BIANCHI, Francesco de
Pittore modenese, di cui è nota l'attività dal 1506 al 1510, citato nei documenti anche come Francesco del Bianco Ferraro e Francesco Fraro; fin dal sec. XVII viene indicato nella storiografia col doppio cognome Bianchi Frari o Ferrari.
Fu quasi sicuramente figlio di un Bianco Ferraro (fraro, frare), pittore modenese, che nel 1481eseguì (I. Lancilotto, p. 54)stemmi della comunità e del duca Ercole I d'Este sulla torre del Comune di Modena. Negli anni 1482-1485lo stesso Bianco ricevé pagamenti per un baldacchino, un padiglione e un tabernacolo per il duomo di Modena dove, oltre a lavori di minor conto, affrescò alcune Storie di S. Gimignano (1484)e nel 1489dipinse ceri e miniature in un libro dei canonici (Dondi, p. 43). I documenti che gli si riferiscono sono stati finora posti in relazione con Francesco.
Nel 1506 la confraternita dell'Annunciazione commissiona a "Francesco de Bianchi" un'ancona con l'Annunciazione per la propria chiesa in Modena, opera per la quale riceve pagamenti nel 1507 e 1508 (Cavazzoni Pederzini) e che lascia incompiuta. Nel 1507 affresca tre tondi con la Madonna, l'Agnello mistico e S. Gimignano nella volta e una Crocifissione con la Maddalena e s. Giovanni (perduta) sull'altare della sagrestia del duomo di Modena, nel cui archivio capitolare il nome del pittore appare ancora nello stesso anno e nel successivo per piccoli lavori (Dondi). Nel 1509ridipinge la Pietà di Guido Mazzoni allora nell'oratorio dell'ospedale della Morte di Modena (T. Lancilotto). L'8 febbr. 1510 "Morì M.ro Franc.o de Biancho Frare depintore perfetto e homo dabene" (T. Lancilotto).
Il B. fu molto apprezzato dai contemporanei, che gli attribuirono anche l'onore di essere stato maestro del Correggio (ciò che poté avvenire prima del periodo mantovano di questo), ma la sua fama si spense presto, anche in patria, dove il Tiraboschi nel 1786 non è in grado di citarne nessuna opera. La ricostruzione dell'artista prese l'avvio dal ritrovamento, nel 1864, ad opera del Cavazzoni Pederzini, dei documenti relativi al dipinto della Confraternita dell'Annunciazione, passato nella Galleria Estense sotto il nome del Francia, e procedette in seguito soprattutto per merito di Adolfo Venturi (1888, 1890, 1898, 1909, 1914).
Le fonti tacciono sulla formazione dell'artista, i documenti lo ricordano quasi costantemente a Modena; le sue opere, tuttavia, ce lo mostrano in stretto rapporto con la cultura ferrarese. La Crocifissione della Galleria Estense di Modena, forse l'opera più antica che ci rimane del B., è chiaramente ispirata a Ercole de' Roberti, traducendone il teso stilismo in una forma smaltata, nella quale è ravvisabile anche l'insegnamento dei maestri di tarsia attivi a Modena, i Lendinara e i Bonascia, mentre la scrittura minuta ed attenta sembra confermare la sua attività accertata di miniatore. La grande tavola, proveniente dalla chiesa di S. Francesco di Mirandola, era completata dalla cimasa con il Noli me tangere (Galleria Estense di Modena) e da una predella con Storie della Croce (nei magazzini della stessa galleria, oggi quasi completamente perduta; dopo esser passata attraverso varie attribuzioni, fu restituita al B. da A. Venturi, 1888).
Anche la pala dei musei di Berlino (cat. 1182) con la Madonna in trono e santi (restituita al B. dal von Harck, 1888) è esemplata sui grandi modelli del Roberti, dalla pala Roverella alla pala portuense, ma sembrano confluirvi anche elementi di cultura veneta, per il tramite dei pittori romagnoli veneteggianti, quali il Palmezzano e il Rondinelli.
Nuove ricerche di luce e di colore sono evidenti nella Crocifissione della coll. Fassini di Roma (attribuitagli da A. Venturi, 1930) che sembra indicare l'orientamento del B. verso la nuova cultura che si diffondeva da Bologna, divenuta, dalla fine del sec. XV, il centro più vivace ed aggiornato di tutta l'Emilia; vi si era stabilito (1483) anche Lorenzo Costa, l'ultimo erede di Ercole. Il rapporto col Costa trova conferma, per quanto è possibile giudicare dall'attuale stato di conservazione, negli affreschi del 1507 della sagrestia del duomo di Modena.
Mancando di riferimenti sicuri non è facile stabilire un'esatta successione cronologica delle opere del Bianchi. Anche l'Annunciazione della Galleria Estense di Modena, commessa nel 1506, offre scarsi appoggi, poiché, alla morte dell'artista, era ancora incompiuta e i pagamenti possono far credere che larga parte sia dell'aiuto, Giovanni Scacceri, che vi lavorò dal 1510 al 1512, ricevendone un compenso superiore a quello avuto dal Bianchi. Allo Scacceri, non altrimenti noto, è forse da addebitare il generale scadimento della materia pittorica, sempre smaltata e brillante nel B., anche nelle opere tarde. Alla maturità dell'artista appartengono probabilmente la pala di casa Strozzi a Firenze (restituitagli dal Longhi), così simile nell'impianto compositivo all'Annunciazione, ela pala con la Madonna e santi della chiesa di S. Pietro a Modena, che per l'accordo del classicismo semplice e dilatato dell'architettura con le figure pacate e malinconiche presuppone la conoscenza delle opere del Francia dei primi del Cinquecento; mentre la predella manifesta un accostamento ai movimenti proto-manieristici già enunciati in Toscana con Filippino Lippi e Piero di Cosimo, e rappresentati in Emilia dall'Aspertini. La più antica cultura robertiana del B. trova in tale sbocco un esito storicamente conseguente.
Altre opere: Cremona, Museo: Crocifissione; Firenze, raccolta Longhi: S. Francesco; Oxford, Ashmolean Museum: Arione sul delfino. Roma, Galleria nazionale d'arte antica: Cristo nell'orto.
Fonti e Bibl.: (I. Lancilotto),Cronaca modenese de Iacopino de' Bianchi..., in Mon. di Storia Patria delle prov. modenesi, serie delle cronache, Parma 1861, I, p. 54 (per Bianco); (T. Lancilotto),Cronaca modenese di Tomasino de' Bianchi…, ibid., Parma 1862, II, pp. 69, 77; L. Vedriani,Raccolta de' pittori,scultori,ed architetti modenesi più celebri, Modena 1662, pp. 39-41; P. A. Orlandi,Abecedario pittorico, Bologna 1704, p. 159; R. Le Virloys,Dict. d'Architecture civile,militaire et navale…, Paris 1770, I, p. 193; G. Tiraboschi,Notizie de' pittori…,Modena 1786, pp. 118-21; L. 96, II, p. 256; P. Zani,Encicl. metod. critico gionata delle Belle Arti, IV, Parma 1820, p. 43; giornata delle Belle Arti, I, 4, Parma 1820, p. 43; G. Baruffaldi,Vite de' pittori e scultori ferraresi, Ferrara 1846, II, p. 531; A. Cavazzoni Pederzini,Intorno al vero autore di un dipinto attribuito al Francia, Modena 1864; G. Morelli,Die Werke italienischer Meister…,Leipzig 1880, v. Indice; A. Venturi,La Gall. Estense in Modena, Modena 1882, pp. 135, 421-423; G. Campori,Ipitt. degli Estensi nel sec. XV, in Atti e Mem. delle RR. Dep. di Storia Patria per le prov. moden. e parm., s. 3, III (1885), p. 579 (per Bianco); A. Venturi,Un tesoro d'arte nascosto, in Arte e Storia, V(1886), pp.
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