FRANCESCO da Parma (Francesco Fontana)
Nacque probabilmente a Parma nella prima metà del sec. XIII.
Le informazioni pervenuteci su di lui, che la cronachistica antica ricorda con l'indicazione soltanto del luogo di origine (il cognome Fontana appare solo in epoca tarda), sono estremamente scarse e contraddittorie.
A un'origine parmense accennano gli Annales Veronenses, che ne fanno un nipote di Gerardo cardinale di Sabina, protonotario apostolico e più volte legato della S. Sede; resta il fatto che gli Annales parlano di F. senza nemmeno farne il nome, affermando che nel 1296 fu creato arcivescovo di Milano "quidam nepos domini Gerardi de Parma cardinalis", ove il "quidam", unito all'assenza del nome proprio, sembra quasi marcare lo scarso peso attribuito dal cronista all'individuo. Da questi scarsi cenni è possibile desumere che F. fosse un prelato di Curia, e che la sua carriera dipendesse da legami familiari, oltreché dall'adesione alle direttive della politica papale. Nel 1288 F. era cappellano apostolico: così è definito, infatti, nella lettera con la quale papa Niccolò IV gli conferì, il 23 aprile di quell'anno, la cattedra arcivescovile di Messina, vacante dopo la morte di Rainaldo da Lentini.
Già questo deve essere interpretato come un segno della fiducia riposta in F. dal pontefice, in quanto la Sicilia era ormai da alcuni anni contesa tra Angioini e Aragonesi e Roma non poteva destinarvi che un uomo di suo completo affidamento. Lo conferma del resto, in negativo, il fatto che il nuovo presule non poté entrare nella sua sede. Poiché non gli era possibile riceverne le rendite gli veniva affidata in administratione (senza titolo vescovile) la diocesi di Nola, vacante per la morte del vescovo Giovanni da Montefusco.
Anche nei confronti di papa Bonifacio VIII (seguito a Niccolò IV dopo il breve pontificato di Celestino V, e come lui fortemente impegnato nel sostegno degli Angiò nella guerra per il Regno di Sicilia) dovette mantenere la sua posizione di uomo di fiducia: nel 1295 fu infatti incaricato dal papa di una missione presso Federico d'Aragona nel corso di una delle trattative che furono più volte intraprese per tentar di arrestare la guerra "del Vespro".
Il fatto più importante della carriera di F. fu però la nomina ad arcivescovo di Milano, avvenuta nel 1296, dopo la morte di Rufino da Frizzeto (o meglio da Fucecchio).
Da sempre il capitolo della cattedrale ambrosiana aveva gelosamente difeso il diritto di darsi autonomamente l'arcivescovo di fronte ai tentativi d'ingerenza di Roma volti ad affermare un pieno controllo sulla provincia ecclesiastica più ricca e importante della Cristianità. Non erano mancati invero, nel corso di questo processo, esempi di presuli ambrosiani imposti dalla S. Sede, ma con Ruffino e con F. il processo giunse al culmine.
La nomina fu conferita con lettera di papa Bonifacio del 23 ag. 1296 (Thomas, n. 1256) e fu accompagnata da una serie di concessioni e privilegi.
Sull'attività di F. come capo della Chiesa milanese siamo pochissimo informati; ci resta di lui un certo numero di atti (Savio, pp. 650-659), che documentano i suoi interventi in materia di organizzazione e di disciplina ecclesiastica, ma è significativo che praticamente nulla del suo operato, e tanto meno della sua personalità, dicano i cataloghi antichi degli arcivescovi. Analoga situazione nelle fonti laiche: più che in un'effettiva mancanza di qualità del personaggio questo scarso interesse forse può trovare spiegazione in ragioni di carattere politico, per essere stato egli un prelato antighibellino e antivisconteo per di più del tutto estraneo all'ambiente milanese.
Non è molto chiara, per l'estrema reticenza delle fonti, la parte sostenuta da F. nella lotta politica in atto a Milano in quegli anni, che videro l'ultima riscossa torriana, la cacciata di Matteo Visconti (1302), il capitanato di Guido Della Torre (1307), ma è certo che - nella grande tradizione degli arcivescovi milanesi - una partecipazione vi fu. Ne è rimasto il ricordo nel conferimento da lui fatto (1303) della dignità cavalleresca a Guglielmotto Brusati, capitano del Popolo per la parte torriana dopo la caduta di Matteo, e nel vero e proprio attacco da lui portato contro un altro membro della famiglia Visconti, un alto prelato pure di nome Matteo, nipote dell'arcivescovo Ottone, che venne privato delle sue dignità ecclesiastiche con un'azione talmente dura da suscitare perplessità nello stesso Bonifacio VIII e nel suo successore Benedetto XI.
Nel giugno del 1298 F. si trovava a Roma, dove presenziò in qualità di testimone a un accordo intervenuto fra l'abate di Cluny e Alberto Fieschi circa il possesso di un priorato in diocesi di Reims.
Nel 1301 F. ricevette dal papa l'incarico di provvedere in qualità di collettore generale per la provincia di Milano e per le diocesi di Pavia, Piacenza e Ferrara alla riscossione della decima imposta alla fine dell'agosto del 1301 "pro negotio Regni Sicilie", ossia per sostenere le necessità finanziarie degli Angioini nella guerra contro Federico d'Aragona.
Dell'attività da lui esplicata nella circostanza, restano, pubblicate dal Vignati (nn. 432, 434), le lettere inviate ai subcollettori della diocesi di Lodi il 2 maggio 1302 e poi il 6 luglio 1304, con le quali ultime si ingiungeva a tutti i subcollettori di versare i proventi della decima, in base alle disposizioni di papa Benedetto XI ai rappresentanti delle compagnie dei Bardi di Firenze e dei Chiarenti di Pistoia, che avevano anticipato forti somme alla S. Sede e a Carlo II d'Angiò.
Nell'estate del 1303 F. dové lasciare definitivamente Milano; gli atti di lui rimasti relativamente all'amministrazione della diocesi per gli anni 1303-1308 sono dati dai castelli di Cassano e di Angera, antichi possessi della mensa arcivescovile milanese, che nei decenni precedenti Ottone Visconti aveva provveduto a riattare e fortificare.
F. morì in Angera, sulla sponda lombarda del Lago Maggiore, il 6 febbr. 1308. Il corpo, secondo le parole del Corio, "con grandissimo onore" (il che sembra togliere valore all'ipotesi di un contrasto tra F. e la signoria torriana), "fu portato e tumulato nella chiesa di Santa Maria Maggiore in Milano" (p. 708).
Fonti e Bibl.: Documenti riguardanti l'arcivescovato di F. si trovano, inediti, nelle cartelle del fondo Archivio diplomatico. Pergamene, dell'Archivio di Stato di Milano, e in gran parte furono regestati dal Savio; si veda anche, nell'Arch. segr. Vaticano l'Indice 498 dello Schedario Garampi (serie Vescovi, 24 e 54); Les registres de Nicolas IV, a cura di M.F. Langlois, I, Paris 1886, nn. 54-59, 471-475, 708; Les registres de Boniface VIII, I, a cura di A. Thomas, ibid. 1884, nn. 795, 1217, 1256, 1283 s., 1290, 1554, 1990; II, a cura di G. Digard, ibid. 1890, nn. 2158, 2541, 2874, 3020, 3675; III, a cura di G. Digard, ibid. 1909, nn. 4127, 4131; Les registres de Benoît XI, a cura C. Grandjean, ibid. 1883-1905, nn. 197, 237, 514, 567; Codice diplomatico Laudense, a cura di C. Vignati, Milano 1879, IV, pp. 448 n. 432, 452-454 n. 434; Annales Veronenses, in Antiche cronache veronesi, a cura di C. Cipolla, Venezia 1890, p. 449; A. Confalonieri, Chronica de regiminibus pontificum tam Romanae quam Ambrosianae Ecclesie…, in E. Cattaneo, Cataloghi e biografie dei vescovi di Milano dalle origini al sec. XVI, Milano 1982, p. 123; P. Tomea, Un testimone "ritrovato" degli "Annales Mediolanenses minores" e della "Chronica Danielis"…, in Il monastero di S. Ambrogio nel Medioevo, Milano 1988, p. 394; D. Bossi, Chronica gestorum dictorumque memorabilium…, Mediolani 1495, ad annum 1296; A. Libanori, Ferrara d'oro, Ferrara 1665, I, pp. 37 s.; F. Ughelli - N. Coleti, Italia sacra, IV, Venetiis 1719, coll. 200 s.; VI, ibid. 1720, coll. 257 s.; J.A. Saxii Archiepiscoporum Mediolanensium series historico-chronologica, II, Mediolani 1755, pp. 761-768; R. Pirro, Sicilia sacra…, a cura di A. Mongitore, I, Panormi 1733, p. 408; L.A. Muratori, Antiquitates Italicae Medii Aevi, VI, Mediolani 1742, col. 119; F.A. Zaccaria, De' santi martiri Fedele, Carpoforo, Gratiniano, e Felino libri due…, Milano 1750, pp. 159-161; G. Tiraboschi, Vetera Humiliatorum monumenta, II, Mediolani 1767, p. 335; B. Corio, Storia di Milano, I, Milano 1855, p. 708; G. Giulini, Mem. spettanti alla storia, al governo ed alla descrizione della città di Milano nei secoli bassi, IV, Milano 1855, pp. 776-835, 838; F. Savio, Gli antichi vescovi d'Italia…, I, Firenze 1913, pp. 650-659; G. Franceschini, La vita sociale e politica nel Duecento, in Storia di Milano, IV, Milano 1954, pp. 355 ss.; E. Cattaneo, Istituzioni ecclesiastiche milanesi, ibid., p. 656; E. Cazzani, Vescovi e arcivescovi di Milano, Milano 1955, pp. 194-197; E. Cattaneo, Istituzioni ecclesiastiche milanesi, in Storia di Milano, IX, Milano 1961, pp. 510, 560, 674; E. Occhipinti, Clausura a Milano alla fine del XIII sec.: il caso del monastero di S. Margherita, in Felix olim Lombardia. Studi di storia padana dedicati… a G. Martini, Milano 1978, pp. 197, 200, 209; R. Perelli Cippo, Fontana, Francesco, in Diz. della Chiesa ambrosiana, II, Milano 1988, pp. 1250 s.; G. Soldi Rondinini, Chiesa milanese e signoria viscontea (1262-1402), in Storia religiosa della Lombardia. Diocesi di Milano, a cura di A. Caprioli - A. Rimoldi - L. Vaccaro, Brescia 1990, pp. 298 s.; C. Eubel, Hierarchia catholica, I, Monasterii 1913, pp. 332, 337, 370; II, ibid. 1914, p. XXX.