FLORIDI, Francesco
Nacque il 23 genn. 1805 (Archivio di Stato di Roma, Ospizio S. Michele, bb. 54, 143) a Roma, in una famiglia di modeste condizioni. Dal 1° febbr. 1815, infatti, il F. venne ammesso fra gli alunni dell'ospizio apostolico di S. Michele, ove rimase fino al 23 dic. 1824 (ibid., bb. 37, 54, 65, 143; Melani, 1904). Qui ebbe modo di frequentare la scuola di incisione, stringendo particolare amicizia con L.Q. Lelli, P. Mancion, L. Ceroni e L. Calamatta, divenuto - a partire dal 1820 - sorvegliante dello studio di disegno.
Maestri di questi giovani artisti furono dapprima A. Ricciani, in seguito trasferitosi a Napoli, e quindi D. Marchetti (Corbucci, 1886). Esponente di rilievo della commissione artistica della Calcografia camerale, il Marchetti rappresentò senza dubbio uno dei principali punti di collegamento fra quest'ultima e gli allievi della scuola d'incisione del S. Michele, svolgendo probabilmente un ruolo importante per la carriera artistica del Floridi. Buona parte delle opere del F. attualmente conosciute risultano infatti essere state eseguite per la Calcografia romana.
La prima opera documentata del F. è la riproduzione a bulino della Sibilla Cumana del Domenichino, tratta dall'originale della Pinacoteca capitolina. Eseguita prima del 1826, anno in cui compare per la prima volta nel Catalogo delle stampe ... di proprietà della Calcografia camerale (Arch. di Stato di Roma, Camerale II, Calcografia, b. 4, p. 37), l'incisione viene menzionata anche nel contratto datato 13 dic. 1826 (Ibid., Tesorierato gen., b. 56, fasc. 16) con il quale la Calcografia camerale commissionò al F. l'esecuzione di altre due stampe tratte da quadri di artisti sempre di tendenza classicista: la prima raffigurante S. Barbara tratta dal dipinto tradizionalmente attribuito al Domenichino (Roma, Gall. naz. d'arte antica), ma al tempo del F. ritenuto opera di A. Carracci (sull'incisione compare la scritta "Caracci dip."; Annibale Carracci..., 1986), la seconda rappresentante S. Sebastiano, dall'originale di G. Reni conservato nella Pinacoteca capitolina.
Entrambe le incisioni furono consegnate dal F. dopo molti anni. La matrice in rame con la S. Barbara risulta infatti terminata circa nove anni dopo la stipula del contratto; mentre l'esecuzione dell'incisione con il S. Sebastiano fu portata a compimento dal F. solo il 30 marzo 1836. Per tale motivo il F. venne compreso nell'elenco degli Incisori che devono essere diffidati dalla prosecuzione dei lavori ... ; in esso si specifica, comunque, che nei suoi confronti non fu preso alcun provvedimento e si indica il recapito presso cui l'incisore poteva essere reperito: lo studio del Marchetti in via di Ripetta (Arch. di Stato di Roma, Camerale II, Calcografia, b. 5, fasc. 22, e Tesorierato gen., Amm. III, b. 56, fasc. 16). Tale annotazione conferma il ruolo determinante svolto da questo artista nei confronti del F., che deve quindi essere considerato uno dei suoi allievi più stretti.
Anche l'incisione a bulino raffigurante S. Cecilia in gloria, dall'affresco dei Domenichino in S. Luigi dei Francesi, fu eseguita dal F. in un lungo arco di tempo: dal 18 genn. 1829, data in cui venne firmato il contratto, al 10 febbr. 1836, giorno della consegna del rame (Ibid., Tesorierato gen., Amm. III, b. 56, fasc. 15).
Presso la Calcografia nazionale sono conservati tre pregevoli disegni a carboncino autografi del F. preparatori per le matrici in rame raffiguranti la Sibilla Cumana, la S. Barbara, la S. Cecilia in gloria (I disegni della Calcografia, 1995).
È probabile che l'esecuzione di tali stampe abbia subito così notevoli ritardi a causa del fatto che il F. dovette nello stesso tempo far fronte ad altre commissioni, alcune delle quali sempre di pertinenza della Calcografia camerale. In particolare, ci è pervenuto un nutrito gruppo di incisioni raffiguranti alcuni cardinali conservato sia presso la Calcografia, sia presso il Gabinetto comunale delle stampe di Roma; l'anno di esecuzione delle singole stampe non e noto, ma il giorno di elezione al soglio cardinalizio, che compare su ognuna di esse, costituisce un utile termine post quem.
Di queste incisioni il F. risulta essere per la maggior parte autore sia della matrice sia del disegno preparatorio, adottando per tutte il medesimo modulo iconografico: il volto del cardinale racchiuso entro una cornice ovale ai lati della quale sono rappresentati lo stemma del papa sotto il cui pontificato l'ecclesiastico venne eletto e lo stemma della famiglia alla quale questi apparteneva. Tra i tanti ricordiamo, seguendo la successione cronologica delle nomine al soglio cardinalizio: D. De Simone (15 marzo 1830), U.P. Spinola (30 sett. 1831), L.M. Gazzoli (2 luglio 1832).
A motivo dei lunghi anni trascorsi al servizio della Calcografia camerale, il F. nel 1833 si propose quale successore del defunto G. Romero per la carica di sopraintendente, ma la richiesta non venne accolta (Arch. di Stato di Roma, Tesorierato gen, tit. XV, Calcografia, b. 442: lettera del F. al tesoriere generale, 21 dic. 1833). Oltre agli impegni con la Calcografia camerale, il F. si dedicò ad un'altra importante commissione: la realizzazione di un notevole numero di disegni preparatori per alcune delle stampe illustrative dell'opera curata da L. Bardi, La Imperiale e Reale Galleria Pitti; i quattro volumi che la compongono furono pubblicati a Firenze (1837, 1839, 1840 e 1842).
Delle ventotto stampe eseguite su disegno del F. si ricordano soltanto le più importanti: La Maddalena da Tiziano, La Maddalena da A. Gentileschi, la Madonna col Bambino e s. Giovannino da A. Carracci, Venere, Vulcano e Amore da Tintoretto, la Maddalena Doni da Raffaello, la Madonna degli angeli da Parmigianino, La Velata da una copia dell'originale di Raffaello; nel primo volume inoltre sono presenti due incisioni interamente eseguite dal F.: Le tre età da L. Lotto e Ritratto di ignoto da un originale della scuola di J. Sustermans. Per l'esecuzione delle due stampe e dei disegni si rese probabilmente necessaria la presenza del F. a Firenze, sebbene di tale soggiorno non siano state reperite prove documentarie. Il F. inoltre realizzò altre due incisioni tratte da dipinti conservati a Firenze: L'autoritratto di L. Giordano e quello di Andrea Del Sarto (Gli Uffizi, Firenze 1979, pp. 789 n. A23, 886 n. A409).
Non si hanno ulteriori notizie riguardo la vita e la restante attività artistica del F. né si conoscono il luogo e la data della morte.
Fonti e Bibl.: Oltre ai documenti citati nel testo si veda: Archivio di Stato di Roma, Ospizio apost. di S. Michele, parte nuova, b. 37: Registro gen. dell'individui alunni dell'ospizio apost. esistenti li 31 genn. 1821..., sez. Ragazzi, lett. "F", n. 3; b. 54: Elenco gen. dell'individui dell'Ospizio apost. 30 nov. 1823, sez. Ragazzi, n. 52; b. 65: Registro, lett. "F"; b. 143: Dimostrazione gen. degl'individui alunni nell'Ospizio apost. fino a tutto il giorno 7 febr. 1824, sez. Ragazzi, n. 52; V. Corbucci, L. Calamatta incisore, Civitavecchia 1886, p. 11; A. Melani, Nell'arte e nella vita, Milano 1904, p. 208; C.A. Petrucci, Catal. gen. delle stampe tratte dai rami incisi posseduti dalla Calcografia nazionale, Roma 1953, p. 60; La raccolta di disegni della Calcografia naz. (catal.), a cura di L. Salemo - A. Pampalone, Roma 1972, p. 15; Annibale Carracci e i suoi incisori (catal.), a cura di E. Borea - G. Mariani, Roma 1986, pp. 87, 278; G. Milesi, Diz. degli incisori, Bergamo 1989, p. 149; I disegni della Calcografia 1785-1910, a cura di M. Miraglia, Roma 1995, I, pp. 489 s. nn. 626 s., 491 n. 628; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XII, p. 120; Diz. encicl. Bolaffi dei pittori e degli incisori italiani, V, p. 21.