FRANCESCO di Neri da Volterra
da Non si conoscono gli estremi biografici di questo pittore originario di Volterra, le cui testimonianze documentarie ne attestano l'attività a partire dal 1338. Nell'aprile di quell'anno venne infatti registrato l'avvenuto pagamento a F., da parte del camerlingo del Comune di Volterra, per una pittura raffigurante la Vergine col Bambino posta "in camera palatii comuni, in qua morantur XII defensores"; nel gennaio dell'anno successivo gli fu versata una somma perché "in servitium comunis Vulterranum actavit buxolas comunis" (Battistini, 1925). In un documento del 19 ag. 1343, a motivazione di un ulteriore saldo inoltrato a F., si legge "quod fecit certos lileos pro pennonibus tubatorum" (Battistini, 1920).
Nessuna delle opere note ascrivibili a F. può essere motivatamente considerata una testimonianza di tale periodo di attività. La data dell'ultimo documento citato era leggibile su un perduto dipinto firmato già nel refettorio del soppresso monastero di S. Michele in Borgo a Pisa (Da Morrona, 1792). Dal 1343 F. si dovette trasferire definitivamente a Pisa pur continuando a mantenere rapporti con la natia Volterra. Nel 1346 dipinse una tavola per un altare del duomo, anch'essa perduta (Cavalcaselle - Crowe, 1897). Nel 1347 F. contrasse un voto per la guarigione della moglie, tale madonna Pietra, colpita da una grave malattia (Carli, 1961).
Sono ascrivibili alla seconda metà del quarto decennio del secolo (Caleca, 1986) il Polittico della Madonna del Latte (Pisa, Museo nazionale di S. Matteo), già nella chiesa di S. Giovannino dei Cavalieri, un affresco con Crocifissione tra santi, dipinto nel refettorio del convento di S. Silvestro, ora staccato e conservato al Museo nazionale di S. Matteo, e una bandinella cuspidata (coll. Cassa di risparmio di Pisa) eseguita per la Compagnia dei Flagellanti di S. Lucia dei Ricucchi, raffigurante su un lato la Crocifissione, e S. Lucia di Siracusa in trono e confratelli inginocchiati sul lato opposto. Nonostante il comprovato svolgimento a Volterra delle prime esperienze operative, con tali opere F. si rivela perfettamente integrato nell'ambito della cultura artistica pisana, con riferimenti all'arte di Simone Martini, Lippo Memmi e Giovanni di Nicola.
Una tavola firmata da F., e datata 1352, era conservata ancora alla metà del secolo XVI nella chiesa di S. Agostino a San Gimignano (De Nicola, 1919).
Nei mesi di luglio e agosto del 1358, ormai cittadino pisano, F. fece parte del Consiglio maggiore del Popolo, insieme con il pittore Giovanni di Nicola (Bonaini, 1846). In occasione del conflitto apertosi tra Pisa e Volterra, svolse un rilevante ruolo di mediazione, come attesta un documento dell'agosto 1363 (Tanfani Centofanti, 1897).
Sopraggiunta in settembre la morte di Ghisello degli Ubaldini da Carda, capitano generale di guerra del Comune di Pisa, F. venne incaricato di decorarne la cassa funebre nonché di dipingere le insegne della città e della casata del defunto sulle bandiere, sulle coperte dei cavalli e sulle armature, che costituirono il fastoso apparato allestito per il corteo che accompagnò la salma al sepolcro nella chiesa di S. Caterina (ibid.).
Nel luglio del 1365 F. venne pagato per l'esecuzione di una tavola destinata all'altare di S. Paolo nella chiesa di S. Caterina, commissionata nel rispetto della volontà testamentaria di Nuta, vedova di Vanni da Percivalle da Vicopisano (Fanucci Lovitich, 1991): l'opera va riconosciuta nel polittico con S. Paolo in trono con quattro angeli e i ss. Giovanni Battista, Pietro, Filippo e Giovanni Evangelista (Venezia, Fond. Cini).
Altri documenti ricordano la sua attività a Pisa tra il 1367 e il 1368, dove fin dal 1365 risiedeva in "cappella" S. Nicola (Fanucci Lovitich, 1991). Nel 1368 i pittori Giacomo di Michele detto il Gera, Giambello di Barone e Neruccio di Federigo, ricevettero dal tribunale ecclesiastico l'incarico di valutare il giusto compenso spettante a F. per alcuni affreschi e una pittura su tavola eseguiti per la prioria di S. Pietro in Vinculis (Virgili, 1970).
L'unica opera firmata di F. che ancora si conserva è la Madonna in trono con Bambino tra angeli con tre committenti (Modena, Galleria Estense); sulla base dell'analisi comparativa con tale dipinto, risalente a una fase tarda dell'operato di F., sono state avanzate diverse proposte attributive atte alla stesura di un breve catalogo. La suddetta tavola doveva avere come comparto laterale destro (Longhi, 1953) un'immagine di S. Giovanni Evangelista (Venezia, Fond. Cini).
Tra le altre opere attribuite a F. si ricordano un polittico, di cui è noto il solo scomparto centrale, raffigurante la Pietà (Volterra, Pinacoteca), già nell'ospedale di S. Maria Maddalena, la cui datazione agli inizi degli anni Sessanta (Boskovits, 1967) è stata posticipata di almeno un quinquennio sulla base della riscontrata influenza della pittura di Luca di Tommè (Carli, 1980); una Madonna in trono con Bambino nella chiesa dei Ss. Benedetto e Lucia a San Benedetto a Settimo, presso Cascina (Carli, 1961); un affresco frammentario, staccato, nella chiesa della Madonna dei Galletti a Pisa raffigurante la Madonna con Bambino (Caleca, 1986), pure ritenuto della scuola di Taddeo di Bartolo; due tavole con i Ss. Benedetto e Romualdo al Museo nazionale di S. Matteo, provenienti dall'abbazia pisana di S. Zeno (Boskovits, 1967); una Madonna con Bambino in collezione privata a Firenze (ibid., fig. 3); due cuspidi di polittico con Santi e Angeli al Museum of fine arts di Boston (Bellosi, 1974), già ritenuti di scuola fiorentina; più dubitativamente, dato il cattivo stato di conservazione, va ascritta a F. la Natività, affresco frammentario nella chiesa di S. Maria a Orbignano-Lamporecchio (Boskovits, 1967).
Dall'aprile del 1370 all'agosto del 1371 F. assunse la direzione di un'équipe composta dai pittori Neruccio di Federigo, Cecco di Pietro, Jacopo di Francesco, e il garzone Berto d'Argomento da Volterra (Forster, 1835), per ripristinare e completare le Storie di Giobbe affrescate sulla parete sud del Camposanto di Pisa, per gran parte riferite a Taddeo Gaddi.
Lo studio delle sinopie ha permesso di riconoscere l'intera prima scena del ciclo, Giobbe ricco elemosiniere, come una realizzazione a più mani successiva alle pitture del Gaddi, probabilmente da mettere in relazione con i suddetti lavori del 1370-71. Cospicui rifacimenti si rilevano anche nelle scene de Il convito di Giobbe e Gli armenti di Giobbe. Una Santa affrescata su un pilastro nell'angolo sudovest del Camposanto, accanto alle Storie di Giobbe, sarebbe interamente opera di F. (Caleca, 1986).
Il 29 nov. 1372 Berto d'Argomento rinnovò il discepolato presso F., garantendo per un anno la propria presenza nella bottega e nella dimora del pittore in cappella S. Nicola (Fanucci Lovitch, 1991). A conferma della continuità di rapporti mantenuta da F. con la città d'origine, un documento del 1376 ratifica la concessione di locazione, da parte dell'artista, di un immobile da questo posseduto a Volterra, in località Sant'Angelo Nell'aprile 1377 ricevette pagamenti dal Comune di Pisa per aver dipinto una Crocifissione (ibid).
Un documento redatto il 28 genn. 1386 nel castello di Montignoso, in cui viene nominata una Nicolosa, figlia "quondam Francisci Nerii Iuntarini pictoris de Vulterris" (Battistini, 1925), fa pensare che a quella data F. fosse già morto; recenti ritrovamenti archivistici, tuttavia, sembrano attestare che F. mantenne la residenza in cappella S. Nicola almeno fino al 1403 (Fanucci Lovitch, 1991).
Fonti e Bibl.: A. Da Morrona, Pisa illustrata nelle arti del disegno, Pisa 1792, II, pp. 232 s.; E. Forster, Beitrage zur neuern Kunstgeschichte, Leipzig 1835, p. 87; U. Reumont, Beitrage zur neuern Kunstgeschichte von Ernst Forster, in Kunst-Blatt, XVII (1836), p. 27; F. Bonaini, Memorie ined. intorno alla vita e ai dipinti di Francesco Traini…, Pisa 1846, p. 94 n. 4; A. Cavazzoni Pederzini, Intorno ad una tavola di F. N. da Voltri [errata lettura di "Vulterris"], Modena 1863; A. Venturi, La Regia Galleria Estense di Modena, Modena 1882, p. 458; B. Supino, Il Camposanto di Pisa, Firenze 1896, pp. 163-176; G.B. Cavalcaselle - J.A. Crowe, Storia della pittura in Italia, Firenze 1897, II, pp. 79-84; L. Tanfani Centofanti, Notizie di artisti tratte dai docc. pisani, Pisa 1897, pp. 189-193; A. Letalle, Les fresques du Campo Santo de Pise, Paris s.d. [ma 1914], pp. 93-98; P.L. Consortini, La badia dei Ss. Giusto e Clemente presso Volterra, Lucca 1915, pp. 21 s.; O. Siren, Giotto and some of his followers, Cambridge 1917, I, p. 144; G. De Nicola, Studi sull'arte senese III, in Rass. d'arte, XIX (1919), p. 96 n. 4; M. Battistini, Una notizia intorno al pittore del Trecento F. di N. da V., in L'Arte, XXIII (1920), p. 162; Id., F. di N. da V., ibid., XXVIII (1925), p. 110; R. van Marle, The development of the Italian schools of painting, The Hague 1925, V, pp. 262-270; R. Longhi, Frammento siciliano, in Paragone, IV (1953), 47, pp. 7 s.; M. Bucci, Storie di Giobbe, in Camposanto monumentale di Pisa. Affreschi e sinopie, Pisa 1960, pp. 94 s.; E. Carli, Pittura pisana del Trecento, Milano 1961, II, pp. 49-53; M. Boskovits, Un'apertura per F. N. da V., in Antichitàviva, VI (1967), 2, pp. 3-11; E. Virgili, Notizie edite ed ined. su pittori pisani del XIV sec., in Comune di Pisa. Rassegna, VI (1970), 7-8, p. 64; L. Bellosi, Buffalmacco e il Trionfo della Morte, Torino 1974, pp. 97, 108 s. nn. 113 s.; E. Carli, Volterra nel Medioevo e nel Rinascimento, Pisa 1978, pp. 73 s.; A. Caleca, in Pisa. Museo delle sinopie del Camposanto monumentale, Pisa 1979, pp. 70 s.; E. Carli, La Pinacoteca di Volterra, Pisa 1980, pp. 29 s.; Dipinti toscani e oggetti d'arte dalla collez. Vittorio Cini, a cura di F. Zeri - M. Natale - A. Mottola Molfino, Venezia 1984, pp. 19 s.; A. Caleca, in La pittura in Italia. Il Duecento e il Trecento, Milano 1986, p. 572 e ad Indicem; Id., Cecco di Pietro: un pittore a Pisa nel sec. XIV, in Il polittico di Agnano, Pisa 1986, pp. 51-56; M. Bietti, in La Galleria Estense di Modena, Bologna 1987, p. 46; M. Fanucci Lovitch, Artisti attivi a Pisa fra XIII e XVIII secolo, Pisa 1991, pp. 118 s.; A. Caleca, in Il Camposanto di Pisa, a cura di C. Baracchini - E. Castelnuovo, Torino 1996, pp. 27-29 e passim; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XII, pp. 311 s.