FARA, Francesco di (della)
Nacque presumibilmente prima della metà del XIV secolo ed esercitò l'attività di medico dapprima a Rieti e successivamente a Roma presso papa Bonifacio IX (1389-1404).
Nei registri vaticani non è conservata traccia della sua nomina ad archiatra pontificio, ma le attestazioni che lo qualificano come tale non mancano: infatti, mentre in una bolla del 1391, con la quale Bonifacio IX lo nominava tesoriere e vicario "in temporalibus" della Sabina, è semplicemente definito maestro in medicina e nelle arti ("in artibus et medicina magister"), nella lettera con cui il camerlengo dava comunicazione di tale nomina agli ufficiali della provincia è espressamente indicato come medico del pontefice ("medicum sum").
Della vita del F. negli anni che precedono il suo arrivo a Roma si hanno solo poche notizie. Sappiamo che veniva da Rieti, dato che in una bolla di Urbano V del 1367, riguardante la concessione dell'assoluzione perpetua "in mortis articulo" alla moglie Bucia e a lui, viene indicato come "phisicus" e "cives reatinus". Tuttavia, nella documentazione comunale reatina non resta traccia di una sua partecipazione alla vita cittadina.
Il F. esercitò attività medica a Roma almeno dal 1378, anno in cui gli era affidata la cura di alcuni cardinali dei S. Collegio. A darcene notizia sono gli atti dell'inchiesta voluta nel 1380 dal re di Castiglia nell'intento di ricomporre il grande scisma iniziato all'indomani della morte del pontefice Gregorio XI, il 27 marzo 1378.
Il conclave riunito a Roma per la nomina del successore, sotto la pressione del popolo che reclamava un papa romano o italiano (aprile 1378), elesse il napoletano Bartolomeo Prignano, arcivescovo di Bari, il quale prese il nome di Urbano VI. Pochi mesi dopo però (agosto 1378) i cardinali transalpini sconfessarono l'elezione, affermando che era stata estorta con la violenza e riunitisi a Fondi - nei domini di Onorato Caetani, sotto la protezione della regina di Napoli Giovanna I - elessero un nuovo papa nella persona del cardinale Roberto di Ginevra (Clemente VII). Gli inviati del re di Castiglia, recatisi a Roma per raccogliere testimonianze, interrogarono tra gli altri anche il F. qualificato nei verbali come dottore in medicina e cittadino romano, il quale venne convocato per le informazioni che in veste di medico aveva avuto dai cardinali Francesco Tebaldeschi e Giacomo Orsini, due dei protagonisti del conclave dal quale era uscito Urbano VI.
Nella sua deposizione il F. disse che egli non si trovava a Roma il giorno dell'elezione del pontefice, ma vi era giunto appositamente per visitare Giacomo Orsini, il quale, alla sua domanda se Urbano fosse il vero papa, gli aveva dato una risposta evasiva, mentre il Tebaldeschi, dal quale si era recato in seguito, gli espose i suoi dubbi sull'atteggiamento del popolo romano che alla falsa notizia dell'elezione del Tebaldeschi stesso aveva fatto irruzione nel conclave. Il F. raccontò ancora che quando il Tebaldeschi si ammalò gravemente (soffriva di epilessia e nella deposizione ne sono descritte con puntualità le violente manifestazioni) si recò a visitarlo e gli fu accanto in punto di morte (6 0 7 sett. 1378), raccogliendone la dichiarazione che Urbano VI era stato eletto papa in piena legittimità. Il medico fu anche al capezzale dell'Orsini quando morì nell'agosto 1379 e lo udì affermare che mentre in un primo momento, quando si trovava nel conclave, riteneva che Urbano VI fosse il vero papa, successivamente, recatosi a Fondi, dove erano riuniti i cardinali transalpini, dubitò che la sua elezione fosse avvenuta regolarmente.
La nomina alla carica di tesoriere e vicario della Sabina conferitagli nel 1391 da Bonifacio IX era motivata, secondo le parole della bolla, dalla gratitudine che il pontefice provava nei suoi riguardi, visto che egli in numerose occasioni aveva dedicato il suo impegno a favore della Chiesa, e dal desiderio che godesse di una rendita tale da consentirgli di attendere in pace ai suoi studi. Purtroppo non è noto quali fossero gli incarichi che avevano reso la collaborazione del F. così preziosa per il pontefice, ma quanto si può evincere dalle fonti di cui disponiamo per gli anni successivi risulta sufficiente per tratteggiare la figura di un uomo impegnato in una delicata opera di mediazione, decisiva per condurre in porto alcune trattative di importanza vitale per la S. Sede.
Sono almeno due le occasioni nelle quali il F. diede prova della sua abilita politica. Nel 1393, in qualità di nunzio del pontefice, fece parte della delegazione inviata a Roma da Bonifacio IX, che allora si trovava in Umbria, per discutere l'accordo con la città. In tale veste il F., insieme col vescovo di Todi, Stefano Palosi, e con l'abate del monastero romano di S. Paolo, prese parte alla trattativa con gli ufficiali del Comune, recando con sé le direttive personalmente impartitegli dal pontefice, e fu presente l'8 agosto del medesimo anno quando in Campidoglio, davanti ad un'assemblea dei rappresentanti del popolo romano, il testo dell'accordo, che permise al papa il rientro a Roma, fu siglato. Pochi anni dopo, nel 1397, lo troviamo coinvolto, sempre nel ruolo di portavoce del pontefice, nel rinnovo della tregua con Onorato Caetani, divenuta pace definitiva l'anno seguente.
Il F. morì negli anni compresi tra il 1401 e il 1419. Tra questi due estremi cronologici si colloca infatti l'annotazione relativa alla sua morte conservata nel libro degli anniversari della Società dei Raccomandati del Salvatore ad Sancta Sanctorum, una confraternita romana che raccoglieva gli esponenti più in vista dei ceti mercantili ed artigianali dell'epoca. Il suo nome compare tra quelli dei fratelli che abitavano nel rione Campitelli.
Fonti e Bibl.: Arch. segr. Vaticano, Camera Apostol., Div. Cam., Arm. XXIX, 1, c. 306v; Arm. LIV, 14, cc. 15r-16r; Ibid., Registri Avignonesi, 164, c. 508v; Ibid., Registri Vaticani, 313, cc. 103r-104r; 315, cc. 252v-253r; Codex diplom. dominii temporalis S. Sedis, a cura di A. Theiner, III, Roma 1862, pp. 78-80, doc. n.XXX; Necrologi e libri affini della Provincia romana, a cura di P. Egidi, Roma 1908-1914, in Fonti per la storia d'Italia, XLIV-XIV, I, p. 330; II, p. 496; G. Marini, Degli archiatri pontifici, Roma 1784, I, p. 107 s.; II, pp. 35 ss.; L. Bonazzi, Storia di Perugia dalle origini al 1860, I, Perugia 1875, p. 522; S. Baluzius, Vitae paparum Avenionensium, Paris 1916-1928, II, pp. 552 ss.; E. Rodocanachi, Histoire de Rome de 1354 à 1471. L'antagonisme entre les Romains et le Saint-Siège, Paris 1922, p. go; A. Esch, Bonifaz IX. und der Kirchenstaat, Tübingen 1969, pp. 8, 188, 487, 589, 629; J. Hill Cotton, Name-list from a medical register of the Italian Renaissance, Oxford 1976, p. 38.