FRANCESCO I de' Medici, granduca di Toscana
Figlio di Cosimo I e di Eleonora di Toledo, nato a Firenze il 25 marzo 1541, successe al padre nel 1574; ma già da dieci anni Cosimo I gli aveva affidato la cura dello stato senza tuttavia rinunziare a interessarsi nelle questioni di maggiore importanza. Aveva sposato nel 1565 Giovanna d'Austria, sorella di Massimiliano II; e il matrimonio contribuì notevolmente al riconoscimento del titolo granducale da parte dell'imperatore. Deficienza di doti intellettuali e scarsa perizia di governo aveva già avvertite in lui il padre durante l'esperimento della reggenza e si era adoperato a correggerle; ma degli ammaestramenti F. non aveva saputo trarre profitto. Anima indocile e leggiera, incline alle frivolezze di corte e ai facili piaceri, abbandonò, dopo un breve periodo di operosità, i negozî dello stato ai suoi ministri, che seppe però scegliere tra uomini dotati di molto valore e dottrina, quali Gio. Battista Concini e Bellisario Vinta. A questi più che al granduca è da attribuire forse l'opera di consolidamento del principato mediceo continuata pur dopo la morte di Cosimo, specialmente con l'esautoramento di quei consigli e magistrature, che risentivano dell'antica costituzione repubblicana. Ancora un passo verso l'assolutismo, imposto anche dalla necessità; ché non erano del tutto spente in certe famiglie le speranze di rivincita e di restaurazione della caduta repubblica, e F. ne aveva avuto avviso pochi mesi dopo l'ascesa al trono con la congiura ordita da Orazio Pucci, da lui mandato al patibolo.
Alle difficoltà economiche che angustiavano il paese ed erano soprattutto riflesso di condizioni generali dell'Europa, F. oppose rimedî non sempre adeguati. Ma interessato egli stesso a imprese commerciali, procurò di dare incremento al traffico e di alimentare industrie ancora promettenti. L' ingrandimento della città di Livorno e l'ampliamento del suo porto furono dovuti allo spostarsi della mercatura toscana verso i paesi iberici per le rivoluzioni e le guerre civili che funestavano i paesi dell'Europa centrale. Così pure il desiderio di restituire vitalità all'industria della seta gli fece promuovere in Toscana la coltivazione del gelso. Ma questi e altri provvedimenti presi allo scopo di dare nuovo impulso all'economia pubblica (si possono anche ricordare il tentativo di migliorare la Maremma e quello dello sfruttamento delle cave di rame di Montecatini) non diedero risultati notevoli, perché non coordinati in un vero e proprio programma di politica economica. La mente di F. era particolarmente volta a cose che solleticavano le sue ambizioni principesche; donde le brighe con i duchi di Savoia e di Ferrara per questioni di titoli e di precedenza, il fasto della sua corte, la dedizione incondizionata a casa d'Austria. Un episodio di capitale importanza rappresenta nella vita di F. il suo amore per Bianca Capello (v.), una donna che dominò sulla volontà di lui, e che F., mortagli nel 1578 Giovanna d'Austria, sposò. Dal matrimonio non nacquero figli; ma poiché forte era nel granduca la brama di averne, due volte la Capello ricorse alla simulazione di parti immaginarî. La morte quasi contemporanea di F. e di Bianca (19 e 20 ottobre 1587) diede luogo a sospetti, e nacque la leggenda, oggi sfatata, che granduca e granduchessa fossero rimasti vittime di una torta avvelenata preparata per il cardinale Ferdinando de' Medici, che la cognata odiava mortalmente. F. e Bianca morirono per infezione malarica.
V. tav. CLXXVIII.
Bibl.: R. Galluzzi, Storia del granducato di Toscana sotto il governo della Casa Medici, Livorno 1781, voll. 3-4; A. Reumont, Geschichte Toscana's seit dem Ende des florentinischen Freistaates, I, Gotha 1877; G. Pieraccini, La stirpe dei Medici di Cafaggiolo, II, Firenze 1924.