FRANCESCO II Sforza, duca di Milano
Secondogenito di Ludovico il Moro, nacque il 4 febbraio 1495. Caduto il dominio sforzesco, seguì il padre in Germania (1499). Tornò a Milano quando il fratello Massimiliano ebbe riguadagnato il potere. Caduto anche Massimiliano, ritornò in Germania, dove visse esule ed oscuro fino al 1521 allorché la lega tra papa Leone X e l'imperatore Carlo V, vittoriosa dei Francesi, lo rimise sul trono del ducato di Milano. Giovane valoroso, assennato, intelligente, d'animo mite e buono, avrebbe potuto operare grandi cose in pro' dello stato se tante circostanze avverse non lo avessero ostacolato. Cominciava appena a dar prove del suo valore con savie riforme, quando la nuova invasione dei Francesi condotti da Francesco I lo privò del potere. Riavutolo (26 febbraio 1525) dopo la completa disfatta del re di Francia alla battaglia di Pavia, fu vittima inconsapevole dell'alleanza segreta di papa Clemente VII coi Veneziani contro l'imperatore, rivelata a Carlo V dal marchese di Pescara che avrebbe dovuto esserne il capo militare. Piombò su di lui l'accusa di tradimento e l'esercito imperiale ne occupò lo stato (12 novembre 1525), nonostante le sue proteste di fedeltà. Rimase chiuso coi suoi nel castello di Milano, assediato arbitrariamente dal Pescara, che neppure si curò di aspettare la risposta del sovrano alle discolpe dell'accusato, mentre i cittadini, a lui affezionati e odiatori degl'imperiali, si sollevavano con frequenti tumulti. Il 24 luglio 1526, dopo otto mesi di sofferenze, dovette capitolare. Gli era stati promessa libera residenza in Como con 30.000 ducati l'anno, finché l'imperatore non avesse giudicato delle colpe attribuitegli. Poiché la parola non fu mantenuta, disgustato aderì alla lega di Cognac, tra il papa, Venezia e la Francia. Le vicende della guerra volsero a lui favorevoli, riottenendo Cremona e quasi tutto il Dominio; e finalmente nel Congresso di Bologna, egli seppe abilmente piegare anche l'animo di Carlo V, che gli confermò l'investitura del ducato col patto che questo sarebbe passato all'Impero se il duca fosse morto senza eredi legittimi (novembre-dicembre 1529). Tranquillo finalmente fra i suoi sudditi fedeli si dedicò con passione a riorganizzare lo stato: tutti i suoi decreti lo dimostrano principe illuminato ed onesto. Nel 1534 Carlo V gli diede in moglie la propria nipote Cristiana figlia del re di Danimarca e di Elisabetta. Ma il 1° novembre 1535 egli moriva; e, in mancanza di eredi legittimi, Carlo V incorporò senz'altro il ducato di Milano nei suoi dominî.
V. tav. CLXXVII.
Bibl.: G. Capella, Commentarii delle cose fatte per la restituzione di Francesco Sforza II Duca di Milano, Venezia 1539; G. M. Burigozzo, Cronaca di Milano, in Cronache milanesi, Firenze 1842; G. Bugatti, Historia universale, Venezia, 1570; F. Guicciardini, Storia d'Italia; G. Ripamonti, Historiae patriae, Milano 1641, Dec. II, lib. VIII; P. Verri, Storia di Milano, Milano 1834-50; G. Bernardi, L'assedio di Milano nel 1526, in Arch. st. lomb., V (1896); C. Romussi, La morte di Alberto Meraviglia, 1533, ibid., I (1874); F. Fossati, Per l'ingresso di Cristiana Sforza in Vigevano, ibid., XVII (1902). E cfr. G. De Leva, St. documentata di Carlo V in correlaz. all'Italia, voll. 5, Venezia 1863-1881.