Pittore (Venezia 1712 - ivi 1793). Tra i più significativi esponenti del vedutismo veneziano, si formò sullo stile di Canaletto, diversificandosene per la diversa interpretazione ed elaborazione della luce, particolarmente apprezzata dopo la rivoluzione impressionista. La riscoperta di G. è un merito della critica moderna, educata dall'impressionismo. Particolarmente noti il Rio dei Mendicanti (Bergamo, accademia Carrara) e La laguna (Milano, museo Poldi-Pezzoli); bellissimi e numerosi i suoi disegni.
Nel 1761-63 entrò nella fraglia dei pittori; nel 1782 viaggiò in Valtellina; nel 1784 divenne "pittore prospettico" nell'Accademia di Venezia. Le sue opere giovanili, quasi tutte in Trentino, furono eseguite spesso in collaborazione col fratello Giovanni Antonio. Di qui le indecisioni della critica nelle attribuzioni: esemplare il coro dell'organo della chiesa dell'Angelo Raffaele a Venezia (1747-53) da alcuni studiosi decisamente conteso a G. e attribuito al fratello. G. ha tuttavia una cultura più complessa e aperta a diverse esperienze: A. Magnasco, S. Ricci, G. A. Pellegrini, G. Bazzani, come dimostrano anche i suoi più tardi quadri di figure (Miracolo di s. Giacinto, 1763, Vienna, Kunsthistorisches Museum; un disegno, 1779, Venezia, museo Correr). Fu anche pittore di fiori, dipinse per il teatro (sipari) e decorò persino mobili. Ugualmente complessa è la formazione di G. paesista, la cui originalità di visione è pienamente raggiunta verso la metà del secolo. Canaletto è la fonte essenziale della "veduta" di G.; ma anche del Canaletto l'artista sa cogliere e rielaborare la nuova interpretazione del valore della luce, separandola dall'impalcatura prospettica che la sorreggeva. La luminosità illimitata delle vedute di G. conserva un valore di spazio, e perciò ha bisogno di giustificarsi con pretesti e talvolta "capricci" architettonici o con l'inserzione di elementi aneddotici (macchiette, gondole, gruppi di figurine, ecc.), sempre vivamente accentuati. E certamente nella sua visione fantastica egli ha un compagno piuttosto in M. Ricci che nel Canaletto. Molti gli imitatori e i falsificatori della sua maniera.