GIRARDENGHI (Girardengo, Girardengus, de Girardenghis, Franciscus de Novis), Francesco
Figlio di Giacomo, nacque intorno al 1450 a Novi Ligure. Non si è certi se il padre Giacomo possa essere identificato con "Iacobus de Girardenghis de Novis filius domini Francisci" studente di diritto a Pavia nel 1445 (cfr. Maiocchi). A Novi Ligure i Girardenghi erano annoverati tra la nobiltà cittadina. Al G. infatti, menzionato di volta in volta come "stampator librorum" o "mercator", è spesso attribuita negli atti notarili la qualifica di "nobilis".
Non si conoscono documenti sull'apprendistato del G. nell'arte impressoria, che comunque potrebbe aver svolto a Venezia con il fratello Niccolò.
Quest'ultimo, con un "compagno" non meglio identificato, vi stampò nel 1479 le Vitae sanctorum patrum di s. Gerolamo (Indice generale degli incunaboli delle biblioteche d'Italia [= IGI], 4763) e, in modo autonomo, il 15 dicembre dello stesso anno diede alla luce le Comoediae di Terenzio (IGI, 9433). Non è da escludere tuttavia che l'apprendistato del G. possa essere avvenuto a Pavia: in questa città - sede di un importante ateneo e dotata a partire dal 1472 di officine tipografiche - il G. concentrò la sua attività. Niccolò invece, rimasto a Venezia fino al 1481, esercitò successivamente l'arte della stampa a Pavia (1482-83) e poi, in modo saltuario (1484-1512), a Novi Ligure.
L'attività del G. è nota a partire dal 1479, quando, a Pavia, si unì in società per la stampa e la vendita di libri con il ricco mercante Giovanni Antonio Beretta, titolare di una "draperia". Questi è ricordato anche come "camerarius" e "capsor seu thesaurarius" del duomo ticinese e fu figura di rilievo nella vita locale.
I patti del 1479 sono attualmente irreperibili, ma da un atto notarile del 6 nov. 1492 che, dopo tredici anni, veniva a sciogliere tale società, sappiamo che questa era stata costituita con l'intento di pubblicare e commerciare "maxime libros a stampa […] in variis et diversiis manieribus et in emendo et vendendo de ipsis libris […] tam in partibus citramontanis quam ultramontanis quam alibi" (Cioni, p. 51). Gli impegni del G. erano quelli di organizzare l'officina tipografica, di curare la stampa dei volumi e la loro vendita; per questa ragione il G. viaggiò in seguito in varie parti d'Italia e a Lione.
Il nome del G. compare in un testamento dettato a Pavia il 19 novembre dello stesso anno dal medico Manfredo Guarguaglia, docente nello Studio ticinese e già promotore, tra l'altro, in data 29 ott. 1472, della prima società tipografica di Pavia (Ganda, 2000).
L'Interpretatio in Methaphysicam Aristotelis di Tommaso d'Aquino, apparsa il 15 ott. 1480, è comunemente ritenuta la prima edizione della società costituita nel 1479. Il volume in folio, di 154 carte, con il testo ripartito su due colonne, oltre a essere stampato, venne anche "attentissime correctum […] per magistrum franciscum de girardenghis" (Catalogue… British Museum [=BMC], p. 1003). Il 23 dicembre dello stesso anno apparve la Logica di Paolo Nicoletti (Paolo Veneto) stampata in un volume in quarto (ibid.).
Poco dopo (10 ott. 1481) nell'intento di portare a termine un progetto molto impegnativo dal punto di vista finanziario, l'edizione in sette volumi in folio della Lectura super quarto et quinto libro Decretalium (IGI, 9849) di Niccolò Tedeschi (detto il Panormitano), Beretta e il G. cooptarono nella loro società il mercante Giovanni Antonio Assio e il medico Francesco Vacchi.
Grazie all'impegno di corrispondere ratealmente ben 2000 ducati da parte di quest'ultimo - che sottoscrisse quattrocentoquindici esemplari della Lectura - la stampa, dopo che i primi due volumi erano apparsi rispettivamente in agosto e in settembre dello stesso anno, poté proseguire ed essere ultimata, come era stato preventivato, entro il mese di maggio del 1482. Assio si impegnò a collaborare con Beretta e il G. nella vendita dei volumi che, tuttavia, su espressa richiesta di Vacchi, non potevano essere smerciati in Francia senza il suo consenso. A sua volta il medico si impegnava a non vendere quei libri "citra montes".
L'edizione dovette avere vasto successo costringendo i soci a ristampare alcune parti dell'opera tra il 1484 e il 1488. In queste, prodotte materialmente a Pavia, venne inserita la data topica "Venetiis" unicamente per favorirne la vendita (Cioni, p. 52). Ciò avvenne non solo per la Lectura del Panormitano, ma anche per altre successive edizioni dei due soci, come il Missale Romanum del 1484, apparso in due emissioni, con le diverse sottoscrizioni di Pavia e Venezia (cfr. Hain, Repertorium bibliographicum [= Hain], 11383, 11385), una con la sottoscrizione di Pavia e l'altra di Venezia. E così vennero stampati a Pavia, benché sottoscritti "Venetiis", il Missale Claromontense (Clermont Ferrand) del 1492 (W.A. Copinger, Supplement to Hain's repertorium bibliographicum, II, Milano 1950, n. 4113), il Breviarium Cisterciense del 31 maggio 1494 (Hain, 3824) e quello per la diocesi di Saragozza del 20 luglio 1496 (cfr. Gesamtkatalog der Wiegendrucke [=GW], 5295). Le edizioni di questi due breviari furono realizzate dal solo Girardenghi.
Rapporti tra Assio e il G. esistevano ancora il 23 marzo 1483, come risulta da un atto rogato a Pavia nella libreria di Giovanni Parmeri. In tale data Assio si dichiarò debitore di 150 lire imperiali nei confronti del G. "occaxione artis stampandi libros" e i due, a loro volta, erano creditori di un certo Agostino de Cecana. Da un altro atto, stipulato in pari data, si viene a sapere che il G. ottenne da Ficino Fiamberti e da Gasparino, figlio di costui, la promessa di 327 lire imperiali entro la fine dell'anno. Tale somma gli era dovuta per aver loro venduto alcuni utensili non meglio specificati "ab arte stamparie librorum" (Gasparrini Leporace, La società tipografica…, p. 27; Notizie…, pp. 41-52).
Occasionalmente Beretta e il G. - come risulta dai documenti pubblicati da Gasparrini Leporace - affidarono la stampa di alcune loro edizioni ad altri tipografi, in particolare a Barnaba da Perugia e al piemontese Iacopo Suigo. Il nome di Barnaba da Perugia, attivo a Pavia, non appare in alcuna sottoscrizione colofonica; Iacopo Suigo stampò invece per i soci pavesi in diverse località: a Vercelli (Supplementum Summae Pisanellae di Niccolò da Osimo, 1485: IGI, 6882), a Venezia (Practica moderna iudicialis di Giovanni Pietro Ferrari, 1487: IGI, 3834), a Torino (Institutiones, 1488: IGI, 5511). In quello stesso anno Suigo stampò a Chivasso per conto del G. e di Beretta e con l'attrezzatura da loro fornita il Breviarum della diocesi di Saintes (non si conoscono esemplari di questa edizione). Poiché Suigo, pur avendo ultimato il lavoro, ritardava la restituzione del materiale tipografico, Beretta e il G. con procura del 6 ott. 1488 incaricarono il libraio milanese Francesco Silva, residente a Torino, di ottenerne la riconsegna. Sempre a Torino Suigo stampò per i due la Lectura super prima et secunda parte sexti libri Decretalium di Domenico da San Gimignano (1489: IGI, 3537) e, nel 1492, con l'aiuto di Nicolas Benedict, seicento esemplari in folio della Lectura super Clementinis di Francesco Zabarella (IGI, 10423). Secondo il contratto stipulato a Pavia il 2 gennaio dello stesso anno, Beretta e il G. avrebbero inviato la carta a Torino per vie fluviali. Per la composizione tipografica Suigo si doveva attenere al testo della stessa Lectura apparsa a Venezia nel 1487 con i torchi di Giovanni e Gregorio Gregori (IGI, 10422).
Alcuni repertori bibliografici (fra questi IGI, 2196) attribuiscono all'officina del G. anche l'edizione dell'operetta De duobus amantibus Guiscardo et Sigismunda di Leonardo Bruni, apparsa il 15 ott. 1487 (IGI, 2196) senza indicazione del luogo di stampa, altre volte attribuita a un anonimo tipografo fiorentino. Qualora la prima ipotesi trovasse conferma si tratterebbe dell'unica opera di un umanista pubblicata a Pavia nel XV secolo.
Un'importante iniziativa editoriale fu avviata dal G. insieme con Beretta nel 1489, quando, in base ai patti intercorsi a Pavia il 27 marzo di quell'anno con la nobile pavese Franceschina Beccaria, principale finanziatrice dell'impresa, i due pubblicarono la Summa di Alessandro di Hales.
Per la stampa di quest'opera teologica sarebbe stata utilizzata carta con la filigrana della testa di bue ("cho de Bo"). Franceschina fornì l'exemplar della Summa, da utilizzare per la composizione tipografica: come specificava il contratto notarile si trattava di una copia dell'edizione di Anton Koberger, apparsa a Norimberga in quattro volumi dal dicembre 1481 all'agosto dell'anno seguente (IGI, 287). La Beccaria sottoscrisse quattrocento esemplari, impegnandosi a non venderli "ultra montes" prima che Beretta e il G. avessero ultimato lo smercio delle copie eventualmente stampate per proprio conto. I due soci pavesi, in tal caso, avrebbero potuto vendere i volumi soltanto "a marcadanti in grosso" che, a loro volta, li avrebbero smerciati "citra montes". Franceschina prometteva di non vendere i singoli esemplari della Summa a meno di 3 ducati aurei. Il lavoro in tipografia doveva essere avviato con un solo torchio, poi via via i torchi in funzione sarebbero stati due. I quattro volumi dell'edizione pavese apparvero da luglio a dicembre del 1489 (cfr. Cavagna, 1982).
Analoga iniziativa si ebbe nell'anno seguente per le Meditationes vitae Christi: opera che alcuni repertori bibliografici attribuiscono a s. Bonaventura e altri a Giovanni de' Cauli. L'impresa venne realizzata "impensis Iacopi de burgofranco" cioè di Giacomo Pocatela alias Pochidrappi, altro stampatore pavese, originario di Borgofranco in Lomellina. Del volumetto (66 carte in ottavo), uscito il 4 marzo - e stampato con il piccolo carattere gotico 65 G tipico dell'officina del G. -, si conoscono due emissioni con la stessa data ma con diverse sottoscrizioni colofoniche: la prima (IGI, 1898) ricorda appunto Pocatela quale unico finanziatore dell'edizione, mentre nella seconda (IGI, 1899) si attribuisce tale merito soltanto a Beretta.
Il 6 nov. 1492 Beretta e il G. sciolsero la società durata tredici anni e dopo che erano state pubblicate non meno di quaranta edizioni, in gran parte di opere giuridiche, ma anche di testi liturgici, teologici e di medicina (Gasparrini Leporace, La società…, pp. 37-40). Proprio il giorno prima a spese dello stesso G. era apparsa a Lione per i torchi di Antoine Lambillon l'edizione commentata delle opere di Virgilio (cfr. G. Mambelli Gli annali delle edizioni virgiliane, Firenze 1954, n. 69).
Dall'atto notarile, redatto a Pavia in casa del giureconsulto Paolo Pezzoni, veniamo a sapere che era stimato a circa 3000 ducati l'intero patrimonio ("mercadantias et bona") accumulato a tale data presso i concessionari, nel magazzino di Beretta, nell'officina tipografica e in una bottega che lo stesso G. aveva in città, ma la cui conduzione era stata affidata a terzi. I libri e quant'altro vi si trovava rimasero al G., che divenne così proprietario a pieno titolo dell'attrezzatura tipografica. Beretta si impegnava a ospitare nella sua abitazione non solo la stamperia e l'officina per la fusione dei caratteri, ma anche lo stesso G. che fino a quel momento aveva abitato nel rione di Porta Ponte, parrocchia di S. Ambrogio, in una casa affittatagli, al costo annuo di 80 lire imperiali, da Franzio, fratello dell'editore Guarguaglia. Il G. assumeva integralmente, con lo scioglimento della società, oneri e crediti della società, risultando così debitore verso l'ex socio dell'ingente somma di 6000 ducati. Fideiussore del pagamento, rateizzato in rate annuali di 400 ducati, fu Niccolò, fratello del Girardenghi. Successivamente, il 10 nov. 1494, in Torino, in una stanza dell'albergo di S. Giorgio, Beretta - viste le fatiche sopportate dall'amico e i lunghi viaggi da lui compiuti nell'interesse della società - condonò al G. il debito residuo, eccettuata la somma di 500 ducati da rimborsare in rate annuali di 25. La Fabbrica del duomo di Pavia sarebbe subentrata nella riscossione del credito, qualora Beretta fosse scomparso prematuramente.
Il 27 ott. 1494 il G. fornì al giovane Leonardo Gerli i caratteri necessari così da permettere all'esordiente tipografo di avviare un'officina autonoma, con la quale avrebbe dovuto stampare per conto del G. e con la carta fornita da costui tremila quinterni in folio di opere giuridiche.
Era lasciata al giovane la possibilità di scegliere quali opere stampare, salvo chiedere di volta in volta il consenso del G. prima di avviare le singole edizioni. La stampa doveva essere ultimata entro venti mesi. Si dovevano preferire opere di facile smercio, le edizioni dovevano essere accurate nella veste tipografica e corrette nella parte testuale. Gerli, una volta completati i tremila quinterni, poteva stampare in proprio i testi concordati con Girardenghi. Costui, anche in questo caso, avrebbe fornito la carta, salvo ricevere un certo numero di esemplari, stimati complessivamente 24 lire imperiali, con l'obbligo di venderli - per non danneggiare Gerli - lontano dalla città e dal contado (Gasparrini Leporace, Leonardo Gerli…, pp. 93-95).
Le edizioni realizzate dal G. dalla data dello scioglimento della società costituita con Beretta fin verso la fine del secolo assommano a una ventina (cfr. Gasparrini Leporace, La società tipografica…, pp. 40 s.). Anche in questa seconda fase della sua attività, pur risultando preponderante il filone giuridico, non mancano edizioni di opere liturgiche e di medicina. Il G. usò per le sue edizioni una quindicina di caratteri gotici (cfr. BMC, p. 1002) e una marca tipografica: iniziali "F" e "G" entro un cerchio sormontato da doppia croce.
Non sono noti la data e il luogo della morte del Girardenghi. L'ultima edizione sicuramente attribuibile alla sua officina, in quanto da lui sottoscritta, apparve il 16 febbr. 1498: De regulis iuris di Dino dal Mugello (GW, 8365). Un'altra (De ente et essentia di Tommaso d'Aquino, IGI, 9540), datata solo 1498, non ha indicazione del mese e del giorno.
Si nota l'uso dei caratteri tipografici del G., posteriormente a tale anno, in edizioni pavesi degli stampatori Bernardino e Ambrogio Rovelli (Giasone del Maino, Commentaria in primam partem Infortiati, 13 luglio 1499 [Hain, 10943]; Commentaria in secundam partem Infortiati, 12 nov. 1499, IGI, 6008; 11 ag. 1500, IGI, 6009). Caratteri del G. vennero usati a Venezia da Giorgio Arrivabene per il Breviarium Cisterciense del 22 marzo 1500 (IGI, 2089).
Fonti e Bibl.: R. Maiocchi, Codice diplomatico dell'Università di Pavia, II, 1, Pavia 1913, p. 341; S. Comi, Memorie bibliografiche per la storia della tipografia pavese del sec. XV, Pavia 1807, pp. 123 s.; T. Gasparrini Leporace, Notizie e documenti inediti su Iacopo Suigo tipografo del secolo XV, in La Bibliofilia, XLIX (1947), pp. 41-52; Id., La società tipografica Beretta-Girardengo (1479-1492) nei documenti inediti coevi, ibid., L (1948), pp. 23-52; Id., Leonardo Gerla e l'inizio della sua attività tipografica, in Boll. della Società pavese di storia patria, XLVIII (1948), pp. 85-95; H.K. Burger, The printers and publishers of the XVth century, Milano 1950, pp. 416 s.; E. Gualandi, La tipografia in Pavia nel secolo XV, ibid., LIX (1959), pp. 43-83; A. Cioni, Beretta, Giovanni Antonio, in Diz. biogr. degli Italiani, IX, Roma 1967, pp. 51-53; A.G. Cavagna, Una operazione editoriale a Pavia, a fine Quattrocento. Il caso dei Beretta-Girardengo-Beccaria, in Boll. della Società pavese di storia patria, LXXXII (1982), pp. 48-58; A. Ganda, Gerli, Leonardo, in Diz. biogr. degli Ital., LIII, Roma 1999, p. 437; Id., Giovanni Sedriano e Manfredo Guarguaglia. Nuovi documenti sulla prototipografia pavese, in Accademie e biblioteche d'Italia, LXVIII (2000), pp. 5-22; Catalogue of books printed in the XVth century, now in the British Museum, VII, pp. LVIII, 1001-1005, tavv. LXXXVIII s.; The British Library, The illustrated incunables short-title catalogue on CD-ROM, sub voce.