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CAPRA, Francesco della

di Maria Ceccherini Dillon - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 19 (1976)
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CAPRA, Francesco della (detto anche, in taluni documenti. Francesco Capra)

Maria Ceccherini Dillon

Scarse le notizie relative alla vita di questo uomo politico lombardo legato ai drammatici avvenimenti milanesi degli anni 1448 e 1449, dei quali fu protagonista, accanto allo Sforza, Carlo Gonzaga, il condottiero fratello del marchese Ludovico di Mantova. Nativo di Cremona, secondo quanto risulta da un documento del 4 sett. 1449 da lui stesso redatto e firmato (Arch. di Stato di Milano, Sforzesco, b. 37), il C., il cui nome non compare tra quelli dei più stretti collaboratori del Gonzaga nei documenti anteriori al 1448, doveva tuttavia aver avuto modo di dar buona prova delle sue qualità diplomatiche e doveva essersi saputo guadagnare in precedenza la piena fiducia del suo signore se, appunto nel maggio del 1448, ricevette da questo l'incarico di discutere con i responsabilá della Repubblica ambrosiana le modalità di una condotta del Gonzaga al servizio di Milano. Il condottiero mantovano, che si trovava allora al servizio dello Sforza, mirava infatti a crearsi una sua autonoma base di potere proprio nella capitale lombarda, sfruttando a suo vantaggio le occasioni offerte dal particolare momento politico. Nella sua qualità di "procuratore e rappresentante" di Carlo Gonzaga, il C. avviò e condusse rapidamente a termine le trattative con i capitani e difensori di libertà della Repubblica ambrosiana per la concessione di una condotta al servizio di questa. Di tali trattative abbiamo dettagliate notizie in una lettera che il Gonzaga scrisse al fratello Ludovico il 24 maggio di quell'anno, e cioè il giorno stesso in cui il C., appena tornato da Milano a Luzzara, dove Carlo si trovava, lo aveva informato della brillante conclusione di esse. Il C. aveva ottenuto, tra le concessioni più significative, che le città di Lonato, Asola e Peschiera, già possedimenti del marchese Gianfrancesco Gonzaga, una volta ritolti alla Serenissima, venissero ceduti a Carlo e, con una clausola più generale, gli venissero affidate tutte le nuove conquiste della Repubblica. La ratifica di tali capitoli, con la promessa solenne da parte dei capitani e difensori della libertà di osservare quanto contenuto in essi, ebbe luogo un mese più tardi, il 24 giugno 1448. L'importante successo ottenuto dall'abile diplomatico basterebbe da solo a giustificare la fiducia che il Gonzaga riponeva nel suo segretario, tanto più se si tiene presente che la concessione della condotta fu la premessa necessaria alla nomina di Carlo a capitano del popolo in Milano (14 nov. 1448), avvenuta quando il condottiero già aveva abbandonato lo Sforza. Tale nomina costituì l'acme della carriera del Gonzaga.

L'anno successivo ritroviamo il C. accanto a Carlo che attraversava uno dei momenti più critici della sua vita. Svanita la speranza di impadronirsi stabilmente di Milano, il Gonzaga tentò di riavvicinarsi nuovamente a Francesco Sforza che già si profilava vincitore.

Il difficile compito fu affidato al Capra. Il 2 sett. 1449 Carlo Gonzaga conferì al C. amplissimi poteri in un documento che è del massimo interesse per il modo in cui ne esce delineata la personalità di questo. In esso infatti Carlo lo chiama "canzellarius meus dilectissimus", e ne enumera le straordinarie qualità "integritas, singularis observantia, prudentia" per le quali lo elegge suo "verum, certum et legittimum procuratorem actorem factorem, et certum nuntium specialem", Nella procura veniva in particolare conferito al C. il potere di impegnarsi a nome del mandante per ottenere una condotta al servizio dello Sforza e, addirittura, di prestare giuramento di osservanza dei patti; gli veniva infine concessa l'autorità di apporre egli stesso il sigillo del Gonzaga in calce ai documenti che avrebbero contenuto i termini della convenzione. Ancora una volta il C. portava con successo a termine la missione affidatagli: il 4 settembre firmava i capitoli della condotta con la quale, mentre il Gonzaga poneva i suoi uomini e il suo potenziale militare a disposizione dello Sforza, questi gli prometteva le terre di Tortona e il palazzo Torelli in Milano e gli confermava i diritti sui territori mantovani allora occupati dagli eserciti della Serenissima; gli faceva inoltre concessioni di carattere finanziario. Grazie alla sapiente mediazione del suo cancelliere, il Gonzaga tornava, facendo dimenticare i suoi trascorsi, al servizio dello Sforza che si accingeva ad impadronirsi di Milano. Non conosciamo gli argomenti addotti dal C. per superare le diffidenze del conte di Pavia nei confronti di un condottiero che lo aveva già tradito due volte; né sappiamo come sia riuscito ad indurlo a concessioni che appaiono cospicue. Non è da escludere l'ipotesi che il C. stesso abbia suggerito a Carlo di promettere l'occupazione e la consegna di Crema e di Lodi a riprova della sincerità delle sue intenzioni. Certo è che il giorno successivo a quello della stipulazione dei capitoli, Carlo scrisse personalmente allo Sforza per impegnarsi in modo formale a occupare e consegnare le due città, precisando i dettagli dell'operazione. Nella stessa lettera il condottiero confermava la facoltà del C. di trattare a suo nome, e ribadiva la fiducia che riponeva in lui chiamandolo "mio procuratore et fameglio". Le vicende successive, tuttavia, dimostreranno che l'abilità del cancelliere e le proteste di fedeltà di Carlo non avevano sopito la diffidenza dello Sforza, il quale un anno dopo fece imprigionare il suo infido collaboratore. Da questo momento il nome del C. non ricorre più nei documenti e nelle fonti a noi note.

Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Mantova, Archivio Gonzaga, b. 2094, 24 e 25 maggio 1448; b. 44, 24 giugno 1448; b. 1620, 11 e 12 giugno, 24 agosto, 12 settembre 1449; Arch. di Stato di Milano, Carteggio Sforzesco, cartt. 37, 2, 4, 5 e 23 sett. 1449; I. Simonetae Rerum gestarum Francisci Sfortiae Mediolanensis ducis Commentarii, in Rer. Italic. Script., 2 ed., XXI, 2, a cura di G. Soranzo, p. 305; B. Corio, Storia di Milano, a cura di E. Magni, III, Milano 1857, pp. 108 ss.; E. Resti, Documenti per la storia della Repubblica Ambrosiana, in Archivio storico lomb., LXXXI-LXXXII (1954-1955), p. 216; F. Cognasso, La Repubblica di S. Ambrogio, in Storia di Milano, VI, Milano 1955, pp. 387-448 passim; L. Mazzoldi, Il consolidamento dello StatoMantovano, in Mantova. La storia, II, Mantova 1961, pp. 7 ss.

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