FRANCESCO d'Angelo, detto Il Cecca o La Cecca
Nacque a Firenze il 21 dic. 1446 da Angiolo di Giovanni, cuoiaio, proveniente da Tonda (nei pressi di San Miniato al Tedesco), e da monna Pasqua. La sua prima portata al Catasto risale al 1469: abitava con le sorelle nel quartiere di S. Spirito; suo padre era morto da quasi dieci anni (il 15 ag. 1460: Archivio di Stato di Firenze, Catasto, filza 794, c. 577). Il Vasari ([1568], III, 1878, p. 196) afferma che fu fin da giovane "legnaiuolo buonissimo" e, secondo le notizie raccolte dal Milanesi, fu messo dalla madre nella bottega di Francesco di Giovanni, detto il Francione (Milanesi, in Vasari [1568], III, 1878, p. 205). Le prime esperienze di F. sembra siano state nel campo dell'ingegneria militare, al servizio degli uffici della Repubblica; nell'aprile del 1479 si trovava ad Arezzo per conto dei Dieci di balia e nello stesso anno partecipava assieme con il Francione alle opere di fortificazione del castello di Colle Val d'Elsa (Milanesi, pp. 207, 211).
Oltre alla porta Salis, detta anche Nova o Volterrana, racchiusa tra due torrioni tondi, esistono nella cerchia muraria di Colle Val d'Elsa altre tre o quattro torri di questa forma, che potrebbero risalire al tempo degli interventi di F. e del Francione, come testimonia una tavoletta di Biccherna (N.P. Bonini, Una rappresentazione figurata dell'assedio di Colle nel 1479…, in Miscellanea storica della Val d'Elsa, V [1897], 2, pp. 149-153).
Il primo lavoro documentato di F. come legnaiolo è di tutto prestigio poiché riguarda l'esecuzione, nel 1481, delle panche con spalliere intarsiate per la sala grande destinata ad accogliere il nuovo Consiglio dei settanta nel palazzo della Signoria a Firenze (lavoro allogato in data 1° febbr. 1481: more florentino 1480), secondo il suo modello e quello di Benedetto di Luca Buchi (Gaye, 1839, pp. 576 s.; Borsi, 1991). Da questo momento F. risulta più volte impegnato in lavori in legno per il medesimo palazzo. Tra questi si ricordano i ponteggi per alcune pitture nella sala dei Settanta, un armadio per gli argenti, alcuni mobili per la camera d'armi, "un'aggiunta alla residenza de' Dieci nella sala de' Settanta" (1483: Milanesi, p. 211), la porta per la sala dell'udienza dei Dieci di balia (1486).
F. fu anche "maestro di macchine" (Casini, 1914, p. 224): ideò un congegno per porre la nuova campana sulla torre del palazzo della Signoria (1485) e realizzò un ponteggio (1482) "che si girava, alzava, abbassava ed accostava secondo che altri voleva" (Vasari, pp. 203 s.), approntato per la pulitura e il restauro - affidato ad A. Baldovinetti - del mosaico della tribuna del battistero di S. Giovanni. Tale lavoro diede a F. notevole fama tanto che il 26 febbraio dello stesso anno i consoli di Calimala lo nominarono capomastro dell'Opera del battistero, "non essendovi uguale a lui in simili cose" (Richa, 1757). Intorno al 1486 eseguì il coro ligneo per la chiesa delle monache di S. Pietro a Monticelli fuori porta S. Frediano. In tale opera ebbe come aiuto Bernardo di Marco Renzi, che aveva collaborato con lui anche nel palazzo della Signoria e che da lui prese il nome di Bernardo della Cecca. Il Vasari inoltre ricorda F. come creatore di "nuvole", complessi apparati in legno, bambagia ed altri materiali utilizzati nelle numerose feste e processioni che si svolgevano ogni anno nei diversi quartieri di Firenze; in particolare, descrive quelle ideate da F. per la processione della vigilia di S. Giovanni, affermando di possedere nel proprio "Libro de' disegni, alcune [nuvole] di mano del Cecca, molto ben fatte e ingegnose veramente" (p. 201).
Nel corso del nono decennio del Quattrocento F. risulta di nuovo impegnato nel campo dell'ingegneria militare. Nel 1485 aiutò i propri concittadini impegnati contro i Genovesi nell'assedio di Sarzana; lo stesso anno progettò "la nuova stanza de' Provisionati nella cittadella di Livorno" (Milanesi, p. 207) e la nuova fortezza di Pietrasanta. Nel 1487 gli fu commissionata, insieme con un gruppo di architetti, la fortezza di Sarzana. In queste due ultime imprese, le più importanti della sua carriera di architetto e ingegnere al servizio di Firenze, partecipò anche il Francione.
A Pietrasanta F. compì i primi sopralluoghi nel luglio 1486, presentando alcuni disegni e annunciando l'arrivo del Francione. In seguito costruì la rocchetta alla porta Pisana e il tratto di mura che da essa si spinge fino al bastione della Fontanella, allargando e approfondendo i fossati. Sempre insieme con il Francione sovraintese all'edificazione della cerchia di mura e compì alcuni interventi nella rocca. A Sarzana dopo l'arrivo nella guarnigione (gennaio 1487-88), si occupò delle demolizioni preventive, dei lavori di fondazione (aprile 1488), dell'elevazione del maschio interno; fece fronte ai problemi di carenza di manodopera col sopraggiungere della stagione estiva e della fornitura dei materiali; consegnò il modello in legno e seguì le graduali fasi esecutive dei lavori. Il risultato fu un imponente complesso di sei bastioni rotondi sporgenti dal perimetro, livellati al piano delle cortine, con il maschio al centro di un dado di 30 m di lato, circondato da un ampio fossato. In questa impresa F. fu coadiuvato anche da Domenico di Francesco, detto il Capitano.
Il 17 apr. 1488 la Repubblica fiorentina nominò F. e il Francione "architetti e ingegneri… sopra le artiglierie e macchine atte alla espugnazione delle terre e sopra la edificazione e la riparazione delle fortezze" (Milanesi, p. 212), con una provvisione di 6 fiorini al mese. Pochi giorni dopo, essendo stato inviato in missione presso la rocca di Piancaldoli (al confine con la Romagna), assediata dai Fiorentini, F. venne ferito alla testa con un colpo di verrettone. Condotto a Firenze, morì il 4 maggio.
Numerose sono le testimonianze dei contemporanei che dimostrano ammirazione nei confronti di Francesco. Bartolomeo Guidi, notaio delle Riformagioni, in una lettera del 30 maggio 1488 elogia l'opera di "La Cieccha legnaiuolo, dignissimo architettore e perfetto ingegneri" (Kent, 1982). Lo stesso Lorenzo il Magnifico manifestò il proprio dispiacere per aver perso un ottimo ingegnere nell'impresa di Piancaldoli (Lamberini, 1994, p. 418 n. 41). Qualche anno più tardi il fiorentino Francesco Albertini, nel suo Opusculum… stampato a Roma nel 1510, nomina F. tra gli architetti che hanno fatto grande Firenze (pp. 424 s.).
Nel testamento, datato 3 maggio 1488, F. aveva predisposto di essere inumato in S. Apollinare, ma venne invece seppellito nella chiesa di S. Piero a Scheraggio (distrutta nel sec. XVIII), presso il palazzo della Signoria; sulla tomba fu posto un epitaffio composto dal Poliziano.
Fonti e Bibl.: Firenze, Bibl. nazionale, Poligrafo Gargani, 546; G. Vasari, Le vite… (1568), a cura di G. Milanesi, III, Firenze 1878, pp. 195-212; G. Richa, Notizie istor. delle chiese fiorentine…, V, Firenze 1757, p. XXXIV; G. Gaye, Carteggio ined. d'artisti dei secoli XIV, XV e XVI, I, Firenze 1839, pp. 576 s., 581; G. Milanesi, Sulla storia dell'arte toscana, Siena 1873, pp. 346, 350; C. Pini - G. Milanesi, La scrittura di artistiitaliani…, I, Firenze 1876, p. 55; R. Erculei, Catal. delle opere antiche d'intaglio e intarsio in legno esposte… a Roma, Roma 1885, p. 24; E. Rocchi, Baccio Pontelli e la rocca d'Ostia, in L'Arte, I (1898), p. 28; G. Clausse, Les Sangallo, Paris 1900, I, p. 63; G. Milanesi, Nuovi docum. per la storia dell'arte toscana dal XII al XV sec.…, Firenze 1901, p. 146; S. Casini, Diz. biografico geografico storico del Comune di Firenzuola, Firenze 1914, I, pp. 223-227; M. Tinti, Il mobilio fiorentino, Milano-Roma 1928, pp. 41, 43; A. Lensi, Palazzo Vecchio, Milano-Roma 1929, pp. 72, 74, 142; R. Wedgwood Kennedy, Alesso Baldovinetti…, London 1938, p. 191 n. 392; E. Barfucci, Lorenzo de' Medici e la società artistica del suo tempo, Firenze 1964, p. 231; F. Buselli, Fra Sarzana e Sarzanello. Un episodio poco noto tra Giuliano da Sangallo e il suo maestro, in Necropoli, 1969-70, nn. 6-7, pp. 62-68; Id., Pietrasanta e le sue rocche…, Firenze 1970, pp. 108 s.; Id., Documenti sulla edificazione della fortezza di Sarzana, Sarzana 1970, pp. 20 s., 26 s. e passim; G. Severini, Architetture militari di Giuliano da Sangallo, Pisa 1970, p. 15; G. Lensi Orlandi, Il palazzo Vecchio di Firenze, Firenze 1977, pp. 82-84; C. Perogalli, Rocche e forti medicei, Milano 1980, p. 51; F.W. Kent, New light on Lorenzo de' Medici's convent at Porta San Gallo, in The Burlington Magazine, CXXIV (1982), p. 293 n. 5; C. Zanetti, La cittadella di Sarzana, in Sarzana, lettura operante di una città antica, Sarzana 1982, pp. 75-84; S. Borsi, Giuliano da Sangallo. I disegni di architettura e dell'antico, Roma 1985, pp. 10, 379; S. Borsi - F. Quinterio - C. Vasić Vatovec, Maestri fiorentini nei cantieri romani del Quattrocento, a cura di S. Danesi Squarzina, Roma 1989, pp. 186, 190 s., 194, 222; F. Bonatti - M. Ratti, Sarzana, Genova 1991, p. 38; F. Borsi, "Per bellezza, per studio, per piacere". Lorenzo il Magnifico e gli spazi dell'arte, Firenze 1991, p. 309; D. Lamberini, Da bottega a corte. Formazione e carriera artistica di Giuliano da Maiano, in Giornata di studio in onore di Giuliano da Maiano…, Faenza… 1991, Faenza 1992, pp. 46-49; Id., Architetti e architettura militare per il Magnifico, in Lorenzo il Magnifico e il suo mondo, Atti del Convegno internaz., Firenze 1992, Firenze 1994, pp. 416-418, 420, 424 s.; Id., Giuliano da Maiano e l'architettura militare, in Giuliano e la bottega dei da Maiano, Atti del Convegno internazionale, Fiesole 1991, Firenze 1994, pp. 13 s.; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, VI, p. 250.