FALCONE, Francesco
Nacque a Chiavari (Genova) il 14 febbr. 1892 da Andrea, artigiano ebanista, e Maria Sanguineti. Dopo i primi studi alla scuola di disegno della sua città natale, fu allievo di G. Scanzi all'Accademia ligustica di belle arti di Genova - della quale nel 1924 fu nominato accademico di merito - per poi trascorrere un periodo di perfezionamento presso l'Accademia di S. Croce di Firenze.
Al periodo giovanile vanno ascritti alcuni ritratti a penna, tra cui si ricordano quelli della Madre e un Autoritratto, entrambi eseguiti nel 1911 (presso gli eredi a Chiavari).
Concluso il periodo di formazione, le vicende biografiche del F. risultano quasi esclusivamente legate alla sua partecipazione a mostre nazionali e internazionali, con particolare evidenza durante gli anni Venti e Trenta, periodo in cui egli fu presente alle più importanti manifestazioni espositive dell'epoca. Partecipò alle edizioni 1920, 1921 e 1922 della rassegna annuale della Società promotrice per le belle arti di Genova, con sculture in legno (1920: Baccanale; 1921: S. Giovanni Battista, Il lavoro, Ragazza, Bagnante; 1922: Piccolo fabbro, Testa di bimbo, Dante, Testa; se non altrimenti indicato, le opere non sono rintracciabili). Successivamente, prese parte a quasi tutte le esposizioni della Promotrice genovese fino al 1933 (per l'elenco completo delle opere presentate dal F. in tali occasioni, si rimanda a Sborgi, 1989, p. 280).
Accanto alle sculture in legno, attività che privilegiò, il F. ebbe modo di produrre in quegli stessi anni pregevoli lavori in bronzo e marmo, per lo più nell'ambito dell'arte sacra e a seguito di commissioni specifiche. Del 1923 sono infatti due marmi conservati al cimitero di Chiavari: la Testa di Cristo (tomba Falcone, cfr. Sborgi, 1988, p. 470) e il bassorilievo con Pie donne (lapide Zunino), oltre al bronzo Testa di Cristo (lapide Mori), ubicato nel cimitero genovese di Staglieno.
In queste opere emerge un linguaggio neo-simbolista, del quale peraltro nell'opera successiva del F. non si ebbero ulteriori riscontri, sensibile, come rileva lo Sborgi (1989, p. 96), tanto alla tradizione modernista quanto ad echi decadenti che rimandano ad A. Wildt.
Alla stessa epoca risalgono alcuni monumenti bronzei ai Caduti della prima guerra mondiale realizzati in diverse cittadine liguri - a dimostrazione di una certa notorietà già raggiunta dal F. -, nei quali tuttavia egli non si distacca dai tradizionali canoni celebrativi del genere: tra essi ricordiamo quelli di Santa Maria del Taro (1921), Carrodano Inferiore, Lumarzo (1923), Moneglia, San Colombano Certenoli, Santa Giulia di Centaura (1929). Ancora nel 1923 fu presente alla prima edizione della Biennale di Monza con un S. Giovanni Battista in legno, altre due statue (cfr. Il Comune di Genova, 1923), un camino e una cassapanca, sempre in legno.
Il S. Giovanni (verosimilmente identificabile con quello ripr. in Cozzani, 1932, tav. VII) è quasi unanimemente indicato dalla critica (a partire proprio dal Cozzani, p. 23) come particolarmente rappresentativo della maniera neoquattrocentista; in esso il F. ripropone in chiave moderna taluni tratti linguistici del Quattrocento fiorentino, e in particolare dell'ultimo Donatello, e può essere avvicinato stilisticamente ad opere quali la Figura francescana, o il S. Giovanni, di poco posteriore, esposto alla mostra milanese del 1928 presso la galleria Micheli (ripr. in Lanzarotto, 1928, tav. V).
La partecipazione del F. alla prima Biennale monzese suscitò controversie: mentre i critici ufficiali della mostra, C. Carrà e R. Papini, non manifestarono particolare entusiasmo per i suoi lavori (Olcese Spingardi, 1989, p. 35), l'Ojetti (1923) si pronunciò in termini largamente positivi; comunque il contributo del F. alla rassegna fu premiato con il diploma d'onore. Successivamente prese parte ad altre due edizioni della manifestazione: nel 1925 espose Portafiori, Pasquina, Il bocciolo, Figurina di vecchio, Testa di fauno e Scirocco (Milano, Gall. d'arte moderna, ripr. in Olcese Spingardi, 1989, p. 38).
Quest'ultimo lavoro - del quale esiste pure una variante di una delle figure, conservata nella Galleria d'arte moderna di Genova Nervi - evidenzia chiaramente l'influsso della scultura mitteleuropea, sottolineato già dal Cozzani (1925, p. 23), sia pure in termini negativi.
Alla Biennale di Monza del 1927 il contributo del F. fu limitato alla Deposizione, pala lignea esposta nell'oratorio di stile secessionista progettato da M. Labò (Miami, Collection of the Wolfsonian Foundation; ripr. in Olcese Spingardi, 1989, fig. 38), che denota il deciso passaggio del F. a moduli espressivi di maggiore stilizzazione. Sempre nel 1927 è da ricordare la sua partecipazione alla Quadriennale di Torino, con Abbandono e Scaricatore (cfr. Sborgi, 1988, p. 489).
Particolarmente significativa, in questo periodo, era stata la partecipazione del F. all'Esposizione di arti decorative di Parigi del 1925, con alcune sculture tra cui uno Scaricatore (Basilea, coll. privata; ripr. in Cozzani, 1932, tav. III), più nettamente connotato in senso realista, affine per carattere al Pescatore ripr. in Hasenbach Rapallo (1932, p. 291) e soprattutto al Pescatore di coll. priv. a Genova (ripr. in Arch. fot. Comune di Genova).
Nel frattempo, nel 1924 il F. aveva esposto per la prima volta alla Biennale di Venezia (Testa di centauro, legno). Dopo questo esordio fu presente alla rassegna veneziana del 1928 con Angoscia (in legno; ripr. in Bezzero, 1929, p. 14, e in Hasenbach Rapallo, 1932, p. 291, col titolo Madre e figlio), il cui caratteristico andamento a spirale si ritrova in altri lavori coevi, quali Orfanelle - esposto alla Promotrice del 1925 (ripr. in Cozzani, 1932, tav. II) -, Donna indiana (Chiavari, eredi Falcone, ripr. in Sborgi, 1989, p. 96), Nazzareno (ripr. in Commemorativa ... [1979], pp. n.n.).
Stilisticamente affine a tali opere è pure il gruppo ligneo riprodotto ugualmente col titolo Angoscia (ibid.), che probabilmente rappresenta una variante posteriore del tema affrontato nella scultura esposta a Venezia nel 1928 e non nel 1926 come affermato (ibid.).
Sempre alle Biennali veneziane nel 1930 presentò Ragazzo morente e Operaio del porto (entrambi in legno), nel 1934 Faunetto (legno X, forse identificabile con quello ripr. in Cozzani, 1932, tav. V) Raccoglimento, Bimbo (sempre in legno), Mistica, Birichino (bronzo), Testa di ragazza (terracotta).
Quest'ultima è probabilmente identificabile con l'opera omonima conservata nella Galleria d'arte moderna di Genova Nervi (cfr. Sborgi, 1989, p. 99).
Nel 1936 il F. era ancora presente a Venezia con le opere Bambino e Pugilatore (bronzo; ripr. in Sborgi, 1989, p. 98). La vena piuttosto popolaresca che si trova in Ragazza di pescatori (ripr. in Bezzero, 1929, p. 11) e Preghiera di bimbi (ripr. in Lanzarotto, 1928, p. 26) tende talora a sconfinare nel bozzettismo, come nelle numerose repliche del tema della testa senile. A partire dal 1929 il F. fu presente regolarmente alle edizioni annuali delle mostre sindacali di Genova; nel 1932 espose la Cinesina, forse da identificare con quella ripr. in Cozzani (1932, tav. VI); nel 1938 Ragazza inginocchiata (forse identificabile con quella conservata nella Galleria d'arte moderna di Genova Nervi), Maschera di donna e Bagnante (forse ripr. in Descalzo, 1951, p. 12).
Il F. fu presente anche alle edizioni 1931 e 1935 della Quadriennale romana (rispettivamente con Autoritratto, legno, e Ragazzo malato, bronzo) e alla Sindacale di Firenze del 1933 (due Maschere). Inoltre, il suo costante interesse per i soggetti di ispirazione religiosa sfociò nella partecipazione alle Biennali di arte sacra di Roma del 1931 e 1934, rispettivamente con una Madonna e una Pietà, la prima delle quali gli valse una medaglia d'oro conferita dal ministero dell'Educazione e fu acquistata dall'ambasciata d'Italia presso la S. Sede. Successivamente il F. fu presente ancora a più riprese ad alcune delle rassegne annuali liguri, fra cui le Interprovinciali di Genova del 1939 e 1944 (rispettivamente Torso, Maschera, Maschera di bimbo e Testa di ragazza), la Biennale di Chiavari del 1939 (Testa di donna) e, nel dopoguerra, alle Regionali genovesi del 1953 e 1954 (cfr. Sborgi, 1989, p. 280). Nel 1949 fu presente, con il bronzo Testa di pescatore, ad una collettiva di artisti liguri organizzata da E. Romano per l'Ente provinciale del turismo di Genova, presso la galleria Müller di Buenos Aires.
L'ultima fase dell'attività del F. fu caratterizzata dal progressivo emergere di stilemi ottocenteschi, particolarmente evidenti nella ritrattistica e nella statuaria religiosa e celebrativa, che occuparono nella sua produzione uno spazio sempre maggiore.
Si conservano a Chiavari, nella chiesa di S. Giovanni, S. Domenico e S. Caterina; S. Giovanni Evangelista e S. Giacomo nella chiesa di S. Giacomo Rupinaro; il busto di Mons. Vinelli nel duomo.
Morì a Chiavari il 19 nov. 1978.
La Galleria d'arte moderna di Genova Nervi conserva del F., oltre alle opere ricordate nel testo, una Testa d'uomo in legno e una Zampa d'uccello in bronzo.
Fonti e Bibl.: Oltre alla documentazione conservata presso l'archivio degli eredi a Chiavari, cfr.: La sezione ligure alla Mostra internaz. d'arte decorativa di Monza, in Il Comune di Genova, III (1923), p. 710; U. Ojetti, Libri d'arte - La mostra di Venezia, in Corriere della sera, 10 dic. 1923, p. 3; E. Cozzani, La Liguria alla II internaz. delle arti decorative di Monza, in Le Arti decorative, III (1925), n. 11-12, p. 23; E. Lanzarotto, F. F., in F. F., C. Michelozzi, M. V. Petrovic (catal.), Milano 1928, 6, pp. n.n., 5 ill.; Id., F. F., in La Festa, VI (1928), 6, pp. 26 s.; G. Bezzero, F.F., in M. Floriani, F. F., E. Gordigiani, G. Franciosi (catal.), Milano 1929, pp. 10-15; I liguri alla prima Quadriennale d'arte, in Genova, XI (1931), p. 178; E. Cozzani, F. F., in L'Eroica, XX (1932), 166, pp. 17-23, tavv. I-VIII; J. Hasenbach Rapallo, Martinetti+F., in Die Schöne Frau, n. 7, Lugano 1932, pp. 290 s.; Terza mostra complessiva: sei artisti contemporanei (catal.), Genova 1935, pp. n.n., tavv. I-II; G. D[escalzo], F. F., in Liguria, XVIII (1951), p. 29; Commemorativa di F. F. scultore (catal.), a cura di E. Lanzarotto, Chiavari s.d. [1979]; F. Sborgi, in La scultura a Genova e in Liguria, II, Genova 1988, pp. 468, 470, 489; C. Olcese Spingardi, ibid., III, ibid. 1989, pp. 35-39; F. Sborgi, ibid., pp. 96-100, 280 (cui si rimanda anche per ulteriori indicazioni bibliografiche); Dizionario degli artisti liguri, a cura di G. Beringheli, Genova 1991, p. 120; F. Canale, F. o del torso antico, in Il Secolo XIX, 14 febbr. 1992, p. 15.