FONTANA, Francesco
Nacque a Roma nel 1819. Poco si conosce sulla sua formazione: al marzo del 1838 - quando era ancor diciannovenne - risale un suo saggio scolastico, Progetto di ponte, presso la romana Accademia di S. Luca. Nel 1854 il F. risultava architetto ispettore della prefettura generale di Acque e Strade: il 5 settembre firmava, infatti, una lettera relativa ad una perizia per restauro dei tetti delle sale delle Terme di Diocleziano, che ospitavano l'ospizio dei poveri alle Terme.
Nel 1858 acquisì il patentino da restauratore secondo la legge del 25 giugno 1823, e poco tempo dopo appare attivo nella professione: eseguì infatti nel 1862 disegni per il coro intagliato e intarsiato per i trinitari della basilica di S. Crisogono in Trastevere a Roma.
L'intervento, che interessò il presbiterio, si presenta di notevole rilevanza. Oltre a fasciare il perimetro e la parete dell'abside con stalli e dossali, recinge su due lati lo spazio dell'altare a ciborio, spartendo il transetto in tre zone, mediante due pareti lignee traforate da transenne vetrate, e con una porta da ciascun lato. A coronamento di tutto il coro corre il fastigio scolpito, sempre in legno, con il motivo ripetuto del gruppo dell'angelo che libera gli schiavi alternato ad un candelabro. La prima descrizione del coro di S. Crisogono apparve su L'Osservatore romano del 24 apr. 1863.
Il F. disegnò il progetto e ne diresse l'esecuzione; lo scultore Pietro Galli intagliò le figure. I pannelli centrali furono scolpiti e intarsiati dal Ceccon, i rimanenti dal Bursagli. Le colonne furono scolpite dal Marchetti e l'ebanista Mammolo eseguì il resto dei lavori. Sebbene nella scritta commemorativa che corre lungo tutto il fregio dei coro l'opera sia datata 1863, nel 1865 essa non era ancora del tutto compiuta.
Verso gli ultimi anni dello Stato della Chiesa il F. si era guadagnato alta considerazione presso la Curia pontificia. La stima goduta gli valse il prestigioso incarico di addobbare la basilica vaticana in occasione della festa di S. Pietro e della canonizzazione di venticinque beati (tra cui Leonardo di Porto Maurizio), rito offiziato da Pio IX il 29 giugno 1867.
L'impegnativo compito fu svolto dal F. magistralmente e il paramento riscosse molto successo come si evince dalla Descrizione delle decorazioni ideate dall'architetto cav. Fontana e dei dipinti della basilica vaticana pel centenario di S. Pietro e per la santificazione dei 25 beati.Epigrafi latine disposte nel portico e nell'interno del tempio (Roma 1867). L'addobbo dei F. consisté nella copertura dei pilastri con "trine d'oro", dei capitelli con festoni floreali, degli interpilastri con riquadri azzurro e oro. Il F. decorò gli archi della navata principale con tende rosse e gli stendardi dei venticinque beati, che furono dipinti dai più noti pittori attivi a Roma, fra cui F. Grandi e L. Martinori.
A partire dal 1862 il F. era impegnato in lavori professionali di routine a Roma per committenti privati, in alcuni casi appartenenti all'aristocrazia: lavorò infatti per i Boncompagni Ludovisi, i Capranica del Grillo, i Del Drago, i Massimo, gli Odescalchi. Al 1862 risale un progetto per un edificio in via S. Giuseppe a Capo le Case (Roma, Arch. stor. Capit., Titolo 54, 59, 346). Curò inoltre un progetto di ristrutturazione interna e sopralzo di una casa sita in via della Croce 7983, per conto del principe Baldassarre Boncompagni Ludovisi di Piombino; i lavori si protrassero dal novembre 1861 al febbraio 1866 (Ibid., Titolo 54, 6753). Al 1868 risale un progetto di edificio in piazza della Colonna Traiana, angolo via dei Mercanti (Ibid., 8179/ 1868; 59854/1872), da identificarsi forse con "la casa Desideri prossima al monumento al Re V.E. II" (Bottazzi, 1931). E ancora, tra il 1863 e il '65 e nel 1868, il F. rimaneggiò due case contigue ai nn. 87 e 88 di via del Corso, riunificandole (Ibid., 49157/1871).
La sua posizione professionale e la sua attività proseguirono dopo il passaggio di Roma al Regno d'Italia. Fece parte per qualche tempo della commissione formata il 30 sett. 1870, composta da undici ingegneri ed architetti e presieduta dall'architetto Pietro Camporese, commissione che ben presto abbandonò insieme con L. Trevellini e V. Vespignani. Nel frattempo egli proseguì la sua attività di progettista, impegnandosi soprattutto nella trasformazione e nel riadattamento di edifici già esistenti, come attesta il progetto del 1871 per uno stabile in via della Purificazione 69-73 (Ibid., 23661).
Nel 1871 il F., continuando a prestare attività professionale al servizio di grandi famiglie del patriziato romano, presentava osservazioni al piano per Roma capitale, stilato dalla commissione degli undici, per conto dei principi Massimo. L'anno seguente redasse una proposta di sistemazione urbanistica dell'area della villa Montalto alle Terme, nel rione Esquilino, proprietà della famiglia Massimo, villa per la quale il 26 nov. 1871 aveva presentato opposizione all'esproprio.
L'area in questione, quella cioè presa in esame dalla proposta del F., era delimitata - come si legge nella sua Scenografia delle nuove strade che potrebbero tracciarsi nel colle Viminale ed Esquilino (Arch. di Stato di Roma, coll. di Mappe e disegni, coll. III, cart. IV, n. 14) dalla "Piazza della stazione della Ferrovia" (divenuta più tardi piazza dei Cinquecento), dalla via Strozzi (attuale via del Viminale) e dalla via delle Quattro Fontane (oggi ultimo tratto di via A. Depretis) e dalla piazza della Tribuna di S. Maria Maggiore (piazza dell'Esquilino).
Il F. nella sua notazione che accompagna la Scenografia dimostra una fine sensibilità per alcune caratteristiche ambientali della zona, opponendosi in modo vigoroso alle manomissioni totali dell'esistente, banalmente ottenute persino con l'alterazione dell'orografia, mediante la brutale, ma sbrigativa pratica, come scrive l'autore, dei "riporti" e dei "tagli", così normale e diffusa nella tecnica urbanistica del sec. XIX. Il progetto del F., pur accettando la sparizione di quella che era stata la villa degli eredi di Sisto V, ne salvava quel poco di salvabile che rimaneva, e cioè il casino principale.
Nel 1872 inoltre il F. redigeva un opuscolo intitolato Il progetto F. per la sistemazione delle strade fra l'Esquilino e il Viminale (Roma). Indirizzandosi agli aniministratori del Comune di Roma, avanzava alcune osservazioni relative alla sistemazione stradale fra i colli Esquilino, Viminale e Quirinale. Il F. si rivolgeva in particolare a Mario Moretti, autore della sistemazione dei livelli stradali attorno alla basilica liberiana (1873). A differenza del progetto del Moretti, il F. si dimostrava molto rispettoso della conformazione orografica della zona; egli scriveva infatti che "... ha esposto al pubblico un suo progetto per dimostrare possibile e molto più conveniente l'accesso alla Basilica, alla stazione, ed al nuovo quartiere, con forme e modi d'arte tutti proprii della città monumentale. Con esso esclude l'interrimento dell'intermonzio e conseguentemente l'affogamento dell'insigne monumento della chiesa di S. Pudenziana e del palazzo Peretti ..." (p. 7). E non lesinava biasimi al primo progetto (1871) Camporese per la medesima area di villa Massimo, disegno che prevedeva un tridente di strade dipartentesi dal fianco meridionale della stazione Termini. In definitiva il F. proponeva la creazione di un recinto rettangolare di m. 80 per m. 260, terminante, sui lati corti, con due emicicli. In questo spazio residuo della villa rimaneva il casino, che il F. pensava di replicare simmetricamente, in una costruzione del tutto nuova; i due casini avrebbero costituito il fulcro della sistemazione.
Negli anni successivi il F. rientrò nell'ombra di una attività nel campo dell'edilizia minore, quasi sempre interventi su edifici preesistenti, per la sua tradizionale e locale committenza.
Secondo L. Callari (1909) fu opera del F. il "buon palazzo del Grillo in via Nazionale ..."; il palazzo, più precisamente Capranica del Grillo, poi De Luca Resta, è sito al n. 114 di via IV Novembre, toponimo che sostituì quello di via Nazionale nel tronco Magnanapoli-piazza Ss. Apostoli. L'edificio è ad angolo con via S. Eufemia e mostra all'interno un imprevedibile cortile semicircolare.
E da allora si succedettero, pressoché una volta all'anno tra il 1873 e il 1879, progetti per edifici quasi sempre situati nel fitto dei rioni storici di Roma: vari progetti per stabili siti in Borgo S. Spirito nel 1873 (Roma, Arch. stor. Capitolino, Titolo 54, 16843); in via S. Susanna, angolo via del Falcone nel 1874 (Ibid., 65409); in via del teatro Valle 57 nel 1875 (Ibid., 37923); in via di Monserrato 107-110 nel 1876 (Ibid., 63904). Al 1877 risale poi il progetto di soprelevazione dei casamento Mariani, sito in via XX Settembre, angolo via Firenze (Ibid., 19562). Nel 1878 il F. redasse il progetto per il palazzo Capranica del Grillo, via Urbana 129: un palazzetto a tre assi e 4 piani ben composto, con portale e bugnato comprendente anche il primo piano (Ibid., 30064). Contemporaneamente il F. progettò e curò interventi di restauro e un sovralzo nel palazzo Del Drago, e ancora una sopredificazione nella casa Magnelli in via delle Coppelle-via della Maddalena nel 1879 (Ibid., 36685).
Dal 1879 all'81 il F. fu impegnato nella prima delle sue due imprese maggiori: la costruzione della chiesa di S. Leone Magno a Carpineto Romano, patria di papa Leone XIH. Il F. fu nominato da papa Pecci "architetto dei Palazzi Apostolici Vaticani" succedendo a Filippo Martinucci; in questa sua qualità gli venne affidato l'incarico di redigere il progetto del tempio proprio accanto al palazzo della famiglia Pecci. La chiesa, progettata nel 1878, fu iniziata l'anno seguente.
Il nuovo tempio - la posa della prima pietra è del 1° sett. 1879 - per volontà del pontefice sorse in area di proprietà della sua famiglia e fu costruito interamente a sue spese come segno della sua munificenza e dalla sua attenzione nei riguardi della comunità dei fedeli a lui legata da stretti vincoli. La direzione dei lavori fu affidata al capomastro abruzzese Antonio Mancinelli di Cocullo. Il costo dell'intera impresa fu di notevole rilevanza; il risultato però sia architettonicamente che dal punto di vista dell'esecuzione non soddisfece appieno il papa essendo l'esito giudicato alquanto inferiore alle aspettative. Comunque la chiesa leoniana venne consacrata il 23 ott. 1881.
Il F. disegnò uno spazio a tre navate spartite da colonne corinzie su cui corre un architrave ininterrotto; la navata centrale è coperta a botte con riquadrature a stucco: al centro lo stemma papale. Le navate laterali, coperte in ogni campata da volte a padiglione, si prolungano curvando in guisa di deambulatorio nel giro dell'abside, che risulta così sfondata e sostenuta da quattro colonne ueali a quelle della navata. Il tutto arieggia stilisticamente cifre care agli epigoni del tardo-neoclassico. La bianca facciata in travertino a tre assi preceduta da pronao tetrastilo tuscanico e coronata da fastigio rettilineo, ritmata da lesene piatte su bugnato liscio, da riquadrature con occhi circolari in corrispondenza delle tre navate e da due tondi, ciascuno recante lo stemma di Leone XIII riccamente scolpito, ha movenze neobramantesche e può considerarsi la parte più riuscita dell'edificio del Fontana.
Negli stessi anni il principe Baldassarre Ladislao Odescalchi incaricò il F. di progettare per lui un nuovo palazzo lungo quella che doveva essere la via Reale nel rione di Prati di Castello in Roma, allora appena tracciato per iniziative private e non precisamente previsto nel piano regolatore del 1873.
Il F. progettò il palazzo Odescalchi di via Vittoria Colonna 11, ispirandosi, su espressa volontà dei committente, ai palazzi fiorentini del sec. XV.
Il prospetto principale reca nove assi di finestre, di cui il primo e secondo piano a bifore, e si presenta interamente bugnato per quattro registri, stilisticamente quasi ricalcato su palazzo Strozzi a Firenze di Benedetto da Maiano. Il palazzo iniziato verso la fine del 1880 venne interrotto per la scomparsa del F. e fu terminato solo all'inizio del Novecento dall'architetto R. Ojetti. La scelta dei Quattrocento fiorentino è da intendersi come un omaggio a Emilia Rucellai, moglie del principe Baldassarre Ladislao Odescalchi.
Al F. si deve anche un progetto per la facciata della chiesa di S. Emiliano a Trevi in Umbria (Roma, Archivio della famiglia Francisi). La chiesa fu però quasi interamente rifatta da Luca Carimini subito dopo la sua morte.
Il F. morì a Roma il 7 marzo 1883 e fu sepolto nel cimitero del Verano nella tomba di famiglia.
Nel 1885 la commissione direttiva del Museo artistico industriale di Roma, presieduta dal principe B.L. Odescalchi e composta, fra gli altri, da R. Erculei, direttore del museo dal giugno dello stesso anno, R. Ojetti ed A. Simonetti, promuoveva una Mostra retrospettiva e contemporanea di opere d'intaglio e intarsio in legno, che venne ordinata e presentata nel palazzo delle Belle Arti, oggi delle Esposizioni in via Nazionale.
In quell'occasione il fratello del F., Pio, fece esporre "le impronte in gesso degli specchi intagliati del coro di S. Crisogono ...", opera del fratello, in memoria del quale istituì un premio di lire 300 annue per i giovani che frequentavano le scuole annesse al museo (Erculei, 1885, p. 211).
Fonti e Bibl.: Necrologi in: La Nazione, 8 marzo 1883; L'Osservatore romano, 9marzo 1883; L'Unione, 10 marzo 1883; Kunstchronik, XVIII (1883), p. 418; Roma, Arch. stor. dell'Acc. di S. Luca, Saggi scolastici, 1838, dis. n. 2067; Arch. di Stato di Roma, Le Prefettura generale di Acque e strade, v. 46, fasc. 129, anno 1854; Carpineto Romano, Arch. della chiesa di S. Leone Magno, Stato delle anime, 1879; R. Erculei, Il palazzo Odescalchi, in L'Italia, I (1883), pp. 90 s.; Id., Catalogo delle opere antiche d'intaglio e intarsio, esposte nel 1885 a Roma, Roma 1885, pp. 122 s., 211; L. Callari, Storia dell'arte contemporanea italiana, Roma 1909, p. 130; U. Bottazzi, L'architettura romana nella seconda metà del sec. XIX, in Capitolium, VIII (1931), pp. 291 s.; M. Mesnard, La basilique de S. Chrysogone à Rome, Rome-Paris 1935, p. 169; V. Golzio, Il Regio Museo artistico industriale di Roma, Firenze 1942, p. 64; A. Coggiatti, S. Crisogono in Trastevere, in L'Urbe, n.s., XXII (1959), 2, p. 12; P. Longardi, Tutto a Carpineto parla di Papa Pecci, in Carpineto Romano ieri oggi domani, Roma 1959, p. 21; I. Insolera, Roma moderna, Torino 1962, p. 18; A. Caracciolo, Roma capitale, Roma 1974, pp. 98, 160; P. Marconi - A. Cipriani - E. Valeriani, I disegni di architettura dell'Archivio storico dell'Acc. di S. Luca, Roma 1974, I, p. 77; G. Spagnesi, L'Esquilino il primo quartiere di Roma capitale, in F. Girardi - G. Spagnesi - F. Gorio, L'Esquilino e la piazza Vittorio. Una struttura urbana dell'Ottocento, Roma 1974, pp. 42 s. nn. 15 s., 49 n. 20, 50 n. 21; Leone XIII, Roma 1978, pp. 214-216; G. Spagnesi, L'edilizia romana nella seconda metà del XIX secolo, Roma 1979, p. 214e passim; Guide rionali di Roma. Rione XIII Trastevere, a cura di L. Gigli, II, Roma 1980, p. 206; I. Campagna, Chiesa di S. Leone Magno in Carpineto, Colleferro 1982, p. 10; F. Giovanetti - S. Pasquali, Via del Corso rinnovata, in Roma capitale 1870-1911. Architettura e urbanistica. Uso e trasformazione della città storica (catal.), Venezia 1984, p. 372figg. 6 s.; P. Vaccaro - M. Ameri, Progetto e realtà nell'edilizia romana dal XVI al XIX secolo, Cortona 1984, pp. 81 s., 147; F. Bartoccini, Roma nell'Ottocento, Bologna 1985, pp. 764, 798; Carlo Menotti e la sua dimora. Un esempio di stile per Roma capitale, Roma 1988, pp. 126 s.; I. Fenici, Il Museo artistico industriale di Roma, in La capitale a Roma. Città e arredo urbano 1870-1945 (catal.), Roma 1991, p. 97; G. Del Bufalo, Il Verano. Un Museo nel verde di Roma, Roma 1992, p. 83; A. Tagliaferri, Guide rionali di Roma. Rione XXII Prati, Roma 1994, p. 51; J. Fraildn, Infanzia e giovinezza di un papa, Grottaferrata 1914, p. 130; S. Pasquali, Basiliche civili e cristiane nell'editoria romana dell'architettura, in Ricerche di storia dell'arte, 1995, n. 56, pp. 19-29; A. Pastorino - L. Pastorino, I restauri delle chiese ad impianto basilicale a Roma, ibid., pp. 61-72; R. Luciani - S. Settecasi, San Crisogono, Roma 1996, pp. 59, 77; P.A. Coma, Diz. della storia dell'arte in Italia, Piacenza 1915, p. 247; U.Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XII, p. 178.