LAMPATO, Francesco
Nacque a Venezia il 12 febbr. 1774 da Giuseppe, mediatore di commercio. "Dopo aver ricevuto una distinta educazione" (G. Sacchi, Necrologia di F. L., in Annali universali di statistica, s. 2, 1852, vol. XXIX, n. 87, p. 336), iniziò giovanissimo la carriera militare nell'esercito napoleonico, arruolandosi nella Legione veneta destinata a essere assorbita nell'esercito cisalpino dopo il trattato di Campoformio del 1797. Nel 1796 si unì in matrimonio con la veneziana Senia Rossetti, da cui ebbe una numerosa prole. Lasciata la moglie e i figli a Venezia, partecipò alle diverse campagne napoleoniche nelle unità combattenti, risalendo progressivamente i gradi della carriera militare.
Una svolta nel suo impiego arrivò solo nel maggio del 1805, quando entrò a far parte, in qualità di segretario e in rappresentanza del ministero della Guerra del Regno Italico, della commissione del Consiglio di Stato nominata da Napoleone per effettuare il riordinamento dell'amministrazione dell'esercito. In quest'attività poté probabilmente mettere a frutto le cognizioni amministrative e le capacità contabili acquisite nell'ambito familiare. Nel novembre dello stesso anno gli fu affidato l'incarico di commissario di guerra aggiunto presso la direzione suprema dell'armata italiana.
Dopo alterne vicende che lo portarono tra l'altro in Francia e successivamente in Tirolo, dove l'esercito italico dovette fronteggiare le continue insorgenze antifrancesi, il L. fu in servizio a Trento per tutto il 1810. Alla nomina del generale A. Fontanelli a ministro della Guerra, alla fine del 1811 fu richiamato a Milano presso il ministero per la sistemazione dei bilanci, gravemente dissestati per i continui spostamenti degli uffici e la scarsa preparazione degli impiegati responsabili. Divenuto commissario ordinatore aggiunto, ruolo che gli garantiva un lavoro stabile nella capitale del Regno Italico, poté finalmente ricongiungersi con la famiglia facendola venire da Venezia. Nel 1813 infine fu posto a dirigere la 2ª divisione ministeriale incaricata di provvedere all'amministrazione di guerra, ottenendo, prima dello scioglimento definitivo del ministero da parte degli Austriaci, il massimo grado di commissario ordinatore.
Dopo questa intensa attività al servizio della Cisalpina e dei governi del Regno Italico, grazie alla quale entrò in contatto con gran parte degli intellettuali e dei funzionari filofrancesi, tra cui P. Custodi, M. Gioia e U. Foscolo, al momento della Restaurazione il L. preferì ritirarsi a vita privata evitando di impegnarsi attivamente nella cospirazione contro l'occupazione austriaca. Del resto le sue idee politiche erano ben note al governo del Lombardo-Veneto se, nel parere apposto alla richiesta per la concessione della patente di stampatore nel 1827, la polizia affermò che "dal lato politico […] è da osservarsi che non mostrò in addietro propensione per l'attuale ordine di cose comunque in giornata nulla possa dirsi a suo carico sotto questo rapporto" (La Salvia, p. 39).
Forte di un patrimonio consistente capace di metterlo al riparo da preoccupazioni finanziarie, assai diffuse peraltro tra coloro che a diverso titolo avevano militato in precedenza nelle file dello schieramento democratico, il L. entrò timidamente nel commercio librario curando la vendita di edizioni altrui. Solo nel gennaio del 1823 diede il via alla sua attività di editore acquistando gli Annali universali di medicina che si pubblicavano dal 1814 per cura di un altro ex ufficiale napoleonico, il colonnello medico A. Omodei. Nel panorama dell'imprenditoria libraria, dominata da figure legate all'artigianato, il L. costituì una singolare eccezione; privo inizialmente di una bottega tipografica o di una libreria, mise il suo patrimonio al servizio del progresso e della diffusione delle scienze e delle tecniche come condizione insostituibile per la crescita civile della nazione.
Milano in quegli anni si avviava a divenire la capitale dell'editoria libraria e periodica. Dotata di una manodopera intellettuale di ottimo livello, costituita in gran parte da ex funzionari napoleonici, la capitale lombarda divenne un ricchissimo laboratorio di nuovi generi editoriali a larga diffusione, dai romanzi alle strenne ai periodici. La capacità del L. fu quella di raccogliere intorno al suo progetto una "onoratissima schiera di dotti tratta dal silenzio dei gabinetti alla vita operosa del giornalismo, giacché vedeva in questo prezioso concorso il mezzo più appropriato e più potente di diffondere proficuamente le più gravi dottrine" (Sacchi, p. 337).
A distanza di un anno, nel luglio del 1824, il L. affiancò agli Annali universali di medicina gli Annali universali di viaggi, geografia, storia, economia pubblica e statistica che divennero, dal secondo numero, Annali universali di statistica, economia pubblica, storia, viaggi e commercio; nel 1826 assunse l'edizione degli Annali universali di tecnologia, di agricoltura, di economia rurale e domestica, di arti e di mestieri diretti da I. Lomeni e, infine, nel 1827 acquistò il Giornale di farmacia, chimica e scienze accessorie che divenne Annali universali delle scoperte, ritrovati e miglioramenti fatti in farmacia ed in chimica, compilati e diretti da A. Cattaneo. Mentre dei periodici di medicina, chimica o tecnologia agricola il L. mantenne soltanto la gestione amministrativa, lasciando ad altri l'impegno redazionale, degli Annali universali di statistica egli fu, almeno nei primi anni, il compilatore principale insieme con G.B. Carta, vecchio compagno d'armi.
Suo infatti fu il progetto di un giornale che accostasse alle notizie statistiche anche articoli originali, sua la firma in numerosi articoli e nel programma in cui limpidamente si affermava: "Le cognizioni che la massa degli uomini va giornalmente acquistando sul vero stato dei corpi sociali del vecchio e del nuovo mondo, producono a mano a mano nei medesimi l'intimo convincimento che il bene individuale non si trovi che nel bene di tutti, e che quanto più queste opinioni sono accompagnate da industre ed attivo lavoro, tanto più si migliori la condizione degli individui e quindi quella delle nazioni" (Manifesto di presentazione della II annata, in Annali universali di statistica, 1825, vol. V, p. 12).
Intorno al periodico si raccolsero nel tempo gli esponenti più avanzati del pensiero economico-giuridico liberale italiano; tra di essi, dal 1825 M. Gioia, dal 1827 G.D. Romagnosi, dal 1828 C. Cattaneo (che abbandonò gli Annali per dissensi con il L. e fondò Il Politecnico) e infine, negli anni Quaranta, D. e G. Sacchi e C. Correnti. Gestito con intelligente cautela, evitando gli argomenti dichiaratamente politici suscettibili di creare problemi con la censura austriaca, il giornale poté godere nella sua lunga vita di un notevole prestigio internazionale (ottenne il plauso della Revue encyclopédique di M.A. Jullien e di altri periodici di statistica inglesi e francesi) anche se fu stretto sempre da notevoli difficoltà economiche, dovute al non alto numero degli associati (la tiratura media fu di 500 copie).
Per ridurre i costi di produzione, il L. acquistò nel 1827 la patente per svolgere attività tipografica intestandola al figlio Paolo. Nell'intento di garantire alla sua impresa capitali freschi, e nel contempo l'appoggio della finanza e dell'industria milanese, il L. costituì nel maggio del 1832 con il giurista G.F. Zini e altri capitalisti lombardi, tra cui il banchiere P. Negri e il commerciante E. Viscontini, la Società degli editori degli Annali universali delle scienze e dell'industria. Del resto, con Zini già nel 1828 aveva cominciato le pubblicazioni del trisettimanale L'Eco, "giornale di scienze, lettere, arti, mode e teatri", sorta di raccolta antologica della stampa straniera, che diede il nome a un'altra impresa, sempre finanziata da Zini ma creata dal L., il gabinetto di lettura situato nella galleria De Cristoforis, ricco nel 1835 di ben 153 testate italiane e straniere, luogo di incontro della società culturale milanese.
Come si vede, quindi, la presenza del L. nel panorama imprenditoriale lombardo non si limitò alla pubblicazione di periodici di argomento scientifico; oltre all'edizione di numerosi volumi (tra cui la Vita di Napoleone Bonaparte… di W. Scott, I-XXIV con un vol. XXV di indici, Milano 1828-29, e le Opere inedite e rare di V. Monti, I-V, ibid. 1832-34), curò la pubblicazione di giornali di divulgazione, come nel 1835 La Moda, "giornale dedicato al bel sesso", affidato al figlio Paolo.
L'attività di Paolo, che nel 1830 aprì uno stabilimento tipografico a Venezia, condizionò sul piano finanziario l'impresa paterna: infatti, dopo aver fondato alcune collane editoriali di dubbio livello culturale, giudicate negativamente dagli stessi redattori degli Annali, e qualche periodico a diffusione popolare, tra cui Il Gondoliere compilato da L. Carrer, Paolo subì gravi dissesti, ripianati dal padre, e ritornò a Milano nel 1839, continuando un'attività tipografica ispirata a criteri di audacia innovativa profondamente diversi da quelli del padre.
La necessità di onorare i debiti del figlio e l'allontanamento dalla Società di alcuni fra i banchieri che l'avevano finanziata costrinsero il L. a ridimensionare il complesso delle sue attività. Intanto, dopo la morte di Gioia e Romagnosi e la rottura con Cattaneo, gli Annali di statistica continuarono le pubblicazioni sotto la direzione di G. Sacchi ed ebbero un ruolo importante nel dibattito culturale prequarantottesco. Ai moti milanesi del 1848 il L. aderì con entusiasmo rivendicando con orgoglio la funzione svolta dal suo giornale "che può a buon diritto gloriarsi d'aver avuta la sua parte a sì meraviglioso risultamento con le liberali dottrine che venne continuamente spargendo nelle sue pagine, per quanto almeno poté sfuggire all'ombrosa censura della tirannide dalla quale ci siamo per sempre liberati"; con l'occasione riprese "il posto da cui fu tolto nel 1814 all'atto dell'infausta occupazione austriaca" (Avviso del compilatore…, in Annali universali di statistica, s. 2, 1848, vol. XV, n. 45, p. 231) entrando nel comitato di sussistenza del ministero della Guerra. Col ritorno degli Austriaci, il L. riprese silenziosamente la sua attività nella redazione del giornale.
Il L. morì a Milano il 3 marzo 1852, ma nei suoi giornali "egli sopravviveva a se stesso, e vedeva già eseguito il suo testamento" (Sacchi, p. 340).
Scritti del L. figurano negli Annali universali di statistica e sono identificati dalle sigle F. L. o L. F.
Fonti e Bibl.: Firenze, Biblioteca nazionale, Carteggio Vieusseux, 55, 80-86 (lettere del L. a G.P. Vieusseux, 1832-34); lettere del Vieusseux al L. (1828-42), ibid., 122, 142, 145, nonché Ibid., Arch. stor. del Gabinetto Vieusseux, Copialettere Vieusseux, III, IV, V, XIII, XIV, XV, XVII. Le lettere a C. Cattaneo sono pubblicate in C. Cattaneo, Epistolario, a cura di R. Caddeo, I-IV, Firenze 1949-56, ad ind.; quelle del Cattaneo al L., in Edizione nazionale delle opere di Carlo Cattaneo.Carteggi di Carlo Cattaneo, I, Lettere di Cattaneo, vol. I, 1820 - 15 marzo 1848, a cura di M. Cancarini Petroboni - M. Fugazza, Firenze 2001, ad indicem.
Una accurata biografia del L. è tracciata nel volume di S. La Salvia, Giornalismo lombardo: gli "Annali universali di statistica" (1824-1844), Roma 1977, che offre anche una ricca appendice con documenti sull'attività editoriale e lettere inedite del L., a cui si rimanda per le notizie sulle fonti archivistiche conservate presso l'Archivio di Stato di Milano. Sulle pubblicazioni librarie e periodiche del L. e sulla loro funzione nel contesto politico si vedano anche: T. Massarani, Cesare Correnti nella vita e nelle opere, Roma 1890, pp. 58 ss.; K.R. Greenfield, Economia e liberalismo nel Risorgimento. Il movimento nazionale in Lombardia dal 1814 al 1848, Bari 1964, ad ind.; R. Ciasca, L'origine del programma per l'opinione nazionale italiana del 1847-48, Milano 1965, passim; M. Berengo, Intellettuali e librai nella Milano della Restaurazione, Torino 1980, ad ind.; S. Franchini, Editori, lettrici e stampa di moda. Giornali di moda e di famiglia a Milano dal "Corriere delle dame" agli editori dell'Italia unita, Milano 2002, ad indicem.