DEL COSSA, Francesco
Pittore e scultore, nato a Ferrara probabilmente nel 1436, morto a Bologna nel 1478. S'incontra al principio del 1470 a Ferrara nella schiera dei frescanti del salone di Schifanoia. Condotto quivi a fine l'affresco dei tre campi nella parete orientale con le rappresentazioni relative ai mesi di marzo, aprile e maggio, supplicò il duca Borso a dar compenso maggiore dei dieci bolognini assegnati per ogni piede quadro, anche ai suoi minori compagni di lavoro. La risposta negativa del duca troncò le speranze del pittore, che si recò a Bologna, ove eseguì per la cappella Grifoni in San Petronio un'ancona d'altare dedicata a San Vincenzo Ferreri; restaurò nel 1472 l'antica Madonna detta del Baraccano; compì nel 1474 il celebre quadro, già nel Foro dei Mercanti, ora nella pinacoteca di Bologna; fece disegni per le vetrate di San Giovanni in Monte; finì la vòlta della cappella Garganelli in San Pietro l'anno 1477.
In F. d. C. si rivela schietta e immediata più che nell'arte di Cosmè Tura, la derivazione padovana per il rilievo delle forme e per le architetture tratte dagli esempî mantegneschi agli Eremitani. Non mancano, nell'opera sua, ricordi del passaggio di Piero della Francesca a Ferrara, ma, senza dubbio, fondamento alla sua arte è il Mantegna. La prima opera di F. d. C. è il più fedele riflesso, nell'arte italiana, delle statuarie forme di Andrea: tale l'immagine severa di San Girolamo, nella pinacoteca dell'Ateneo ferrarese, immota e grande, stretta al suo cilindrico piedistallo, rigirata sotto un arco trionfale della Rinascita, quasi per una lenta rotazione attorno al suo perno. I sogni umanistici del Mantegna a Padova, dell'Alberti nella stessa Ferrara, si riflettono in questo monumento. Ma presto l'ambiente ferrarese attrae a sé il C. che, sugli esempî di Cosmè Tura, comincia a spezzare le architetture per ottenere varietà di linee, ad accartocciare e sventolare le vesti (frammenti d'ancona a caselle, già nella raccolta Spiridon a Parigi; la Crocefissione della raccolta Iehmann di New York).
La trasformazione, prodotta nell'arte di F. d. C. dal risoluto accostamento ai metodi di Cosmè, si ha con gli affreschi di Schifanoia. Proprio accanto al gruppo attorniante Borso largitore di giustizia, gruppo che ci riconduce alle pitture del Mantegna nel castello di Mantova, ecco rivivere, in un falconiere che frena l'ombroso destriero, lo spirito di Cosmè, nella prontezza del movimento, nell'arco uncinato della bocca, nelle metalliche ali di drappi che sbandierano al vento.
Simili svolazzi barocchi invadono la predella del trittico dedicato a San Vincenzo Ferreri (la predella con i Miracoli di S. Giacinto è al Vaticano, la parte mediana del trittico a Londra, nella National Gallery, le ali nella galleria di Brera), in cui soprattutto si nota l'affinità con gli affreschi di Schifanoia, ma più traspare la forza nervosa che anima le forme di F. d. C., nella loro perfezione plastica, nell'intensità del moto. Dai tratti ruvidi, dal segno ferreo, si sprigiona una grande sincerità e una furia di passione, mentre il colore prende la vivezza luminosa degli smalti, gareggia coi vetri, dipinti su cartoni del C. stesso, in San Giovanni in Monte a Bologna (due vetri, già in questa chiesa, sono uno nel Museo Jacquemart-André a Parigi, l'altro nel Kunstgewerbe-Museum a Berlino). L'impeto del movimento si quieta nelle pitture successive, l'Annunciazione della Galleria di Dresda, gli Angeli ai lati della Madonna del Baraccano, la Vergine tra i Santi Petronio e Giovanni Evangelista nella pinacoteca di Bologna. Le immagini ridiventano sculturali e pietrificate nella posa, studiose di equilibrio negli atteggiamenti; il chiaroscuro s'afforza, la plasticità della forma s'afferma con nuova potenza.
F. d. C., morto nella piena gagliardia della sua arte, con il Tura ed Ercole Roberti formò la grande triade pittorica di Ferrara nel '400.
V. tav. a colori.
Bibl.: A. Venturi, L'arte a Ferrara nel periodo di Borso d'Este, in Riv. storica ital., II (1885), p. 591 segg.; F. Harck, Gli affreschi del Palazzo di Schifanoia in Ferrara, trad. di A. Venturi, Gli affreschi del Palazzo di Schifanoia secondo recenti pubblicazioni e nuove ricerche, in Atti della Dep. di st. patria per le Romagne, s.a., III (1886); M.H. Bernath, in Thieme-Becker, Künstler-Lexicon, VII, Lipsia 1912 (con bibl.); F. Filippini, Francesco Del Cossa scultore, in Boll. d'arte, 1915, pp. 262-63; G. Zucchini, Le vetrate di San Giovanni in Monte di Bologna, in Boll. d'arte, 1917, pp. 82-90; A. Venturi, Eine Madonna von F. d. Cossa, in Pantheon, V (1930), pp. 249-50; A.J. Mayer, Two Unkown Panels by Cossa, in The Burlington Magaz., LVII (1930), p. 311.