GUISA, Francesco duca di
Nacque al castello di Bar, il 17 febbraio 1519, da Claudio di Lorena e da Antonietta di Borbone. Gli giovò, prima, l'ottima situazione acquistata dal padre alla corte di Francia, ma anche, più tardi, la protezione di Diana di Poitiers, amante del re Enrico II, che gli permise di spiegare le notevolissime doti di militare e di politico ch'egli indubbiamente possedeva. Come capitano, si rese infatti celebre ben presto (gli Spagnoli lo soprannominarono "el gran capitan de Guysa"); popolarmente era noto, come lo fu poi il figlio Enrico, per una ferita ricevuta in guerra, come lo Sfregiato (Balafré). Le battaglie o assedî di Montmédy (1542), di Landrecies (1543), di Saint-Dizier (1544), di Boulogne (1545) furono i suoi primi memorabili eventi: ma quel che gli valse fama maggiore fu la difesa di Metz (9 ottobre 1552-1 gennaio 1553), dove egli seppe resistere agli sforzi di Carlo V, e la battaglia di Renty (13 agosto 1554), dove gl'imperiali furono sconfitti. Infelice esito ebbe invece la campagna in Italia del 1556-1557: campagna ch'egli stesso ebbe parte preponderante nel far decidere. Enrico II, alleato a papa Paolo IV, decise di togliere agli Spagnoli il regno di Napoli, sul quale, come erede della casa di Angiò, la casa di Lorena vantava dei diritti; e fu incaricato della spedizione F., con Tavannes e Montluc sotto i suoi ordini. Egli fallì completamente; ma richiamato dall'Italia per salvare la situazione in Francia, dopo la caduta di San Quintino nelle mani del nemico (29 agosto 1557), e creato luogotenente generale del regno, seppe acquistarsi grandissimi meriti verso il proprio re: in meno di un mese prese Calais, Guines, Ham, Thionville, tutte piazze giudicate inespugnabili e delle quali la prima era in mano degli Inglesi fin dal 1347. Egli fu, in quel momento, il vero restauratore della potenza francese. E fu quindi contrario alla pace di CâteauCambresis, che rappresentava invece il successo del suo rivale, il connestabile di Montmorency, il vinto di S. Quintino. Ma i suoi stessi successi e la sua ambizione lo avevano reso sospetto al re, che qualche tempo prima di morire aveva pensato di cacciare dalla corte lui e il suo partito. Le cose cambiarono bruscamente dopo la morte di Enrico II. Il giovane re Francesco II aveva sposato la nipote di F., Maria Stuart; ciò che significò l'onnipotenza a corte di F. e di suo fratello, il cardinale Carlo di Guisa. I due furono, per più di un anno, i padroni della Francia. La morte di Francesco II (5 dicembre 1560) e l'assunzione del potere effettivo da parte di Caterina de' Medici capovolse ancora la situazione: F. fu praticamente privato di ogni potere da Caterina, che ne diffidava, e si ritirò nelle sue terre. L'aggravarsi del contrasto fra calvinisti e cattolici permise al duca di G. di ricomparire sulla scena. Fervente cattolico, colse tuttavia l'occasione opportuna anche per ristabilire la sua potenza politica: e, in nome della religione minacciata, si accordò non solo con il maresciallo di Saint-André ma perfino col vecchio rivale, il connestabile di Montmorency, costituendo con essi il famoso "triumvirato". S'opponeva a lui soprattutto Luigi di Condé, capo del partito calvinista; mentre Antonio di Borbone veniva da lui abilmente circuito e guadagnato alla propria causa. La politica di tolleranza di Caterina de' Medici, malvista dalla curia papale, da Filippo II di Spagna, e dai cattolici intransigenti in Francia, fu bruscamente rovinata dal G. Proprio nel suo viaggio a Parigi, avvenne il famoso massacro di Vassy (i marzo 1562), che scatenò la guerra civile: a Vassy infatti gli uomini del seguito di F. massacrarono gli ugonotti che vi si erano riuniti. Scoppiata la lotta, F. riuscì a imporsi a Caterina de' Medici, a trascinarla con sé nella guerra contro i calvinisti; ed egli diresse la campagna, battendo Coligny e Condé a Dreux (19 dicembre 1562). Il principe di Condé cadde nelle sue mani. Prese Tours, Bourges, Rouen e aveva iniziato l'assedio di Orléans, centro della resistenza protestante, quando il 18 febbraio 1563 fu ferito a pistolettate da Jean Poltrot de Méré. Morì sei giorni dopo. Il Coligny fu accusato, a torto, di aver armato il braccio del suo assassino.
Meno ambizioso di suo padre e dei suoi fratelli, soprattutto dei cardinali Giovanni e Carlo di Lorena, Francesco era meno intollerante di molti dei suoi contemporanei; ed era anche di nobile animo, come dimostra il suo modo di agire verso i suoi soldati o verso gli stessi vinti, tanto Spagnoli quanto protestanti. Possedeva un certo gusto per le lettere e sono stati pubblicati sotto il suo nome dei Mémoires-jurnaux per il periodo 1547-1563, costituiti soprattutto da documenti del più grande interesse, raccolti da lui e dal suo segretario Millet. Non esiste un'edizione critica di essi. Aveva sposato, il 4 dicembre 1549 Anna d'Este, figlia di Ercole II d'Este, duca di Ferrara e di Renata di Francia, e ne ebbe sei figli, dei quali Enrico I o Sfregiato, Luigi II cardinale di Guisa, Carlo duca di Mayenne, Caterina duchessa di Montpensier.
Bibl.: I Mémoires, nell'ed. Michaud e Poujoulat, Coll. des Mémoires, VI, Parigi 1839; A. De Ruble, Assassinat de François de Guise, Parigi 1898; H. Loiseleur et Bagnenault de Puchesse, L'expédition du duc de Guise à Naples, Parigi 1875; H. Lemonnier, in Lavisse, Hist. de France, V, parte 2ª; P. de Vaissière, De quelques assassins: Jean Poltrot, seigneur de Méré, ecc., Parigi 1912; ma specialmente L. Romier, Les origines politiques des guerres de religion, Parigi 1913-14, voll. 2; id., Le royaume de Catherine de Médicis, voll. 2, Parigi 1822; id., Catholiques et huguenots à la cour de Charles IX, Parigi 1923; id., La conjuration d'Amboise, Parigi 1924.