FERRETTI, Francesco
Nacque intorno al 1380, probabilmente ad Ancona, da Liverotto di Francesco, appartenente a una nobile famiglia anconetana che a partire dalla seconda metà del sec. XIV occupò un ruole importante nella vita cittadina, e da Alvisia Sacchetti.
Fu per opera del nonno, Francesco di Pietro, che la famiglia cominciò ad affermarsi nella vita politica cittadina. Egli ereditò, tra gli altri beni della famiglia, la tenuta dei Ronchi, di proprietà dei Ferretti già dalla metà del secolo XII. Fu esponente di rilievo dei ceti dirigenti di Ancona. Nel 1374 lo troviamo a Firenze come podestà, carica che gli fu nuovamente conferita nel 1387. Nel frattempo non tralasciava la partecipazione alla vita politica nella sua città schierandosi sempre con la fazione fedele ai pontefici romani in occasione dei numerosi scontri che ebbero luogo in Ancona negli anni della guerra tra Carlo III d'Angiò Durazzo e Ludovico d'Angiò. Nel 1384, a causa dei danni subiti con il passaggio delle truppe angioine nella tenuta dei Ronchi, Francesco ottenne il permesso di edificare a difesa del luogo un castello, la rocca di Castel Ferretto (attualmente Castelferretti, frazione di Falconara Marittima). Bonifacio IX nel 1397 eresse Ronchi in contea. Francesco morì nel 1414.
Liverotto proseguì con successo nella strada della carriera politica aperta dal padre, divenendo podestà, nel 1389 e nel 1399, e capitano del Popolo, nel 1402, a Firenze. Fu ancora podestà a Genova nel 1404 e a Brescia nel 1406 ed ambasciatore nel 1412; anche suo fratello Giovanni fu podestà di Firenze nel 1401.
Il F. compare per la prima volta sulla scena pubblica nel 1417 quando, nominato podestà di Firenze, ottenne la dignita cavalleresca. Due anni dopo lo troviamo come podestà e capitano del Popolo a Bologna. Negli anni immediatamente successivi si recò a Costantinopoli, dove la famiglia aveva diversi affari da seguire. I Ferretti, infatti, come tutte le famiglie anconitane di maggior rilievo, possedevano navi e praticavano il commercio. Anpgna, del resto, era il più importante porto dell'Italia centrale, al punto che le era stato precluso, dalla potente e ricca Venezia, il commercio nell'Adriatico, cosicché era costretta a rivolgere la sua attenzione verso i mari e i porti dell'Oriente. Non sorprende, pertanto, di ritrovare il F. a Costantinopoli, dove ebbe occasione di divenire amico di F. Filelfo, con il quale continuò ad avere rapporti epistolari anche negli anni successivi.
Sono note due lettere del Filelfo ai Ferretti. Nella prima, indirizzata nel 1427 al F. da Venezia, l'umanista ricorda la loro frequentazione a Costantinopoli e fa riferimento ad una lettera speditagli dal F.; nella seconda, scritta da Firenze nell'aprile del 1433, comunica a Felice F., fratello del F., di avere appena ricevuto una visita di questo.
Grazie al Filelfo il F. poté conoscere G. Aurispa, il quale nel 1422 compose, in occasione del suo ritorno ad Ancona, un epigramma che ci è pervenuto. Non sappiamo se la partenza del F. sia da porre in relazione con l'aspra contesa esistente in quegli stessi anni fra la sua famiglia e il legato pontificio della Marca, il cardinale G. Condulmer, futuro papa con il nome di Eugenio IV. I motivi di questa ostilità sono ancora oggi oscuri: con ogni probabilità essi erano dovuti alle tensioni sorte negli anni dello scisma, fra la famiglia Ferretti e le potenti famiglie cittadine dei Fatati e dei Vigilanti, in merito all'elezione del vescovo di Ancona.
Dopo l'elezione dell'antipapa Alessandro V, avvenuta nel concilio di Pisa nel 1409, Ancona, collegata con Ladislao di Durazzo, continuò a professare l'obbedienza verso papa Gregorio XII che, nel 1410, nominò vescovo della città Simone Vigilanti, sostituendolo al fiorentino L. Ricci. Alla morte di Alessandro V, nel 1410, fu eletto papa Baldassarre Cossa, con il nome di Giovanni XXIII, che non volle confermare il Vigilanti nella carica di vescovo e lo sostitui con Pietro fratello del F., mentre un altro fratello, Giovanni, monaco cistercense, fu nominato abate di Porto Nuovo. Con la nomina di Pietro a vescovo di Ancona si apri una questione che si protrasse a lungo: il Vigilanti, infatti, si oppose alla sua nomina e gli impedì di insediarsi nella sede episcopale. Nel 1413 la situazione cambiò radicalmente; Ladislao di Durazzo riprese il sopravvento e cacciò da Roma, nel giugno dello stesso anno, Giovanni XXIII; i Ferretti allora si rivolsero a Ladislao, che obbligò il Comune di Ancona ad ammettere Pietro Ferretti nella sua carica. La questione venne definitivamente risolta solo con l'elezione, nel 1417, del nuovo papa Martino V, il quale si comportò con prudenza, lasciando Pietro nella sua sede senza concedergli però la consacrazione. Solo nel 1419 il pontefice risolse la questione: nominò vescovo di Ancona Astorgio Agnesi e assegnò al Vigilanti la sede di Senigallia e a Pietro quella di Ascoli Piceno, dove morì nel 1422.
L'avversione che questa contesa aveva alimentato tra i Ferretti e le famiglie nemiche dei Fatati, Pisanelli e Vigilanti divenne insanabile e probabilmente non fu estranea all'accusa di ribellione alla S. Sede che il Condulmer mosse, nel 1421, al Ferretti. Dagli atti conservati non emergono le ragioni di tale accusa. Sappiamo tuttavia che i membri della famiglia Ferretti riuscirono ad appellarsi direttamente al papa, il quale avocò a sé il processo affidandone l'esame a una commissione di cardinali, che scagionò dalle accuse il Ferretti. Nel frattempo, nonostante il salvacondotto concesso dal pontefice ad alcuni dei fratelli del F. - Angelo, Conte e Felice -, questi furono imprigionati dal legato ma, per l'intervento di Martino V, rilasciati subito dopo. La questione si trascinò ancora per qualche tempo. Nel 1423 il Comune di Ancona concesse al F. di poter rientrare in città, ma il papa minacciò la città d'interdetto se non fosse stato cacciato. Finalmente nel 1429 Felice, fratello del F., riuscì a far cassare i processi intentati dal Condulmer.
La carriera del F. ebbe, nonostante questi contrasti con il legato della Marca, una felice prosecuzione. Nel 1424 Martino V lo nominò podestà di Perugia, appena liberata dalla signoria di Braccio da Montone; nel 1427 il F. fu podestà a Siena e nel 1429 venne nominato senatore di Roma. Secondo quanto narrato dalla memorialistica familiare morì intorno al 1435 senza lasciare discendenti diretti.
Fonti e Bibl.: Archivio segr. Vaticano, Reg. Vat. 353, cc. 88, 107, 137, 138v, 318 s; 354, c. 292v; 356, c. 32; Archivio di Stato di Ancona, Archivio Ferretti di S. Domenico di Castelferretto,pergg. 17, 18, 284, 284 bis, 287; Ibid., Arch. stor. comun., Atti consigliari, vol. XXXI, c. 21; Philelphi epistolarum libri XXXVII,Venetiis 1502, c. iv; Carteggio di G. Aurispa,a cura di R. Sabbadini, Roma 1931, in Fonti per la storia d'Italia,LXX, pp. 4 s.; F. Ferretti, Pietra del paragone della vera nobilità, Ancona 1685, pp. 38-115; A. Leoni, Istoria di Ancona, III,Ancona 1812, p. 120; Id., Ancona illustrata, Ancona 1832, pp. 170-209; A. Peruzzi, Storia d'Ancona dalla sua fondazione, II, Ancona 1835, p. 247; V. Vitale, Una contesa tra Ancona e Venezia nel sec. XV. Contributo alla storia delle relaz. tra le due Repubbliche,in Atti e mem. della Deput. di storia patria per le Marche, n. s., I (1904), pp. 57-77; A. Salimei, Senatori e statuti di Roma nel Medio Evo. I senatori, cronologia e bibliografia dal 1144 al 1447, Roma 1935, p. 174; P. Partner, The papal State under Martin V, London 1958, pp. 80, 186; M. Natalucci, Ancona attraverso i secoli, I,Ancona 1961, ad Indicem; J.F. Leonhard, Die Seestadt Ancona in Spätmittelalter, Tübingen 1983, pp. 242 s., 254, 406 (per Francesco di Pietro).