FRANCESCO Gonzaga, IV marchese di Mantova
Successe giovanissimo al padre Federico nel 1484. Ebbe presto notevole importanza politica. Ricercato in alleanza da Venezia e da Ludovico Sforza, seppe conservarsi amico con ambedue. Sposata il 12 febbraio 1490 Isabella d'Este, accettò il comando dell'esercito veneziano, senza però rompere col Moro, divenuto suo cognato nel 1491. Quando Carlo VIII si decise all'impresa di Napoli, rifiutò le profferte allettatrici del re francese; conclusasi a Venezia (aprile 1495) la lega tra i principi italiani, assunse il comando delle loro forze. A Fornovo lottò da leone (6 luglio 1495) e si ritenne vincitore. In piena buona fede fece quindi costruire a Mantova la chiesetta della Vittoria, collocandovi la celebre pala del Mantegna (ora al Louvre) e fece incidere dallo Sperandio due medaglie, una col motto: Ob restitutam Italiae libertatem e la seconda con la dicitura: Universae Italiae liberator. La sua fama salì alle stelle; fu accarezzato dallo stesso Carlo VIII; e da Venezia fu creato capitano generale dell'esercito. Mandato in aiuto del re di Napoli, si ammalò e perdette, soprattutto per l'opera denigratoria del Moro, il favore della repubblica.
Salito al trono Luigi XII, il Gonzaga venne ricercato sia dal re di Francia sia dallo Sforza, col quale strinse l'accordo del 24 giugno 1498. Delineandosi poco dopo l'alleanza franco-veneta, si staccò dal cognato; ma, fallite le trattative con Venezia, gli si riaccostò. Conclusasi poi l'unione tra Venezia e Luigi XII (i febbraio 1499), F. riprese la politica oscillante tra i due gruppi contendenti. Ma la vittoria del re francese lo convinse a porsi al suo servizio. L'infida condotta tenuta durante il vano tentativo di riscossa dello Sforza mise in grave pericolo lo stato gonzaghesco. Fu salvato a stento per l'intercessione della sorella Clara di Montpensier, dell'ambasciatore di Ferrara, di Iacopo d'Atri e per il fascino di Isabella.
Costretto da Luigi XII ad assumere in Francia un comando militare, lasciò lo stato nelle mani della moglie, affidandone la tutela al duca Valentino. Le relazioni con Giulio II furono buone. Rifiutata l'offerta recatagli dal Machiavelli del capitanato della Repubblica fiorentina, F. nel 1506 accettò la nomina di luogotenente generale dell'esercito pontificio e conquistò Bologna. Poco dopo, per invito di Luigi XII, sedò la rivolta di Genova. Entrato nella lega di Cambrai fu colpito da una ripresa del "mal francese" e impossibilitato a partecipare alla battaglia di Agnadello. L'anno seguente, mentre pensava di effettuare una sorpresa su Legnago, fu fatto prigioniero e condotto a Venezia. Liberato per opera di Giulio II, dovette dargli in ostaggio il figlio Federico e impegnarsi a capitanare l'impresa ideata contro Ferrara e i Francesi. Le arti d'Isabella per non inimicarsi il re di Francia provocarono lo sdegno del papa, che l'accusò di tradimento a pro' dei francesi alleati del fratello di lei. Gli acerbi rimproveri di F. la disgustarono talmente, che Isabella lasciò per qualche tempo la corte gonzaghesca.
La vittoria riportata a Marignano dai Francesi mutò ancora una volta l'assetto politico e aggravò la situazione del Mantovano, premuto da amici e nemici. Fisicamente disfatto e sempre terrorizzato dall'idea di una guerra, Francesco morì il 29 marzo 1519.
Bibl.: V. i numerosi studî di A. Luzio su Isabella d'Este; inoltre: A. Luzio, R. Renier, F. G. alla battaglia di Fornovo, in Arch. stor. ital., 1890.