GRAZIANI, Francesco
Nato a Fermo il 26 apr. 1828 da Luigi e Vittoria Belli, intraprese dapprima gli studi ecclesiastici, e si dedicò successivamente al canto sotto la guida di F. Cellini, come pure i fratelli Lodovico, famoso tenore, Giuseppe e Vincenzo.
Il G. esordì come baritono ad Ascoli Piceno nel 1851 in Gemma di Vergy di G. Donizetti, e si esibì ancora nelle Marche l'anno successivo, apparendo tra l'altro a Macerata ne I masnadieri di G. Verdi. La carriera del G. prese una svolta decisiva nel 1853, quando apparve per la prima volta al Théâtre-Italien di Parigi, ove cantò regolarmente fino al 1861, prendendo parte tra l'altro alla prima esecuzione parigina de Il trovatore di Verdi il 23 dic. 1854, e a rappresentazioni de I puritani di V. Bellini (1855 e 1859), Latraviata (16 dic. 1856) e Un ballo in maschera di Verdi (13 genn. 1861).
A partire dal 1855 il centro principale dell'attività del G. divenne Londra. Il suo debutto nel ruolo di Don Carlo nell'Ernani di Verdi ebbe luogo il 26 apr. 1855 al Covent Garden, teatro in cui, pur con brevi interruzioni, fu attivo per oltre venticinque anni. Nello stesso 1855 cantò ancora quale Conte di Luna nella prima londinese de Il trovatore (10 maggio), e la sua aria "Il balen del suo sorriso" divenne entro breve tempo il brano più popolare dell'opera. Nel 1858 cantò in Martha di F. von Flotow accanto al tenore Mario (G.B.M. De Candia), e il 25 maggio 1861 si esibì per la prima volta accanto ad Adelina Patti nel ruolo di Enrico nella Lucia di Lammermoor di Donizetti, stabilendo un sodalizio che si protrasse fino al ritiro del G. dalle scene.
Altri ruoli interpretati dal G. nel corso della sua carriera londinese furono Valentine nel Faust di Ch. Gounod (1863), Nelusko ne L'africaine di G. Meyerbeer (1865), il Conte ne Le nozze di Figaro (1866) e Don Giovanni nell'omonima opera di Mozart (1868 e 1869). I suoi impegni di maggior rilievo furono tuttavia nelle prime rappresentazioni londinesi di opere verdiane: il 27 giugno 1862 interpretò Renato in Un ballo in maschera accanto a Mario, il 4 giugno 1867 fu il Marchese di Posa in Don Carlos; nel 1870 fu protagonista in Macbeth (opera che aveva interpretato a Dublino il 30 marzo 1859) e nel 1875 in Rigoletto; il 22 giugno 1876 ricoprì il ruolo di Amonasro in Aida.
Nel 1870, inoltre, prese parte alla prima rappresentazione di Esmeralda, opera scritta da F. Campana per Adelina Patti, su un libretto tratto da Notre-Dame de Paris di V. Hugo, e nel 1871 partecipò a un'applaudita ripresa dell'Otello di G. Rossini come Iago, ruolo originariamente scritto per tenore e adattato alla voce del G. in questa circostanza. La sua ultima apparizione al Covent Garden risale al 17 luglio 1880, quando interpretò Giorgio Germont in una rappresentazione de La traviata, cui prese parte, ancora una volta, la Patti.
L'intensa attività londinese e parigina non impedì al G. di presentarsi in altri importanti teatri europei: nelle stagioni 1863-64 e 1866-77 cantò al Real di Madrid e nel 1875-76 apparve al teatro La Fenice di Venezia in Rigoletto e nella prima di Hamlet di A. Thomas, opera che interpretò nuovamente al teatro Apollo di Roma nella stagione 1878-79.
All'apice della carriera il G. fu scelto per prendere parte, nel ruolo di Don Carlo di Vargas, alla prima rappresentazione assoluta de La forza del destino di Verdi, che ebbe luogo nel teatro Imperiale di San Pietroburgo il 10 nov. 1862, ricevendo lusinghieri consensi dalla critica. A San Pietroburgo il G. aveva esordito nella stagione precedente con Ernani, e vi continuò a cantare occasionalmente fino al 1871. Nel 1868 cantò nel duomo di Firenze lo Stabat Mater di Rossini eseguito per la morte del compositore.
Dopo avere lasciato le scene il G. si stabilì a Grottazzolina, dove si spense il 30 giugno 1901.
Chorley si espresse in termini entusiastici sulla voce del G., lodandone la straordinaria bellezza, ma criticò l'artista, affermando che questi faceva troppo affidamento sulle sue doti naturali. Secondo H. Rosenthal il G., "dotato di una delle voci più belle e suadenti del secolo […] come artista valeva poco o nulla, e durante la sua lunga carriera a Londra fu costantemente criticato per il suo fraseggio poco musicale e per la recitazione inadeguata" (p. 107). Tuttavia, ancora a detta di Rosenthal, seppe essere convincente in scene quali la morte di Valentine in Faust.
Svoltasi quasi interamente all'estero, la carriera del G. contribuì in modo decisivo ad affermare la tipologia del baritono verdiano in Francia e in Inghilterra. Dedicatosi al repertorio drammatico, il G. interpretò raramente ruoli comici, fatto forse dovuto alle sue scarse doti di attore.
Fonti e Bibl.: H. Chorley, Thirty years' musical recollections, London 1862; A. Soubies, Le Théâtre-Italien de 1801 à 1913, Paris 1913; H. Rosenthal, Two centuries of opera at Covent Garden, London 1958, ad ind.; J. Budden, The operas of Verdi, II, From Il trovatore to La forza del destino, London 1978, ad ind.; Enc. dello spettacolo, V, s.v.Graziani (famiglia), coll. 1660-1662; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, III, s.v.Graziani (famiglia), p. 304; The New Grove Dict. of opera, II, pp. 522 s.; The New Grove Dict. of music and musicians (ed. 2001), X, p. 320.