GONZAGA, Francesco
Nacque a Castiglione delle Stiviere, nel Mantovano, il 23 apr. 1577, sesto degli otto figli del marchese Ferrante e di Marta Tana di Santena.
Trascorse la propria infanzia prevalentemente a Castiglione, affidato ai governanti in occasione delle numerose assenze dei genitori, spesso in viaggio al servizio della Spagna o del duca di Mantova. Rimasto orfano del padre nel 1586, tre anni dopo il G. accompagnò la madre a Praga presso la corte imperiale per sollecitare un intervento dell'imperatore Rodolfo II d'Asburgo nella difficile controversia tra Castiglione e Mantova per la successione di Solferino. Il G. si trattenne alla corte imperiale anche dopo la vantaggiosa conclusione della vertenza, soggiornandovi fino all'uccisione del fratello Rodolfo nel gennaio 1593, in seguito alla quale, essendo già morti anche gli altri fratelli maggiori, fu chiamato a succedergli.
Nei quattro anni trascorsi a Praga il G. ebbe modo di familiarizzare con l'ambiente imperiale e di distinguersi per il proprio carattere autorevole ma incline alla mediazione. Di queste doti dovette ricordarsi anche l'imperatore se, nel luglio 1599, appena ventiduenne, il G. venne inviato come ambasciatore straordinario nelle Fiandre per trattare con il governatore, l'arciduca Alberto d'Asburgo, la restituzione di alcune piazze militari che erano state occupate ai danni di alcuni principi elettori imperiali. Prima di questa importante missione, a partire dal 1593 si erano già succedute numerose visite alla corte imperiale, principalmente per perorarvi la restituzione di Castel Goffredo, occupato dopo la morte di Rodolfo dal duca di Mantova Vincenzo I, che ne rivendicava l'investitura. La causa si trascinò per nove anni, durante i quali non solo vennero pregiudicati i buoni rapporti di parentela tra il ramo di Mantova e quello di Castiglione, ma si arrivò a minacciare in più occasioni la stessa vita del G. per mano di fuoriusciti castiglionesi, con la malcelata connivenza del duca di Mantova. In uno di questi episodi, nell'agosto 1597, perse la vita il fratello minore del G., Diego, e la loro stessa madre fu ferita, rimanendo fra la vita e la morte per parecchi giorni. Ma tra le ragioni dei viaggi del G. a Praga, nel 1598, vi fu anche quella delle proprie nozze, celebrate il 1° febbraio, con Bibiana di Pernstein, figlia del gran cancelliere di Boemia e della spagnola Maria Manrique. Il matrimonio permetteva al G. di imparentarsi direttamente con i più alti dignitari della corte boema e, di lì a qualche tempo, gli fece ottenere definitivamente l'investitura imperiale di Castel Goffredo. La scelta, che faceva presagire la fine di quella lunga vertenza, fu tuttavia contestata dal duca di Mantova anche dopo il definitivo verdetto del sovrano, il 15 marzo 1599. I contrasti furono risolti solo dopo altri tre anni grazie a un accordo mediato dal vescovo di Cremona C. Speziano, in base al quale Castel Goffredo rimase a Vincenzo in cambio di Medole e della rocca di Solferino.
Cessata ogni minaccia territoriale e consolidato il proprio potere signorile, dal 1602 le vicende del G. furono quasi esclusivamente legate alla sua sempre più attiva funzione diplomatica per conto dell'Impero, che poté espletare, rimanendo anche per lunghi periodi lontano dal suo feudo, grazie alla ritrovata armonia con il duca di Mantova e all'impegno di questo a vigilare sui suoi territori. Dopo essersi occupato, nel 1601, della contesa per il feudo di Sassuolo fra il duca di Modena Cesare d'Este e il signore di Carpi Enea Pio, dal marzo al giugno del 1603 il G. fu ambasciatore straordinario a Firenze e a Roma, dove si adoperò per richiedere un valido sostegno nella guerra contro i Turchi; la missione gli valse, nello stesso anno, l'incarico di ambasciatore ordinario a Roma, che ricoprì fino al 1609. In quegli anni si trovò altresì impegnato a nome dell'Impero, con un ruolo di primo piano, nel far rientrare il grave conflitto intercorso tra Paolo V e Venezia, culminato con la scomunica della Signoria veneziana e l'interdetto sui suoi territori. A titolo personale poté seguire le pratiche per la beatificazione del fratello Luigi, iniziate nel 1604 con papa Clemente VIII e concluse l'anno successivo con Paolo V. Nel 1608, sempre mediando per conto dell'imperatore, il G. condusse in porto il matrimonio tra il primogenito del duca di Mantova, il futuro Francesco IV, e Margherita figlia del duca di Savoia Carlo Emanuele I, un'alleanza che sembrava porre fine agli antichi rancori fra le due casate per il territorio del Monferrato. Portata a termine la missione romana, dal luglio 1610 al marzo 1612 il G. fu ambasciatore imperiale in Spagna, dove, in segno di affetto e di apprezzamento per l'opera svolta nel suo delicato incarico, nell'aprile 1611 venne nominato da Filippo III cavaliere del Toson d'oro e grande di Spagna.
Ritornato a Castiglione nel 1612, dovette sventare un ennesimo attentato ai suoi danni, un episodio la cui amarezza fu alleviata solo dal successivo conferimento da parte del nuovo imperatore Mattia d'Asburgo del titolo di città per Castiglione, che faceva seguito alla concessione della dignità di principe di Castiglione già ricevuta per sé nell'aprile 1610. Negli anni successivi spicca, tra le sue missioni diplomatiche, quella condotta nel 1613 presso Carlo Emanuele I di Savoia, volta a dirimere la grave crisi con il duca di Mantova seguita all'occupazione in Monferrato da parte di Carlo Emanuele delle fortezze di Trino, Alba e Moncalvo e all'assedio di Nizza. La vertenza era sorta dopo la morte del duca Francesco IV Gonzaga e il ritorno a Torino della vedova Margherita di Savoia senza la figlia Maria, trattenuta a Mantova, alla quale spettava, secondo i Savoia, la trasmissione per via femminile del Monferrato. Ottenuto il rilascio della piccola Maria e la stipula di un trattato fra i contendenti nel giugno 1613, il G. dovette assistere impotente al successivo deflagrare del conflitto.
I suoi tentativi di mediazione si alternarono ai sempre più frequenti soggiorni a Castiglione al capezzale della moglie, gravemente malata. Il decesso di Bibiana, avvenuto il 17 febbr. 1616, precedette solo di qualche mese la morte dello stesso G., un evento al quale egli sembrava da qualche tempo preparato, in seguito all'aggravarsi dei mali di cui già da tempo soffriva.
Il G. morì a Maderno (oggi Toscolano Maderno), sul lago di Garda, il 23 ott. 1616.
Gli succedette nel principato Luigi, di non ancora sei anni, sesto degli otto figli avuti dalla moglie.
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