DE ROCCHI, Francesco
Figlio di Carlo e di Rosa Morandi, nacque a Saronno (prov. di Varese) il 13 marzo 1902. Frequentò i corsi di A. Alciati e di G. Tallone e si diplomò all'Accademia di Brera nel 1926, anno in cui cominciò a frequentare le esposizioni ufficiali, tra cui le Biennali veneziane e le Quadriennali romane. Insignito nel 1936 del premio Principe Umberto, ottenne nel 1948 la cattedra di figura al liceo artistico di Brera dopo aver insegnato disegno nella scuola serale professionale di Cislago e in quella arcivescovile della sua città natale.
Attivamente inserito nell'ambito delle esperienze artistiche milanesi nel periodo tra le due guerre, fu legato, sin dall'inizio, al gruppo dei pittori chiaristi che, nel corso degli anni Trenta, annoverava oltre alla sua, le presenze di Angelo Del Bon, Umberto Lilloni, Adriano di Spilimbergo, Attilio Alfieri e Cristoforo De Amicis.
Rifiutando le cadenze accademiche e la plasticità evidente di tanto novecentismo, i giovani chiaristi, sulla scorta degli incitamenti di Edoardo Persico, che dal 1929 operava come gallerista e critico d'arte a Milano, "riportano la pittura alla superficie e si oppongono via via al naturalismo" (Borgogelli, 1982, p. 107).
Alcune delle sue opere più note - Figura in rosa (olio su tela, 1931; coll. De Rocchi Cresseri, Milano), Figure (olio su tela, 1933, ibid.), Giovane contadina (olio su tela, 1935, ibid.) - di quegli anni rivelano un segno estremamente semplificato, quasi naïf nell'individuazione degli elementi paesaggistici - spesso d'ambientazione veneziana - e delle figure, salde eppure spumose e lievi nei piccoli tocchi di colore.
Una pittura che trattiene suggestioni eterogenee di esperienze culturali e artistiche antiche e più recenti: dal fascino del Trecento lombardo e senese, all'intimismofin-de-siècle diBormard, attraverso un cammino che, come è già stato notato in sede critica, non può fare a meno di raccogliere influssi del Cinquecento lombardo e piemontese, della scapigliatura, dell'avanguardia divisionista, del Nabis. Nel secondo dopoguerra il segno pittorico del D. abbandonò, almeno in parte, la predilezione per il segmento cromatico e si espresse con una linea più modulata, continua ed evidente nei contorni, affiancata da campiture di colore più distese e sintetiche.
Morì a Milano il 9 apr. 1978.
Fonti e Bibl.: M. G. Sarfatti, La nuova esposizione di Brera, in La Riv. illustrata dal Popolo d'Italia, V (1927), II, pp. 43 ss.; N. Bertocchi, La Quadriennale romana, II, I lombardi, in L'Italia letteraria, III (1931), 3, p. 4; P. Torriano, Cronache d'arte, in Casabella, VI (1932), 49, pp. 53 s.;Id., I giovani alla III Sindacale lombarda, ibid., 51, pp. 53-57; D. Bonardi, D. e Sinopico, in Sera (Milano), 28 dic. 1932;L. Borgese, La IV [ma VI] Sindacale di Milano, in L'Italia letteraria, II [ma 18] maggio 1935, p. 5; Artisti italiani: F. D., in Il Frontespizio, X (1938), 5, pp. I-VIII; E. Mastrolonardo, F. D., in Meridiano di Roma, VI (1941), 7, p. 3; A. Gatto, F. D., in Notiziario della Galleria di Varese, VII (1944), pp. 15 s.; S. Solmi, F. D. (catal., Gall. L'Annunciata), Milano 1948;A. Pica, Tutta la pittura di F. D., in La Patria, 28 genn. 1954; S. Solmi, D. (catal., Gall. Piemonte artistico culturale), Torino 1963; Id., Mostra antologica D. Quarant'anni di pittura (catal., Gall. L'Annunciata), Milano 1969; Id., D., Milano 1969; H. Ghilardi, F. D., in La Vita cattolica, 15 giugno 1969, p. 3; E. Fabiani, Visita allo studio: F. D., in Notizie d'arte III (1971), I, pp. 11-14; Omaggio a D. (catal.), Milano 1980; L. Borgese, F. D. (catal., Gall. Le Arcate), Milano 1981;A. Borgogelli, in Anni Trenta. Arte e cultura in Italia (catal.), Milano 1982, ad Indicem;G. Bertani, ibid., pp. 508 s.; Il chiarismo lombardo (catal.), Milano 1986, pp. 80-89.