Teologo francescano (sec. 14º). Lettore delle Sentenze a Parigi (1319-20), nella controversia sulla povertà si schierò dalla parte di Guglielmo di Occam e di Michele da Cesena; condannato nei due capitoli generali di Parigi (1328) e di Perpignano (1331), ed espulso dall'ordine, si rifugiò (1328) alla corte di Lodovico di Bavaro, ma si riconciliò più tardi con Clemente VI. Sostanzialmente scotista, polemizzando contro il tentativo concordistico di s. Tommaso, non riteneva dimostrabili con la ragione (cioè attraverso la filosofia d'Aristotele) l'unicità di Dio e l'immortalità dell'anima, che sono verità di fede. F. sembra sia stato tra i primi sostenitori della teoria fisica dell'"impeto". Scrisse, oltre a commentarî alle Sentenze e ad Aristotele, Quaestiones super Mathaeum e (contro Giovanni XXII) Quaestiones de paupertate Christi et apostolorum.