DE VICO, Francesco
Nacque a Macerata il 19 maggio 1805 dal conte Pietro De Vico Ubaldini e dalla contessa Amalia Archinto di Milano. Compì regolarmente i primi studi presso il convitto dei nobili di Urbino e gli studi liceali presso il convitto degli scolopi di Siena. Nel dicembre 1823 entrò nella Compagnia di Gesù dove, per le doti morali e per le capacità nei lavori letterari, gli venne affidato, prima che finisse il noviziato, l'insegnamento della grammatica presso il Collegio Romano. Nel frattempo studiava teologia presso lo stesso Collegio in vista del sacerdozio, cui pervenne nel 1837. In quell'anno, durante l'epidemia di colera, si prodigò nell'assistenza ai colpiti dal morbo.
L'interesse per la matematica e l'astronomia portò il D. a occuparsi di calcoli ed osservazioni astronomiche sotto la guida di D. Durnouchel, direttore della specola annessa al Collegio. Il D. e il Durnouchel, utilizzando il cannocchiale di Cauchoix, per primi individuarono la cometa di Biela, il 23 ag. 1832, e la cometa di Halley, il 5 ag. 1835, ai loro ritorni al perielio. L'avvistamento di quest'ultima fu possibile anche in base a una copiosa effemeride calcolata dal D. utilizzando gli elementi di M.-Ch-T. Damoiseau. Fra le pubblicazioni su queste ricerche sono notevoli: Bielas Comet, in Astronomische Nachrichten, CCXXXIV (1833), pp. 293 s.; ibid., CCXXXVI (1833), pp. 317-322; Effemeridi della Cometa d'Halley calcolate secondo i diversi elementi dei signori Damoiseau e Pontecoulant nell'occasione del ritorno ch'ella farà al suo perielio il novembre del corrente anno 1835, Roma 1835; Le 5août 1835, découverte de la comète d'Halley, qui n'a été vue ailleurs que quinze lours après, in Astronomische Nachrichten, CCXCIII (1836), pp. 71-74; Nuova cometa di breve periodo ossia Memoria intorno alle perturbazioni cagionate dall'azione di Giove, Roma 1836; Elementa astronomiae, ibid. 1837.
Nel 1838 al D. venne assegnata la direzione dell'osservatorio astronomico, oltre alla cattedra di matematica e astronomia, già affidatagli nello stesso Collegio.
Prima preoccupazione del D. fu un'accurata verifica della latitudine della specola, potendo disporre di cataloghi stellari più precisi rispetto ai predecessori Boscovich e Calandrelli. Per eseguire tale lavoro osservò, con un teodolite di Gambey, oltre 4.000 stelle trovando una latitudine inferiore di 2" rispetto a quella definita dal Calandrelli. Con l'equatoriale di Cauchoix riuscì a osservare Mima ed Encelado, due satelliti minori di Saturno, visibili allora soltanto con i più potenti telescopi. Inizialmente tali osservazioni vennero ritenute impossibili, ma successivamente ad esse si attribuì grande pregio, anche perché consentirono al D. di definire i periodi di rivoluzione dei due satelliti e, del primo, la compilazione delle tavole. Il D. si dedicò quindi alle ricerche fisiche sui corpi planetari; studiò lo schiacciamento di Saturno, le suddivisioni secondarie e la rotazione dell'anello; gli studi sul pianeta Venere lo portarono a fissarne il periodo di rotazione in 23 h 21 m 21,93 s e l'inclinazione del piano equatoriale sull'eclittica in 530 11' 26", conclusioni molto vicine a quelle di Schroter. Le pubblicazioni più notevoli sono: Memoria intorno ad alcune osservazioni fatte alla specola del Collegio Romano nel corrente anno 1838, Roma 1838; Memoria intorno a parecchie osservazioni fatte nella specola dell'Università Gregoriana in Collegio Romano dagli astronomi della Compagnia di Gesù l'anno 1839, ibid. 1839 e successivi; Beobachtungen von Flecken auf der Venus im Collegio Romano, in Astr. Nachr., CCCCIV (1840), pp. 307-310.
Il dibattito sulla costituzione delle nebulose portò il D. ad intraprendere la loro osservazione sistematica con l'intento di definirne un catalogo. Eseguì quindi disegni particolareggiati di molte nebulose determinandone la posizione in base alle stelle principali a loro vicine. Nel corso di tale lavoro scoprì, tra gli anni 1844 e 1847, sette nuove comete, alla prima delle quali venne dato il suo nome.
Queste ricerche furono pubblicate nei seguenti lavori: Le 23août 1844, découverte d'une nouvelle comète appellée la comète periodique du Collège Romain, in Comptes-rendus des sciences de l'Académie des sciences, XIX (1844), pp. 484 ss.; Histoire de toutes les comètes découvertes au Collège Romain, avec un atlas. Presenté à Pio IX le 21 Juin 1847, in Ami de la Religion, CXXXIV (1847), pp. 162 ss.
Negli stessi anni il D. aveva intrapreso la descrizione di tutto il cielo visibile alla latitudine di Roma, fino a stelle di 11ª magnitudine. Egli riuscì a descrivere tutte le zone del cielo dallo Zenit fino a 520di distanza zenitale meridionale, prima che gli avvenimenti politici del 1848 lo costringessero a interrompere il lavoro e a scegliere l'esilio negli Stati Uniti, dove pose in salvo i libri e gli strumenti astronomici.
La stima di cui godeva gli aveva procurato ospitalità anche in Francia e in Gran Bretagna, ma i continui viaggi fiaccarono la sua debole costituzione.
Morì a Londra il 15 nov. 1848.
Fu membro di numerose accademie scientifiche italiane e straniere; diresse il coro dei cantori della cappella papale. Compose messe, mottetti, antifone ecc., rimasti tutti manoscritti (cfr. Die Musik in Geschichte u. Gegenwart, VII, col. 37).
Bibl.: Necrol. in Atti della Pontificia Accad. di scienze dei Nuovi Lincei, I (1847-48), pp. 172-175; Biograph. notice of Professor D., in Monthly Notice of the Royal Astronomical Society, IX (1848), pp. 65 ss.; A. Secchi, Ragguaglio intorno alla vita e ai lavori dip. F. D., in Mem. dell'Osserv. dell'università Gregoriana in Collegio Romano dell'anno 1850, Roma 1851, pp. 133-149; G. Rayet, L'astronomie pratique et les observatoires. Observatoires d'Italie, Paris 1878, pp. 118-121; C. Sommervogel, Bibliothèque de la Compagnie de Jesus, VIII, Bruxelles 1898, pp. 641-644; Id., L'Università Gregoriana del Collegio Romano nel primo secolo della sua restituzione, Roma 1924, pp. 154 ss.; G. Stein, F. D. e i suoi contributi alle scienze astronomiche, in La Civiltà cattolica, 1949, 2, pp. 190-200, 314-324.