GAMBA, Francesco
Nacque a Torino il 21 dic. 1818, da Alberto, auditore decano della Camera dei conti, nominato barone nel 1835 dal re Carlo Alberto, e da Marta Borgnis di Mannheim. Fratello maggiore di Enrico, si laureò in legge nel 1842 frequentando, contemporaneamente ai corsi universitari, quelli dell'Accademia Albertina. Sempre nel 1842 partecipò alla prima esposizione della Società promotrice delle belle arti di Torino, rassegna cui prese parte spesso in seguito, esponendo alcuni suoi paesaggi al fianco di altri giovani paesisti quali G. Camino, A. Beccaria, F. Cerruti Bauduc, E. Perotti e C. Piacenza.
Alla Promotrice del 1846 offrì, attraverso una decina di dipinti, una pressoché completa antologia dei suoi viaggi di studio, compiuti fra il 1842 e il 1845 nelle città di Roma, Napoli e Venezia, luoghi di incontro di artisti italiani e stranieri. Appaiono significativi gli acquisti di opere del G. compiuti in questo periodo dalla famiglia dei banchieri Nigra (Il Canal Grande in Venezia e Il lago Maggiore tra Baveno e Stresa) e da Giovanni Mestrallet (Luogo palustre nel Canavese), che testimoniano un precoce interesse da parte della borghesia emergente torinese verso la pittura di paesaggio dell'artista.
Tra il 1845 e il 1855 il G. compì numerosi soggiorni all'estero entrando in contatto con gli artisti della scuola di Fontainebleau e con i pittori della scuola di Düsseldorf, in particolare i marinisti A. Achenbach e H. Mevius. Appartengono a questo periodo i disegni, conservati presso la Biblioteca reale di Torino, Forêt de Fontainebleau (1848) e Frankfurt (1850). Attraverso le opere esposte a partire dal 1847 alle mostre della Promotrice torinese è possibile ripercorrere l'itinerario di questi viaggi di studio che avevano condotto il G. anche nei Paesi Bassi, in Bretagna e in Norvegia. Il banchiere Mestrallet acquistò Spiaggia di Ostenda (1852: ubicazione ignota) mentre Ferdinando Arborio Gattinara marchese di Breme, protagonista della riforma dell'Accademia Albertina del 1855, comprò proprio quell'anno Marea bassa lungo le dune di Scheveningen e, nel 1856, Tempesta sulle coste di Normandia (ubicazione ignota). Nella recensione al dipinto Il vecchio canale d'Annecy, Rocca (1847) individuò una delle radici del vedutismo del G. nelle opere di B. Bellotto conservate alla Galleria Sabauda di Torino.
Nel 1853, P. Giuria, critico d'arte e pittore paesista, inserì il G., accanto agli artisti della sua generazione, all'interno di quella nuova "scuola piemontese" del paesaggio, lontana dalle convenzioni dell'arte accademica, direttamente ispirata "all'aere aperto, all'aspetto della natura vivente" (p. 211) e, al tempo stesso, distante da un approccio esclusivamente mimetico del dato naturale. All'interno di questa cornice interpretativa al G. veniva riconosciuto il merito di aver rinnovato "il genere della marina […] meditata sul vero". Giuria non dimenticò tuttavia di segnalare come rappresentative della pittura del G. anche Panorama di Torino (1852) e Panorama di Moncalieri verso ponente (1853: Agliè, castello), opere acquistate dalla regina madre Maria Teresa d'Asburgo Lorena; la veduta di Moncalieri, in particolare, è considerata da Rosci (1980) un "episodio di revival del taglio ottico e dei modi luministici del vedutismo bellottiano".
A partire dal 1853 cominciarono a infittirsi gli acquisti di opere del G. da parte della famiglia reale e della nobiltà piemontese.
Si ricordano la Veduta presa sulle alture del golfo della Spezia, acquistata dalla famiglia reale nel 1853; Il canale Michelottie la Madonna del Pilone presso Torino, I marinai di Scheveningen alla pesca delle aringhe, entrati a far parte della collezione di Oddone di Savoia nel 1856 e nel 1857; Marea bassa presso le antiche palafitte di Ostenda (1855), Ricordo del lago di Vallenstad (1857), Il canale di Erasmo da Rotterdam (1858), acquistati rispettivamente dal conte Cristino d'Entrèves, dal conte Carlo Arnaboldi Gazzaniga, dal marchese Filippo Ala Ponzoni.
Nel 1855 il G. partecipò all'Esposizione universale di Parigi con Burrasca contro le scogliere di Porto Venere (ubicazione ignota) dipinto da mettere in relazione, per il soggetto, con l'opera di Achenbach, autore del Tramonto dopo un temporale a Porto Venere nel golfo della Spezia (Milano, Pinacoteca di Brera), datata 1857, ma con ogni probabilità già ideata nel 1855. L'istituzione nel 1858 del premio Di Breme, che intendeva sostenere nell'ambito delle esposizioni della Società promotrice di Torino la pittura di storia e di impegno civile, indusse il G. a realizzare alcuni dipinti di battaglie navali attraverso i quali riuscì a coniugare la propria pittura di paesaggio con gli avvenimenti storici e gli eventi contemporanei.
Nel 1858 dipinse L'indomani della battaglia di Trafalgar, nel 1859 Eroismo del vascello francese "Vengeur", nel 1862 Presa d'Ancona in settembre 1860: opere di ubicazione ignota, realizzate traendo spunto, rispettivamente, da l'Histoire du Consulat et de l'Empire di A. Thiers, dal Dictionnaire encyclopédique de la France di M.Ch. Le Bas e dalla Relazione sulla campagna di guerra nell'Umbria e nelle Marche di M. Fanti.
A metà degli anni Sessanta il G. ritornò tuttavia con convinzione al paesaggio puro e, abbandonati i riferimenti storici, realizzò opere come Dopo la tempesta, Canale presso Amsterdam e Imboccatura del porto di Ostenda (1865-67: ubicazione ignota). Negli articoli dedicati a questi dipinti, pubblicati negli Album della Promotrice, venne dato un particolare rilievo all'attenta indagine compiuta dall'artista sulle diverse variabilità della luce, all'essenzialità delle linee delle composizioni e alle tonalità basse della sua tavolozza, oltreché alla scelta del tema che sempre si legava al mare. Appartengono a questo periodo anche Mare montante, partenza per la pesca, acquistato nel 1862 dal ministero di Agricoltura e Commercio (Torino, Galleria civica d'arte moderna e contemporanea), e l'olio su cartone del 1865 Marina (Olanda), esposto nel 1868 a Genova alla mostra della Società promotrice delle belle arti (Genova, Galleria d'arte moderna, proveniente dalla collezione di dipinti di paesaggio di Oddone di Savoia).
Nel 1869 G. Camerana, poeta e critico, in un commento all'acquaforte del G., La Schelda, sostenne che "patria spirituale di Francesco Gamba… è l'Olanda" e che per la sua ispirazione artistica era stata fondamentale l'influenza della pittura olandese.
L'osservazione di Camerana costituì il fondamento della revisione critica dell'opera del G. fatta da Stella nel 1893, in particolare quando il critico pose in evidenza la peculiarità della tavolozza del pittore caratterizzata dall'uso sapiente "di pochi toni indecisi, in una gamma che talvolta sembra monotona" (p. 88).
In questo stesso anno il G. venne nominato direttore della Reale Pinacoteca di Torino, incarico che, secondo Stella, corrisponde a una sorta di involuzione del suo fare pittorico che, da questo momento in poi, sembra allontanarsi dall'ispirazione diretta della natura e assumere i toni di una pittura "unicamente dottrinaria". Di questi anni rimangono opere come Scogliere di Helgoland e Sull'alto delle falaises di Dieppe del 1879 (Torino, Galleria civica d'arte moderna e contemporanea).
Già membro del comitato direttivo del Museo civico tra il 1863 e il 1867, il G. fu presidente della sezione d'arte antica all'Esposizione nazionale di Torino del 1880.
Il G. morì a Torino il 10 maggio 1887.
Come incisore collaborò attivamente all'illustrazione degli albi dell'"Acquaforte", consorzio di artisti di cui era stato uno dei promotori. Dell'impegno del G. nei confronti dello studio e della tutela del patrimonio artistico piemontese rimangono vari studi tra i quali la monografia su L'abbadia di S. Antonino di Ranverso e Defendente Ferrari, pubblicata a Torino nel 1880 e il carteggio con G. Vico conservato presso la soprintendenza per i Beni artistici del Piemonte.
Fonti e Bibl.: L. Rocca, Il vecchio canale d'Annecy. Di F. G. di Torino, in Società promotrice delle belle arti in Torino. Album… 1847, Torino 1847, p. 41; P. Giuria, Del paesaggio e de' paesaggisti piemontesi…, ibid.… 1853, ibid. 1853, pp. 23-27, 211; E. Fagnani, Veduta di Moncalieri…, ibid.… 1853, ibid. 1853, pp. 33 s.; A. Pavan, Delle marine dipinte dal barone F. G., di Torino…, ibid.… 1865, ibid. 1865, pp. 40 s.; L. Rocca, Canale presso Amsterdam (marea bassa)…, ibid.… 1866, ibid. 1866, p. 23; C. Argan, Imboccatura del porto di Ostenda con naviglio pericolante…, ibid.… 1867, ibid. 1867, pp. 26 s.; G. Camerana, La Schelda, in L'Arte in Italia, I (1869), p. 68; U. De Filarte (F. Brambilla), F. G., in La Gazzetta del popolo della domenica, 6 genn. 1884; A. Stella, Pittura e scultura in Piemonte 1841-1891, Torino 1893, pp. 80-90; A. De Gubernatis, Diz. degli artisti italiani viventi, Firenze 1906, p. 215; A. Dragone - J. Dragone Conti, I paesisti piemontesi dell'Ottocento, Milano 1947, pp. 260 s.; L. Mallè, La pittura dell'Ottocento piemontese, Torino 1976, pp. 43 s., 189 s.; Artisti piemontesi al Museo civico 1830-1857 (catal.), a cura di R. Maggio Serra, Torino 1977, n. 39; R. Maggio Serra, in Cultura figurativa e architettonica negli Stati del re di Sardegna 1773-1861 (catal.), a cura di E. Castelnuovo - M. Rosci, Torino 1980, II, pp. 730 nn. 816-818, 731 n. 819; M. Rosci, ibid., III, p. 1284 n. 1405; R. Maggio Serra, ibid., pp. 1444 s.; L. Mallè, Museo civico di Torino. I dipinti della Galleria d'arte moderna. Catalogo, Torino 1981, pp. 175 s.; A. Casassa, in La pittura in Italia. L'Ottocento, II, Milano 1991, pp. 840 s.; R. Maggio Serra, Galleria civica d'arte moderna e contemporanea. L'Ottocento. Catalogo delle opere esposte, Torino 1993, p. 142; R. Vitiello, in Odone di Savoia 1846-1866. Le collezioni di un principe per Genova (catal., Genova), a cura di M.F. Giubilei - E. Papone, Milano 1996, p. 270; Roma, Bibl. dell'Istituto della Enciclopedia Italiana, A. Manno, Il patriziato subalpino, vol. GAB-GAU (dattiloscritto), p. 132; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XIII, p. 137.