FRANCESCO da Tolentino
Non si conoscono gli estremi biografici di questo pittore originario di Tolentino e attivo in Italia centrale e meridionale tra la fine del XV e la prima metà del XVI secolo. La ricostruzione del suo iter artistico si è basata dunque sul confronto con le due sole opere autografe, due polittici, datati e firmati, dipinti per il santuario di S. Maria a Parete a Liveri, presso Nola. Incerto è il periodo della sua formazione. Difficile appare una collocazione di F. nella bottega del Perugino, di cui dovette peraltro conoscere le opere, come pure un suo discepolato presso Pietro Paolo Agabiti, ipotizzato dal Berenson (1932) e negato dal Battistini (1981, p. 82).
La prima opera attribuita a F., sulla base di una indicazione del Berenson, è la decorazione ad affresco della cappella di S. Catervo nell'omonimo duomo di Tolentino. Datata dal Serra (1934, p. 365) alla fine del XV secolo, ma probabilmente eseguita entro il primo decennio del successivo (Toscano, 1992, p. 35), essa comprende sulla parete sinistra l'Epifania, sulla parete di fondo una Madonna con il Bambino tra i ss. Sebastiano e Catervo, su quella destra la Crocefissione. Sulla volta sono affrescate figure di Evangelisti e Sibille, attribuite, sia pur dubitativamente, ad un secondo anonimo artista (Battistini, 1981, p. 86).
È stata notata una stretta affinità tra la figura di S. Catervo e alcuni modelli perugineschi; in particolare, una sorta di vera e propria coincidenza con la figura di uno dei magi dipinti nell'Epifania dal Perugino - in gran parte con l'intervento di aiuti - nell'oratorio in S. Maria dei Bianchi a Città della Pieve (1504: ibid., p. 84); così come sono state lette precise citazioni dall'Epifania dipinta dal Pinturicchio (1490) in S. Maria del Popolo a Roma. Una costante durezza del disegno sembra invece rimandare all'influenza di Carlo Crivelli (ibid., p. 86).
Da questa prima opera F. appare perfettamente integrato all'interno della composita cultura figurativa marchigiana di inizio Cinquecento, influenzata da pittori della cerchia umbro-urbinate quali Giovanni Santi, Giusto di Gand, Perugino e Pinturicchio. A tali caratteri si aggiunga l'importanza della presenza in diversi centri delle Marche delle opere del veneziano Crivelli e, a Loreto, del cortonese Luca Signorelli. Dalla commistione di questi elementi, da certa aggraziata eleganza peruginesca e dal decorativismo, talvolta aspro, del Crivelli, F. sembra ricavare la cifra stilistica cui, con qualche minima variante, sarà fedele lungo tutto il suo percorso artistico.
Non è certa la via attraverso la quale F. giunse a Napoli né la data. Il Leone de Castris (1988, p. 720) ipotizza una discesa in Italia meridionale attorno al 1510, forse in concomitanza con quella del veneto Antonio Solario, detto lo Zingaro, già attivo nelle Marche entro il primo decennio del XV secolo, quindi a Napoli. Un possibile contatto col Solario, ipotizzato per primo dal Berenson, trova conferma in una fonte settecentesca che definisce F. "celebre discepolo dello Zingaro" (G. Remondini, Della nolana ecclesiastica storia, Napoli 1747-57, III, p. 467). Sempre secondo il Berenson prova di un suo passaggio a Roma, prima di giungere in Campania, potrebbe essere una predella conservata in S. Gregorio al Celio, raffigurante S. Michele arcangelo fra gli apostoli, s. Sebastianoes. Antonio abate, mentre decisamente dubbia appare l'attribuzione a F., da parte dello stesso critico, degli affreschi nell'abside della chiesa di S. Oliva a Cori.
La cultura figurativa napoletana agli inizi del XVI secolo, priva di una locale scuola pittorica, appare caratterizzata da un linguaggio di ascendenza fiamminga aggiornato su modelli umbro-toscani e lombardi sebbene complessivamente attardato rispetto alle contemporanee linee di tendenza affermatesi nell'Italia centro-settentrionale. In tale ambiente F. dovette ben inserirsi e a lui è stata assegnata una serie di interventi in alcune importanti imprese pittoriche napoletane del secondo decennio del Cinquecento. Si tratta di alcuni affreschi nel refettorio del convento napoletano di S. Maria la Nova (Cavalcaselle - Crowe, 1908, p. 154), nella chiesa di S. Maria Donnaregina (Berenson, 1932), nel chiostro del Platano presso la chiesa dei Ss. Severino e Sossio come collaboratore del Solario (Causa, 1957). Il Leone de Castris (1988, p. 475) inoltre assegna a F. una tavola con una Madonna con il Bambino e angeli in S. Maria del Parto.
In particolare, il Cavalcaselle (1908), seguito dalla critica successiva, riconobbe per primo la mano di F. nella decorazione di un lunettone nell'ex refettorio del convento francescano di S. Maria la Nova. Diviso in tre fasce con l'Incoronazione della Vergine, l'Annunciazione e la Natività, l'Adorazione dei magi con santi francescani, esso presenta infatti una notevole serie di affinità con la pala raffigurante l'Adorazione dei magi dipinta da F. per il santuario di S. Maria a Parete.
Entro il terzo decennio del Cinquecento si data una serie di opere realizzate da F. nell'entroterra campano, ove probabilmente si trovò a lavorare alla ricerca di una committenza più tradizionalista di quella napoletana. Al 1525 e al 1530 risalgono i due polittici eseguiti a Liveri per il santuario di S. Maria a Parete.
Il primo di essi rappresenta un'Adorazione dei magi nella tavola centrale, una Pietà nella lunetta e in basso, entro medaglioni, Cristo tra i ss. Guarino, Pietro, Paolo e Bernardo. Nello scomparto centrale, su una pergamena si trovano la data 1525 e la firma di Francesco. Nel secondo compaiono al centro la Madonna con il Bambino e angeli reggicorona, s. Giovannino, s. Barbara e s. Antonio abate, la Crocefissione nella lunetta. Sui pilastri della cornice sono la firma e la data. Nella predella sono raffigurate Storie di s. Barbara (entrambi i polittici sono stati trafugati nel 1992 e la predella del secondo risulta scomparsa dagli anni Cinquanta di questo secolo).
F. eseguì un altro polittico, forse di qualche anno anteriore alle opere di Liveri (Toscano, 1992, p. 42), per la Confraternita delle Grazie a Vico di Palma Campania. Firmato "Magister Francischinus de Tollentino", presenta, nel registro inferiore, la Madonna con il Bambino tra s. Giovanni evangelista e un santo vescovo e in quello superiore, il Crocefisso tra l'Annunziata e l'angelo.
All'inizio del quarto decennio del secolo F. risulta attivo in Puglia e in questa regione dovette con ogni probabilità terminare la sua carriera. Come si evince dalla Cronichetta manoscritta di Girolamo da Napoli (Lucera 1615; Toscano, 1992, pp. 48 s., 53 n. 16), nel 1534 aveva già dipinto due tavole per le chiese di S. Mercurio e di S. Maria in Silvis a Serracapriola.
Nella prima, un trittico, sono raffigurati la Madonna con il Bambino tra i ss. Mercurio e Caterina d'Alessandria; nella seconda una Madonna in trono con il Bambino. In quest'ultima opera, in particolare, si può rilevare come F. abbia ormai perduto del tutto ogni tensione creativa e ripeta pedissequamente i suoi modelli. Notazione riferibile anche al terzo e ultimo dipinto conservato a Serracapriola (l'unico eseguito su tela che si conosca di F.): una Sacra Famiglia dipinta per la chiesa del convento dei cappuccini (Domenico da Macchia Valfortore, 1968). Una Madonna in gloria è stata inoltre segnalata dal D'Elia (1964) in collezione privata a Lucera.
Nell'ultimo periodo della sua attività F. lavorò anche in Lucania, dove forse si fermò prima di giungere in Puglia. A lui si ascrivono il polittico conservato nella chiesa di S. Francesco a Pietrapertosa (Leone de Castris, 1988, p. 720) e il trittico già nella chiesa di S. Antonio a Melfi (Causa, 1957), che presentano una perfetta identità di stile con le opere pugliesi.
Fonti e Bibl.: B. De Dominici, Vite de' pittori, scultori ed architetti napoletani, Napoli 1742, I, pp. 162 s.; G.B. Cavalcaselle - J.A. Crowe, Storia della pittura in Italia, X, Firenze 1908, pp. 154-157; W. Bombe, in U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XII, Leipzig 1916, p. 310; B. Berenson, Italian pictures of the Renaissance, Oxford 1932, p. 206; L. Serra, L'arte nelle Marche, II, Roma, 1934, pp. 364-366; A.F. Addeo, Un trittico del '500 nella Congrega di Vico di Palma Campania (Napoli), in Arte cristiana, XLIV (1956), pp. 216 s.; R. Causa, Pittura napoletana dal XV al XIX secolo, Bergamo 1957, p. 18; M. D'Elia, F. da T., in Mostra dell'arte in Puglia dal tardo Antico al Rococò (catal., Bari), Roma 1964, p. 114; Id., Prima mostra dei dipinti restaurati, Roma 1968, p. 14; Domenico da Macchia Valfortore, Opere d'arte nei conventi cappuccini del Gargano, in Italia francescana, XLII (1968), 5, p. 453; M. Rotili, L'arte del Cinquecento nel Regno di Napoli, Napoli 1972, p. 126; G. Previtali, La pittura del Cinquecento a Napoli e nel Vicereame, Torino 1978, p. 20; R. Battistini, F. da T., in Lorenzo Lotto nella Marche.… (catal., Ancona), Firenze 1981, pp. 82-86; P. Dal Poggetto, Pittura nelle Marche agli inizi dell'attività di Lorenzo Lotto, ibid., p. 64; P. Giusti - P. Leone de Castris, Forastieri e regnicoli. La pittura moderna a Napoli nel primo Cinquecento, Napoli 1985, pp. 103, 125, 219; P. Leone de Castris, Pittura del Cinquecento nell'Italia meridionale, in La pittura in Italia. Il Cinquecento, Milano 1988, II, pp. 473, 475, 507, 510, 720; G. Toscano, F. da T. e Andrea da Salerno a Nola, Cicciano 1992, pp. 31-50, 53; Diz. storico-biogr. dei Marchigiani, a cura di G.M. Claudi - L. Latri, Ancona-Bologna 1992, s.v.; G. Toscano, Itinerario di F. da T., in Antichità viva, XXXIII (1994), 5, pp. 20-28.