FERRARESI, Francesco
Nacque a Roma nel febbraio del 1858da Filippo e da Luisa. Inizialmente frequentò corsi di formazione presso il Museo artistico industriale, istituito nel 1874 sotto la direzione di R. Erculei; nel 1879, dopo aver brillantemente terminato il corso di modellazione in creta e cera, ricevette una medaglia al merito dal ministero dell'Industria e del Commercio (G. Raimondi, Il Museo artistico industriale e le sue scuole, in Faenza, LXXVI [1991], p. 28). La prima partecipazione ad una pubblica esposizione risale al 1882quando, in occasione della Fiera artistica di quell'anno a Roma, presentò un Busto di ragazzo in terracotta (Catalogo oggetti d'arte donati dai soci per la Fiera artistica, Roma 1882, n. 91). Nel 1883realizzò la sua prima opera pubblica, il busto marmoreo del Generale Giacomo Medici (in viale Aldo Fabrizi, 7ªerma da piazzale del Gianicolo; A. Riccoboni, Roma nell'arte. La scultura nell'Evo moderno dal Quattrocento ad oggi, Roma 1942, p. 497).
Nell'elenco delle opere donate dall'artista al Comune di Roma nel 1941 (cfr. Bonasegale, 1993) viene ricordato un busto in gesso del Generale Giacomo Medici;nella donazione sono menzionati inoltre i busti in gesso del Generale La Marmora e del Generale Nicola Fabrizi, da identificarsi con i due busti recentemente riportati alla luce in una soffitta di palazzo Braschi e del Monsignor Storti e di Gioacchino Belli, questi ultimi oggi non reperibili.
Del 1886 è un dipinto a olio raffigurante la Torre degli Anguillara prima dei restauri (conservato presso i depositi del Museo di Roma, ma appartenente al Museo di palazzo Venezia), mentre risale al 1889 uno Studio di palme (Roma, Gall. comunale d'arte moderna), opera ancora legata ad una prima fase di studio e apprendimento dell'artista.
Nel campo della scultura, che il F. continuò ad esercitare parallelamente alla pittura. spicca in questi anni per intensità e immediatezza un'opera quale la Testa della madre (ibid.), firmata e datata 1890; il F. ripropose il tema della madre alcuni anni dopo in un olio Ritratto della madre (ibid.). Nel 1890 espose all'Esposizione di belle arti una "figuretta in bronzo" raffigurante un Fauno (cfr. Catal., p. 8 n. 21); nel 1893 espose di nuovo a Roma una scultura intitolata Fauno (Catalogo Esposizione di belle arti, Roma 1893, p. 49, n. 79); una Testa di fauno in gesso si conserva presso la Gall. comunale d'arte moderna.
Tra il 1894 e il 1900, con altri protagonisti della vita culturale romana come C. Montani e R. Bonfiglietti, fece parte dello scanzonato gruppo de I Decemviri, che organizzava incontri cultural-culinari invocando la protezione della "Dea panza" nei quali i partecipanti si presentavano vestiti da antichi romani (Jandolo, 1938, pp. 430-441). In quegli stessi anni prendevano vita, animate dal F., le celebri feste di Cervara organizzate dai soci del Circolo artistico, documentate da una serie di fotografie ed acquarelli, poi donati dall'artista al Museo di Roma nel 1933, che si conservano presso il Museo del folklore di Roma (P. Grassi-L. Zangarini, La festa degli artisti a Tor Cervara, Roma 1989, p. 22). Già alla fine del secolo il F. doveva godere di particolare notorietà e stima per ottenere il privilegio di registrare dal vero un evento di primaria importanza quale Il funerale del re Umberto I (olio su tela, firmato e datato 11 ag. 1900, in deposito al Museo di Roma di palazzo Venezia). È del 1907 una veduta delle Terme di Caracalla (olio su tela) sempre nei depositi del Museo di Roma.
Nel 1919 il F. entrò a far parte della Società degli acquarellisti in Roma fondata, verso il 1870, su modello di analoghe associazioni inglesi e olandesi, da un gruppo di dieci pittori sotto l'impulso di E. Roesler Franz e N. Cipriani (Lomonaco, 1987, p. 10). Già prima di questa data i pittori acquarellisti esponevano le loro opere presso le mostre della Società amatori e cultori di belle arti, alle quali il F. partecipò quasi continuativamente dal 1900 al 1926.
Nel 1900 presentò quattro opere: Donna dell'Impero, La piccola Diana, Tempio di Giove Palatino, Arco degli Orefici (Catal. della LXX Espos. intern., Roma 1900, pp. 15 n. 249, 17 n. 301, 18 n. 336, 19 n. 358). Nel 1902 partecipò ancora con quattro acquarelli: Idillio, Un raggio di sole sulla via Latina, Arco di Tito e Odalisca (Catal. d. LXXII Espos. intern. ..., Roma 1902, pp. 14 n. 263, 16 n. 348, 17 n. 363, 25 n. 549). Nel 1903 con uno Studio di testa e Dopo il bagno (costumi romani) (Catal. d. LXXIII Espos. intern. ..., Roma 1903, pp. 31 n. 402, 33 n. 443). Nel 1907 presentò un acquarello, Vanitas, ed una scultura, Abissino (Catal. d. LXXVII Espos. intern., Roma 1907, pp. 53 n. 404, 70 n. 644). L'anno seguente espose una sola pittura, Un placido tramonto in estate (Catal. d. LXXVIII Espos. intern. ..., Roma 1908, p. 42 n. 419), mentre fu completamente assente dalle successive mostre della Società amatori e cultori del 1919 e del 1910. Ritornò sulla scena espositiva romana solo nel 1911 presso l'Esposizione artistica degli indipendenti, con Parco dei Daini a Villa Borghese e un Ritratto, a testimonianza dell'interesse del F., in questa fase della sua produzione artistica, anche per questo genere di pittura (Catal., Roma 1911, p. 51 nn. 623 e 624). Nella mostra della Società amatori e cultori del 1912 propose nuovamente un Ritratto e un'opera dal consueto titolo decadente, Tramonto romano (Catal. d. LXXXI Espos. intern. ..., Roma 1912, pp. 28 n. 121, 29 n. 131). Nel 1913 espose solo un Paesaggio, mentre nel 1915 fu presente con Parco dei Daini - Villa Pamphili (Catal. d. LXXXIV Espos. intern. ..., Roma 1915, p. 37 n. 16).
Nel recente ritrovamento di sculture (Bonasegale, 1993) è riapparsa anche un'opera, Ilsogno realizzato, datata 1920, da identificarsi con la statua in gesso raffigurante la Vittoria nella grande guerra 1915-1918, citata nella delibera della donazione del 1941.
Alla mostra della Società amatori e cultori del 1926 il F. presentò una scultura, Abissino, una pittura, La caduta delle prime foglie e un acquerello, Anello di fidanzamento (Catal. d. XCII Espos. intern. ..., Roma 1926, pp. 41 n. 4, 42 n. 5, 53 n. 55). È dello stesso anno un piccolo Autoritratto (Gall. comunale d'arte moderna) in cui il suo interesse appare incentrato sull'introspezione psicologica, tutta giocata attorno all'intensità dello sguardo.
Nel 1930 prese parte alla II Mostra regionale del Sindacato laziale fascista di belle arti con tre opere: VillaPamphili, Fosco tramonto in montagna, Tramonto d'agosto nella campagna romana (Catal., Roma 1930, rispettivamente p. 49 n. 10, sala XI; p. 54 nn. 20 e 21, sala XIII).
Un anno prima di morire, nel 1941, il F. donò un nutrito gruppo di opere sue e del fratello Adriano al Comune di Roma. Alcune delle opere donate - appartenenti a periodi diversi della produzione dell'artista - erano gia state esposte in diverse mostre e appartengono oggi alla Galleria comunale d'arte moderna di Roma. Tra le altre, va ricordata Figura femminile con vaso di fiori (firmata), identificabile con la "Figura di giardiniera" citata nell'elenco della donazione e probabilmente da riconoscere nell'opera Giardiniera esposta alla LXXXIX Esposizione di belle arti della Soc. amatori e cultori (Catal., Roma 1920, p. 34 n. 22). Dello stesso gruppo è Vaso con oleandri, firmato con l'usuale dicitura "F. Ferraresi Roma" e non datato, esposto alla mostra della Società amatori e cultori di belle arti del 1923 (Catal., Roma 1923, p. 27 n. 16).
I soggetti preferiti dall'artista furono per lo più i parchi romani e i paesaggi campestri; si ricordano a questo proposito il quadro Via Latina, della Galleria comunale d'arte moderna, e alcune opere riportate nell'elenco della donazione: Triste tramonto con capre, Pecore che vanno in montagna, Campagna romana. Tra le opere della stessa donazione si segnalano inoltre Illaghetto di Villa Borghese e Veduta di Villa Borghese con sedile circolare, tutte nella medesima Galleria. Nella prima la composizione è più equilibrata e il paesaggio popolato di figurine rimanda alle vedute settecentesche; decisamente più tarda appare la seconda opera, in cui si nota una maggiore libertà d'impostazione, mentre la luce e le sue vibrazioni diventano le protagoniste di una stesura pittorica a macchie rapide.
Per lunga parte della sua vita il F. visse e operò in via Margutta n. 33. Sempre a Roma morì il 29 apr. 1942.
Fonti e Bibl.: A. Jandolo, Le memorie di un antiquario, Milano 1938, ad Indicem;Id., Antiquaria, Milano 1947, pp. 304 s.; G. F. Lomonaco, Acquarelli dell'Ottocento, Roma 1987, pp. 10, 122;G. Bonasegale, Inventario di un ritrovamento: opere di Bertel Thorvaldsen, Pietro Tenerani, F. F., Amleto Cataldi in palazzo Braschi, in Boll. dei Musei comunali di Roma, n. s., VII (1993), pp. 88 s.; Catalogo generale della Gall. comunale d'arte mod. e contemp., a cura di G. Bonasegale, I, Roma 1995, p. 691;A. M. Bessone-Aurelj, Diz. dei pittori ital., Città di Castello 1915, p. 252; P. A. Corna, Diz. di storia dell'arte in Italia, I, Piacenza 1930, p. 377; A. M. Bessone-Aurelj, Diz. degli scultori ed architetti ital., Genova-Roma-Napoli-Città di Castello 1947, II, p. 213;A. Panzetta, Diz. degli scultori ital. dell'Ottocento e del primo Novecento, Torino 1994, p. 123.