FRANCESCO da Conegliano
La prima notizia sicura su di lui è l'anno del suo ingresso nell'Ordine cappuccino, il 1589. Resta sconosciuto il cognome, mentre la sua provenienza si ricava dal nome monastico. Quando prese i voti era vedovo e i figli erano già grandi: pertanto la sua data di nascita si può collocare intorno alla metà del XVI secolo. Come cappuccino F. ebbe numerosi incarichi riguardanti la costruzione di edifici dell'Ordine e fu apprezzato come esperto di pittura dal sicuro giudizio. Il primo incarico nell'Ordine di cui sappiamo fu il guardianato ad Asolo, conferitogli nel maggio 1599. Nel 1602 fu elevato dal capitolo della provincia di Venezia al guardianato del monastero di Ostiglia, nel Ducato di Mantova. In questo periodo, se non prima, fu in contatto diretto con la corte dei Gonzaga, con i quali i rapporti si approfondirono quando, dopo aver trascorso un anno a Treviso, nel 1604 divenne guardiano del convento a Mantova.
F. godeva di alta considerazione presso i Gonzaga e nel giugno 1603 utilizzò la sua influenza presso la duchessa Eleonora de' Medici per chiedere la liberazione dal carcere dell'alchimista Giovanni Botrino. Durante un soggiorno a Venezia tra la fine di aprile e l'inizio di maggio 1605, in occasione di un capitolo provinciale, incontrò per incarico del duca il pittore Jacopo Robusti (il Tintoretto) per avere da lui un'opinione su due quadri acquistati dalla duchessa. Insieme con il Tintoretto e Jacopo Palma il Giovane, F. esaminò inoltre una serie di dipinti, all'acquisto dei quali era interessato il duca Vincenzo, e scrisse al Gonzaga i suoi pareri circa la qualità e il prezzo delle opere.
F. contava di rimanere a Venezia come guardiano, ma la sua vita era a una svolta decisiva: il capitolo lo inviò a Monaco al posto di un confratello ammalato, e il 16 maggio 1605 era già in viaggio per la nuova destinazione. Durante il suo soggiorno in Baviera F., come mostrano le sue lettere, svolse occasionalmente il ruolo di intermediario tra le corti di Mantova, Monaco e Innsbruck, ma, non esistendo rilevanti contenziosi da dirimere, il suo impegno diplomatico fu di scarso rilievo. Il suo contributo fu tutto nell'invio di notizie sulle famiglie regnanti di Monaco e Innsbruck oltre, naturalmente, ai ragguagli sulle questioni riguardanti l'Ordine.
Nell'ottobre 1606 a Innsbruck F. partecipò al primo capitolo della provincia tirolo-bavarese. La nomina - ricevuta in questa occasione - al guardianato della città tirolese va collegata ai lavori per l'ampliamento del locale convento. La nuova destinazione fu accolta con disappunto dalla famiglia regnante di Baviera, che avrebbe voluto trattenere F. presso di sé, ma i suoi contatti con la corte dei Wittelsbach non si interruppero. Era di nuovo a Monaco nel marzo e ancora nel settembre-ottobre del 1607, in occasione del secondo capitolo provinciale. Confermato guardiano a Innsbruck, insieme con il vicario provinciale Gasparo da Bergamo appena eletto, accompagnò il duca di Baviera Massimiliano e la consorte a Rosenheim per la consacrazione del convento cappuccino, ivi costruito, e della annessa chiesa (14 ottobre).
Il capitolo provinciale tenutosi nell'ottobre del 1608 a Innsbruck lo inviò ad Augusta, dove si doveva aprire un nuovo cantiere.
Il convento di Augusta, fondato e finanziato da membri della casa Fugger, esisteva dal 1602. Quando nel 1607 scoppiò la peste nella città, dove erano riconosciute più confessioni religiose, i cappuccini si adoperarono per curare i malati nel lazzaretto. In questo periodo F. fu informato del progetto di costruzione di un altro convento. Il nuovo edificio dell'Ordine doveva sorgere non a Ratisbona, come egli si aspettava, bensì a Landshut, dono del duca Massimiliano. Di questo nuovo cantiere, la cui prima pietra fu posta nel settembre 1609, egli si occupò da Monaco, dove era stato destinato dal capitolo che si era tenuto per la prima volta a Salisburgo e dove fu confermato nel biennio successivo. Nel 1610 il capitolo fu tenuto a Monaco e, di questo anno soltanto si conserva l'elenco dei definitori eletti, con F. al primo posto. Nello stesso 1610 nel convento di Monaco fu creata a spese del duca l'officina tessile che doveva servire al fabbisogno di tutta la provincia. Nel febbraio 1611 F. visitò Landshut, dove la costruzione del convento volgeva al termine, ma quell'anno non si tenne il capitolo a causa della minaccia di un'epidemia di peste.
I rapporti di F. con i Gonzaga non si erano interrotti; nel novembre 1611 cercava un'occasione per spedire a Mantova alcune statue di cera che Margherita Gonzaga aveva ordinato. Dopo la morte della duchessa Eleonora a settembre, pochi mesi dopo, il 18 febbr. 1612, morì anche il duca Vincenzo I e F. mantenne la corrispondenza con il giovane duca Francesco II, morto anch'egli, prematuramente, il 21 dic. 1612.
Nel 1612-13 fu guardiano a Bolzano, nel 1613-14 a Innsbruck, nel 1615-16 a Monaco; nel capitolo di Rosenheim del 1616 fu creato primo guardiano del monastero di Merano, di cui diresse la costruzione. Il 1° maggio fu posta la prima pietra di questa fondazione cappuccina, che nei desideri del vescovo di Coira doveva essere dedicata in particolare all'evangelizzazione della Val Venosta. Le offerte più consistenti per la sua edificazione vennero dall'arciduca Massimiliano gran maestro dell'Ordine teutonico. I lavori diretti dal F. proseguirono molto rapidamente e già il 29 ott. 1616 la chiesa poté essere consacrata. Il progetto, come per il convento di Landshut, fu opera del padre Matteo Lodron da Villa Lagarina.
Nel 1617-18 F. fu di nuovo guardiano a Monaco, nel 1619-20 a Innsbruck e nel 1620-21 a Salisburgo e nell'agosto 1621 a Würzburg, dove i cappuccini erano presenti dal 1615, in un momento in cui imperversava la pestilenza. Dopo il capitolo del 1622 trascorse ancora un anno come guardiano a Monaco e nel 1623 gli fu affidata la direzione del convento fondato nel 1613 a Ratisbona dall'imperatore Mattia.
Il soggiorno nella città imperiale fu però di breve durata. Tornato a Monaco, vi morì il 10 nov. 1623.
Fonti e Bibl.: Monaco, Bayer. Staatsbibliothek: C.L.M. 1960 (Album Provinciae Tyrol.-Bavar., I), pp. 17 s., 30-35, 203, 291, 388, 392; C.L.M. 26.493 (Annales Provinciae Tyrol.-Bavar.), f. 203; David M. da Portogruaro, L'epistolario del p. F. da C. cappuccino con la famiglia ducale di Mantova, in Le Venezie francescane, V (1936), pp. 142-157, 195-204; VI (1937), pp. 85-97; Silvestro a Mediolano, Annales Ordinis minorum capuccinorum, Mediolani 1737, pp. 372 s.; Chronica Bavaricae capuccinorum provinciae, Augustae Vindelicorum 1869, pp. VI-VIII, 358-361; Analecta Ordinis minorum capuccinorum, III, Romae 1887, pp. 313 s.; A. Eberl, Geschichte der bayerischen Kapuziner-Ordensprovinz (1593-1902), Freiburg 1902, p. 56; A. Hohenegger, Gesch. der tirolischen Kapuziner-Ordensprovinz (1593-1893), I, Innsbruck 1913, pp. 85, 187; Melchior a Pobladura, Historia generalis Ordinis fratrum minorum capuccinorum, I, Romae 1947, p. 349; G. Schummer, De architectuur der capucijnen, in Franciscaans Leven, XXXVIII (1955), p. 22; W. Hümmerich, Anfänge des kapuzinischen Klosterbaues, Quellen und Abhandlungen zur mittelrhein. Kirchengeschichte, LVIII, Mainz 1987, pp. 77, 87; Lexicon capuccinum, Romae 1951, coll. 622 s.