GIRARDI, Francesco
Nacque a Napoli il 12 febbr. 1842 da Salvatore e da Amelia Spora. Giovanissimo, si laureò in giurisprudenza a Napoli, specializzandosi in diritto penale con E. Pessina e R. Fioretti. Dopo aver superato una dura selezione, il 10 luglio 1864 entrò in magistratura, ma ben presto rinunciò a quella che si preannunciava come una fortunata carriera per tornare alla professione forense.
L'esordio nella famosa causa detta "del lampionaio", in cui riuscì a evitare il patibolo al suo assistito, e la successiva partecipazione al processo che prese il nome dall'hôtel du Globe fecero di lui in poco tempo uno dei più affermati penalisti della città. Alla morte di L. Tarantino, suo maestro, il G. fu, con votazione unanime, designato a prenderne il posto nel consiglio dell'Ordine degli avvocati.
I pregi dell'arte forense del G. risiedevano in una retorica ordinata, mai appesantita da vacui orpelli, improntata a una estrema chiarezza e a una logica rigorosa, che "aborriva dal volgare cavillo e dai leziosi lenocinii" (D'Ascoli - D'Avino, II, p. 25). Non mirava mai a impietosire i giudici, né a smuovere gli affetti, preferendo elaborare convinzioni ragionate supportate da una vasta cultura giuridica, da un ingegno vivace e da una tempra impetuosa.
Il 27 genn. 1885, con decreto del rettore dell'Università di Napoli, L. Capuano, ottenne la libera docenza in diritto e procedura penale discutendo una tesi sulla legittima difesa (unica pubblicazione di carattere scientifico del G.), con la quale egli apportò nuovi contributi all'argomento dopo averne ricostruito il percorso filosofico-giuridico. Per circa dieci anni svolse, parallelamente all'attività forense, l'insegnamento universitario, al quale rinunziò allorché fu assorbito dalla politica, cui era arrivato quale consigliere provinciale per il popoloso mandamento di Montecalvario, esponente della coalizione cattolica moderata detta Lega degli onesti e vicino al notabile e parlamentare napoletano P. Rosano.
Entrò alla Camera dei deputati nel 1892, chiamato a rappresentare per la XVIII legislatura il IV collegio di Napoli dopo un'aspra competizione con P. Billi, leader della potente lista unitaria liberale; con l'intervallo di una sola legislatura (la XIX, 1895-97), restò in Parlamento fino alla sua morte, avvenuta nel corso della XXIII legislatura (1897-1913).
Legato fin dagli anni Novanta alla corrente clerico-moderata, divenne in seguito esponente di punta della maggioranza giolittiana, sia a livello cittadino, sia in Parlamento, abbandonando la formazione di provenienza e suscitando qualche risentimento sulla stampa locale. Nelle vesti di parlamentare il G. dispiegò un'intensa attività come relatore di numerose leggi e di bilanci, presidente di varie commissioni e vicepresidente della Camera. Fu tra l'altro relatore della legge 8 luglio 1904, contenente misure atte a favorire lo sviluppo industriale di Napoli, e membro della commissione che doveva studiare le questioni inerenti all'allargamento del suffragio, dalle cui proposte scaturì la legge elettorale del 30 giugno 1912, voluta da G. Giolitti.
Dopo essere stato assessore delegato, il G. era stato eletto il 23 sett. 1895, con 42 voti favorevoli e 18 schede bianche, sindaco di Napoli, a capo di una giunta che si era posta come punto di equilibrio tra l'elemento clericale e quello moderato e che rimase in carica fino al gennaio 1896. In questa occasione il G. sostenne iniziative spesso impopolari (aumento delle tariffe dell'acqua), ma necessarie per risanare le finanze comunali. Un riconoscimento in tal senso gli venne dalla relazione della commissione d'inchiesta sulle irregolarità del Comune partenopeo presieduta dall'on. G. Saredo.
Sempre nell'ambito cittadino il G. ricoprì altre cariche amministrative, tra cui la soprintendenza del Reale Albergo dei poveri di Napoli (il più importante istituto di beneficenza del Mezzogiorno d'Italia) e i ripetuti mandati di consigliere provinciale, culminati, il 27 ott. 1903, nella quasi plebiscitaria elezione alla presidenza della Provincia, ufficio nel quale conseguì il consolidamento del bilancio.
Il G. morì a Napoli l'11 ott. 1912.
Dalla moglie Eloida Albagnano aveva avuto i figli Anna, Bice, Salvatore (industriale di combustibili e anch'egli deputato nelle legislature XXIII e XXIV) e Mario.
Scritti: Osservazioni in difesa del notajo Giosuè Ciarlo resistente al ricorso del procuratore generale alla Corte di cassazione di Napoli, udienze del 21-3-1881, s.n.t.; Della difesa legittima, Napoli 1884; In difesa di Nicola Iannotti innanzi alla sezione di accusa in Napoli, s.n.t.
Fonti e Bibl.: G. Semmola, Necrologia di F. G., in Annuario della R. Università degli studi di Napoli, Napoli 1914, pp. 359-361; F. G., in Scintilla, ottobre 1912; G. Porzio, Figure forensi, Napoli 1934, p. 263; Dalle carte di G. Giolitti. Quarant'anni di politica italiana, a cura di P. D'Angiolini - G. Carocci - C. Pavone, I-III, Milano 1962, ad indices; A. Scirocco, Dall'Unità alla prima guerra mondiale, in Storia di Napoli, X, Napoli 1971, p. 60 e passim; F. D'Ascoli - M. D'Avino, I sindaci di Napoli, II, Napoli 1974, pp. 23-38; H. Ullrich, La classe politica nella crisi di partecipazione dell'Italia giolittiana, 1909-1913, I-III, Roma 1979, ad indicem; F. Barbagallo, Il Mattino degli Scarfoglio (1892-1928), Parma 1979, ad indicem; Id., Stato, Parlamento e lotte politico-sociali nel Mezzogiorno, 1900-14, Napoli 1980, ad indicem; L. Mascilli Migliorini, La vita amministrativa e politica, in G. Galasso, Napoli, Roma-Bari 1987, pp. 181, 186, 188 s.; T. Sarti, Il Parlamento subalpino e nazionale, Roma 1896, pp. 1018 s.