ORSINI, Francesco di Napoleone
– Secondogenito di Napoleone di Giangaetano e di una certa Agnese, nacque intorno alla seconda o terza decade del XIII secolo. Ebbe due fratelli, Giacomo e Matteo Orso, e una sorella, Sigonetta.
È probabile che abbia ottenuto una prima formazione da un precettore privato, come era solito nelle famiglie nobili del tempo, e che poi abbia frequentato gli studi giuridici o di ars dictaminis a Bologna o presso le scholae private di diritto presenti a partire dalla metà del secolo apud Sedem Apostolicam. Tale ipotesi può essere formulata tenendo presente i titoli ottenuti e gli incarichi ricoperti, in particolare quelli di cappellano papale e notarius curiae, a partire dalla seconda metà del secolo.
Nel caso, probabile ma non certo, in cui lo si identifichi con il destinatario della lettera dell’ottobre 1252 che Innocenzo IV scrisse a un «Francisco subdiacono et cappellano nostro», concedendogli alcune case appartenenti alla chiesa romana di S. Maria in Cosmedin (Archivio segreto Vaticano, Reg. Vat. 22, f. 214r, n. 191), questa sarebbe la prima attestazione del futuro cardinale nella documentazione papale. Se così fosse, si potrebbe ipotizzare che Francesco fu avviato alla carriera curiale, entrando a far parte da subito della cerchia più stretta dei collaboratori del papa. Ciò non stupisce soprattutto se si considera la presenza all’interno del collegio cardinalizio del cugino Giangaetano, il quale, proprio nei decenni centrali del secolo, divenne un esponente di rilievo della corte pontificia. Inconfutabile, invece, è il riferimento contenuto in una lettera del 1257 (Les registres d’Alexandre IV, n. 1918) con la quale Alessandro IV intervenne per assegnare un canonicato della Chiesa di Reims a Francesco «filius nobilis viri Nepolionis Johannis Gaietani», indicato come «subdiaconum et cappellanum» papale (ibid.). Le due lettere confermerebbero che negli anni centrali del XIII secolo Francesco risedette in curia alle dipendenze dei due papi, sfruttando i legami instaurati per costruirsi un patrimonio e delle rendite personali. È probabile che la situazione beneficiale di Orsini abbia avuto un’evoluzione significativa proprio in questo frangente. Oltre al canonicato nella Chiesa di Reims si contano almeno altri tre benefici ecclesiastici in altrettante diocesi francesi (Chartres, Cambrai e Auxerre), anche se la cronologia di questi ultimi non è ben definita (Desportes, 1998, n. 1264, p. 266).
Francesco non è più menzionato nei registri di lettere papali sino alla fine degli anni Ottanta del secolo, nemmeno in quelli del cugino divenuto papa. Questa carenza di informazioni potrebbe apparire strana, soprattutto per gli anni di pontificato di Niccolò III, ma potrebbe anche suggerire l’ipotesi che il figlio di Napoleone avesse approfittato di questo periodo per incrementare la propria formazione. Dalla ricca documentazione conservata presso l’Archivio Orsini si può dedurre, tuttavia, che dimorò nell’Urbe e si impegnò ad accrescere e gestire il patrimonio familiare. Nel dicembre 1262, in qualità di procuratore del padre, dei fratelli e dei nipoti, testimoniò davanti al cardinale Giangaetano in relazione agli investimenti in beni immobili effettuati a Roma dal ramo della sua famiglia (Viterbo, Arch. Storico del Comune, Collegiata di S. Angelo in Spatha, 331, c. 7). Nel 1270 acquistò dai suoi due fratelli una proprietà presso Tivoli e nel 1273 approntò e sottoscrisse insieme a loro lo statuto del castrum di Vicovaro, posseduto dalla sua domus fin dai tempi di Orso di Bobone. Nel 1275 in occasione della spartizione di beni del suo nucleo familiare ottenne l’usufrutto del castello di Licenza (Roma, Arch. storico Capitolino, Archivio Orsini, Per., II.A.02, 5, 24). Notizie sulla sua carriera ecclesiastica riaffiorano nella documentazione papale in due lettere di Niccolò IV in cui è indicato come suddiacono, cappellano e notaio papale (Les registres de Nicolas IV, nn. 612, 4679). È probabile dunque che durante il pontificato del primo papa francescano sia entrato nel collegio dei sette notai di curia, incarico importante e ben remunerato. Nelle stesse lettere Niccolò IV stabilì che gli fosse concesso il titolo di arcidiacono della chiesa di Worcester. La posizione curiale a cui era pervenuto gli permise di incrementare il proprio patrimonio e quello della sua domus (Archivio Storico Capitolino, Archivio Orsini, Per., II.A.02, 29, 30, 31, 36).
Salito al soglio pontificio Bonifacio VIII, il 17 dicembre 1295 Francesco fu promosso cardinale diacono di S. Lucia in Selci e fu chiamato nel collegio cardinalizio per fiancheggiare l’anziano cardinale Matteo Rosso Orsini, fedele alleato di papa Caetani.
Tra il 1296 e il 1302 il neoletto cardinale fu coinvolto dal papa nelle attività della Curia, in particolare nelle commissioni per la valutazione e conferma di elezioni abbaziali e vescovili. Dopo la cacciata dei Colonna, nel 1297 fu nominato arciprete del capitolo della basilica di S. Maria Maggiore. In questo modo Bonifacio VIII intendeva solidificare il rapporto con il clero dell’Urbe mediante la creazione di vincoli più stretti con esponenti della römische Adel presenti nel collegio dei cardinali. La posizione curiale raggiunta permise a Francesco di incrementare il proprio patrimonio e quello dei suoi nipoti: intorno al 1294 egli fece acquistare da prestanomi case e terreni in Tivoli (ibid., II.A.01, 047) e prima del 1300 il castello di Arsoli che poi fu spartito tra i discendenti del fratello Giacomo (ibid., II.A.03, 1). Intorno al 1298 Bonifacio VIII gli affidò l’amministrazione della chiesa di S. Eustachio. Di quegli anni è anche l’incarico di protezione e tutela dell’abbazia benedettina di Farfa (Le Registre de Benoît XI, n. 1235) e la nomina a rettore del comune di Corneto (Supino, 1969, n. 291).
Durante il pontificato di Benedetto XI le incombenze per Orsini non mutarono. Dalle lettere papali sembra che abbia ricoperto un ruolo marginale in Curia svolgendo mansioni ordinarie. Nel 1303 il papa gli affidò l’amministrazione della chiesa di S. Lorenzo in Damaso. Durante il pontificato di Clemente V la situazione rimase inalterata. Nel 1306, nel quadro della restituzione dei beni ai Colonna sottratti loro da Bonifacio VIII, il pontefice rimosse Orsini dal titolo arcipresbiteriale della basilica di S. Maria Maggiore per concederlo nuovamente al cardinale Giacomo Colonna a cui era stato tolto nel 1297. L’ultimo incarico di rilievo della carriera di Francesco sembra essere stata la missione affidatagli nel 1311 in qualità di nuntius per consegnare a Enrico VII la forma coronationis.
Nell’agosto del medesimo anno Clemente V gli concesse la licentia testandi (Regestum Clementis papae V, n. 7588), elemento decisamente singolare per il fatto che il testamento nuncupativo redatto a Perugia nel 1304 precede di ben sette anni la licentia. In occasione della stesura del testamento, pur avendo raggiunto un’età avanzata – poteva avere tra i settanta e gli ottant’anni – si trovava in buono stato di salute, come recita l’incipit del lascito: «sanus per Dei gratiam corpore» (Paravicini Bagliani, 1980, n. XXI). Le sue disposizioni testamentarie si presentano come una testimonianza interessantissima, oltreché dei legami intrattenuti con istituzioni ecclesiastiche e ordini religiosi e delle capacità finanziarie di cui poté disporre, frutto di una lunga carriera, anche dei suoi interessi culturali che andarono dal diritto canonico alla liturgia fino all’alchimia e all’astronomia.
Morì il 6 dicembre 1311 a Roma e fu sepolto nella Basilica Vaticana.
Fonti e Bibl.: Le Registre de Benoît XI, a cura di Ch. Grandjean, Paris 1883-1905, nn. 476, 518, 995, 1048, 1068, 1104, 1235; Les registres d’Innocent IV, a cura di E. Berger, I-IV, Paris 1884-1921, n. 6049; Les Registres de Boniface VIII, a cura di G. Digard et al., Paris 1884-1939, nn. 1080, 1084, 1163, 1165, 1219, 1690, 1734, 1838, 2264, 2435, 2525; Regestum Clementis papae V, Roma 1885-92, nn. 911, 1260, 2234, 3591, 6462, 7181, 7548, 7588, 7731, 9231, 9630; Les Registres de Nicolas IV, a cura di E. Langlois, Paris 1887-93, nn. 612, 4679; Les Registres d’Alexandre IV, a cura di Ch. Bourel de la Roncière et al., Paris 1895-1959, n. 1918; La «Margarita cornetana». Regesto dei documenti, a cura di P. Supino, Roma 1969, n. 291; A. Paravicini Bagliani, Cardinali di curia e ‘familiae’ cardinalizie, Padova 1972, ad ind.; G.F. Nüske, Untersuchungen über das Personal der päpstlichen Kanzlei 1254-1304, in Archiv für Diplomatik, XX (1974), p. 104; A. Paravicini Bagliani, I testamenti dei cardinali del Duecento, Roma 1980, ad ind.; S. Carocci, Baroni di Roma. Dominazioni signorili e lignaggi aristocratici del Duecento e nel primo Trecento, Roma 1993, ad ind.; F. Allegrezza, Organizzazione del potere e dinamiche familiari. Gli Orsini dal Duecento agli inizi del Quattrocento, Roma 1998, ad ind.; Diocèse de Reims, a cura di P. Desportes, Turnhout 1998, n. 1264, p. 266; V. Saxer, Sainte-Marie-Majeure. Une basilique de Rome dans l’histoire de la ville et de son église (Ve-XIIIe siècle), Rome 2001, ad ind.; Th. Boespflug, La curie au temps de Boniface VIII. Étude prosopographique, Roma 2006, n. 231.
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Napoleone