova 1801, nella quale sostenne l'efficacia della pratica jenneriana, pur riconoscendone la non assoluta innocuità; Ilbagno de' bambini, ibid. 1801, opera che godette di una certa notorietà ed ebbe numerose ristampe; Istruzioni pratiche generali sulle febbri dominanti, ibid. 1806; Osservazioni di un'ulcera nell'aorta, ibid. 1817; Memorie sopra alcuni pezzi morbosi, ibid. 1820, illustrazione del tentativo di approntare un gabinetto patologico arricchito del materiale fornito dal clinico chirurgo P. Sografi e di una serie di "calcoli umani" provenienti dal gabinetto di storia naturale; Notizie storiche intorno a Pietro Fanzago e ad alcuni altri individui di questa famiglia, ibid. 1835, omaggio alla memoria degli avi.
Membro di numerose società e accademie - tra cui la Società di medicina di Venezia, le accademie di Torino, Mantova, Tolosa, Padova e Bologna, il Collegio dei dotti di Bologna e quello filosofico dell'università di Padova - il F. ricoprì importanti cariche: membro e medico consulente della Congregazione di carità, membro del magistrato civile per la sistemazione dei fiumi Brenta e Bacchiglione, membro della Commissione sanitaria incaricata di studiare un piano di sanità per le province austro-venete, di quella destinata a dare una sistemazione costante e regolare alle terme di Abano e Battaglia e di quella per gli oggetti veterinari e di mascalcia, medico direttore dell'istituto degli esposti e direttore dell'ospedale civico.
Aveva sposato Anna Oliveri, dalla quale ebbe cinque figli.
Morì a Padova il 25 maggio 1836. Due anni dopo, in Prato della Valle, gli venne eretto un monumento, opera dello scultore G. Petrilli.
Fonti e Bibl.: G.F. Spongia, Di F.F., Padova 1838; S. De Renzi, Storia della medicina italiana, V, Napoli 1848, p. 739; G.L. Gianelli, Orazione funebre in onore di F.L.F...., Milano 1869; F. Pellegrini, La clinica medica padovana attraverso i secoli, Verona 1939, pp. 154-157; B. Bertolaso, F.L.F. (1764-1836) patologo e medico-legale nell'ateneo padovano, in Riv. di storia della medicina, V (1961), pp. 225-243; F. Bazzi, Ilproblema della pellagra nelle opere di F. G. B. F., in Cronache dell'I.D.I. [Istituto dermopatico dell'Immacolata], XX (1965), pp. 163-181; L. Premuda, Gli orientamenti scientifici e le strutture didattiche nell'Ottocento medico padovano, in Atti del XXIII Congr. naz. di storia della medicina, Modena 22-23-24 sett. 1967, Roma s.d., pp. 557-581; S. Lafisca-L. Gozzi-M. Marigo, F. L. F. and the first chair of forensic medicine of the university of Padua - 1806, in American Journal of forensic medicine and pathology, VII (1986), pp. 127 ss.; L. Gozzi-F. Vannozzi- S. Lafisca, F. L. F. e i suoi studi sulla pellagra, in Atti del XXXII Congr. naz. della Soc. ital. di storia della medicina, Padova 19-20 settembre, Trieste 21sett. 1985, Padova 1987, pp. 69-72; G. Zanier, La medicina browniana nel Veneto, in Ist. veneto di scienze, lettere ed arti, Le scienze mediche nel Veneto dell'Ottocento. Atti del primo seminario di storia delle scienze e delle tecniche nell'Ottocento veneto, Venezia 2 dic. 1989, Venezia 1990, pp. 31-60.