FRANSONI, Francesco
Nato a Filandari, nei pressi di Vibo Valentia, il 10 genn. 1886 da Raffaele e Anna Sarlo, si trasferì a Roma per studiare presso il collegio "Nazareno" e successivamente a Firenze, dove, al R. Istituto superiore "Cesare Alfieri", il 1° febbr. 1910 conseguì il diploma di laurea in scienze politiche e sociali. In seguito a concorso, il 6 apr. 1913 entrò nella carriera consolare, in qualità di addetto. Il 18 apr. 1913 fu chiamato a prestare servizio al ministero degli Affari esteri presso la II sezione della VII divisione competente in questioni di nazionalità, estradizione e protezione consolare. In seguito, il 20 apr. 1914, venne destinato a Tunisi alle dipendenze del console generale C. Caccia Dominioni. Il 30 giugno 1916 venne trasferito a New York, dove arrivò il 1° nov. 1916. Il 28 febbr. 1918 venne promosso viceconsole di prima classe e dal 12 febbr. 1919 tornò a prestare servizio al ministero.
Il successivo incarico fu a Tiflis (l'attuale Tbilisi), dove arrivò il 13 ag. 1919, insieme con il colonnello M. Gabba, capo della missione militare incaricata di favorire la penetrazione economica italiana in Transcaucasia. Con il suo arrivo riprese a funzionare il consolato d'Italia a Tiflis e fu creato "un ambiente assai favorevolmente disposto verso l'Italia", come ebbe a scrivere, il 10 febbr. 1921 al ministro degli Affari esteri C. Sforza, l'ambasciatore V. Cerruti, giunto a Tiflis come rappresentante italiano dopo il riconoscimento della Repubblica della Georgia e l'elevazione del consolato a legazione. Quando, nel febbraio del 1921, la Georgia fu invasa dalla Russia dei Soviet il F. rimase al suo posto per continuare a curare gli interessi commerciali italiani, divenuti di notevole entità. In tale occasione egli e l'ambasciatore tedesco U. Rauscher furono i soli cittadini stranieri a non rimpatriare. Il F. per ottenere la fiducia del nuovo governo dichiarò che egli rappresentava l'Italia già da prima del riconoscimento della Repubblica di Georgia e che non era stato personalmente accreditato presso il governo menscevico, come, invece, era accaduto per il Cerruti che aveva dovuto lasciare il suo incarico. Nel 1921 curò il rimpatrio di molti italiani e si occupò anche della protezione dei cittadini polacchi. Nel frattempo si esauriva l'interesse italiano per un'azione nel Caucaso dato che le autorità bolsceviche colpivano duramente gli interessi economici delle potenze europee.
Durante l'estate del 1922 l'attività degli Italiani in Georgia divenne sempre più difficile e fu ostacolata anche l'azione dell'ambulatorio italiano di Tiflis, che offriva servizi sanitari alla popolazione e che sempre aveva ricevuto grandi consensi da parte delle autorità georgiane. Nel luglio del 1922 il F. fu costretto a chiuderlo e a presentare al governo georgiano una energica nota di protesta. Qualche giorno dopo fece seguito anche l'arresto del medico italiano E. Cook; da qui nacque una grave crisi nei rapporti italo-georgiani - mentre il F. si trovava in Italia per la morte della madre - che portò alla rottura delle relazioni diplomatiche e alla chiusura, il 23 ag. 1922, delle rappresentanze italiane nel Caucaso. Il governo italiano aveva cercato di rimandare la soluzione della vertenza al ritorno del F., il quale, appena rientrato in Italia non aveva mancato di esprimere al ministro degli Esteri C. Schanzer il desiderio di riprendere il proprio posto, ma l'irrigidimento delle autorità georgiane e, da parte italiana, l'inserimento della politica verso il Caucaso nel più complesso campo delle relazioni con la Russia bolscevica, ancora in via di definizione, non lo permisero.
Il 20 giugno 1923 il F. tornò a Roma prestando servizio al ministero presso l'Ufficio trattati e Società delle nazioni. Vi rimase fino al 21 sett. 1926, quando fu trasferito a Rio de Janeiro, dove, dal 1° genn. 1929, svolse il suo incarico con funzioni di consigliere. Il 21 apr. 1929 fu chiamato a reggere la legazione di La Paz. Il 9 genn. 1930 fu destinato come primo segretario con funzioni di consigliere a Buenos Aires, ove arrivò il 10 ag. 1930. Dal 19 nov. 1932 al 10 ott. 1935 venne assegnato all'ambasciata a Parigi, ancora in qualità di consigliere. Venne poi trasferito a Kaunas, in Lituania, con credenziali di inviato straordinario e ministro plenipotenziario. Il 22 giugno 1938 fu chiamato a prestare servizio, con il grado di inviato straordinario e ministro plenipotenziario di seconda classe, a Praga, ove rimase fino al 28 sett. 1939, quando fu destinato a Stoccolma. Qui seguì le vicende del conflitto finno-sovietico e la politica di neutralità adottata dalla Svezia, prestando attenzione all'espansionismo russo anche nel settore dell'Europa orientale.
Dal 21 giugno 1941 al maggio del 1943 il F. fu a Lisbona, come inviato straordinario e ministro plenipotenziario. Nella nuova carica svolse un importante ruolo, soprattutto, prima della caduta di Mussolini, in occasione dei sondaggi compiuti dal governo italiano presso gli alleati per conoscere le condizioni alle quali sarebbe stato possibile all'Italia uscire dalla seconda guerra mondiale.
Durante gli ultimi mesi del 1942 il F. inviò, da Lisbona, preziose informazioni, quali a esempio quelle relative all'imminenza dello sbarco degli Angloamericani in Algeria e in Marocco e alla volontà britannica di colpire entro breve tempo il territorio italiano. Quest'ultima notizia proveniva dalla legazione di Gran Bretagna a Lisbona, a capo della quale era R. Campbell, con cui il F. aveva stretto amicizia quando entrambi avevano prestato servizio a Parigi. Le comunicazioni fra i due avvenivano per mezzo di un comune amico, J. Pangal, ministro di Romania a Lisbona. Il F. s'incontrò il 1° nov. 1942 con il ministro degli Esteri G. Ciano per riferirgli dei propositi britannici contro l'Italia e del suo canale con Pangal. Rese nota la disponibilità inglese a cercare una collaborazione con l'Italia se si fosse dissociata dalla Germania, notizia trasmessagli dal Pangal, che a sua volta ne era venuto a conoscenza per mezzo di R. Graham, nipote e omonimo dell'ex ambasciatore d'Inghilterra a Roma, agente segreto inglese, che allora operava tra Londra e Lisbona, occupandosi specialmente dei problemi riguardanti l'Italia.
Durante una successiva conversazione con il ministro Ciano, avvenuta dopo lo sbarco angloamericano in Africa, il F., resosi conto dell'impossibilità di una vittoria delle potenze dell'Asse, chiese l'autorizzazione a compiere dei passi presso il governo britannico al fine di conoscerne le intenzioni nel caso di una richiesta italiana di pace separata. Ma, contrariamente a quanto è affermato nei documenti diplomatici americani relativi al 1943, e come invece è emerso dall'esame del rapporto redatto dal F. per Mussolini il 26 giugno 1943, il ministro Ciano, a quel tempo, decise di non avvalersi del canale Pangal - Fransoni (Pastorelli).
Il 25 maggio 1943 il F. lasciò Lisbona, richiamato a Roma a ricoprire la carica di direttore generale degli Affari transoceanici. Alla vigilia della caduta di Mussolini ricevette l'incarico dall'allora sottosegretario agli Esteri G. Bastianini di compiere un tentativo presso gli Inglesi affinché accettassero di negoziare una pace separata e risparmiassero Mussolini, che in cambio avrebbe persuaso i Tedeschi a ritirarsi in due tappe dal territorio italiano. Il F. partì per Lisbona il 19 luglio 1943 e, raggiunto il Portogallo, cercò di riattivare il canale con il Pangal.
Dal governo britannico arrivò un diniego nei confronti del salvataggio di Mussolini e l'invito al F. a presentarsi a Londra con delle credenziali. Quando questi si mise in viaggio per riferire a Roma della risposta inglese, durante una sosta a Parigi seppe della caduta di Mussolini.
Rientrato a Roma, dal 15 nov. 1943 a metà febbraio 1944 gli vennero attribuite le funzioni di collegamento con il comando della "città aperta". Il 9 nov. 1945 fu destinato a Pechino, con lettere credenziali di ambasciatore, ma non si recò nella nuova destinazione. Dal 10 apr. 1946 prestò servizio a Bruxelles. Nel marzo del 1947 fu promosso ambasciatore.
Dal 23 nov. 1946 al 1° giugno 1948 ricoprì la carica di segretario generale del ministero degli Affari esteri. Lasciò di propria volontà quest'ultimo incarico, presentando una lettera di dimissioni il 21 maggio 1948, a causa di malintesi interni all'amministrazione con il ministro degli Affari esteri C. Sforza. Il 28 giugno 1949 fu collocato a riposo col grado di ambasciatore.
Il F. morì a Roma il 23 sett. 1974.
Era stato presidente della Compagnia delle ferrovie del Danubio Sava Adriatico. Aveva sposato, l'11 apr. 1920, a Tiflis, la principessa georgiana Marina Maschabelly, figlia di Michele e di Anna Eristoff.
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