FRANCESCO da Telese (Franciscus a Thelese, Franciscus de Thelesia)
Nacque probabilmente intorno alla metà del Duecento.
Pur nell'impossibilità di tratteggiarne i percorsi personali e familiari, a causa del silenzio delle fonti, possiamo ipotizzare che la famiglia di F. provenisse da Telese, città in Terra di Lavoro.
È nella capitale del Regno che si possono rinvenire le prime testimonianze della vita pubblica di F., attestato studente di diritto a Napoli nel 1269 (Origlia, p. 139). Presso quello Studio egli fu, assai probabilmente, allievo del famoso maestro Guido da Suzzara, che compare nei rotuli dei lettori pervenutici come doctor legens di diritto civile fra il 1268 ed il 1270 (Monti, p. 79) e forse già nel 1266 (D'Amelio, 1968-1969, pp. 165, 176).
La presenza di Guido da Suzzara presso l'università napoletana in quegli anni e l'esplicito riferimento - se non a un rapporto dominus-discipulus fra i due - comunque alla examinatio di F. "per Guidonem de Subsavia" (attestata da un documento pubblicato dall'Origlia) anche se rende plausibile l'ipotesi della D'Amelio per la quale proprio nella capitale del Regno e non a Reggio Emilia (come proposto dal Savigny e dal Meijers) F. avesse seguito le lezioni del celebre maestro, lascia tuttavia insoluta la questione della petizione, inoltrata da F. probabilmente intorno al 1274-1275, al fine di ottenere dal sovrano la licentia docendi.
La sottomissione dell'aspirante doctor legens a un nuovo esame da parte di professori dello Studio e di commissari regi era, infatti, una delle tre procedure generalmente riservate a quanti avevano condotto gli studi extra Regnum. Nel documento si legge che F., qualificato "iuris civilis professor", "quamvis in Regio Studio per Guidonem de Subsavia doctorem legum et alios examinatus extiterit", si sottoponeva a un ulteriore esame al fine di ottenere l'abilitazione regia all'insegnamento presso l'ateneo napoletano (Origlia, p. 233). La formula poco chiara del documento porterebbe a ritenere, dunque, che F., sebbene già esaminato da professori dell'università regia, si dovesse sottoporre, per motivi che ignoriamo, ma secondo una prassi che nel diploma viene definita usuale ("ut moris est"), a un ulteriore accertamento della sua preparazione.
Al di là della specifica vicenda, appare certo però che F. elesse la città partenopea a sede dei suoi interessi professionali. Lo troviamo infatti impegnato a svolgere la sua attività di docente presso lo Studio e di funzionario dell'amministrazione regia. È attestato come doctor legens di diritto civile nel 1275 dai rotuli pervenutici dei professori dello Studio, incarico che, probabilmente, dovette mantenere almeno fino al 1281-82, anno nel quale compare nel ruolo degli avvocati fiscali della Gran Corte. All'insegnamento, comunque, F. sarebbe tornato, secondo le testimonianze raccolte dal Capasso (p. 106), circa vent'anni più tardi, nel 1300. Nient'altro della sua vita ci è, almeno allo stato attuale, noto.
Della sua attività scientifico-esegetica ci rimangono alcune tracce che permettono di delinearne, in qualche misura, il pensiero. Sono state infatti pubblicate dal Meijers tre glossae di F. alle Institutiones (1.11 e 12; 4.6; 4.14) e trentuno glosse al Codex. Come altri maestri della scuola giuridica napoletana dell'età angioina F. sembra sottolineare "le concordanze tra la pratica giudiziaria e il diritto romano" (Calasso, p. 287) e mostra viva attenzione per la realtà circostante.
Di lui ci sono pervenute, inoltre, due glosse alle costituzioni federiciane. In particolare, nella glossa in const. Baiulos (I, 77) il giurista sembrerebbe fare riferimento alla sua attività di docente affermando di aver letto "extraordinarie" il Codex ("dic, ut nota[vi] extraordinarie, C. de falsis, I. si quis decurio"). A testimonianza della sua attività esegetica ci rimangono ancora due Singularia, pubblicati fra le Annotationes et singularia di Bartolomeo di Capua (Lugduni 1556, nn. 99 e 101) e una quaestio.
Fonti e Bibl.: Bibl. apost. Vaticana, Vat. lat. 1428, ff. 16r, 36v; Montecassino, Biblioteca della Badia, Cass. 122, ff. 6v, 58v, 66v, 72v, 73v, 74v, 75r, 76r, 77v, 78r, 78v, 79r, 80r, 81r, 84r, 86v, 92v, 93r, 93v, 102r, 106v, 107v, 108v, 112v, 120v, 130r, 133v; Arch. di Stato di Napoli, Cancelleria Angioina, Notamenti e repertori, arm. I, C, 23: C. Borrelli, Repertorium univers. ex registris R. Syclae, II, f. 27; Constitutiones Regni utriusque Siciliae…, a cura di G. Sarayna, Lugduni 1568, pp. n.n. (Epistola dedicatoria); N. Toppi, Bibliotheca napoletana, Napoli 1678, p. 96; G.B. Tafuri, Istoria degli scrittori nati nel Regno di Napoli, II, 1, Napoli 1748, pp. 452 s.; G. Origlia, Istoria dello Studio di Napoli, I, Napoli 1753, pp. 139, 232 s.; L.A. Muratori, Raccolta delle vite e famiglie degli uomini illustri del Regno di Napoli, Milano 1755, pp. 231 s.; Constitutiones Regni Siciliarum libri III…, I, Neapoli 1773, p. 140; L. Giustiniani, Memorie istor. degli scrittori legali del Regno di Napoli, III, Napoli 1788, p. 207; F.C. von Savigny, Storia del diritto romano nel Medioevo, I, Torino 1854, pp. 625 s.; B. Capasso, Per la storia esterna delle Costituzioni del Regno di Sicilia promulgate da Federico II, Napoli 1869, pp. 106 s.; G.M. Monti, L'età angioina, in Storia della università di Napoli, Napoli 1924, pp. 73, 80, 108; E. Meijers, Iuris interpretes saec. XIII, Neapoli 1924, pp. 169-180; Id., L'Università di Napoli nel sec. XIII, in Études d'histoire du droit, a cura di R. Feenstra - H.F.W.D. Fischer, III, Leiden 1959, pp. 161 e n. 32, 166; E. Besta, Il primo secolo della scuola giuridica napoletana, in Scritti di storia giuridica meridionale, Bari 1962, p. 462; E. Cortese, La norma giuridica. Spunti teorici nel diritto comune classico, I, Milano 1962, p. 245 n. 148; N. Cilento, La cultura e gli inizi dello Studio, in Storia di Napoli, II, 2, Cava dei Tirreni 1969, pp. 161, 166, 616; F. Calasso, La const. "Puritatem" del Liber Augustalis e il diritto comune nel Regnum Siciliae, in Introduz. al diritto comune, Milano 1970, p. 287; G. D'Amelio, Transazione e "auctoritas iudicialis" nella giurisprudenza del Regno di Sicilia, in Annali di storia del diritto, XII-XIII (1968-1969), pp. 165 n. 6a, 170, 176 n. 49, 184 n. 78; Id., Indagini sulla transazione nella dottrina intermedia con un'appendice sulla scuola di Napoli, Milano 1972, pp. 29 n. 6a, 34, 40 n. 49, 49 n. 78, 66, 1554; D. Maffei, Giuristi medievali e falsificazioni editoriali del primo Cinquecento, Frankfurt am Main 1979, p. 9; M. Bellomo, Società e istituzioni in Italia dal Medioevo agli inizi dell'età moderna, Catania 1982, p. 394; F. Martino, Testimonianze sull'insegnamento del diritto a Napoli nei sec. XIII-XIV. Il manoscritto Ambrosiano E 29 inf., in Scuole diritto e società nel Mezzogiorno medievale d'Italia, a cura di M. Bellomo, II, Catania 1987, pp. 29, 34 n. 53.