GRASSO (Grassi), Francesco (Francesco da Verzate, Francesco da Pavia)
Non si conosce la data di nascita di questo pittore originario di Verzate, piccola località dell'Oltrepò pavese, attivo in Liguria nella seconda metà del Quattrocento, nell'ambito della nutrita colonia di artisti pavesi che trovarono spazi e fortuna nella regione costiera. Non si esclude che il padre del G., Zanino (Giannino), possa essere identificato con il pittore "Iohannes de Vergis" presente nel duomo di Bobbio nel 1465 (Natale, 1986, p. 35 n. 18).
La ricostruzione dell'attività del G. attraverso i documenti è in taluni casi piuttosto problematica, poiché negli stessi luoghi e all'incirca negli stessi anni fu attivo Francesco De Ferrari da Pavia, spesso indicato, come il G., con il nome di Francesco da Pavia, nato intorno al 1454, di cui si hanno notizie a partire dal 1476. Tuttavia soprattutto le ricerche ottocentesche di Alizeri testimoniano una cospicua produzione del G., della quale rimangono a oggi solo due opere, entrambe firmate.
La prima è un polittico, firmato "Franciscus de Vergiato de Papie" e datato 1° sett. 1465, conservato a Bajardo presso la parrocchiale, ma proveniente dall'oratorio del Ss. Salvatore (ibid.). Nello scomparto centrale sono rappresentati la Madonna col Bambino, affiancata nei laterali da S. Giovanni Battista e da S. Pietro, e, nel registro superiore, l'Angelo annunciante, la Madonna Annunciata, intervallati da una Imago Pietatis con i simboli della passione.
Il modello strutturale della pala, la divisione, la forma e la decorazione degli scomparti, tipici della produzione ligure tra la fine del Trecento e gli inizi del Cinquecento, nonché la presenza di elementi stilistici che rielaborano la tradizione figurativa "costiera", hanno suggerito l'ipotesi che l'attività del G. in Liguria fosse avviata già da qualche tempo (ibid.). È stata inoltre notata una certa discrepanza tra motivi neotrecenteschi e l'impiego di formule compositive aggiornate sulle novità provenienti dall'area padana (in particolare nella cuspide centrale), conosciute nei continui spostamenti del G., noti attraverso i dati documentari, dalla terra d'origine alla Liguria. Nella composizione, nonostante alcune ingenuità riscontrabili principalmente nella definizione anatomica dei personaggi, si possono apprezzare, per esempio, il gesto di Maria duplicato perfettamente in asse, nella Imago Pietatis, dalla mano sinistra di Cristo e gli interessanti effetti di profondità realizzati attraverso le insistite pieghe dei panneggi che conferiscono volume alle figure e assumono per la veste di Pietro una consistenza quasi metallica, ottenuta mediante violenti rialzi luminosi.
Un contratto del 1466, nel quale si attestano gli accordi stipulati con un "magister Franciscus de Papia depinctor" dai rappresentanti dei tessitori di Savona per la realizzazione di un polittico destinato alla cappella di S. Agata nella chiesa di S. Giovanni Battista (Varaldo), è riferibile con buona probabilità al G. e non a De Ferrari, sia per la prossimità cronologica con il polittico di Bajardo, sia per la data (Algeri - De Floriani, p. 512).
Del 1467 è il contratto per la decorazione della cattedra della statua di Francesco Vivaldi, opera di Michele d'Aria per il Banco di S. Giorgio a Genova. Si è voluto riconoscere nel G., per i medesimi motivi addotti in relazione al contratto del 1466, l'autore dei lavori piuttosto modesti, limitati alla doratura a pennello dei fregi e alla coloritura degli stemmi (Ferrando Cabona). Il documento tuttavia, qualora risultasse con certezza riferibile al G., attesterebbe la sua presenza a Genova e l'inizio della prestigiosa collaborazione con uno dei principali centri economici e politici della città.
Databile a questo periodo sarebbe anche un altro polittico del G., raffigurante S. Benedetto in trono, santi e una monaca, attualmente di ubicazione ignota (Natale, 1986).
Nel 1469 il G. fu testimone della rescissione del contratto che legava in società i pittori Niccolò Corso e Giovanni dell'Acqua.
Il 20 febbr. 1476 ottenne dal duca di Milano "lettere di passo" che gli consentivano di spostarsi liberamente tra le terre lombarde e Genova, dove a questa data si trovava la sua residenza.
Il 28 marzo 1481, insieme con il fratello Giovanni, fu incaricato della decorazione, con azzurro fino e oro, del solaio della "camminata" del palazzo di Lazzaro Ponzone a Genova. Sempre nello stesso anno il G. risulta iscritto nella Matricula dell'arte dei pittori di Genova, della quale fu consigliere nel 1485.
Sul finire del nono decennio è databile l'altra opera certa del pittore. Firmata "Franciscus de Verzatis de Papia pinxit" nel cartellino situato ai piedi della figura di S. Vincenzo Ferrer, la tavola costituiva con ogni probabilità lo scomparto di un polittico poi smembrato, di cui si ignora la destinazione originaria. L'opera risulta schedata nel catalogo della Pinacoteca Malaspina di Pavia come S. Domenico (Albertini Ottolenghi), ma l'identificazione del soggetto con S. Vincenzo Ferrer appare inconfutabile.
In realtà, se i tre gigli che sembrano spuntare dal crocifisso recato nella mano destra del santo possono creare qualche confusione con s. Domenico, che si tratti di s. Vincenzo risulta inequivocabile dalla citazione apocalittica all'interno del libro tenuto ben aperto nell'altra mano: "timete Dominum et date Illi honorem, quia venit hora iudicii eius", tradizionale attributo dell'immagine del celebre predicatore spagnolo, canonizzato nel 1455. La figura è inserita in un paesaggio roccioso e spoglio, posto in relazione più volte con le opere di Giovanni Mazone di ascendenza padana, e in particolare con i frammenti degli affreschi della cappella Sistina nella cattedrale di Savona (1489). Proprio tale elemento fornisce indicazioni in merito alla datazione, sicuramente posteriore al polittico di Bajardo e ascrivibile all'attività matura del pittore.
Il G. risulta sicuramente documentato, sempre a Genova, ancora per circa un decennio, tra il luglio del 1489, quando stimava con Giuliano Brenta una pala lasciata incompiuta da Vincenzo Foppa nella chiesa domenicana di S. Maria di Castello (Alizeri, 1870), e il 10 febbr. 1500, data in cui, con un tal Giovanni "de Vegiis q(uondam) Moisis", prese in affitto per quattro anni i due terzi della bottega di Pietro Guidi (Alizeri, 1874).
Il 24 dic. 1490 e l'8 genn. 1491 sono documentati dei pagamenti per lavori non altrimenti precisati eseguiti dal G. ancora per il Banco di S. Giorgio. Nel secondo caso viene ricordato insieme con De Ferrari. È stata avanzata l'ipotesi (Algeri - De Floriani) che si debba identificare con il G. il Francesco da Pavia pagato insieme con De Ferrari due volte nel 1490, per altre opere (andate perdute) dipinte per il Banco (un S. Giorgio e la decorazione di un solaio), così come il Francesco da Pavia che nel 1491 agisce da procuratore di De Ferrari ad Albenga.
Il 17 dic. 1498 Pietro di Persio commissionò al G. la decorazione della "camminata" della sua casa genovese. L'anno successivo il G. è ricordato in un documento nel quale si decise per un cambio di mallevadori, in riferimento a un contratto rogato nel 1498 che lo impegnava a realizzare un altare, senza altra specificazione, per Antonio Arduino da Voltri.
La data di morte del G. non è nota.
Fonti e Bibl.: G.B. Spotorno, Matricola de' pittori genovesi, in Giorn. ligustico di scienze, lettere ed arti, I (1827), pp. 208, 210; S. Varni, Appunti artistici sopra Levanto con note e documenti, Genova 1870, pp. 32 s.; F. Alizeri, Notizie de' professori del disegno in Liguria dalle origini al secolo XVI, I, Genova 1870, pp. 370 s.; II, ibid. 1873, pp. 13, 82-84, 105-113, 352-355; III, ibid. 1874, p. 226; IV, ibid. 1876, p. 185; L. Reghezza, Appunti e notizie ricavate da documenti inediti dell'Archivio comunale di Taggia, San Remo 1908, p. 214; G. Bres, Questioni di arte regionale. Studio critico. Altre notizie inedite sui pittori nicesi, Nizza 1911, p. 59; L.H. Labande, Les Bréa. Peintres niçois de XVe et XVIe siècles en Provence et en Ligurie, Nice 1937, pp. 36-40; R. Maiocchi, Codice diplomatico artistico di Pavia dall'anno 1330 all'anno 1550, I, Pavia 1937, pp. 151, 230, 252, 355, 362, 367; II, ibid. 1949, pp. 2, 78, 80 s., 90, 122; G.V. Castelnovi, Il Quattro e il primo Cinquecento, in La pittura a Genova e in Liguria, I, Genova 1970, p. 167; M.G. Albertini Ottolenghi, in Pavia. Pinacoteca Malaspina, Pavia 1981, pp. 192 s.; C. Varaldo, F. Grassi e Francesco Ferrari: due pittori pavesi tra Savona e Albenga nel secondo Quattrocento, in Sabazia, 1984, n. 6, pp. 6-10; M. Natale, in Restauri in provincia di Imperia, a cura di F. Broggero, Genova 1986, pp. 28-36; Id., La pittura in Liguria nel Quattrocento, in La pittura in Italia. Il Quattrocento, Milano 1987, I, p. 18; A. Gagliano Candela, ibid., II, p. 652; F. Lamera, De Ferrari, Francesco, in Diz. biogr. degli Italiani, XXXIII, Roma 1987, pp. 706-709; F. Frangi, I pittori pavesi in Liguria dalla fine del Quattrocento al 1528, in Pittura a Pavia dal romanico al Settecento, a cura di M. Gregori, Milano 1988, pp. 73 s., 208; G. Algeri - A. De Floriani, La pittura in Liguria. Il Quattrocento, Genova-Imperia 1991, pp. 253-256, 266, 281, 324, 511 s.; I. Ferrando Cabona, Palazzo S. Giorgio. Pietre, uomini, potere (1260-1613), Cinisello Balsamo 1998, p. 115; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XIV, p. 543.