GRITTI, Francesco
Poeta, nato a Venezia nel 1740 (la madre Cornelia Barbaro Gritti era poetessa). Eletto a trent'anni giudice nel Consiglio dei Quaranta, amministrò con senno la giustizia; morì nel 1811. Scrisse gustose parodie tragiche, comiche e romanzi alla moda; tradusse tragedie del Voltaire, del Ducis, del Piron; rifece in ottava rima, migliorandolo, il Tempio di Gnido del Montesquieu; lasciò inedita una traduzione della Pulcella del Voltaire. Deve la sua fama soprattutto agli Apologhi veneziani, che superano talvolta in robustezza e grazia quelli del Florian, da cui in parte derivano. Il G., vero poeta cittadino, vive in disparte, osserva, tenta di correggere i suoi concittadini; si fa beffe, egli patrizio, dei patrizî vani e superbi; mira soprattutto a glorificare la modestia e il lavoro; vagheggia l'Italia unita. Un lungo apologo è El Brigliadoro, novella satirica veneziana in veste cinese, che sferza letterati avventurieri, ambasciatori infidi, re crudeli e consiglieri stolti.
Bibl.: A. Meneghelli, Cenni intorno alla vita di F. G., premessi alle Poesie di lui, Venezia 1815; F. Nani Mocenigo, F. G. e V. Barzoni, in Memorie veneziane, s. 1ª, Venezia 1911; V. Malamani, Il teatro drammatico a Venezia nel sec. XVIII, in Nuova Antologia, 1897; L. Pagano, Poeti dialettali veneti del Settecento, Venezia 1915.