FERRUCCI, Francesco (detto Francesco di Simone)
Figlio di Simone di Nanni e di Nanna, nacque a Fiesole (Firenze) intorno al 1437 (Fabriczy, 1908). Iniziato allo studio della scultura dapprima presso il padre e poi nella bottega di Desiderio da Settignano, s'immatricolò all'arte dei legnaioli e degli scalpellini il 29 genn. 1463.
Dal 1460 al 1466 lavorò alla decorazione plastica nel cantiere brunelleschiano della badia di Fiesole. In questo complesso ecclesiastico eseguì numerose opere in marmo e in pietra serena: un lavabo nel refettorio, un'epigrafe con stemma mediceo, le cornici di alcune porte nella chiesa e nel convento (Fabriczy, 1892; Giglioli, 1933). Oltre a queste opere ornamentali, improntate prevalentemente sullo stile di Desiderio e di Mino da Fiesole, eseguì un lavabo in marmi bianchi e policromi, riferito dal Fabriczy (1892) a Gregorio di Lorenzo, ma autografo del F. (Venturi, 1892).
Nel 1466 scolpì un'acquasantiera per la chiesa di S. Maria a Peretola e nello stesso anno aprì una bottega in via de' Servi a Firenze (Fabriczy, 1908). Tra la fine del 1466 e l'inizio del 1467 soggiornò probabilmente a Forlì, dove ebbe l'incarico di eseguire il Monumento di Barbara Manfredi per la chiesa di S. Biagio.
L'opera, attribuita al F. da Venturi (1892) e riferita precedentemente a Desiderio da Settignano e a Benedetto da Maiano, inaugurò una tipologia funebre che fu adottata frequentemente dal F. e che contribuì alla diffusione del gusto rinascimentale toscano in Romagna e nelle Marche. Esemplato su schemi derivati da B. Rossellino, il monumento è costituito da due pilastri, da uno zoccolo e da un arco inquadrante un panno drappeggiato, un sarcofago con putti sul quale è adagiata la statua con l'immagine della defunta e un tondo ghirlandato con la Madonna con il Bambino. Il rivestimento architettonico è ornato con rilievi rabescati e floreali, nei quali sovrasta il motivo della palmetta con foglie baccellate (ricorrente in tutte le decorazioni dell'artista). Il rilievo raffigurante la Madonna con il Bambino fu replicato varie volte dallo scultore; lo ritroveremo ancora neimonumenti di Giovan Francesco Oliva e di Marsabilia Trinci a Montefiorentino e in un tabernacolo in via della Chiesa a Firenze (ibid.).
Nel territorio forlivese il F. eseguì tra il 1466 e il 1480 altre sculture: il busto di Pino III Ordelaffi nel Museo civico di Forlì, già attribuito a Donatello e poi a Desiderio da Settignano e all'ambito di Benedetto da Maiano, e una lunetta con la Vergine con il Bambino e angeli nella Pinacoteca della città romagnola. Oltre a queste opere non è da escludere l'intervento del F. in alcuni stemmi, capitelli e ornati nel palazzo Ordelaffi a Forlì (Calzini, 1903). È probabile che a questo tempo risalga anche l'esecuzione del Monumento funebre di Sigismondo Malatesta nel tempio Malatestiano di Rimini (Venturi, 1892; Ricci, 1925).
Nel 1468 il nome del F. è menzionato per la prima volta nei registri dei conti della Ss. Annunziata a Firenze, in connessione ad alcuni lavori eseguiti o da eseguirsi con la collaborazione del fratello Bernardo all'interno della chiesa e del monastero (i lavori proseguirono fino al 1478). Risale al 1469 la realizzazione della Lapide di Saracino Pucci per la cappella di famiglia alla Ss. Annunziata. oggi perduta (Milanesi, in Vasari [1568], 1881); era documentato allo stesso anno l'acquisto di un'abitazione nel "popolo" di S. Maria del Fiore a Firenze nell'antica via del Cocomero, odierna via Ricasoli (Fabriczy, 1908).
Tra il 1471 e il 1472 eseguì il Monumento funebre di Lemmo Balducci per lo spedale di S. Matteo a Firenze. Questo, smantellato in seguito a vari spostamenti avvenuti soprattutto all'interno dell'ospedale, è oggi parzialmente conservato nella chiesa di S. Egidio (Marrai, 1894). Fra le parti superstiti spicca il bel medaglione con il profilo del Balducci (Covi, 1968), un rilievo condotto con un modellato dolce e levigato degno dello stile di Desiderio.
Nel 1474 il F. si trasferì con la famiglia in una nuova abitazione in via S. Egidio, acquistata dalle monache di S. Apollonia (Fabriczy, 1908), e nel 1476 ottenne le prime commissioni per la cattedrale di Prato: i rilievi marmorei per il coro. Smontati in tempi successivi, essi furono utilizzati prevalentemente come elementi decorativi per l'interno della chiesa (Fantappié, 1984). Per lo stesso edificio il F. lavorò ancora nel 1485 (Venturi, 1892) e nel 1487 (Fabriczy, 1908), eseguendo fregi ornamentali per la facciata e un tabernacolo, commissionato dal preposto Carlo de' Medici (figlio naturale di Cosimo il Vecchio), smembrato nel 1638. Una Testa di cherubino proveniente da questo arredo è passata nel 1987 sul mercato antiquario a Firenze (XV Mostra..., 1987). È probabile che allo stesso tempo risalga anche l'esecuzione di una statuetta raffigurante Gesù Bambino conservata nel Tesoro del duomo di Prato (Marchini, 1963).
Nel 1477 e nel 1478 l'artista era impegnato in alcuni lavori per la tribuna della Ss. Annunziata a Firenze e nella realizzazione della Lapide di fra Girolamo da Viterbo per la stessa chiesa (Fabriczy, 1908), oggi perduta. Sul volgere dell'ottavo decennio dovette stringere rapporti di amicizia e di collaborazione con il Verrocchio. Per il Monumento funebre di Francesca Pitti Tornabuoni, allogato al Verrocchio intorno al 1477 per la chiesa di S. Maria sopra Minerva a Roma (adesso smantellato e in parte perduto), è stato ipotizzato un suo intervento rilevante nell'esecuzione marmorea. All'artista spetterebbe anche la realizzazione di un tondo con la Madonna con il Bambino, conservato attualmente nel North Carolina Museum of art a Raleigh (Covi, 1968).
Di provenienza sconosciuta, l'opera, acquistata nel 1929 dalla collezione Contini-Bonacossi a Roma e poi passata nella Samuel H. Kress Foundation, è stata riferita concordemente dalla critica al F. ed è stata ricondotta frequentemente al perduto monumento romano. Del rilievo sono note alcune derivazioni in stucco conservate nel Victoria and Albert Museum a Londra (Pope-Hennessy, 1964) e nel Musée Jacquemart-André a Parigi.
Dalla portata al Catasto del 1480 apprendiamo che il F. risiedeva a Firenze e che possedeva, oltre alla casa citata in via S. Egidio, un appezzamento di terra nel contado di Pistoia. La sua famiglia era costituita dalla madre, dalla moglie Maria e dai figli Maddalena, Gabriello, Simone e Bastiano (Fabriczy, 1908).
Contemporaneamente alle prove offerte nel sepolcro Pitti Tornabuoni l'artista ottenne la commissione del Monumento funebre di Alessandro Tartagni per la chiesa di S. Domenico a Bologna (Venturi, 1892).
L'opera, che costituisce il capolavoro assoluto del F., media sapientemente con un linguaggio armonioso ed equilibrato la lezione di B. Rossellino e di Desiderio da Settignano, evidente nelle citazioni architettoniche e compositive dei monumenti di Leonardo Bruni e di Carlo Marsuppini nella basilica di S. Croce a Firenze. Il gusto verrocchiesco, già evidenziato nel tondo di Raleigh, si esplica con evidenza maggiore nei rilievi centrali con la Fede, la Carità e la Speranza (ovvero le Virtù teologali), esemplate su sculture pressoché analoghe oggi nel Musée Jacquemart-André a Parigi e provenienti dal citato monumento già in S. Maria sopra Minerva (Covi, 1968). Alla sommità della tomba Tartagni compare un ennesimo tondo con la Madonna con il Bambino. Anche per questa composizione sono note varie derivazioni in stucco, tra le quali meritano menzioni particolari quelle conservate nel Museo Bardini e nelle raccolte Acton e Guidi a Firenze e nel Bodemuseum, Skulpturensammlung a Berlino. A questo gruppo possiamo avvicinare ancora un raffinatissimo rilievo marmoreo, autografo del F., raffigurante Madonna con Bambino, ubicato nel Museum of fine arts di Richmond (Virginia).
Nel 1480 il F. eseguì alcuni bassorilievi per la facciata di S. Petronio a Bologna (Fabriczy, 1908; Supino, 1910) e in un periodo di poco posteriore scolpì il Monumento funebre di Vianesio Albergati per la chiesa bolognese di S. Francesco. L'opera, rimossa dall'edificio ai tempi delle soppressioni francesi, fu collocata nel cimitero comunale e fu corredata di un epitaffio dedicato a un discendente dell'Albergati, Francesco. Trasferita alla certosa di Bologna (Venturi, 1892), essa fu poi rimontata nella collocazione originaria in S. Francesco (Id., 1908).
Durante il soggiorno nel capoluogo emiliano il F. eseguì anche il portale di palazzo Bevilacqua e il Monumento funebre di Pietro Fieschi in S. Francesco, rimaneggiato pesantemente in tempi recenti (Venturi, 1892). Nel Museo civico medievale di Bologna sono conservati un Ciborio, una Madonna con il Bambino e un frammento di rilievo con Due angeli che sorreggono la "Veronica", già a Lugo in Romagna (Bedeschi, 1900). Nel 1482 il F. rientrò a Firenze per eseguire alcune opere nella chiesa di S. Pancrazio, tra le quali il Monumento funebre di Pietro Minerbetti (Vasari, 1568). Dell'opera, dispersa in seguito alla secolarizzazione dell'edificio, si conserva soltanto il rilievo con Due angeli che sostengono l'arme Minerbetti. Identificata da Conforti (1980), la scultura è ospitata attualmente nelle collezioni dell'Institute of arts di Detroit (Darr, 1986). Al 1483 risale l'esecuzione del Ciborio per la chiesa di S. Maria a Monteluce (Perugia). L'opera, attribuita al F. da Venturi (1892), fu esaminata dettagliatamente da Urbini (1903), che precisò al mese di marzo del 1483 l'arrivo del tabernacolo da Firenze.
Su commissione di C. Oliva, conte di Pianano, il F. ottenne tra il 1485 e il 1488 l'incarico di eseguire i monumenti funebri di Giovan Francesco Oliva e di Marsabilia Trinci per la chiesa di S. Francesco a Montefiorentino in Piandimeleto, ora in provincia di Pesaro (Venturi, 1892; Pasini, 1982). I due sepolcri, affini compositivamente agli altri già realizzati dal F., evidenziano una struttura semplice e lineare, che esalta l'alta qualità delle immagini dei defunti distesi sui sarcofaghi e i raffinatissimi fregi ornamentali.
L'adesione allo stile del Verrocchio, rilevata in molte opere del F., raggiunse il momento di maggiore intensità nel Ciborio della cappella della Beata Vergine del Capitello a Ostiglia (Venturi, 1892), poi pervenuto in collezione privata e nel palazzo ducale di Mantova. Le analogie con il linguaggio verrocchiesco, oltre ai consueti riferimenti a Desiderio, si sottolineano soprattutto nella formulazione del riquadro istoriato con Tobiolo e l'arcangelo Raffaele, nella resa plastica delle pieghe dei panneggi e nella conduzione serpentinata delle ciocche dei capelli delle figure in basso.
Esigue sono le informazioni biografiche sugli ultimi anni dell'artista. Dopo la commissione del citato tabernacolo della cattedrale di Prato (1487), il F. lavorò soprattutto per il cantiere dell'Opera del duomo di Firenze: nel 1491 eseguì un progetto per la facciata e nel 1492 scolpì una "pila marmorea" (Fabriczy, 1908).
Il F. morì a Firenze e il 24 marzo 1493 fu sepolto nella chiesa di S. Pier Maggiore (ibid.), oggi distrutta.
Prive di riferimenti cronologici certi e di documentazioni archivistiche risultano alcune opere a lui attribuite. Tra esse spicca la bellissima Madonna con il Bambino del municipio di Solarolo (Bedeschi, 1900; Venturi, 1908), riferita anche a A. Rossellino e a Desiderio da Settignano (Gamba, 1951-1952). Di questa composizione sono note varie derivazioni, tra le quali menzioneremo quelle del Victoria and Albert Museum a Londra e del Museo nazionale del Bargello a Firenze (Pope-Hennessy, 1964), del convento di Vallombrosa, del Rijksmuseum di Amsterdam, del Louvre di Parigi e di S. Maria a Castagnolo presso Signa (Gentilini, 1992).
Tra le sculture riferite al F. si ricordano ancora alcune opere del Victoria and Albert Museum a Londra (Pope-Hennessy, 1964), un rilievo con Putti e il Nome di Gesù nel Bodemuseum, Skulpturensammlung a Berlino e frammenti con Putti e motivi ornamentali già presso la Heim Gallery a Londra. Prove ulteriori attribuibili più o meno dubitativamente all'artista sono conservate nel Museo Bardini e nel Museo nazionale del Bargello a Firenze (Fabriczy, 1908), in palazzo Pitti (Becherucci-Brunetti, 1970), nel cimitero di Cesena, nel palazzo ducale di Urbino (Schottmüller, 1915) e nella chiesa di S. Andrea Corsini a Gaviserri, nel Casentino (Bucci, 1986). Incerti risultano i riferimenti all'artista per il Monumento funebre di Giannozzo Pandolfini nella badia a Firenze (Venturi, 1892), ascritto recentemente all'ambito di B. Rossellino (Sestan - Adriani - Guidotti, 1982), e per la bella Vergine con il Bambino, già nella collezione Rossi a Imola e poi passata nella raccolta Gabrinsky a Bologna e nella William Rochill Nelson Gallery a Kansas City. Riferita al F. da Venturi (1892), questa, assegnata da Planiscig (1930) a Pietro Lombardo è stata ricondotta poi nell'anonimato (Negri Arnoldi, 1970). Estranei al gusto del F. risultano essere, invece, la Madonna con il Bambino nel Victoria and Albert Museum a Londra (Pope-Hennessy, 1964), assegnata da Negri Arnoldi (1970) all'ambito di Desiderio, alcuni rilievi pubblicati da De Liphart (1924) e il rivestimento decorativo della cappella Viviani in S. Giobbe a Venezia (Fabriczy, 1908; Venturi, 1908).
Il F. fu anche un abile disegnatore (Gronau, 1896; Grossman, 1972) e al suo catalogo spettano alcuni fogli conservati nelle collezioni statali di Amburgo, Berlino, Chantilly, Chatsworth, Firenze, Lille, Londra e Stoccolma. La critica risulta pressoché concorde nel riferire al F. il cosiddetto album del Verrocchio, databile intorno al 1487 e oggi proprietà del British Museum a Londra. Il taccuino londinese, che può essere ritenuto un prontuario di bottega, mostra progetti per altari, tabernacoli e fregi ornamentali nei quali vengono ripetuti frequentemente motivi e forme standardizzate (Ames Lewis, 1986).
Scultore raffinato anche se dotato di scarsa originalità inventiva, il F. può essere ritenuto uno dei personaggi più interessanti nella grande stagione artistica toscana della seconda metà del Quattrocento. Il suo stile, formulato inizialmente sulle opere di Desiderio e poi sul gusto verrocchiesco, contribuì a diffondere il linguaggio figurativo fiorentino oltre i confini regionali, affermandosi prepotentemente in Emilia Romagna, nelle Marche e in Umbria.
Nella bottega del F. dovette formarsi Bastiano, figlio quartogenito dell'artista. Nato a Firenze nel 1479 (Fabriczy, 1908) è noto oggi soltanto per il Monumento funebre di papa Pio III, già in S. Pietro e adesso in S. Andrea della Valle a Roma (Milanesi, in Vasari [1568], 1879). L'opera, derivata dal Monumento di papa Pio II, anch'esso oggi conservato in S. Andrea della Valle, fu realizzata con la collaborazione di un pressoché sconosciuto Francesco di Giovanni in un periodo imprecisato, collocato tradizionalmente intorno al 1505 (Alcuni...,1871). Incerta è l'identificazione del collaboratore di Bastiano: un Francesco di Giovanni era documentato a Firenze tra il 1477 e il 1480 come aiutante di Antonio di Salvi Salvucci nell'esecuzione di un rilievo per il dossale d'argento di S. Giovanni, adesso nel Museo dell'Opera del duomo a Firenze (U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, XII, Leipzig 1916, p. 306). Non è da escludere, tuttavia, posticipando la data di realizzazione del monumento tra la fine del secondo e l'inizio del terzo decennio del Cinquecento, la possibilità di riconoscere in quel Francesco di Giovanni il più noto Francesco di Giovanni Ferrucci, documentato a Roma nel 1527 (Razzi, sec. XVII). Ignota risulta la data di morte di Bastiano.
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