FRANCESCO da Crema
Scarse sono le notizie biografiche su questo autore. Nato a Cividale del Friuli presumibilmente intorno alla metà del sec. XV da una famiglia nobile originaria di Crema, si dedicò a studi letterari sotto la guida dell'erudito Gian Giacomo Venustis. Il primo testo letterario di F. a noi giunto, composto negli ultimi mesi del 1490, è un panegirico in latino dedicato al letterato veneto Antonio Gratiadei (o Graziadei), conosciuto presso la corte ferrarese di Ercole I d'Este. Morto il Gratiadei prima che il testo vedesse la luce, F. lo trascrisse senza modifiche e lo dedicò a Velasco de Lucena - amico e protettore del Gratiadei - nel 1494. Attualmente il manoscritto (probabilmente autografo) è conservato nella Biblioteca nazionale di Firenze (Fondo Landau, ms. 262).
Trasferitosi nei Paesi Bassi - che nel sec. XV videro il sorgere e l'affermarsi dell'umanesimo latino e la conseguente venuta dall'Italia di molti insegnanti - il iº dic. 1492 F. venne nominato "rhetorice artis professor" presso la facoltà di diritto civile dell'università di Lovanio e cominciò ad insegnare nel gennaio dell'anno seguente. Poco dopo il suo arrivo diede prova della sua abilità retorica, pronunciando la Gratulatio in occasione dell'entrata a Lovanio di Filippo il Bello duca di Borgogna (9 sett. 1494).
Il manoscritto, di splendida fattura, costituiva la copia donata dall'autore al duca e, dopo essere passato attraverso molte mani, è attualmente conservato nella Biblioteca reale di Bruxelles (Mss. 15860). L'intento laudativo del testo è reso meno pesante dallo stile asciutto e vigoroso. Al periodo trascorso a Lovanio data anche il De arte scribendorum versorum, ora perduto, che venne rivolto all'umanista di Anversa Cornelius Grapheus (Schryva; cfr. Tournoy, p. 37 n. 11).
Stretti furono i rapporti fra F. e la corte, come testimonia il fatto che nel 1498 Filippo il Bello stabilì che all'umanista venisse corrisposto un sussidio (De Vocht, 1951, I, p. 173 n. 6). Il suo prestigio fu notevole anche in ambito universitario, tanto che quando Erasmo da Rotterdam venne in visita a Lovanio nel giugno del 1498, fu suo ospite e in una lettera lo definì "vir egregie litteratus" (Allen, p. 204).
Il rapporto di collaborazione con l'università di Lovanio s'interruppe per motivi sconosciuti nel febbraio del 1499 (De Vocht, 1934, p. 306), e F. dovette tornare in patria, dove venne nominato rettore delle scuole di Cividale del Friuli (Grion, p. 289), carica che mantenne fino alla morte. La prima opera composta dopo il ritorno fu il De oppugnatione Foroiulii per Germanos, che descrive l'assedio posto a Cividale - nell'agosto del 1509 - dalle truppe dell'imperatore Massimiliano I d'Asburgo.
La Biblioteca comunale di Udine conserva il testo originale (Mss. 791), un manoscritto cartaceo dell'inizio del '500 probabilmente autografo, come rivelano le forti similarità di scrittura con la Gratulatio (Tournoy, p. 64). La stessa biblioteca conserva due copie eseguite dall'erudito Vincenzo Ioppi fra Otto e Novecento (entrambe sotto la segnatura Mss. Ioppi 66/IV). Inoltre nel 1859 venne eseguita e pubblicata a Venezia una traduzione italiana del testo, col titolo Assedio di Cividale dell'anno 1509 descritto da F. Cremense. L'opera è divisa in tre parti, ognuna delle quali preceduta da un'epistola al giurista Giovanni di Manzano. Le lettere introduttive sono tuttora conservate nella copia del manoscritto fatta da Ioppi (f. 1r). L'interesse dell'opera è essenzialmente storico, perché la testimonianza diretta dei fatti ci fornisce particolari inediti dell'episodio.
Di poco successiva l'opera dedicata alle fortificazioni di Cividale, che vennero costruite mentre era in carica il magistrato Ermanno Claricino, amico di Francesco. La breve trattazione - di scarso valore letterario - è anch'essa contenuta nella copia fatta da Ioppi (ff. 5r-8r), ed è introdotta da una lettera dedicatoria al nonno di Claricino, Venceslao Boiani, datata al 1° nov. 1510.
Di maggiore interesse, sempre dal punto di vista storico-documentario, l'ultimo scritto del F. a noi giunto, che descrive il terremoto che colpì Cividale il 26 maggio 1511, causando molte morti, e la peste che presto seguì e che afflisse la città e le campagne fino al gennaio del 1512. In questo scenario di distruzione si inserisce la narrazione del ritorno delle truppe asburgiche che il 21 sett. 1511, non trovando alcuna resistenza, occuparono la città, che sarebbe rimasta nelle loro mani fino alla fine del novembre dello stesso anno, quando l'esercito della Repubblica veneta conquistò Cividale. Anche di quest'opera non possediamo l'originale ma la copia contenuta nel ms. Ioppi 66/IV (ff. 8r-9v).
F. morì il 14 luglio 1525 e venne sepolto nella chiesa dei domenicani di Cividale.
Fonti e Bibl.: G. Liruti, Notizie delle vite ed opere scritte da letterati del Friuli, IV, Venezia 1830, pp. 152-154; G. Grion, Guida storica di Cividale e del suo distretto, Cividale 1899, pp. 289, C-CII; P.S. Allen - H.M. Allen, Opus epistolarum Des. Erasmi Roterodami denuo recognitum et auctum, Oxonii 1906, I, pp. 203 s.; H. De Vocht, Excerpts from the Register of Louvain University from 1485 to 1527, in The English Historical Review, XXXVII (1922), p. 89; Id., Monumenta humanistica Lovaniensa. Text andstudies about Louvain humanists in the first half of the XVIth century, Louvain 1934, I, pp. 305 s. (identifica erroneamente F. con un suo omonimo, attivo a Bologna fino al sec. XV. Tournoy ha definitivamente dimostrato, anche per evidenti motivi cronologici, l'impossibilità di tale identificazione); Id., History of the foundation and the rise of the Collegium Trilingue Lovaniense 1517-1550, I, ibid. 1951, pp. 173 s.; G. Tournoy, Franciscus Cremensis and Antonius Gratia Dei, in Lias, III (1976), pp. 33-73.