LANZONI, Francesco
Nacque a Faenza il 10 luglio 1862 da Evangelista, di una famiglia di mugnai, e da Teodora Ferniani di Brisighella (al paese di origine egli dedicò alcuni lavori, come Cenni storici di Brisighella, Brisighella 1899; rist., postumo, s.l. 1971 e San Giovanni in Persiceto 1977).
Più che dalla figura del padre (un uomo semplice, nostalgico del cessato governo pontificio) il L. fu influenzato dalla famiglia della madre, ricca di religiosi e religiose e fiera di un vescovo di Ruvo e Bitonto, P. Ferniani. Poiché il padre aveva in odio le scuole pubbliche del nuovo Regno, fu affidato dapprima alle pie maestre e poi a don E. Arnucci, un ottimo educatore, che si era formato nelle scuole dei gesuiti. Nel novembre 1873, anche a causa di un dissesto finanziario, il padre decise di collocarlo nel seminario vescovile di Faenza, dove ebbe come insegnante don F. Baldassarri, futuro vescovo d'Imola e rigoroso latinista ("Lettera semiseria" del seminarista Francesco Lanzoni, s.l. [ma Faenza] 1966).
Alla fine del 1880, per una serie di fortuite circostanze, ottenne il posto spettante alla diocesi di Faenza nel prestigioso seminario Pio di Roma, di cui era allora rettore il domenicano T. Tosa. Qui conseguì le lauree in filosofia, in teologia e in utroqueiure. Ottenne anche una medaglia d'oro per una dissertazione sull'epigrafia latina tenuta in Vaticano alla presenza di Leone XIII. Al termine degli studi tornò alla diocesi d'origine, come era d'obbligo per gli allievi del seminario Pio. Ordinato sacerdote e poi ammesso fra i canonici della cattedrale, già nel novembre 1890 il L. prese a insegnare filosofia nel seminario vescovile, che contava ben 250 allievi, cui dedicò alcune pubblicazioni (Alcune memorie dei maestri di belle lettere del seminario di Faenza, Faenza 1894; La fondazione del seminario di Faenza e s. Carlo Borromeo, ibid. 1896; La fondazione e l'apertura del seminario di Faenza (1576), ibid. s.d. [ma 1926]). Ben presto ne assunse la direzione, che lasciò nel 1917 per dedicarsi solo agli studi.
Consapevole che la cultura classico-retorica che aveva orientato l'insegnamento nei seminari durante la Restaurazione aveva determinato uno scollamento fra Chiesa e società, e sensibile ai fermenti innovatori della politica di Leone XIII, il L. introdusse nel seminario di Faenza, sia pur con gradualità e prudenza, importanti riforme: la principale fu l'istituzione di una cattedra di storia civile, che egli stesso ricoprì, nell'intento di offrire agli allievi un nuovo modo di valutare gli avvenimenti storici, libero da forzature confessionali, senza peraltro venir meno alla sua radicata fede, al suo ruolo di prete, al suo attaccamento alla Chiesa, cui riteneva di procurare maggior rispetto filtrando con rigore scientifico i sedimenti lasciati nella storiografia ecclesiastica da secoli di apologetica e di mancanza di metodo critico. In questa scelta era già presente in nuce l'indirizzo che egli dette a tutta la sua opera, a partire dall'agiografia tradizionale.
Le prime pubblicazioni, di modesta mole, ma già dotate di un rigore metodologico non comune in quel tipo di letteratura, furono dedicate alla sua città e alla Romagna, fra cui La Passio sancti Sabini, che - inserita da A. de Waal in Römische Quartalschrift, XVII (1903), pp. 1-26 - gli diede notorietà internazionale. Sollecitato dal cardinale D. Svampa, arcivescovo di Bologna, il L. allargò l'ambito territoriale delle sue ricerche con opere come S. Petronio vescovo diBologna nella storia e nella leggenda… (Roma 1907), lavoro di qualità che gli meritò recensioni lusinghiere in periodici quali la Revued'histoire ecclésiastique, la Revue bénédictine e la Revue critique d'histoire et de littérature.
Il L. pubblicò poi numerosi saggi sull'introduzione del cristianesimo e sulla propagazione dell'episcopato nell'Umbria romana, nella Sabina, nel Piceno, nell'Apulia, nella Lucania e nel Bruzio, nonché in Sardegna e in Sicilia, saggi che quasi sempre volle inseriti nelle riviste delle rispettive regioni, nell'intento di provocare in loco eventuali critiche e utili approfondimenti.
A stimolare le ricerche del L. sulle origini e la diffusione del cristianesimo nell'Italia dei primi secoli fu il principe dei bollandisti dell'epoca H. Delehaye, che diede ampia eco alle sue pubblicazioni nel prestigioso Analecta Bollandiana. Il tentativo di poggiare l'apologetica cattolica su fondamenta solide e scientificamente rispettabili comportò un numero ingente di monografie (si rimanda a L'opera di F. L., bibliografia degli scritti e note, a cura di E. Valli, Faenza 1934, pp. 1-125, che fissa a 670 il numero delle sue pubblicazioni), basate su un'approfondita conoscenza del materiale storico e letterario, dall'era cristiana all'inizio dell'età carolingia. Il L. coraggiosamente procedette a una vera ecatombe di tradizioni, fatti e personaggi rivelatisi insostenibili a un serio esame critico, e tuttavia profondamente radicati nella devozione popolare.
Tanto lavoro sfociò nella pubblicazione della maggiore opera del L., accolta nella prestigiosa collana vaticana "Studi e testi". La spinta ad affrontare un lavoro di così enorme impegno gli era venuto dal dotto gesuita F. Savio, il quale, volendo intraprendere una revisione aggiornata della celebre Italia sacra di F. Ughelli (I-IX, Roma 1642-48), ritenuta obsoleta dopo tre secoli, aveva chiesto la sua collaborazione. Il progetto non si realizzò, ma il L. decise di procedere per proprio conto in tale direzione con un'opera sua, Le origini delle diocesi d'Italia (pubblicata dapprima in La Scuola cattolica, XLVIII [1920], pp. 145-154, 250-269, 341-352, 402-410; poi nella collana "Studi e testi", Roma 1923). Il lavoro, nonostante la spietata potatura di tutte le scorie apologetiche accumulatesi nei secoli, fu accolto con ammirazione sia dagli storici cattolici sia dai protestanti e dai laici (La Civiltà cattolica, Revue des questions historiques, Zeitschrift für Neutestamentliche Wissenschaft und die Kunde der alteren Kirche, ecc.). Solo il L. non si ritenne completamente soddisfatto. Nel 1925 dette alle stampe, sempre nella collana "Studi e testi", un altro importante lavoro, Genesi, svolgimento e tramonto delle leggende storiche, in cui esaminò le trasformazioni leggendarie subite dai dati storici in vari paesi, dimostrando ancora una volta la sua prodigiosa erudizione, ma anche la capacità di passare da un ambito locale a una vera sistematica del fatto leggendario, rivelandosi, anche se demolitore delle tradizioni, sensibile alle leggende, considerate un ineliminabile arricchimento della vita spirituale. Anche tale lavoro ebbe vasta eco, specialmente all'estero (The English Historical Review, XLI [1926], p. 480; Revue d'histoire ecclésiastique, XXI [1926], p. 806). Così arricchito e guidato dagli innumerevoli suggerimenti (ma anche dalle censure) che la critica gli aveva fornito, e soccorso dalle monografie specialistiche che in quel campo si erano moltiplicate negli ultimi tempi, dopo quattro anni di ulteriore lavoro il L. diede alle stampe Le diocesi d'Italia dalle origini al principio del secolo VII(a. 604). Studio critico (I-II, Faenza 1927; poi, rist. anast., in "Studi e Testi", 1963).
Il lavoro, dedicato a Pio XI, non è una ristampa ampliata ma un vero rifacimento de Le origini delle diocesi d'Italia: colmava lacune, modificava giudizi, accoglieva correzioni, completava gli elenchi episcopali dei primi sei secoli. Il L. affrontò quei temi delicati e controversi con l'onestà intellettuale che gli era propria, mai permettendo alle finalità apologetiche (inevitabilmente legate alla sua qualità di sacerdote) di allontanarlo, anche solo con omissioni e veli pietosi, dal metodo scientifico. Il testo, ordinato per regioni, è suddiviso in undici capitoli e un Epilogo, con utilissimi Indici. Questa volta l'eco nella critica specialistica internazionale fu ancora più vasta (Valli, 1934, p. 186): il lavoro approfondiva in particolare l'esegesi delle fonti agiografiche, fondamentali per la corretta ricostruzione delle cronotassi vescovili più antiche, e soprattutto del Martyrologium Hieronymianum, che il L. definiva "orrendamente contraffatto" (p. 163); spietata, poi, la critica filologica su Passioni, Atti e Gesta dei martiri. Tutto ciò parve a molti pericolosa iconoclastia, e non mancarono riserve e diffidenze nella Curia romana e presso alcuni ordini monastici, a seguito di accuse anonime e di calunniose denunce: tuttavia i vescovi di Faenza lo lasciarono fare.
Benedetto XV lo aveva nominato prelato domestico il 29 ott. 1914, e protonotario apostolico il 4 genn. 1917; a sua volta Vittorio Emanuele III gli conferì le insegne di grande ufficiale della Corona d'Italia il 6 nov. 1924, anno in cui il L. fu anche eletto vicario capitolare della diocesi.
Per motivi di studio o per vacanza, il L. compì numerosi viaggi, anche all'estero (nel 1902 si era recato in Terrasanta), dei quali inviò relazioni alla Gazzetta della villa, giornaletto del seminario, traendone talvolta spunto per conferenze. A Roma fece vari soggiorni, ed ebbe colloqui con Pio X e Benedetto XV, anche per questioni legate alla sua azione nell'ambito della politica cattolica nella sua regione: da sempre aveva preso parte alla discussione politica postrisorgimentale, con articoli garbatamente polemici, apparsi per lo più anonimi nel giornale cattolico di Faenza Il Piccolo, e nel 1887-88 aveva partecipato per l'Unione romana alle lotte elettorali comunali.
Basta scorrere i titoli di alcuni fra i numerosi interventi nel Piccolo per seguire la sua evoluzione: da una certa intransigenza giovanile passò a un atteggiamento liberal-cattolico, su posizioni socialmente molto aperte fino ad auspicare un'intesa fra cattolici e socialisti riformati. Attivo nell'ambito dell'Opera dei Congressi (cfr. Daniel O'Connel. Discorso di battaglia politica tenuto per l'Opera dei Congressi, in Forlì cattolica, Brisighella 1897, pp. 22-46) egli fece parte della nascente Azione cattolica; fu poi sostenitore del Partito popolare italiano (PPI), anche se disapprovava che un prete ne fosse il segretario, auspicando una sempre maggior collaborazione con i liberali, preoccupato soprattutto di veder attuate le sue aspirazioni etico-sociali, ma senza una precisa ideologia politica o una chiara consapevolezza del fenomeno partitico (Scritti politici (1899-1929), a cura e con introd. di L. Bedeschi, I-II, Brescia 1964).
Il fascismo lo trovò decisamente all'opposizione. Sostenitore da sempre di un concordato fra la Chiesa e lo Stato italiano, non poté vederne la realizzazione, avvenuta tre giorni dopo la sua morte.
In campo filosofico il L. riteneva la logica aristotelico-scolastica uno strumento incomparabile per scoprire il vero, e respinse tenacemente le accuse di modernismo che gli furono spesso rivolte (cfr. L. Bedeschi, Lineamenti dell'antimodernismo: il caso L.,con documenti inediti, Parma 1970; M. Zaccaria, Il modernismo di mons. F. L., in Boll. della Biblioteca comunale di Faenza, 1999-2000, nn. 35-36, pp. 3-24), accettando senza riserve le dottrine ufficiali dell'insegnamento cristiano.
Pubblicazioni di rilievo, in particolare riguardanti un tema mai seriamente affrontato fino ad allora, furono quelle relative alla repressione del luteranesimo a Faenza, che trovarono compimento e sintesi con La controriforma nella città e diocesi di Faenza (Faenza 1925), in cui il L. si occupò di istituti, associazioni e figure della reazione cattolica faentina, illustrando personaggi di spicco, come s. Zaccaria o il vescovo G.B. Sighicelli, l'unico prelato faentino presente al concilio di Trento. Nel corso dei suoi studi sulle fonti agiografiche egli dovette poi necessariamente occuparsi del monachesimo, per gli stretti rapporti da lui evidenziati fra le origini delle diocesi e il sorgere e diffondersi delle fondazioni monastiche prebenedettine, specie nei secoli IV e V, ma poi anche per il suo interessamento al francescanesimo, come testimoniano alcune monografie. Le innumerevoli pubblicazioni minori del L. spaziarono dalla biografia alla letteratura, dalla necrologia alla toponomastica, dall'archeologia all'attualità. L'ultimo lavoro, che non riuscì a completare, era costituito da oltre 400 schede di appunti, note e citazioni destinate alla Miscellanea agostiniana. Testi e studi… pubblicati per il XV centenario della morte del santo (I-II, Roma 1930-31). Si trattava di un'indagine eruditissima sulla traslazione dei resti di s. Agostino da Ippona alla Sardegna a Pavia, condotta su fonti medievali, che permise fra l'altro al L. di individuare un falso nella tradizione agiografica agostiniana.
Il L. morì a Faenza l'8 febbr. 1929.
Fu sepolto nel cimitero civico, ma il 26 maggio 1995 il suo corpo fu solennemente traslato nella cattedrale di Faenza. Egli fece donazione alla Biblioteca Manfrediana di Faenza dei suoi libri e dei manoscritti. Alcuni lavori pubblicati dopo la morte fecero luce sulla sua personalità, e in particolare: Le memorie, curate da E. Valli (Faenza s.d. [ma 1930], con un'autobiografia destinata ai nipoti), il lavoro dello stesso E. Valli, Il concetto della storia negli appunti di mons. F. L. e ricordi di conversazioni (Faenza 1962) e, sulla scorta di una nota personalissima rinvenuta fra le carte del L., il saggio di E. Valli - G. Donati, L'itinerario spirituale di F. L. col testo inedito, a cura di G. Cattani (Faenza 1958). Fra le opere storiche pubblicate postume si ricordano: Cronotassi dei vescovi di Bologna: dai primordi alla fine del secolo XIII (Bologna 1932), Storia ecclesiastica e agiografica faentina dall'XI al XV secolo, a cura di G. Lucchesi (Città del Vaticano 1969). La ristampa di suoi lavori testimonia la validità ancora attribuita alla sua opera: da ultimo una serie di articoli di cronistoria faentina, dapprima apparsi nel Piccolo, pubblicati sotto il titolo L'età napoleonica a Faenza. Il periodo rivoluzionario (1796-1800), a cura di G. Dalmonte, con introd. di L. Bedeschi (Faenza 2001). Di recente sono stati pubblicati anche Lottieri della Tosa: un vescovo di Dante e il suo codice faentino, a cura di G. Lucchesi, Faenza 1977; Lettere inedite [a don Giuseppe Farina, parroco di S. Vitale], a cura di G. Cattani, ibid. 1987.
Il L. fu membro dell'Arcadia col nome di Polibio Liceate e della Accademia romana di archeologia; fu membro attivo della Deputazione di storia patria per le Romagne, membro corrispondente di quella di Firenze, r. ispettore onorario delle biblioteche e collaborò alla nuova edizione dei Rerum Italicarum Scriptores. Collaborò, inoltre, all'Enciclopedia Italiana, per la quale curò 15 voci dedicate a santi e le voci agiografia e agiologia.
Fonti e Bibl.: Faenza, Bibl. comunale Manfrediana: i mss. lanzoniani, non ancora catalogati, sono inventariati ai nn. 471-517. Sull'opera del L. si vedano: P. Zama, F. L. storico del cristianesimo, in Nuova Antologia, 1° luglio 1929, pp. 83-89; P. Rossini, Elenco bibliografico di 198 opere di F. L., in Val di Lamone, 1929, I, pp. 33-55; Id., In memoria di mons. F. L., Faenza 1930; P. Zama, Gli studi risorgimentali di F. L., in Studi romagnoli, VIII (1957), pp. 338-349; fondamentale la raccolta di saggi Nel centenario della nascita di mons. F. L. Atti del Congresso di studi… 1963, Faenza 1964; G.D. Gordini, Validità dell'opera storica di mons. F. L., in L'Osservatore romano, 12 genn. 1964; A. Vasina, Studi su F. L. nel I centenario della nascita, in Riv. di storia della Chiesa in Italia, XVIII (1964), pp. 290-299; G. Cattani, Note faentine, Faenza 1974, ad ind.; L. Emiliani, Il pensiero politico di F. L., in In Rumagna: aspetti della storia, della politica, della tradizione, V (1978), pp. 108-118; Mons. F. L. a cinquant'anni dalla morte, s.l. né d. [ma 1979]; M. Tagliaferri, F. L. agiografo faentino (1862-1929), in S. Nevolone e S. Umiltà a Faenza nel sec. XIII. Atti del Convegno… 1995, Faenza 1996, pp. 162-172; L. Bedeschi, F. L., 1862-1929: profilo culturale, Faenza s.d. [ma 1995]; R. Rusconi, Erudizione, devozione, reazione. L'itinerario di una cultura ecclesiastica da G. Moroni a F. L., in Santi, culti, simboli nell'età della secolarizzazione1815-1915, a cura di E. Fattorini, Torino 1997, passim; M. Tagliaferri, La donazione di F. L., Faenza 1999; M. Zaccaria, L'antropologia religiosa di F. L., tesi di laurea, Univ. di Bologna, facoltà di lettere e filosofia, a.a. 2000-01; G. Casati, Scrittori cattolici italiani viventi, Milano 1928, ad vocem; Enc. Italiana, XX, p. 517; Enc. biografica "I grandi del cattolicesimo", II, s.v.; Diz. stor. del movimento cattolico in Italia, III, sub voce.