CAZZANIGA (Caccianiga), Francesco da
Figlio di Antonio, abitante in Milano in Porta Orientale nella parrocchia di S. Stefano in Brogonia o di S. Babila alla fine del sec. XV, non si sa quando sia nato; ma, in base al confronto dei periodi di attività noti, può ritenersi che fosse maggiore del fratello Tommaso. I documenti, che lo riguardano, vanno dal 1470 al 1484; nel 1486 risulta già morto. Tommaso invece, la cui prima notizia risale al 1481, prolungò la sua opera fino al 1504, data dopo la quale non se ne trova più alcun cenno.
La difficoltà di precisare il lavoro dei due fratelli si presenta duplice in quanto, oltre ai ben noti problemi di identità artistica concernenti singole personalità nell'ambito della scultura lombarda di questo tempo, la produzione eseguita da Francesco e da Tommaso, in collaborazione tra loro o con altri, rende difficile distinguere l'apporto personale di ciascuno.
Francesco compare per la prima volta tra i lapicidi che lavorano al duomo di Milano, nel 1470. Secondo il Nebbia (1908, p. 140), fu, con il fratello Tommaso, tra gli scultori delle statue del tiburio interno. Nel 1476 e nel 1478 era pagato per la sua partecipazione, con altri scultori, sotto la direzione di G. A. Piatti, al monumento a Giovanni e Vitaliano Borromeo (oggi all'Isola Bella), che nel 1478 fu collocato in S. Francesco Grande a Milano. Non è possibile, allo stato attuale degli studi, individuare le varie mani impegnate al compimento del mausoleo, dal momento che nei relativi documenti sono citati soltanto i nomi degli scultori e le somme di denaro da essi riscosse, per conto del Piatti.
Nel 1483, il 30 di giugno, Francesco e G. A. Amadeo si accordarono su un piano di parità per una eventuale prossima esecuzione del monumento (di cui non si hanno altre notizie per cui pare non eseguito) a Carlo Sforza, figlio naturale del duca Galeazzo Maria. I patti, che furono rintracciati da E. Motta (1903) ed oggi non sono più reperibili, ma comprovati dalla rubrica del notaio Boniforte Gira che li sancì, testimoniano della vasta fama goduta da Francesco, e gli riconoscono, implicitamente, un valore pari a quello dell'Amadeo. Un anno più tardi, Francesco stipulò il contratto per la tomba di Pier Francesco Visconti di Saliceto, eseguita, per altro, dal fratello Tommaso e da B. Briosco, come testimonierebbe la targhetta con i loro nomi, proveniente dal monumento, oggi sullo scalone di palazzo Trivulzio, a Milano. Dell'opera, già nella chiesa del Carmine, rimarrebbero cinque formelle, suddivise in vari musei americani (per la loro collocazione si veda Arslan, 1956, p. 730; per le ripr. C. L. Ragghianti, in La Criticad'arte, XIII[1938], nn. 70-73; R. W. Valentiner, in The Detroit Inst. of Arts, Detroit 1938, ill. 85). Infine il nome di Francesco compare in un documento del 1486 riguardante la tomba di GiacomoStefano Brivio, questore ducale, morto nel 1484, in S. Eustorgio a Milano; nel documento, la tomba, già iniziata da Francesco, che per essa aveva percepito un pagamento di 600 libbre, viene affidata per il completamento al fratello Tommaso e a B. Briosco.
Scultore di minore statura dovette essere Tommaso, se soltanto nel 1499 fu assunto, su raccomandazione dell'ingegnere maestro G. G. Dolcebuono, "che ne fa molti elogi", tra i salariati ordinari della Fabbrica del duomo di Milano. Altre date riguardanti la sua attività per il duomo sono il 1481, quando fece parte del "magistrorum et laboratorum" che operavano per la chiesa dei SS, Quattro Coronati, situata dietro il camposanto del duomo (Arch. stor. lombardo, s. 4, XX [1913], p. 224); il 1504, anno con cui terminano le notizie sullo scultore, che venne inviato, per conto della Fabbrica, insieme con Tommaso Amigono, a eseguire il lavabo dei frati di S. Maria delle Grazie. Tommaso lavorò per un certo tempo anche alla certosa di Pavia, dove compare citato come teste in duedocumenti del 1497 e del 1499. Alla sua partecipazione ai monumenti funebri per P. F. Visconti di Saliceto e G. S. Brivio, precedentemente affidati a Francesco, è stato già accennato. Le parti superstiti del primo e il secondo costituiscono le sole testimonianze visibili dell'arte di Tommaso, per il quale, come per il fratello, si attendono chiarimenti da un esame critico approfondito delle sculture del duomo di Milano e della scultura lombarda in generale, oltre che da qualche fortunato ritrovamento di documenti comprovante l'autografia di qualche opera, Tra queste la tomba dell'umanista e segretario di Filippo Maria Visconti, Pietro Candido Decembrio, situata sotto il portico della basilica di S. Ambrogio, a sinistra dell'ingresso (Malaguzzi Valeri, 1904, p. 295); la tomba del vescovo di Cremona Antonio Della Torre (morto nel 1483) nella chiesa di S. Maria delle Grazie (Malaguzzi Valeri, p. 233; Arslan, 1956, p. 728); la tomba di S. Donnino, nella cripta del duomo di Fidenza (Hermanin, 1897; Malaguzzi Valeri), antecedente al 1488, quando le reliquie del santo vennero deposte nella "nuova arca", attribuita soltanto a Tommaso. A questo apparterrebbero anche quattro pilastrini, un tempo probabilmente sostegni di una loggetta, oggi nel Museo di scultura del Castello di Milano (contrassegnati dai numeri 1144/5/6/7: Carotti, 1890).
Mentre non si può fare per ora alcun commento sulla portata dell'attività esplicita dai fratelli Cazzaniga per il duomo e la certosa di Pavia, qualcosa di più è possibile dire rispetto alla loro opera di scultori di monumenti funebri. Per due di essi, il monumento Visconti di Saliceto e il monumento Brivio, la difficoltà sta nell'impossibilità di distinguervi con sicurezza le mani dei tre scultori (i Cazzaniga e B. Briosco) e bisogna sempre tener presente anche l'eventualità dell'intervento di altri aiuti per parti minori. Le formelle superstiti del primo monumento, confrontate con quelle di analogo soggetto del secondo, mostrano un'esecuzione molto simile sia nelle figurine sia nell'impostazione architettonica di ispirazione bramantesca, a volte di forme semplici, a volte abbellite e decorate da rilievi.
Il richiamo costante nei documenti riguardanti le tombe Visconti di Saliceto e Brivio al monumento dell'arcivescovo Antonio Della Torre sembrerebbe appoggiare l'ipotesi che Francesco, probabilmente insieme con l'Amadeo (si tenga presente il progettato monumento a Carlo Sforza che li vede impegnati entrambi su un piano di parità) vi abbia anche collaborato. Sempre in via di ipotesi, Francesco sarebbe da affiancare all'Amadeo, insieme con il quale avrebbe contribuito alla nascita di un nuovo tipo di monumento funebre su colonne a candelabro.
Fonti e Bibl.: Isola Bella (Novara), Arch. Borromeo, Mastro part. doppia 1464-1478, c. 570v (Franc.); Arch. di St. di Milano, Fondo notarile,rubrica n. 2418, Notaio Boniforte Gira, inno 148, 30 giugno (Francesco); Ibid., ibid.,anno 1486 13 maggio (Tommaso); Milano, Bibl. d'arte (Castello Sforzesco), R. B., BII 77: Miscell. scultori lombardi, doc. 11 (Francesco e Tommaso); Ibid., R. B., A IV 12: Bernardino Ferrari e la Certosa di Pavia, doc. 12; Annali della Fabbrica del Duomo di Milano, II,Milano 1877, p. 270 (anno 1470: Francesco); III, ibid. 1880, pp. 106, 127 (anni 1499, 16 maggio, e 1504, 1º febbraio: Tommaso); F. Calvi, Fam. notabili di Milano, IV, Milano 1885, tav. XV, s. v. Famiglia Brivio; E. Motta, Appunti e notizie, in Arch. stor. lombardo, s. 3, XXX (1903), 1, pp. 485 nota 2 (Francesco e Tommaso),487 s. (Francesco); Documenti, ibid.,s. 4, XL (1913), 2, p. 224 (Tommaso); G. Biscaro, Note di st. dell'arte e della coltura a Milano dai libri mastri Borromeo (1427-1478), ibid., s. 5, XLI (1914), p. 95 (Francesco); C. Baroni, Di una miscell. documentaria sulla Certosa di Pavia, in Atti e mem. del IV congresso stor. lombardo, Milano 1940, p. 315 (Tommaso); R. Maiocchi, Codice diplom. artistico pavese dall'anno 1330 all'anno 1550, II, Pavia 1949, pp. 81, 110 (Tommaso); A. F. Albuzzi, Aggiunta alle memorie de' pittori, scultori e architetti milanesi, in L'Arte, LV (1956), p. 84 (Tommaso). Si veda inoltre: G. M. Fornari, Cronica del Carmine di Milano, Milano 1685, pp. 202-204; G. L. Calvi, Notizie dei principali architetti, scultori e pittori sotto i Visconti e gli Sforza, II, Milano 1865, p. 109 (Tommaso); G. Carotti, Relaz. sulle antichità entrate nel Museo patrio di archeologia in Milano nel 1889, in Arch. stor. lombardo, s. 2, XVII(1890), p. 459 (Francesco e Tommaso); D. Sant'Ambrogio, Dello stemma del conte di Carmagnola, ibid., XVIII(1891), p. 403 (Tommaso); Id., Imonumenti funebri Della Torre e Castiglioni nella Chiesa di S. Maria delle Grazie in Milano, in Arch. storico dell'arte, V(1892), pp. 1115-128; F. Hermanin, Un'arca del Quattrocento nel Duomo di Borgo San Donnino, ibid.,s. 2, III(1897), pp. 104-112; A. G. Meyer, Oberitalien. Frührenaissance und Bildwerke der Lombardei, II, Berlin 1900, pp. 162 (Francesco e Tommaso), 163 (Tommaso); F. Malaguzzi Valeri, G. A. Amadeo, Bergamo 1904, ad Indicem; E. Motta, Chifurono gli scultori del Monumento Torelli in S. Eustorgio a Milano?, in Arch. stor. lomb., s. 4, XXXV(1908), 1, p. 146 (Francesco e Tommaso); U. Nebbia, La scultura nel Duomo di Milano, Milano 1908, p. 140 (Francesco e Tommaso); A. Venturi, Storia dell'arte ital., VI,Milano 1908, pp. 908, 912 (Francesco e Tommaso); F. Malaguzzi-Valeri, in U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VI,Leipzig 1912, pp. 247-249; H. Lehmann, Lombardische Plastik im letzten Drittel des XV. Jahrhunderts, Berlin 1928, pp. 59 (Francesco), 59 nota 1, 69 nota 1 (Tommaso); S. Vigezzi, Catal. ...delle sculture esistenti nella Basilica di S. Ambrogio in Milano, in Arch. stor. lomb.,s. 6, LIX (1932), pp. 359-360 (sulla tomba di Pier Candido Decembrio, con bibl.); Id., Catalogo… delle sculture esistenti nella Basilica di Sant'Eustorgio in Milano. Tomba di Giacomo Stefano Brivio, ibid., LX (1933), pp. 277-286 (con bibliografia); Id., La scultura in Milano, Milano 1934, ad Indicem; G. A. Dell'Acqua, Problemi di scultura lombarda: Mantegazza e Amadeo, in Proporzioni, III (1950), p. 132 (Francesco e Tommaso); E. Arslan, La scultura nella seconda metà del Quattrocento, in Storia di Milano, VII,Milano 1956, pp. 727-730 (Francesco e Tommaso), 737 (Tommaso); G. Albertini Ottolenghi-R. Bossaglia-F. R. Pesenti, La Certosa di Pavia, Milano 1968, p. 76 nota 37 (Tommaso); IlDuomo di Milano, Milano 1973, II, pp. 88, 93, 153; A. Peroni, Pavia. Musei civici, Bologna 1975, p. 118 e fig. 541 (Tommaso).